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12 Luglio 2010

Opere di Architettura

Restauro di Plaza del Torico a Teruel, Spagna, 2007*
di Fermín Vásquez – b 720

English version

Premio e Atlante Marmomacc


Veduta notturna della piazza

[photogallery]torico_album_1[/photogallery]

Sulla nuova Plaza del Torico
Con i suoi 35.000 abitanti, Teruel, nel sud dell’Aragona, è uno dei capoluoghi di provincia spagnoli meno popolosi.
Il suo nucleo antico, non molto esteso, sorge su un’altura di forma vagamente ovale, circondata da forti dirupi.
Ma bisogna dire che, malgrado la sua dimensione, Teruel è una città ricca di architettura, e il suo centro storico uno dei più straordinariamente belli di tutta la Spagna, e insieme uno dei più “veri”: da un lato, per le sue costruzioni moresche, che la rendono un esempio molto importante di città medioevale monumentale; dall’altro, per la sua architettura “modernista”, sorta nei primi anni del secolo XX grazie al relativo impulso commerciale dell’epoca, e che è ben visibile e frequente in tutta la città, alla quale conferisce una specifica omogeneità: edifici residenziali, scuole, negozi ecc.; in terzo luogo, per la continuità urbana di alcune sue vie porticate, che le danno una notevole coesione. Negli ultimi anni, come è avvenuto in tante altre città spagnole, le amministrazioni in carica a Teruel hanno intrapreso una serie di interventi su alcuni dei siti urbani più importanti, sia conferendo incarichi di progettazione sia bandendo concorsi.
Il primo esempio significativo fu quello del Paseo del Óvalo, nel 2001, vinto da David Chipperfield con la collaborazione di b720 Arquitectos. Furono ancora giustamente gli stessi b720 Arquitectos a vincere poco dopo in un nuovo concorso, quello per la rimodellazione di Plaza del Torico, il cuore della città.
Il progetto non poteva essere più impegnativo, visto che si tratta dello spazio urbano intorno al quale si struttura e si organizza tutta la città, sia dal punto di vista storico-psicologico sia dal punto di vista funzionale.
Ma allo stesso tempo si tratta di una piazza dal carattere strano, senza una forma sua propria né ben definita, creata piuttosto da circostanze di tipo organico e topografico: di sagoma allungata e triangolare, in leggera pendenza, è il punto in cui si allargano e si incrociano alcune strade che convergono alle sue estremità e che in origine erano dei torrenti. Al centro del triangolo sorge una fontana costruita a metà del secolo XIX, con una colonna che sostiene il piccolo toro di bronzo (il Torico) che è il simbolo della città. Ma a queste irregolarità nella forma rispondono gli aspetti più coerenti delle facciate che
La limitano, con portici che trasmettono all’insieme uniformità e complessità spaziale. Inoltre, questo è il luogo in cui sorgono alcune delle case “moderniste” più singolari della città. E non solo: nel sottosuolo della piazza sono scavati due grandi depositi di acqua medioevali, due cisterne del secolo XIV, il Somero e il Fondero, di bella architettura, e anche questi dovevano essere integrati nel progetto di rimodellazione.
Di fronte a questa complessità, la soluzione studiata da b720 Arquitectos è notevole per la sua semplicità, una semplicità, certo, solo apparente, perché nasconde, come diversamente non poteva fare, grandi complessità.
Per cominciare, la decisione di estendere a tutta la piazza, compresi i portici, una pavimentazione essenzialmente continua in pietra basaltica, nella quale si hanno solo piccoli salti, come cordonature o rampe, e cambi di pezzatura dipendenti dal luogo: esterno, portico ecc.
Nonostante questo, come dicevamo, l’impressione essenziale è quella della continuità, rimarcata dal colore scuro della pietra, che produce una qualità caratteristica di piano non superficiale, bensì profondo e denso, sopra il quale si elevano, perfettamente “disegnati”, modellati – senza esagerazione – con nuova luminosità, gli edifici, i portici e la fontana, nei quali la nota dominante è la pietra calcarea chiara. Questo contrasto – costruzioni di calcare sopra la densità scura del basalto – aumenta con quella che è, dal punto di vista del disegno, la scelta più singolare: l’inserimento nella pavimentazione di elementi luminosi stretti e lunghi, come bastoncini di luce che sembrano scivolare sul suolo della piazza e girare intorno alla fontana, come se fossero filamenti trascinati da qualcuno di quei torrenti che originariamente attraversavano questo luogo e diedero senza dubbio origine alla piazza, la quale così, in questo modo inaspettato, per via della luce e non dell’acqua, sembra regredire al suo senso più recondito.

Juan José Lahuerta


Veduta notturna dei portici che circondano la piazza

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Restauro di Plaza del Torico
La forma triangolare della piazza del Torico a Teruel non è casuale: il suo fondo stradale diventa evidentemente naturale quando vi scorre l’acqua piovana.
Nel tempo infatti, è venuta a crearsi una morfologia che ha rimodellato il terreno, affidando la trascrizione delle emergenze ad altri sistemi vettoriali della sua organizzazione. Dal punto di vista sociale, Plaza del Torico è un’estensione della rete urbana, un misto di attività e di servizi. La sua duplice funzione di luogo di convergenza e di interconnessione richiedeva una risposta da parte del progetto che guardasse al futuro rispettando i valori spaziali e storici di cui è ricca l’area in questione.
Il progetto è consistito nella rimodellazione di una piazza di 1.798,7 mq di superficie, circondata da porticati di 1.047,01 mq, con il rinnovo della pavimentazione in pietra basaltica. Nel sottosuolo è stata prevista una galleria di connessione fra due antiche cisterne d’acqua, chiamate Somero e Fondero, e un’area espositiva per un totale di 409,56 mq.; la connessione fra le due cisterne permette la vista dell’Albellòn e il riuso del Somero come spazio per future esposizioni.
L’intervento consiste nel completo rinnovo dell’aspetto della piazza: la sua pavimentazione, i suoi portici e facciate, una nuova illuminazione attentamente disegnata.
Inoltre ha previsto l’apertura al pubblico delle cisterne che sono situate sotto la piazza, elementi di grande valore storico-artistico. La pavimentazione progettata rende possibile una relazione sensoriale tra la varietà di interpretazioni delle storie, degli eventi e delle emozioni che convergono sulla piazza.
La strategia compositiva, consistente in una sistematica ripetizione e variazione, si materializza fisicamente sulla superficie della pavimentazione in pietra nella luce che è emanata da un impianto basato sulla innovativa tecnologia led: 1.230 lampade led, incorporate nel pavimento, hanno la capacità di cambiare colore in base a un programma video che può generare differenti trame e ritmi luminosi.
Il cambiamento è dato dal diagramma che scorre sulla piazza e che si traduce in linee di forza, facendo sì che le biforcazioni e le inflessioni incontrino vari ostacoli: la superficie con la fontana del Torico (dove sta il centro di rotazione dell’illuminazione); il livello inferiore con le cisterne, su cui la densità vettoriale è ridotta alla metà, in modo che la presenza di valori archeologici sotterranei è percepibile nello spazio pubblico.
L’illuminazione delle facciate, seguendo i criteri dell’Unione Europea, è ottenuta mediante corpi illuminanti fissi orientati nella stessa direzione dall’alto al basso. Nei portici un nuovo controsoffitto ha contribuito a potenziare gli apparecchi che pendevano dall’architrave delle campate esterne dei portici. La luce, radendo e toccando leggermente le facciate, accende un sistema lineare in senso verticale dai cornicioni, mentre i lati del controsoffitto, il perimetro dei portici della piazza sono illuminati in senso orizzontale e diffuso.
Il Torico, il torello di bronzo che sormonta la fontana risalta sulle facciate della piazza mediante un fascio di luce focalizzata. L’uso di tecnologie a taglio di lama nell’illuminazione generale delle facciate e dei portici della piazza riduce gli interventi di manutenzione ad intervalli di vent’anni così come il consumo di energia dell’impianto.
Nella realizzazione dell’intero progetto è stata posta particolare attenzione ai dettagli, alle finiture, con l’impiego di materiali di qualità. L’intera piazza e gli spazi sotterranei sono stati pavimentati in pietra naturale.
Prevalgono i colori tenui che, insieme con il sistema di illuminazione, accentuano le caratteristiche e le proporzioni dello spazio con le sue zone archeologiche: un invito per un viaggio emozionante fra monumenti del passato e forme di arte contemporanea.
Plaza del Torico è stata riaperta al pubblico con una immagine completamente rinnovata, più ampia e con una
spina dorsale luminosa che ne accresce la bellezza e il valore storico di cuore della città di Teruel.
Con questo restauro si è raggiunto il duplice obiettivo di valorizzare il patrimonio ereditato dalla storia e di generare spazi di intrattenimento per i cittadini, arricchendo in tal modo anche le attrattive turistiche della capitale del Mudejar.


Particolare della pavimentazione in basalto

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Un tappeto di Basalto
Nella Plaza del Torico sono stati stesi 1.804.07 mq di pavimentazione in lastricato di basalto, con un trattamento superficiale fiammato. Tutta la pavimentazione, comprese le cordonature, le rampe e i marciapiedi dei portici è stata eseguita con la stessa pietra, solo variando per la zona dei marciapiedi le dimensioni della pezzatura e la rifinitura superficiale a graffio.
Le piastrelle tipo in basalto sono di cm 30x15x8 di spessore, eccetto un numero determinato di pezzi che con tagli particolari ricevono le diverse posizioni degli elementi illuminanti. Le lastre sono posate su un letto di miscela umida di malta di cemento con spessore da 1 a 6 cm. Si sono mantenute fughe di 4/5 mm, sigillate con malta di cemento, sabbia di silice e colorante nero.
Tutta la pavimentazione è stata posata su una doppia soletta di 20 cm di spessore di calcestruzzo armato, con le opportune pendenze e giunti di dilatazione ogni 5 metri.
La scelta di questa pietra è stata dettata da ragioni di disegno e tecniche, sia riguardo al trattamento e al colore del finito, sia alle prestazioni rispetto al clima locale.
Nella zona di Teruel infatti si ha una forte escursione termica fra il giorno e la notte. Si è dimostrato che il materiale è altamente resistente al traffico veicolare e all’azione del gelo per il suo basso coefficiente di assorbimento, senza pericolo di futuri difetti di erosione per esfoliazione prodotta dalla combinazione fra l’azione degli sbalzi di temperatura e il congelamento dell’acqua derivante dall’ambiente esterno.
Per il pavimento del livello inferiore e per il restauro di alcuni pezzi speciali dell’intorno della piazza, come le colonne dei porticati e i settori della fontana, si è utilizzata la pietra calcarea Villalba, una pietra bianca tradizionale della zona e tipica delle costruzioni residenziali.
La pavimentazione del livello inferiore utilizza una pezzatura rettangolare di 4 cm di spessore posata su un letto di miscela umida di malta.

Scheda Tecnica dell’opera
Restauro di Plaza del Torico
Località: Teruel, Spagna
Data di progettazione: 2005-2006
Data di realizzazione: 2006-2007
Committente: Sociedad Municipal Urban Teruel
Architetti: Fermín Vázquez – b720 Arquitectos, Madrid, Spagna
Project team: Fermín Vázquez, Agustín Miranda, Pedro Baltar, Sebastián Khourian, María Barbeito, Ana Caffaro, Leyre Ciriza, Ángel Corsino (models), Pedro García, Pablo Garrido, Gustavo Gaudeoso, Guillermo Gutiérrez, Markus Jacobi, Paulo Moreira, Magdalena Ostornol, Javier Piedra, Andrea Rodríguez, Marta Sorribes, Alesandro Zanchetta (graphic design)
Direzione lavori: Diputación General de Aragón, Saragozza, Spagna
Strutture: Valladares, Madrid, Spagna
Impresa di costruzione: Acciona Infraestructuras S.A., Teruel, Spagna
Materiale lapideo utilizzato: Basalto
Fornitura della pietra: Domènec Cadevall, Barcellona, Spagna
Installazione della pietra: Pavimento Los Molinos, Saragozza, Spagna
Illuminotecnica: Lightled S.A., Barcellona, Spagna

Profilo del progettista
Fermin Vázquez ha fondato lo studio b720 Arquitectos nel 1997 e ne è tuttora il socio direttore. Lo studio ha realizzato progetti nelle maggiori città spagnole, nel campo dell’architettura e dell’urbanistica, e ha vinto numerosi concorsi. Attualmente Fermin Vázquez combina l’attività professionale con quella di docente (Barcellona, Bordeaux, Madrid).
b720 Arquitectos (studio con più di 60 professionisti nelle sedi di Barcellona e Madrid) fra i progetti recentemente realizzati conta: l’edificio dell’America’s Cup (Valencia), la sede centrale di Indra a Barcellona, il restauro di Plaza del Torico a Teruel, un edificio per uffici a 22@ (Barcellona) e La Mola, un hotel e centro convegni a Terrassa (Barcellona), l’aeroporto di Lleida, la costruzione di un Casinò (Lloret, Girona), la ricomposizione del Collegio dei Periti Mensori ad Alicante e un saggio di edilizia sociale a Mieres (Asturie).
Nel 2008 b720 Arquitectos ha vinto il concorso per la costruzione del nuovo World Trade Center di Igualada (Barcellona). Nel 2009 ha vinto il concorso per la costruzione del nuovo Ospedale Regionale Ernest Lluch (Vallès Orientale) e una nuova scuola a Puigerdà (Girona).
b720 Arquitectos ha collaborato con colleghi di grande prestigio internazionale per i progetti in Spagna, che sono stati condotti, fin dall’inizio, in vera collaborazione fra soci. Spiccano fra questi i progetti intrapresi con David Chipperfield (Palazzo di Giustizia a Barcelona e L’Hospitalet); con Toyo Ito (Fira Torres alla nuova Fiera di Barcellona), e con Jean Nouvel (Agbar Tower e Poblenou Park a Barcellona, ampliamento del Museo Nacional a Madrid).
Fermin Vázquez e b720 Arquitectos hanno ricevuto numerosi premi. Nel 2007 l’edifico dell’America’s Cup ha vinto l’European Riba Award ed è stato finalista al Mies Van der Rohe Prize, alla IX Bienal Española de Arquitectura y Urbanismo e allo Sterling Prize. Quanto ai premi FAD, nel 2007 l’edificio Indra è stato in finale e così pure il rinnovo di Plaza del Torico e l’edificio Veles e Vents per l’America’s Cup nel 2008.
Nel 2004 il progetto Paseo del Óvalo ha vinto il premio “Ciudades Patrimonio de la Humanidad” e l’European Prize of Urban Public Space.

*La presente opera architettonica è tratta dal volume Litico Etico Estetico (a cura di Vincenzo Pavan), Faenza, Faenza Industrie Grafiche, 2009, pp. 157 editato in occasione di Marmomacc 2009.
Si ringrazia Verona Fiere e Marmomacc per l’autorizzazione alla rieditazione in rete.

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8 Luglio 2010

News

XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA POSTMONUMENT


“Wrong Do It Again” dell’artista Monica Bonvicini in collaborazione con Carlo Telara Marbles Laboratorio Scultura

XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA
POSTMONUMENT

a cura di Fabio Cavallucci
26 giugno – 31 ottobre 2010
Carrara, sedi varie

“I monumenti servono a ricordare il meglio di un’era, o la sua dignità. Poi, quando i tempi cambiano, quegli stessi monumenti cambiano di significato e mostrano i limiti o le disgrazie di quella stessa era.”
(Mikhail Gorbaciov, in Postmonument, catalogo della mostra)

Trentatré artisti internazionali, tra cui star e giovani promesse, ventisei nuove produzioni, dieci sedi espositive, un’importante sezione storica, una sezione dedicata all’architettura contemporanea, un ciclo di workshop e performance, un articolato programma di attività didattiche e un fitto calendario di eventi paralleli: tutto questo è Postmonument, la XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, curata da Fabio Cavallucci, che si svolge a Carrara fino al 31 ottobre 2010.
Postmonument trasforma Carrara, per secoli simbolo e sinonimo della scultura stessa, in una piattaforma di riflessione sul tema del monumento, dove i linguaggi più innovativi e provocatori del presente dialogano col passato, ponendo la città del marmo al centro di un’analisi storica, sociologica e politica dei grandi cambiamenti che sta subendo il sistema simbolico ed economico occidentale.
Perno attorno al quale si snoda questa riflessione non è il monumento in sé e per sé, quanto piuttosto quel radicale processo di de-monumentalizzazione che nel corso del Novecento ha progressivamente svincolato la scultura dalle sue antiche finalità celebrative ed encomiastiche. Emblema del potere forte, strumento di omologazione delle masse, ma anche catalizzatore dei valori dei popoli e tassello insostituibile nella costruzione della memoria collettiva, il monumento diviene il bersaglio principale di rivolte e rivoluzioni per poi essere spazzato via dall’imporsi degli ideali di democrazia e libertà del nostro tempo. Tuttavia, in uno scenario mobile e mutevole come quello attuale, in un clima di fine d’epoca, accanto all’iconoclastia contemporanea si registra, talvolta, il riemergere di valori e materiali del passato. E dove il disorientamento sembra essere più evidente, lì è forse più facile trovare terreno fertile per il cambiamento.
Carrara offre in questo senso molti spunti e suggestioni: dalle tracce del duro lavoro dei cavatori sedimentate nella vita della città, all’inconfondibile tradizione anarchica, dall’antichità e ricchezza del centro storico al fervente e vivace microcosmo dell’Accademia di Belle Arti. Il suo territorio, da sempre legato all’estrazione e alla lavorazione del marmo, ha sofferto più di altri la decadenza della scultura tradizionale seguita alla caduta dei miti e delle ideologie del Novecento. Il contesto locale si offre dunque come specchio per quei segni di incrinatura del sistema simbolico e produttivo di tutto il mondo occidentale, e dal confronto con questa situazione reale gli artisti invitati alla manifestazione hanno tratto ispirazione per i loro interventi.
La scelta poi di coinvolgere tutta la città attraverso un moltiplicarsi di sedi espositive – vecchi laboratori di scultura e altri edifici dismessi del centro, ma anche luoghi storici della città, quali le piazze e i siti religiosi – contribuisce a dare corpo a quella dimensione di passaggio e di trasformazione che costituisce il filo conduttore dell’intera manifestazione.
In mostra, il tema è introdotto da un’ampia sezione storica con esempi di produzione monumentale a cavallo dei due secoli, affiancati da modelli della statuaria del Ventennio e del realismo socialista. Ma la parte centrale dell’esposizione è costituita dalle opere di più di trenta artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo, ventisei delle quali realizzate per l’occasione. Parallelamente, la forza icastica dell’architettura contemporanea, che oggi forse meglio assolve al desiderio di maestosità un tempo demandato alla scultura, è rappresentata da maquette e da interventi specifici di architetti di fama mondiale.
Non mancano approcci più estemporanei e dilatati al tema della manifestazione garantiti dal ciclo di workshop e performance che arricchisce il programma nella tarda estate. La discussione si allarga poi al versante politico e sociale grazie al contributo decisivo del catalogo, edito da Silvana Editoriale, contenente oltre al testo del curatore e numerosi interventi di critici e storici dell’arte, anche le interviste esclusive all’ex Presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, e al famoso sociologo Zygmunt Bauman.
Il percorso espositivo della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara trova, inoltre, ideale completamento nelle iniziative degli Eventi Paralleli – realizzati in totale autonomia da gallerie e associazioni – che spaziano dal design alla mostra monografica, alla piece teatrale.

La XIV Biennale Internazionale di Scultura è organizzata dal Comune di Carrara, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e dalla Cassa di Risparmio di Carrara, col sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Massa e Carrara ed in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, l’Apt di Massa-Carrara, il gruppo Internazionale Marmi Macchine e l’associazione Amici dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.

Catalogo: SilvanaEditoriale
Artisti:
History

Libero Andreotti, Aldo Buttini, Leonardo Bistolfi, Arturo Dazzi, Lucio Fontana, Arturo Martini, Fausto Melotti, Alina Szapocznikow, Dymitr Szwarc, Adolfo Wildt, Wu Maoquan & Wu Huibao
Present
Carl Andre, Giorgio Andreotta Calò, Huma Bhabha, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Carlos Bunga, Cai Guo-Qiang, Valentin Carron, Maurizio Cattelan, Marcelo Cidade, Nemanja Cvijanovi?, Sam Durant, Urs Fischer, Yona Friedman, Cyprien Gaillard, Antony Gormley, Thomas Houseago, Daniel Knorr, Terence Koh, Liu Jianhua, Paul McCarthy, Yerbossyn Meldibekov & Nurbossyn Oris, Ohad Meromi, Gustav Metzger, Deimantas Narkevicius, Kristina Norman, Damián Ortega, Santiago Sierra, Rirkrit Tiravanija, Kevin van Braak, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev, Gillian Wearing, Artur ?mijewski
Architecture
Asymptote, Norman Foster, Massimiliano Fuksas, Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Daniel Libeskind, MVRDV, Jean Nouvel
Workshop and Performance
Nevin Aladag, Vanessa Beecroft, Grzegorz Kowalski, Zorka Wollny
Sedi espositive:
Indoors

Ex segheria Adolfo Corsi
Via Covetta 38, Avenza (Carrara)
Ex laboratorio Ugo Corsi
Via Apuana 7, Carrara
Ex laboratorio Corsi Nicolai
Viale Potrignano 22/d, Carrara
Seminterrato Scuole Saffi
Piazza Gramsci, Carrara
Chiesa di Santa Maria delle Lacrime
Via Carriona 33, Carrara
Outdoors:
Piazza Alberica, Carrara
Piazza Gramsci, Carrara
Spiaggia Molo di Ponente, Marina di Carrara (Carrara)
Piazza Brucellaria, Carrara
Cimitero Monumentale di Marcognano,
Viale Potrignano 2, Carrara
Informazioni
Prezzi del biglietto:
8 euro intero
4 euro ridotto
Visite guidate a gruppi 30 euro
Le biglietterie si trovano presso l’ex segheria Adolfo Corsi e presso il seminterrato delle scuole Saffi.
Orari:
fino al 19 settembre:
dal martedì al giovedì dalle 11.00 alle 20.00; dal venerdì alla domenica dalle 1.00 alle 22.30
dal 21 settembre:
dalle 11.00 alle 19.00
Per il Cimitero di Marcognano attenersi all’orario dei servizi cimiteriali
Info:
XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara
c/o Teatro degli Animosi – Piazza Cesare Battisti, 54033 Carrara – Italy
T/F: +39 0585 641548
E-mail: biennaledicarrara.press@gmail.com
Web: www.labiennaledicarrara.it

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6 Luglio 2010

News

PROGETTO DIDATTICA FORMAZIONE 2010
Percorsi formativi nelle università e nella professione


Visita alle cave

45ª Marmomacc – Verona 29 settembre/2 ottobre 2010

Una sempre più radicata convinzione che la cultura dei materiali lapidei nell’esercizio dell’architettura e del design sia frutto anche di una precisa strategia educativa, che affonda le proprie radici nella fase formativa dei futuri professionisti, ha incoraggiato Marmomacc a potenziare ulteriormente rispetto agli anni passati il proprio intervento nel campo universitario
e post universitario.
L’educazione di architetti e ingegneri a una corretta metodologia sull’uso della pietra si impone nella formazione a livello degli studi universitari e nella professione, in una fase come l’attuale, contrassegnata da una intensa sperimentalità progettuale che attinge nuove energie sia dai materiali della contemporaneità sia da quelli della tradizione.
Da oltre dieci anni, Veronafiere organizza corsi di formazione in collaborazione con prestigiose istituzioni professionali a livello internazionale: con AIA, American Institute of Architects, di cui Marmomacc è provider esclusivo, autorizzato a offrire formazione nella progettazione litica agli architetti USA; con RIBA, l’associazione professionale degli architetti inglesi e con RAIC, associazione degli architetti canadesi. Si tratta di programmi educativi che Marmomacc gestisce in proprio, mettendo in contatto professionisti della progettazione con tecnici esperti nella lavorazione del marmo, per sollecitare un mercato edilizio ancora dominato da tecniche e materiali “nuovi” a torto ritenuti esclusivi rappresentanti della modernità.
Dedicato a laureati e professionisti prosegue per il secondo anno il Master universitario “Architettura e costruzione, progettazione contemporanea con la pietra” organizzato dal Dipartimento di Progettazione del Politecnico di Milano, e avviato lo scorso anno con la collaborazione di Marmomacc e di varie aziende, distretti e consorzi del settore lapideo.
Co-diretto da Massimiliano Caviasca e da Marina Molon il master offre una formazione specifica
e l’acquisizione di competenze tecniche sulla produzione e l’utilizzo contemporaneo dei materiali lapidei ai professionisti che intendono misurarsi nella progettazione architettonica con pietra e marmi. Per la terza edizione, impostata sull’internazionalizzazione del progettare in pietra, saranno coinvolti anche docenti provenienti da paesi europei ed extra europei.
Nel settore universitario, Veronafiere da vari anni promuove, patrocina e sostiene attività di formazione alla progettazione con l’uso dei materiali litici, come corsi e assegni di ricerca in numerose Facoltà italiane e straniere di architettura e ingegneria, con il coinvolgimento di aziende del settore marmifero di vari bacini produttivi.
Tra le università del Nord Italia convenzionate con Marmomacc, il Politecnico di Milano – Polo Regionale di Mantova inserisce il corso di progettazione in pietra, curato da Massimiliano Caviasca, nel piano di studi della laurea specialistica con il titolo “Elementi di progettazione dell’architettura di pietra”; la Facoltà di Architettura di Ferrara, organizza il Corso di Costruzioni in Pietra, giunto alla terza edizione, con la cura di Alfonso Acocella e Vincenzo Pavan. Arricchito da lectures e “lectio magistralis” di protagonisti dell’architettura internazionale, il corso propone agli studenti del quinto anno un nuovo indirizzo di ricerca progettuale incentrato sull’exhibit design, che coglie un importante aspetto delle strategie comunicative sui materiali litici; la Facoltà di Ingegneria di Trento ha attivato per il terzo anno un modulo di progettazione in pietra nel laboratorio di laurea in Ingegneria Edile-Architettura, diretto da Giorgio Cacciaguerra e coordinato da Massimiliano Caviasca, il quale sarà anche curatore del corso “Elementi di progettazione dell’architettura di pietra” inserito nel piano di studi della Facoltà di Architettura e Società del Politecnico sede di Milano in preparazione per il prossimo anno accademico. Con questa nuova iniziativa affiancata da due assegni di ricerca, uno sul “ripristino paesaggistico ambientale delle cave di pietra” e l’altro sull’utilizzo della pietra “dal blocco allo scarto”, l’università milanese si pone in posizione di avanguardia nella ricerca e nella didattica del progetto lapideo.
Sul piano della ricerca si segnala inoltre la stesura di un protocollo di autonormazione LEED per l’uso sostenibile della pietra utile a tutti gli operatori del settore, stipulato tra Marmomacc e la Facoltà di Ingegneria di Trento.


La mosrtra allestita al termine dei corsi

Nel Centro-Sud Italia Marmomacc patrocina corsi formativi sull’uso dei materiali lapidei in varie sedi universitarie tra cui: la Facoltà di Architettura di Pescara che organizza da alcuni anni corsi di progettazione trasversali nel triennio curati da Francesco Girasante e Domenico Potenza sull’uso della pietra nell’habitat contemporaneo, con particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità e efficienza energetica dei materiali litici; la Facoltà di Ingegneria di Roma che ha in preparazione un corso di Costruzioni in pietra, per la Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura.
Da quest’anno entra nel circuito delle sedi universitarie che dialogano con Marmomacc sui temi didattico-formativi la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Grazie alla impostazione voluta dalla direzione di Claudio D’Amato, questa Facoltà vanta da oltre dieci anni una intensa attività didattica e di ricerca incentrata sui temi del progetto litico, dalla progettazione paesaggistica e architettonica ai laboratori degli studenti sul territorio, agli studi sulla stereotomia e sull’applicazione di sistemi digitali di modellazione tridimensionale della pietra. Il suo apporto all’esperienza di Marmomacc in questo settore, preceduto da mostre, convegni e ricerche, condivisi anche con università straniere, come quelle sugli spazi voltati lapidei svolte negli ultimi anni dall’università pugliese con l’Ecole d’Architecture Paris Malaquais, riveste quindi grande importanza per la diffusione della ricerca delle tecniche e per la crescita culturale dell’architettura di pietra tra le nuove generazioni di architetti.
L’interesse internazionale per i programmi di “didattica litica”, sostenuti da Marmomacc è inoltre sottolineato dalla seconda edizione dell’International Summer Design Studio della Texas Tech University diretto da Christian Pongratz, con la collaborazione di Vincenzo Pavan, che quest’anno porta i suoi studenti a Verona per progettare spazi pubblici per la città.

Va infine ricordato che Marmomacc è socio fondatore e partner scientifico di SITdA, la “Società italiana della tecnologia dell’architettura” che riunisce in una rete di elaborazione, condivisione
e interazione dei processi formativi, i docenti di tecnologia di 18 facoltà di architettura italiane.
Nata per attivare processi di collegamento tra università, professioni, istituzioni e mondo produttivo, SITdA collabora a studi sull’innovazione tecnologica e sull’impiego dei materiali costruttivi, promovendo la divulgazione della ricerca universitaria attraverso varie forme e manifestazioni quali convegni, seminari, pubblicazioni.
Come consuetudine, l’appuntamento di Marmomacc costituirà un significativo momento di confronto e scambio di esperienze tra le varie università impegnate in programmi di progettazione con materiali lapidei. Nel periodo della Fiera (29 settembre – 2 ottobre) saranno presentate in varie mostre alcune selezioni dei lavori prodotti dagli studenti nei corsi sopra citati, riferiti all’A.A. 2009-2010, e una tavola rotonda a cui parteciperanno docenti e studenti delle varie sedi universitarie.
Il confronto tra le diverse esperienze, arricchito quest’anno da lectures e incontri con designer e architetti italiani ed esteri presenti a Verona durante gli eventi Fiera, avverrà in un apposito spazio/conferenze nel cuore delle mostre culturali di Marmomacc nelpadiglione 7B nel progetto “Forum del Marmo”.

(Vai a Marmomacc)

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1 Luglio 2010

Pietre d`Italia

Giallo Siena


Il fronte di estrazione del Giallo Siena nella cava Marronetone.

“Dalla Montagnola giungono inoltre pregevoli marmi bianchi e colorati; le masse marmoree di maggiore importanza sono quella di Montarrenti […] e quella di Marmoraia. In questo luogo, ed altrove […], sono numerose cave, tanto di marmo bianco, quanto del rinomato giallo di Siena […]”.
Francesco Rodolico, Le pietre delle città d’Italia, Firenze, Le Monnier, 1953

Uno nessuno e centomila
Luigi Pirandello, 1926

Chissà perché tutte le volte che si pensa al Giallo Siena torna alla mente il titolo di pirandelliana memoria. Uno, nessuno e centomila … e come Vitangelo Moscarda, il personaggio del romanzo, il Giallo Siena si trova imprigionato in un nome che ha un peso ponderale ed una storicità enorme. Nato commercialmente in sordina per affiancare il Marmor Numidicum, esso è “nessuno e centomila”. Ma quante sono le tipologie di Giallo Siena? Tante; tra queste ricordiamo il Giallo Broccatello, il Nuvolato Etrusco, il Giallo Ocra, il Giallo Venato, il Rosato e il Giallo Avorio, solo per citare le più importanti e famose, e tutte con il filo conduttore del colore del sole e dell’oro. Più o meno intenso, più o meno diffuso. E si sa, troppe identità rischiano di offuscare la realtà, con il rischio di ingenerare confusione. Ma se la realtà è così eccezionale, comunque le sue centomila sfaccettature riconducono sempre lì, a quel “e pluribus unum”: il Giallo Siena.

Descrizione macroscopica1
Litotipo metamorfico di colore di insieme giallo ocra molto intenso, di aspetto eterogeneo per la presenza di venature a granulometria variabile o per locali mutazioni cromatiche dal giallo al bianco avorio al grigio perla fino al rossastro. La grana è fine, tale da non consentire il riconoscimento macroscopico dei minerali costituenti, anche se sono presenti plaghe costituite da individui a grana più grossolana solitamente associate a tonalità cromatica più chiara.
La sua accentuata struttura anisotropa per la disposizione sub parallela di micro venature – probabili giunti stilolitici deformati – di colore scuro e di rare venature di colore rossastro, sono le tracce evidenti di una condizione compressiva subita. Sono inoltre presenti una serie di fratture e di microfratture localmente evidenziate da locali concentrazioni di minerali opachi ad andamento perpendicolare all’anisotropia del materiale, talora beanti. La roccia non presenta traccia di alterazione.


Microscopio a luce polarizzata, nicol paralleli, 2 ingrandimenti. In alcuni punti della roccia i cristalli presentano un andamento particolarmente convoluto.

[photogallery]giallo_siena_album_1[/photogallery]

Descrizione microscopica2
Litotipo a struttura anisotropa lineata con microstruttura eteroblastica che di fatto individua domini differenti ad andamento variabile, xenoblastica per la netta prevalenza delle forme irregolari dei costituenti. La roccia mostra una evidente lineazione strutturale con andamento sub parallelo di lamine costituite da individui di dimensioni differenti, passando da lamine con cristalli di dimensioni di circa 30 – 50 µm, alternati a lineazioni di blasti di circa 300 – 500 µm. L’allineamento di tali individui è regolare, anche se sono osservabili venature dall’andamento convoluto.
I cristalli allungati presentano generalmente un andamento sub parallelo alle lamine. Sono presenti più o meno esili venature con dimensioni solitamente minori di 100 µm costituite da lamelle muscovitiche spesso deformate ed associate a minerali opachi costituiti da ossidi di ferro di tipo limonitico e, come da bibliografia, da goethite di colore rossastro quando massivo, grigiastro in luce riflessa, e in subordine con raro rutilo. Tali associazioni mineralogiche possono localmente generare degli aggregati nodulari.
Dispersi nella sezione, ma specialmente in coincidenza di venature e lamine dovute a variazioni dimensionali dei costituenti (ad esempio in quelle con i costituenti di dimensioni maggiori, pari a 700 ÷ 800 µm), si nota la presenza di individui cristallini costituiti da quarzo limpido, anche se talora con inclusi bollosi, e feldspati. Entrambi presentano forme euedrali o in subordine subedrali e tendono ad orientarsi parallelamente alle foliazioni. In tutta la sezione, sia tra i blasti sia nel loro interno quali inclusi, possiamo avere una diffusa microgranulazione di minerali opachi. I bordi dei cristalli possono essere rettilinei in coincidenza dei blasti dimensionalmente maggiori, oppure si presentano generalmente a gradini. Nella sezione sono presenti tracce di roccia premetamorfica e probabili bioclasti non definibili a causa della eccessiva deformazione subita. La roccia si presenta sana.

Definizione Petrografica (secondo EN 12407 e EN 12670): MARMO


Microscopio a luce polarizzata, nicol paralleli, 2 ingrandimenti. All’interno del materiale sono evidenti domini con locali concentrazioni di macrocristalli calcitici.

Giallo Siena. Geologia
L’attività estrattiva del Giallo Siena viene sviluppata sul versante sud occidentale della Mantagnola Senese, area collinare di modesti rilievi con quote massime pari a 671 metri s.l.m. (Monte Maggio), che si trova a Nord della gola della Resia, ed è delimitata ad ovest dall’Alta Val d’Elsa e ad est dalle antiche piane lacustri di Pian del Lago. La Montagnola Senese, propaggine settentrionale della “Dorsale Monticiano – Roccastrada” , è di fatto il maggior affioramento del “Complesso Metamorfico Toscano” di cui essa costituisce uno dei nuclei metamorfici che, allineati all’arco appenninico, affiorano a partire dalla zona di La Spezia, giù in Toscana fino all’area senese grossetana.
La Montagnola Senese è costituita da rocce metamorfiche polideformate che fanno parte della Unità geologica denominata di “Monticiano-Roccastrada”, a sua volta costituita dalle Sottounità di Montepescali–Monte Quoio-Iano che affiorano nel settore più occidentale e che sono localmente in sovrascorrimento sulla Sottounità di Monte Leoni-Montagnola Senese, affioranti più ad oriente. Localmente sono anche presenti alcune aree di sovrascorrimento alle unità del Complesso Metamorfico, costituite da klippen di Calcare Cavernoso: “cappelli” di Calcare Cavernoso di età più antica sovrapposti sulle unità più recenti che appaiono però posizionate più in basso nella successione, testimoni di immani sconvolgimenti che hanno mescolato le “carte geologiche” di una partita ancora tutta da giocare.
Tutte le rocce del Dominio Toscano hanno una origine sedimentaria poiché si sono formate per deposizione nel mare della Tetide, durante un primo evento distensivo avvenuto dal Trias medio/superiore fino al Lias inferiore, che ha provocato la frattura del vecchio continente ercinico ed il suo disgregarsi in alti e bassi strutturali con una conseguente diversificazione del materiale sedimentario depostosi e del suo spessore. Tutto il materiale sedimentario, quindi, fin dall’inizio presenta una condizione di variabilità spiccata anche per le facies in eteropia, cioè sedimentatesi nello stesso momento geologico anche se in bacini sedimentari con caratteristiche differenti.


Carta Geologica d’Italia, foglio 120, Siena.

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Tra il Lias e l’Oligocene la zona, pur nel rispetto delle condizioni di alto e basso strutturale, e addirittura con qualche sporadica emersione, si trova in ambiente marino profondo, con condizioni di sedimentazione maggiore, ma a partire dall’Oligocene superiore fino alla parte bassa del Micene durante la fase compressiva che ha portato alla impostazione dell’orogenesi alpino-appenninica, tutto il dominio Toscano ne risulta sconvolto e quando poi l’evento compressivo si sposta verso l’avampaese, cioè in coincidenza del Dominio Umbro-Marchigiano, esso subisce l’impostazione di una tettonica isostatica e distensiva con conseguente sollevamento e fratturazione dell’area. Durante l’evoluzione di tutto questo periodo geologico, si ha l’impostazione di un evento metamorfico in facies di scisti verdi (cioè con temperature comprese tra 350 e 450°C e pressioni variabili tra 0.35 GPa e 0.6GPa) e la continua sovrapposizione di strutture duttili, pieghe che possono avere dimensioni estremamente variabili (metri; ettometri…) fino a chilometriche e sistemi di fatturazioni e faglie sempre molto intense e che si manifestano, come accade nel caso dei marmi toscani, secondo tre direzioni preferenziali. Questa intensa variabilità tettonica definisce ed imposta la complessità strutturale degli affioramenti locali, ed in special modo del Giallo Siena, per il quale è la causa prima della produzione di grandi quantità di scarti, spesso utilizzati come inerti.
La Sottounità di Monte Leoni-Montagnola Senese è quella che in realtà interessa maggiormente dal punto di vista estrattivo, poiché è da questa sottounità che provengono i marmi cavati nella Montagnola. Essa è caratterizzata, a partire dal basso, dal Verrucano s.s. (Trias medio?-superiore) costituito prevalentemente da quarziti. Sopra questo i Grezzoni (Trias superiore), costituiti da dolomie e calcari dolomitici a cui sono sovrapposti i Marmi (databili al Lias inferiore) costituiti da marmi da bianchi, grigi più o meno scuri, massicci, ancorché fratturati, fino a marmi con toni giallo ocracei tipici del così detto Giallo Siena, con struttura più marcatamente stratificata. Sopra i Marmi, una serie di litotipi differenti, anche essi metamorfosati e genericamente definiti “gruppo delle formazioni metamorfiche sopra i marmi”.

Le cave
Il Giallo Siena è senz’altro, e a ragione, tra i più bei materiali lapidei italiani. Tanto bello e tanto difficile da estrarre a causa di una genesi metamorfica con vergenze analoghe a quelle apuane che, se da un lato hanno consentito la trasformazione di materiale sedimentario in pregevole marmo dai toni caldi per l’infiltrazione di goethite ed ossidi limonitici, dall’altro hanno determinato una non semplice situazione giacimentologica. L’estrazione del Giallo Siena ha una tradizione storica che si perde nella notte dei tempi. Addirittura, secondo Bruno e Lazzarini (1995), i materiali di questa area erano già estratti in età romana imperiale, anche se è durante il Medioevo che esso viene estratto non più e non solo con la finalità di un utilizzo locale, ma esplicitamente per la sua conclamata bellezza, e con finalità mirate all’uso in edifici religiosi. Ovviamente però, l’approccio estrattivo è sempre stato molto limitato arealmente: tante piccole cave dalle quali è provenuto il materiale utilizzato a Siena, a Firenze, ad Orvieto.
E se nei primi cinquanta anni del ‘900, erano molte le cave aperte per estrarre questo stupendo materiale, negli anni ’70 inizia il declino, con un calo delle maestranze occupate che passano da 263 a 61. Negli anni ’80 le cave attive erano solo 4–5, per arrivare ai nostri giorni con un numero di 7 cave attive. Sei di queste (Cavone di Pelli, Pescina, Marronetone, Cancello del Prete, Pian delle Croci e S. Michele) sono ubicate nella zona centrale dell’agro Marmifero della Montagnola, mentre la cava di Pagaccino è posizionata più a Sud, nei pressi del Castello di Montarrenti.
L’attività estrattiva è localizzata in un ambito di elevato valore ambientale, individuata dalla Regione Toscana come Sito d’Interesse Regionale n°89 Montagnola Senese, oltreché pSIC (Sito di Interesse Comunitario). Il giacimento, generalmente massiccio tranne al tetto della formazione dove si presenta particolarmente stratificato, è caratterizzato da una intensa fratturazione che comporta l’estrazione di blocchi sia informi e sia di dimensioni ridotte, compreso una alta quantità di sfrido. Ad ogni buon conto, una attività estrattiva innovativa e green, attualmente in fase di sperimentazione nella zona, sta aprendo uno spiraglio a nuove aspettative di produzione.

Analisi diffrattometrica a raggi X


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Scarica l’analisi completa

L’analisi diffrattometrica del Giallo Siena è stata gentilmente eseguita da PANalytical

Composizione chimica (% in peso)

Tratto e liberamente elaborato da M. Pieri, I Marmi d’Italia, 1964.

I dati tecnici riportati sono di bibliografia. Essi rispecchiano la tipologia di un marmo impuro, inteso secondo la Raccomandazione data da IUGS Subcommission on the Systematics of Metamorphic Rocks.
Si ricorda che sono appunto le impurezze, intese come minerali opachi di tipo limonitico e di goethite, la causa prima delle caratteristiche cromatiche del materiale e quindi del suo pregio.

Caratteristiche fisico-meccaniche


Valori tratti dal catalogo The Tuscan Stone Identities (2010)

Litotipo di caratteristiche fisico meccaniche in linea con quelle di materiali di composizione carbonatica analoga. La deviazione standard dei vari dati tecnici evidenziano, come d’altronde si osserva macroscopicamente, che il materiale è particolarmente variabile. Anche i dati quindi, risentono e rispecchiano tale variabilità.


Marmo Giallo Siena, levigato e lucidato.

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I campioni di Giallo Siena, Avorio, Broccatello e Nuvolato Etrusco presentati nella photogallery sono stati gentilmente forniti GRANITAL SIENA s.r.l.

Usi e trattamenti del materiale
Materiale lapideo dal colore unico, giustamente considerato tra i più belli d’Italia, è impiegato per rivestimenti e pavimenti interni, intarsi e mosaici, statuaria, restauri architettonici e artistici.
Tracce del suo utilizzo sono presenti nelle pievi di Pieve a Scola, di Pernina e Marmoraia, nel Duomo di Siena, nelle Logge del Papa, nelle Logge della Mercanzia, sempre a Siena. Ma anche a Firenze (Santa Maria del Fiore) e ad Orvieto (Duomo); e se le varietà più bianche venivano un tempo usate come ornamenti per esterni e pietre da costruzione come conci, quelle più gialle erano utilizzate per realizzare motivi ornamentali, come si può ammirare nei mosaici pavimentali del duomo di Siena.
La composizione carbonatica del Giallo Siena rende il marmo particolarmente adatto ad un utilizzo in ambienti interni o, per esterni, in ambienti temperati. Sempre ricordando che, come accade per tutti i materiali costituiti da carbonato di calcio, soffre il contatto con prodotti alimentari o di composizione acida (aceto, limone, acido cloridrico, prodotti anticalcare), allo stesso modo può macchiarsi se posto a contatto con prodotti quali vino, tè, inchiostro, sostanze grasse. Per la pulizia è ottimale l’uso di buon sapone di Marsiglia neutro evitando, se possibile, anche l’uso di prodotti a base di candeggina non purificata che potrebbe macchiare. Esiste comunque, ed è sempre più perfezionata e mirata, la possibilità di trattare superficialmente i litotipi carbonatici in modo che acquisiscano una elevata tenacità e capacità di resistenza alle macchie senza che ingialliscano.

di Anna Maria Ferrari
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I campioni di Giallo Siena utilizzati per l’analisi petrografica sono stati gentilmente forniti da MACCARI MARMI s.n.c.

Note
* Numero accettazione campioni 438.
1 Metodo d’analisi: EN 12407:2007 Natural stone test methods – Petrographic examination. Strumento: Stereo microscopio Olympus SZX-FOF 4J02049). Analisi effettuata su lastrine differenti di materiale tal quale. Operatore: Dr. Anna Maria Ferrari.
2 Metodo d’analisi: EN 12407:2007 Natural stone test methods – Petrographic examination. Strumento. Microscopio a luce polarizzata Olympus BX51TRF 4M23804. Analisi effettuata su 2 sezioni sottili di dimensione standard. Operatore: Dr. Anna Maria Ferrari.

Bibliografia

AA.VV. – Carta Geologica d’Italia Foglio 120 SIENA;
AA.VV. – Note illustrative della Carta Geologica d’Italia Foglio 120 SIENA;
AA.VV. – Guida Generale Marmi Graniti Pietre – Editoriale Globo s.r.l.. Milano;
AA.VV. per I.C.E. (1982) – Marmi Italiani – F.lli Vallardi ed., Milano;
AA.VV. (1982) – Natural Stones – Studio Marmo s.r.l. Querceta, Lucca;
AA.VV. (1989) – Manuale dei Marmi, pietre, graniti -3° Voll.- F.lli Vallardi ed., Milano;
AA.VV. (per ICE) (2010) – Natural Stones from Tuscany – Nova Arti Grafiche Signa (FI);
AA.VV. Comune di Sovicille, Provincia di Siena – Indagine geologica di supporto alla redazione del Piano Strutturale-Relazione Tecnica Generale – in formato pdf scaricabile da internet;
AA.VV. (testo aggiornato al 26 gennaio 2004) – Testo coordinato della legge regionale 3 novembre 1998, n. 78 (Testo unico in materia di cave, torbiere, miniere, recupero di aree escavate e riutilizzo di residui recuperabili), pubblicata sul Bollettino ufficiale 12 novembre 1998, n. 37. scaricabile da internet;
Blanco G. (1991) – Pavimenti e rivestimenti lapidei – 295 pp. La Nuova Italia Scientifica, Roma;
Blanco G. (1999) – DAP Dizionario dell’Architettura di Pietra – Carocci ed., Roma;
Giannini A., Giuntini L., Rossi I. – Piano Regionale delle Attività estrattive di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili (PRAER)- allegato B Settore II ornamentali –Relazione generale e geologica – formato pdf scaricabile da internet;
Bruno M., Lazzarini L. (1995) – The discovery of the Sienese provenance of “Breccia Dorata”, “Breccia Gialla”, “Breccia Gialla Fibrosa” and the origin of ”Breccia Rossa Appenninica”. Actes de ASMOSIA IV, Bordeaux, 77-82;
Castagnini A. Commissione Speleologica C.A.I. Siena “i Cavernicoli” – Le grotte della Montagnola Senese – formato pdf scaricabile da internet;
Guastaldi E., Salvini R., Anselmi M., Fantozzi PL. – Stereofotogrammetria digitale terrestre per la stabilità dei versanti in roccia: la cava Pelli di marmo “Giallo Siena” (Sovicille, Siena). – formato pdf scaricabile da internet;
Liotta D. (2002) – D2 asymmetric fold and their vergence meaning in the Montagnola Senese metamorphic rocks (inner northern Apennines, Central Italy) – Jour. Str. Geol.,24, 1479-1490;
Manganelli G., Favilli L. (a cura di) – La Montagnola Senese una guida naturalistica – Serie scientifica – N 7, pdf scaricabile da internet, WWF Sezione Regionale Toscana, con il contribuito della Regionale Toscana Dipartimento Sviluppo Economico;
Mugnaini S. (2007) – I marmi della Montagnola Senese. Inquadramento geologico del territorio di provenienza, aspetti litologici e impiego nell’edilizia monumentale- formato pdf scaricabile da internet;
Pieri M. (1954) – La scala delle qualità e le varietà nei marmi italiani – Hoepli ed., Milano;
Pieri M. (1964) – I marmi d’Italia – Hoepli ed., Milano;
Pieri M. (1966) – Marmologia. Dizionario di marmi e graniti italiani ed esteri – Hoepli ed., Milano;
Primavori P. (1997) – I materiali lapidei ornamentali: marmi graniti e pietre – pp 224, ETS Pisa;
Primavori P. (2004) – Il Primavori. Lessico del Settore Lapideo – 416 Zusi Editori, Verona;
Rodolico F.(1965) – Le pietre delle città d’Italia – Le Monnier, Firenze;
Santamaria R. – I colori del marmo: pietre policrome in Liguria tra I secoli XVI e XVIII – formato pdf scaricabile da internet;
M. Mecchei (aa. 2008-2009)- Introduzione Schematica alla Geologia della Montagnola Senese – Dip.to di Scienze della Terra, Siena;
Meccheri A., Brogi A., Liotta D. – Strutture polideformate in complessi metamorfici di basso grado: esempi della Montagnola Senese, Toscana centrale – formato pdf scaricabile da internet.
http://www.comune.sovicille.si.it/territorioonline/Documenti/Doc_dati/web_adozione/relazioni/urbanistiche/UrbR08.pdf

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1 Luglio 2010

Post-it Principale

La casa di legno – motivi dubbi certezze di una scelta

Progettare e costruire la propria casa è il sogno di tutti gli architetti, è innegabile. Chi più del committente di sé stesso può interpretare tanto compiutamente la concezione dell’ ”abitare” secondo le proprie necessità, desideri e inclinazioni personali?

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28 Giugno 2010

News

Quando design e materia si incontrano

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Mariano Biazzi Alcantara (Studiogiallo Architettura di Cremona) firma il divertente I-Stone®, prodotto dal marchio B-Stone® di Buzzetti Marmi e presentato all’evento Start! del Fuorisalone 2010; si tratta di un diffusore audio (speaker) in pietra o marmo, da collegare tramite un piccolo cavo al proprio I-Pod, dall’estrema facilità di utilizzo e di trasporto (è un cubo di 7 cm di lato). Simpatico gadget nato all’insegna della leggerezza e del divertimento, I-Stone® è tuttavia un’occasione per riflettere sulla duttilità semantica di materiali, quali pietra e marmo di Carrara, tradizionalmente associati all’architettura e a sistemi costruttivi a grande scala. La potenzialità della pietra naturale, nelle sue varianti Pietra Serena o Lavagna, con le sue molteplici possibilità di lavorazione, viene infatti messa in atto a tradurre un oggetto di uso comune, ma figlio del più contemporaneo vivere tecnologico; così i materiali della grande tradizione costruttiva si integrano con i nuovi, trovando un insolito impiego e una linfa inattesa nella progettazione di oggetti che ci accompagnino nella quotidianità. La sua estrema leggerezza (pesa circa 400 gr.) e la semplicità del design accattivante lo rendono una piacevole novità nel panorama dell’oggettistica d’arredo, così come altri due prodotti del marchio B-Stone® presentati al Fuorisalone 2010, ovvero B-Lampa®, lampada da tavolo, e B-Sound®, HI-FI con tecnologia touch applicata, entrambi disegnati da Kodooldesign di Milano.

E. V.

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26 Giugno 2010

Post-it

Casalgrande Padana Gran Prix. Premiati a Milano i vincitori del Grand Prix 2007-2009

Si è conclusa lo scorso 14 aprile l’ottava edizione del Grand Prix, concorso d’architettura d’interesse e notorietà internazionali, promosso e organizzato da Casalgrande Padana che premia con cadenza biennale le migliori opere di architettura realizzate con l’utilizzo dei materiali in grès porcellanato di sua produzione.
L’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, ospitando la cerimonia conclusiva di quest’ultima edizione del premio, ha svolto il ruolo di magniloquente cornice agli architetti vincitori arrivati da tutto il mondo. Prossima all’accogliente spazio la scenografica ambientazione della Mostra “Interni Think Tank”, in occasione del Fuori Salone 2010, evento al quale Casalgrande Padana ha partecipato con “CCCWall”, l’immaginifica installazione del maestro Kengo Kuma.

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25 Giugno 2010

Principale

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25 Giugno 2010

Opere di Architettura

Due residenze a Merano


Vista dei due edifici. Da sinistra: casa De Biasi e casa Lazzari.

Le arenarie de Il Casone partecipano al mix materico proposto negli interni di due abitazioni a Merano.

Casa Lazzari
L’edificio si legge come ambiente unico, in cui i pochi volumi emergenti dalla superficie di base articolano lo spazio, pur garantendo la continuità percettiva e l’unitarietà. Le emergenze visive sono quasi sempre costituite da componenti d’arredo: per il soggiorno un parallelepipedo lapideo con funzione di camino, un’isola centrale quale cucina, un tavolo e un divano; per la camera, il letto, ed i sanitari per il bagno. Gli elementi rimangono sotto la linea dello sguardo, che è dunque libero di spaziare nell’ambiente. Poche eccezioni sono rappresentate da alcuni setti murari e dal volume cementizio che nasconde la scala di collegamento ai due piani dell’edificio.
Il progetto, con pochi materiali, indaga le gradazioni cromatiche della gamma del grigio, dal bianco al nero. Al piano terra fanno eccezione i pavimenti in pietra del tipo crema fiorito ed un muro realizzato con blocchi scuri di pietra a spacco, che dal cancello di ingresso si estende fino a diventare muro solido della casa e penetra sino al cuore della zona giorno, a creare l’immediata relazione tra interno ed esterno.
Il pianerottolo d’arrivo al piano superiore affaccia sul doppio volume con vista sul soggiorno e distribuisce gli ambienti, in cui s’accentua la tonalità crema: diventa preponderante nel bagno, dove la stessa pietra dei calpestii è impiegata per il rivestimento di tutte le superfici e come piano orizzontale monolitico del lavabo.
I materiali dell’involucro dell’edificio sono ridotti al minimo numero: cemento armato a vista e cristallo, dosati in proporzioni inverse sui due livelli. Al piano terra prevalgono le superfici trasparenti, mentre quello superiore appare solido e monolitico, lievemente in aggetto rispetto al piano inferiore, con tre sole aperture.
I colori dell’esterno virano decisamente verso le gradazioni calde del giallo e del marrone: ai toni del muro a spacco si sposano il lastricato lapideo in accordo con l’interno, il selciato scuro ed il pavimento in doghe lignee che dal soggiorno conduce alla piscina.


I volumi puri nel soggiorno Lazzari.

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Casa De Biasi
Le lastre di pietra disposte secondo tracciati regolari delimitano terrazzamenti che superano lievi differenze di quota, tanto nel giardino quanto nella zona giorno dell’edificio, instaurando un’immediata corrispondenza tra i due ambiti. Se all’esterno si tratta di dislivelli naturali dovuti all’orografia del terreno, la scelta di riproporre una disposizione su quote diverse anche all’interno è finalizzata proprio a favorire tale correlazione.
L’individualità dei due ambiti, d’altro canto, è raggiunta accostando alla pietra componenti naturali diversi per le due situazioni: erba nel giardino, legno nel soggiorno.
Sull’esterno si alternano pochi elementi: il vetro delle grandi aperture realizzate soprattutto al piano terra, l’alluminio del sistema di frangisole e, infine, il materiale lapideo che veste gran parte delle superfici opache: giallo etrusco posato in lastre rettangolari, montate e secco.
L’uso della pietra è elemento imprescindibile dell’identità della residenza De Biasi di Merano, fondamentale per garantire l’unità della percezione spaziale. L’impressione si conferma man mano che ci si addentra nel cuore dell’edificio: superati i muri rosso vermiglio che delimitano la zona pranzo verso l’interno, la pietra del tipo crema fiorito diventa l’unico materiale utilizzato per i rivestimenti. Si tratta di una superficie continua che, senza giunti né fughe, si estende per tutti i piani, seguendo ora l’orizzontalità dei pavimenti, ora gli scatti verticali delle scale.
La sensazione che si ricava è quello di uno spazio stabile e ordinato, in cui l’unico elemento mutevole è l’andamento delle ombre generate dai frangisole in alluminio a protezione delle grandi aperture sui fronti.
All’interno dei bagni il ruolo del materiale lapideo si afferma ulteriormente: oltre ad estendersi per rivestire pareti e arredi, la conformazione stessa dell’ambiente, fatta con i suoi aggetti e nicchie, è come ricavata per sottrazione di materiale da un enorme monolite.


Corpo scala e pavimentazione in casa De Biasi.

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di Gaia Govoni

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23 Giugno 2010

Eventi

Shigeru Ban in conferenza a Ferrara.
“Works and humanitarian activities”

mercoledì 30 giugno 2010
ore 15,30: lecture “Works and humanitarian activities”
ore 17,30: cerimonia ufficiale di premiazione

Facoltà di Architettura di Ferrara
Palazzo Tassoni, Salone d’Onore,
Via della Ghiara 36, Ferrara

L’architetto Shigeru Ban sarà protagonista della cerimonia di premiazione della VII edizione del “Premio Internazionale Architettura Sostenibile Fassa Bortolo” che si terrà il 30 giugno presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, nella nuova ala recentemente restaurata di Palazzo Tassoni. In tale occasione il maestro giapponese, vincitore della Medaglia d’Oro con l’opera “Haesley Nine Bridges Club House” (Yeoju, Corea del Sud, 2009), progettata insieme allo studio Kyeong Sik Yoon (Kaci International), terrà la conferenza dall’esplicativo titolo “Works and humanitarian activities”: proprio gli interventi e le ricerche nel campo delle soluzioni di emergenza e aiuto umanitario hanno infatti contraddistinto l’impegno recente di Ban, come nel caso degli interventi di ricostruzione dopo il terremoto di Kobe del 1995, della realizzazione di edifici temporanei in Rwanda e Sri Lanka e del progetto per la sede del conservatorio dell’Aquila, dopo il terremoto del 2009.
La presente edizione del Premio “Fassa Bortolo” si segnala per il considerevole numero di iscrizioni (184 iscritti di cui 74 per la sezione “Opere Realizzate”, 110 per la sezione “Tesi di Laurea”) e per l’ampio respiro della competizione che ha coinvolto concorrenti provenienti da ben 30 diverse nazioni del mondo.
La giuria del Premio è stata presieduta anche quest’anno dal Prof. Thomas Herzog ed è stata composta da  architetti di fama internazionale e considerevole esperienza nel settore (arch. Alexandros Tombazis, Grecia, arch. Juhani Pallasmaa, Finlandia), da un docente della Facoltà di Architettura di Ferrara (prof. Nicola Marzot) e dal segretario del Premio (prof. Gianluca Minguzzi).


Kyeong Sik Yoon (Kaci International) + Shigeru Ban Haesley Nine Bridges Club House (Yeoju, Corea del Sud)

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L’opera di Shigeru Ban, uno dei protagonisti indiscussi e sicuramente più originali del panorama architettonico contemporaneo, è fortemente caratterizzata, oltre che da una estrema sensibilità umana in termini di impegno sociale, anche da un profondo rispetto per l’ambiente declinato attraverso una costante tensione verso un’architettura concretamente “eco sostenibile” .
Da anni, infatti, Ban conduce un’intensa ricerca professionale nell’ambito di tecnologie costruttive altamente innovative che, attraverso l’utilizzo di materiali semplici, riciclabili e dalle sorprendenti possibilità d’impiego sia in termini figurativi che strutturali (quali legno, carta, cartone, bambù, alluminio,…), sono finalizzate alla riduzione dei costi e dei tempi di costruzione e alla minimizzazione del dispendio energetico.
L’intervento grazie al quale Ban si è aggiudicato la Medaglia d’Oro del Premio “Fassa Bortolo” consiste nella realizzazione di tre fabbricati ad uso club house all’interno di un complesso sportivo vicino a Seoul. In ogni edificio è riproposto l’impiego in chiave moderna delle tecniche costruttive tradizionali della Corea del Sud, dalla copertura naturalmente ventilata a maglia esagonale in legno che ricorda i tradizionali cuscini estivi coreani, alla struttura in acciaio di piccolo passo, a quella in cemento armato.

Shigeru Ban nasce a Tokyo nel 1957. Trasferitosi negli Stati Uniti per ragioni di studio, consegue la laurea in architettura nel 1984, dopo aver studiato al Southern California Institute of Architecture e alla Cooper Union School of Architecture.
Dal 1982 al 1983 è stato apprendista di Arata Isozaki, prima di aprire un proprio studio a Tokyo nel 1985. Durante gli anni novanta ha insegnato in varie istituzioni universitarie giapponesi (Tama University Yokohama National University, Nihon University). Nel 1996 ha ricevuto il Kansai Architect Grand Prize e ha vinto il primo premio nella Mainichi Advertisement Design Competition. Dal 1995 al 1999 è stato consulente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Rifugiati. Dal 2000 affianca all’attività professionale un intenso impegno didattico presso alcune delle sedi universitarie più prestigiose del mondo (Columbia University, Harvard,…).

L’atteso intervento di Shigeru Ban è previsto per le ore 15.30 mentre la cerimonia ufficiale di premiazione si terrà alle ore 17.30.
L’accesso all’evento è gratuito (per informazioni contattare la segreteria del Premio al numero 0532 293636).
Si richiede comunicazione di partecipazione per esigenze organizzative tramite la compilazione dell’apposita cedola in allegato, da spedire via fax o e-mail a: unimark@tsc4.com

Per approfondimenti:
www.premioarchitettura.it
www.fassabortolo.com
www.shigerubanarchitects.com
www.kaci-int.com

di Chiara Testoni

Scarica la cedola di prenotazione alla conferenza di Shigeru Ban

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