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23 Maggio 2016

Opere di Architettura

Villa Privata Suzara, Mantova – Italia

La villa unifamiliare sorge in una lottizzazione periferica ai margini del Paese e gode di una suggestiva visuale sulla circostante campagna ove sono ancora presenti numerose cascine rurali dai tipici caratteri Padani. Il linguaggio contemporaneo reinterpreta gli elementi fondativi del territorio: ampi e profondi porticati posti sui fronti nord e sud regolano il ciclo solare e proiettano luci e ombre che sottolineano il rigore del volume unitario in contrapposizione all’eterogeneità formale delle costruzioni presenti nel contesto.

Gli spazi interni si distribuiscono su un unico piano secondo una progressiva successione in direzione est-ovest mettendo in relazione tutti i locali con il circostante giardino. Scorci visivi mutevoli attraversano la villa in ogni direzione e si estendono fino ai limiti del lotto delimitato da un doppio filare di pioppi cipressini. Le innovative tecnologie costruttive in legno unitamente alle dotazioni impiantistiche utilizzate consentono un sensibile contenimento energetico ed elevati standard abitativi..

Scheda sintetica
Soluzione architettonica: Antonio Medici
Località: Suzara, Mantova – Italia
Descrizione: Casa in legno a basso consumo energetico.
Rivestimenti eseguiti in Grigio Alpini finitura spazzolata spessore 1,5 cm. incollati in pannelli in legno.


A sinistra Rivestimento Grigio Alpini spazzolato, a destra Antonio Medici Architetto

Vai a Grassi 1880

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17 Maggio 2016

Appunti di viaggio

Il gioco delle modanature


Rita Paesani – Ponte Flaminio

[photogallery]paesani_album[/photogallery]


L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi nella luce; la modanatura è ancora ed esclusivamente il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi nella luce.
 ( Le Corbusier )

È proprio dalla funzione della luce in quanto rivelatrice del ruolo che gli elementi decorativi svolgono nella composizione di uno spazio architettonico, che inizia la mia personale ricerca, vissuta soggettivamente attraverso uno scatto fotografico, sulla realtà architettonica dell’opera e sul suo processo creativo tra materia, forma e geometria; nello specifico la decorazione monumentale del Ponte Flaminio di Armando Brasini. In un passaggio di tempo vengo coinvolta, attraverso la fruizione emozionale dell’opera architettonica, dall’ espressiva orizzontalità del gioco delle modanature attraverso il variare dei profili sagomati, concavi e convessi, in rapporto alla luce e alla cromia delle superfici di travertino caratterizzate, per natura, dai numerosi vacui. Ciò che si rivela al visibile è il valore essenzialmente plastico-decorativo delle iper-modanature pensate dal Brasini che non hanno affinità con le funzioni compositive basate sulla regola classica ma rimandano, per citazione, all’eclettismo ottocentesco. La personale lettura decorativa sull’opera monumentale, attraverso la fissità dell’immagine che rivela al visibile la sospensione dal tempo, vuole non solo esaltare la materia, i volumi così come le linee e toni ma anche l’aspetto espressivo che abbina la plasticità della forza figurativa all’efficacia della comunicazione e del linguaggio; l’immagine fotografica, che racchiude in sé un intera narrazione, enfatizza l’esuberanza delle lisce modanature della composizione geometrica e degli effetti chiaroscurali del travertino, carica espressiva degli spazi architettonici del novecento romano.

di Rita Paesani fotografa

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16 Maggio 2016

News

Carrara Marmotecc 2016

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7 Maggio 2016

Opere di Architettura

Tempio di Shiva Wadeshwar,
Sameep Padora & Associates
Maharashtra, India, 2010

Il tempio di Shiva è stato costruito per la comunità hindu di Wadeshwar, un villaggio presso il lago di Andhra dove Sameep Padora è solito trascorrere il week-end. Richiesto dal sacerdote del luogo di un contributo per la costruzione del tempio, decide di offrire gratuitamente il suo lavoro.
La donazione di Padora ben si adatta alla usanza del shramdaan in vigore per importanti progetti a carattere sociale, per cui si dona il proprio lavoro alla comunità. La scelta del luogo su cui costruire il tempio è caduta su una collina alberata che sovrasta il lago in un contesto paesaggistico adatto al raccoglimento e alla preghiera. Nell’opera di Padora l’unica forma edificata è una torre isolata, dalla silhouette curvilinea lo shikhara.


Veduta del Tempio di Shiva – In basso: schema di evoluzione della torre di pietra (shikhara)

In realtà il progetto è più complesso. Esso infatti comprende anche uno spazio aperto su cui la torre si erge, il cui perimetro delimitato dagli alberi corrisponde al mandapa, la stanza del tempio in cui i fedeli si raccolgono a pregare.
L’accesso a questo particolare mandapa a cielo aperto, una scelta per risparmiare risorse, avviene attraverso un percorso tra gli alberi per giungere al punto da cui parte la pavimentazione orientata sull’asse est-ovest verso lo shikhara. Quest’ultimo è una costruzione in pietra che secondo la tradizione tipologica rappresenta la sacra montagna. La sua forma spoglia lo rende simile a un monolite di roccia. All’interno della spessa muratura una cella quadrangolare, il garbhagriha, rappresenta la sede della divinità.


Interno della cella sacra (garbhagriha)

Per la costruzione dello shikhara, privo delle tradizionali decorazioni scultoree, sono state utilizzate pietre basaltiche di una vicina cava. Il taglio stereotomico dei conci, la cui misura varia da 23 x 15 cm a 38 x 23 cm, permette la modellazione rastremata del profilo della torre. Il vano interno voltato, diversamente dalla tradizione che lo vuole avvolto nel buio come una caverna, è illuminato dall’alto attraverso un oculo che lascia filtrare la luce. L’unico intervento che denuncia la “modernità” dell’intervento è il taglio netto, in posizione assimetrica, dell’apertura d’ingresso al garbhagriha; risolto come portale da una cornice di acciaio inossidabile foderata in legno.


Gli abitanti del villaggio durante una cerimonia.

Scheda tecnica
Titolo dell’opera: Tempio di Shiva
Indirizzo: Wadeshwar, Shindewadi, India
Data di progettazione e realizzazione: 2008-2010
Committenti: Abitanti di Wadeshwar
Progettazione: Sameep Padora & Associates
Project team: Sameep Padora, Vinay Mathias, Minal Modak, Viresh Mhatre
Direzione lavori: Sacerdoti del tempio
Impresa di costruzione: Abitanti del villaggio
Materiale lapideo utilizzato: Pietra Basaltica locale

di Vincenzo Pavan

Per una documentazione completa dell’opera Download PDF

Rieditazione tratta da Glocal Stone, a cura di Vincenzo Pavan pubblicato da Marmomacc

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26 Aprile 2016

Osservatorio Litico

L’ultima pietra di Cercepiccola

Nel cuore dell’Italia. Tra due mari ma soprattutto tra le montagne. Cercemaggiore è una delle realtà locali, in cui è possibile scorgere ancora un laboratorio a dimensione artigianale che nella polvere dirige le proprie macchine al fine di tagliare, segare, incidere, scolpire e lucidare pietre al loro stato naturale. I fabbricati e le aree, percorse dai mezzi quotidianamente, si estendono fino al ciglio di un pendio, su cui le pietre dal colore bianco giacciono sul piazzale del deposito stagliandosi su uno sfondo che quasi fa dimenticare la presenza degli articolati macchinari da lavoro.


La cava di Cercepiccola. (Archivio Marmi Fratelli Petraroia)

Questa storia appartiene ad una famiglia, che scelse di lavorare la pietra a seguito di una particolare dedizione nutrita per essa. Una passione dimostrata, inoltre, dalla scarsa presenza di imprese di questo genere nell’area del Molise in cui si colloca la sede di Marmi Fratelli Petraroia. A dare continuità all’operato del mastro scalpellino, caposcuola del laboratorio, fu il figlio Gianvincenzo, insieme ai suoi figli Michele e Alfredo, che acquisendo la concessione di estrazione del calcare affiancò la vecchia attività alla lavorazione dei blocchi cavati nelle vicine cave di Cercepiccola. L’esclusività del prodotto ha reso questi artigiani unici fornitori della pietra di Cercepiccola, dal principio al dettaglio costruito, con un risultato che ha avvalorato i buoni investimenti derivati dalla scelta di coprire l’intero processo produttivo lapideo. Negli ultimi anni, la tradizione del lavoro è stata in parte subordinata al servizio delle tecnologie a controllo numerico per gestire intelligenze digitali, che il nuovo mondo della progettazione impone, ammodernando quella filiera dalla storia oramai decennale.


Il piazzale del laboratorio artigianale. (Photo Erika Pisa)

Le caratteristiche di questa pietra montana hanno permesso l’impiego, oltre che per l’applicazione nell’edilizia, anche in ambiti pubblici dove è richiesta una resistenza al gelo e ad altri agenti che col tempo logorano l’integrità del materiale. Al fine di testare le qualità fisiche dei provini prelevati dalla cava, si sono ricavati campioni alti 7 cm circa con una superficie di 50 cmq. Dopo una serie di gelività, il carico di rottura unitario si è visto abbassare da 148 N/mmq, nella fase meno gravosa di compressione semplice, a 139 N/mmq, passando il test e affrontando le prove senza sfaldature né lesioni.
Un calcare utile all’architettura, soprattutto a quella locale nei numerosi casi di restauro, che ha visto luce non meno di un trentennio fa e che ora rimane sotto forma di una cicatrice abbandonata per via di una vicenda burocratica. La citata concessione, infatti, permise agli unici cavatori, Marmi Fratelli Petraroia, di estrarre una determinata cubatura di materiale lapideo in un lasso temporale di trent’anni, senza però riuscire ad esaurire la quantità indicata nel contratto. Oggi, la ricerca di una soluzione ha già portato questi artigiani in un’altra cava non distante dalla precedente, assicurandosi così il regolare svolgimento delle attività condotte in laboratorio.


Gli interni del laboratorio artigianale durante l’attività lavorativa. (Photo Erika Pisa)

I materiali a volte sepolti e a volti narrati possono migliorare e talvolta creare relazioni tra un luogo e i suoi abitanti; in questo caso proprio sulla stessa collina rocciosa delle Coste Sant’Angelo, dove ebbe luogo la disfatta dei Romani per mano di Annibale e il rifugio dei superstiti, fondatori delle città circostanti, quella stessa pietra torna raccontare i trascorsi di un’evoluzione, dalla sua fondazione ai portali di recente fattura.
Visitare il laboratorio di pietre a Cercemaggiore significa assistere ad uno dei tanti ritratti dell’artigianato, che oggi continua ad esistere seppure con strumenti diversi e rinnovati, ma sempre nel segno già solcato dalla tradizione. Essendo quelle, che giacciono sul piazzale di Cercemaggiore, le ultime pietre di Cercepiccola, poter visitare la storia di un laboratorio come questo rende fortunati chi percepisce la valenza di unicità racchiusa in quel materiale, pregno e antico.

di Nicola Violano

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26 Aprile 2016

Post-it

VALORIZZARE IL DESIGN PER VALORIZZARE IL PAESE

VALORIZZARE IL DESIGN PER VALORIZZARE IL PAESE
Assemblea nazionale SID (Società Italiana di Design)
Ferrara, Palazzo Tassoni Estense 21-22 Aprile 2016

La SID, Società scientifica che raggruppa i docenti, i ricercatori, i dottori e i dottorandi di ricerca di tutte le Università italiane che offrono corsi di studio in Design, organizza la sua assemblea annuale presso l’Università degli Studi di Ferrara il 21-22 aprile 2016. Il tema scelto è “Valorizzare il Design per valorizzare il Paese”.

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26 Aprile 2016

Post-it

Una tecnologia innovativa per l’architettura



Schüco sistemi

Soluzioni di facciata in alluminio – Prestazioni energetiche – Realizzazioni

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26 Aprile 2016

Post-it

Sul protagonismo degli oggetti.

In merito agli artefatti, alle cose create artificialmente, si può certamente partire da una constatazione. Essi sono in relazione con il carattere dell’umano, con il suo evolversi, con il suo dispiegarsi e manifestarsi. Ne rispecchiano possibili ripiegamenti e cambi di rotta.

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26 Aprile 2016

Post-it

Retail Revolution: i luoghi dello scambio di merci ed esperienze

La trasformazione presente e futura del punto vendita e della sua progettazione
Lunedì 2 maggio 2016, ore 10:00– 18.00
Salone d’Onore di Palazzo Tassoni Estense

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26 Aprile 2016

Post-it

Alle origini del laterizio romano

Nascita e diffusione del mattone cotto nel Mediterraneo tra IV e I sec. a.C.

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