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26 Luglio 2010

News

ARCHITETTURE DI CAVA
Recupero delle cave e reinvenzione del paesaggio


CATHEDRALE D’IMAGES Les Baux de Provence, Francia, 1977 Albert e Anne Plecy

45ª Marmomacc – Verona 29 settembre/2 ottobre 2010
Il tema del recupero e riutilizzo delle cave di pietra dismesse è da molti anni oggetto di dibattito tra architetti, tecnici, pubblici amministratori e imprenditori alla ricerca di metodologie e proposte di intervento per risolvere gli effetti talvolta traumatici prodotti sul territorio e sul paesaggio dalla presenza di cave di pietra attive o abbandonate dopo la cessazione della attività estrattiva.
Ma tale problematica si pone anche in modo preventivo nel caso dall’apertura di nuovi impianti estrattivi.
Veronafiere l’ha affrontata inserendola a più riprese nelle attività culturali di Marmomacc.
A dieci anni di distanza dall’evento più significativo (una mostra e un convegno particolarmente approfonditi nella 35ª Marmomacc del 2000), Veronafiere riapre il dibattito sull’argomento allargando l’orizzonte alle esperienze nel frattempo compiute a livello internazionale e alle nuove chiavi interpretative offerte dalla cultura, dalla tecnica e dalla produzione.
Sulla questione infatti si sono moltiplicati studi e ricerche nelle università e nel mondo professionale, i quali hanno prodotto nuove e diverse interpretazioni del paesaggio e del suo significato. Una serie di progetti esemplari a opera di architetti e paesaggisti ha inoltre messo in evidenza possibilità alternative di affrontare il problema rispetto alla prassi ordinaria di intervento. Infatti la metodologia più consueta e convenzionale di recupero del paesaggio di cava è fondata, laddove sia possibile, sul concetto di “ripristino morfologico” del terreno, o sulla “mimetizzazione” delle lacerazioni orografiche attraverso l’uso di tecniche specifiche (scalinature, piantumazioni arboree, camouflage con pigmenti, ecc.), nei casi in cui la ricomposizione non sia praticabile. Nuovi indirizzi, peraltro ancora allo stato propositivo, sono orientati a inserire l’attività estrattiva di superficie in un processo progettuale globale di trasformazione del paesaggio, una progettazione consapevole della cava dall’inizio alla conclusione della coltivazione. Una concezione che intreccia ecologia e estetica e che, accanto a geologi e tecnici minerari, mette in campo figure professionali come architetti, paesaggisti, esperti botanici, artisti, ecc., normalmente non coinvolte in questo tipo di intervento.
Un modo alternativo di affrontare il recupero dei siti di estrazione dismessi è di “lavorare sulla ferita”, ossia utilizzare la morfologia del territorio alterata dalla escavazione per creare fantastici spazi architettonici o inediti paesaggi arricchiti di nuovi segni e significati. In molti casi questi recuperi “creativi”, dovuti all’intervento progettuale di architetti paesaggisti ed artisti, sono orientati alla creazione di luoghi particolarmente significativi anche sotto il profilo dell’uso pubblico come ad esempio parchi-museo, luoghi di spettacolo ecc. e sono inseriti in circuiti e percorsi turistici e didattici. E’ principalmente in questo filone di ricerca che si incentra la mostra di Marmomacc. Lo scopo dell’iniziativa è da un lato indagare e mettere a confronto tendenze e orientamenti diversi, che spaziano dallo sviluppo delle potenzialità “architettoniche” delle cave a interventi di land-art, dall’altro offrire esempi significativi di recupero “alternativo” come stimolo per una nuova progettualità del territorio.


ANTICHE CAVE DI DIONYSSOS Monte Penteli, Grecia, 1994/1998 Nella Golanda e Aspasia Kouzoupis

Mostra
La rassegna, a cura di Vincenzo Pavan, approfondisce e sviluppa una ricognizione avviata dieci anni fa da Marmomacc su esperienze di recupero creativo delle cave di materiali litici realizzate negli ultimi vent’anni in differenti paesi europei tra cui Spagna, Francia, Italia, Grecia, Scandinavia, Inghilterra.
Si tratta di interventi ad opera di architetti, paesaggisti e artisti di notorietà internazionale su impianti estrattivi dismessi. Progetti esemplari e puntuali che rappresentano uno stimolante e positivo approccio in termini di cultura, tecniche e linguaggi, al più generale problema del recupero di vaste aree estrattive.
Gli interventi più interessanti, rappresentativi di metodi e tipologie diversi, dalle cave in galleria a quelle in cielo aperto, saranno esposti in una mostra allestita in Veronafiere durante la 45ª Marmomacc nello spazio “Forum del Marmo” del padiglione 7/B dal 29 settembre al 2 ottobre 2010.
Ogni esempio scelto sarà illustrato da rilievi, fotografie e modelli della cava dalla fase attiva alla dismissione, e infine all’intervento di recupero architettonico e paesaggistico.
I pannelli di foto e disegni saranno affiancati dalla proiezione di video.
I contenuti della mostra saranno raccolti in un catalogo bilingue (italiano-inglese) che documenterà le opere illustrate e sarà integrato da testi esplicativi, saggi di studiosi e storici dell’architettura e del paesaggio, e costituirà un importante documento di divulgazione sul recupero delle cave.

Convegno
Sul tema della mostra sarà realizzato durante la 45ª Marmomacc un convegno per illustrare e discutere le più interessanti esperienze di recupero architettonico-paesaggistico in corso e le prospettive future. All’incontro saranno invitati esperti del settore, architetti, ingegneri, docenti universitari produttori e amministratori, i quali effettueranno interventi su vari aspetti del problema cave.
Il convegno infatti tratterà in diverse sessioni i principali contenuti riguardanti la progettazione del paesaggio delle aree estrattive, tra i quali: la legislazione, economia e gestione del territorio; il recupero del paesaggio estrattivo e il progetto di cava; la cava come risorsa, potenzialità progettuali e esperienze internazionali; la ricerca nelle università.

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26 Luglio 2010

Post-it

Intervista ad Alfonso Femìa – 5+1AA

“Conformismo, prevaricazione formale e distacco dalla realtà sono le caratteristiche dell’architettura contemporanea, insieme al senso di colpa nei confronti della forma e della bellezza. La meraviglia, lo stupore sono gli elementi propri della poetica italiana ed europea. La creazione di meraviglia e stupore da parte dell’architettura non ha niente a che fare con la ricerca del consenso e di spettacolarità del contemporaneo. Più esattamente la creazione di meraviglia è lo strumento per raggiungere la conoscenza del reale. Ecco lo scopo. Ritornare a vedere la realtà. E, per quanto la realtà del territorio, delle città, degli uomini sia difficile e dolorosa, il dovere dell’architettura è di non rinunciare a immaginare un futuro. Migliore. Anche romanticamente. La negazione del reale, l’atteggiamento che da blasè diviene cinico, proprio dell’architettura contemporanea, dev’essere sconfitto. Questa battaglia, etica e culturale, sarà combattuta attraverso un’architettura che sia invenzione specifica, che nasca, con libertà, dal contesto e dalla storia. Il suo linguaggio è libero e contemporaneo. (…)
Praticare la realtà è la sola modalità possibile per affrontare l’architettura. Proponendo dubbi: l’architettura è un enigma che si risolve col cuore. Riteniamo l’architettura non una questione esclusiva di forma e linguaggio. La nostra visione dell’architettura come trasformazione della realtà implica, nel suo massimo significato etico, poetico e professionale, un alto senso di responsabilità e il rifiuto del cinismo. (…)
L’attenzione per il ruolo del pubblico e il sociale, per i linguaggi contemporanei e le relative contaminazioni, uniti al conforto della memoria, creano gli elementi di riferimento per un’architettura che esprime come un alternarsi di azioni e reazioni, verso una sperimentazione del reale e sul reale. La ricerca progettuale si svolge sulla sottile linea di confine che separa e unisce il pubblico con il privato, il territorio con la città. Un pragmatismo visionario, un realismo magico, un nuovo contestualismo.”

Prolusione a 5+1AA di Alfonso Femia, Gianluca Peluffo

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21 Luglio 2010

Design litico

Un tempio, gli dei, gli eroi

English version


Studio grafico di Manuel Aires Mateus per il nuovo padiglione Pibamarmi al Marmomacc 2010.

Un tempio in pietra per gli dei di pietra. L’idea di un recinto sacro, elevato a definire una concatenazione di spazi riservati e gerarchici, ispira il nuovo progetto di exhibit design firmato da Manuel Aires Mateus per Pibamarmi al Marmomacc 2010.
L’allestimento è costituito da muri in cui la materia litica, levigata e monocromatica, si stratifica in dispositivi rettificati che reinterpretano stilizzandole le opere murarie delle architetture greco-ellenistiche; i setti racchiudono una cella centrale e individuano spazi laterali pensati per proteggere e rivelare al contempo monoliti raffinati e preziosi, che vivono un rapporto d’elezione con l’elemento liquido. Questi pezzi di design sono gli oggetti di culto del rituale contemporaneo legato alla cura del corpo e prendono forma dalla pietra naturale per essere contemplati e toccati, per infondere con la loro presenza suggestioni e sensazioni di armonia e benessere.
Al cospetto di questi nuovi dei, nel silenzio e in un’atmosfera luminosa soffusa, sono ammessi gli eroi, i visitatori che sanno comprendere il rituale della pietra e che sono invitati ad entrare per vivere un rapporto privilegiato con la divinità assumendone in parte le virtù.


Studi grafici di Manuel Aires Mateus per il nuovo padiglione Pibamarmi al Marmomacc 2010.

BIOGRAFIA MANUEL AIRES MATEUS
Manuel Aires Mateus nasce a Lisbona nel 1963 dove si laurea alla Facultad de Arquitectura de la Universidade Tecnica nel 1986. Inizia la collaborazione con l’architetto Gonçalo Byrne dal 1983 e tale esperienza si rivela fondamentale per la sua formazione professionale. Nel 1988 fonda, con il fratello Francisco, lo studio Aires Mateus & Associados. La formazione nell’ambiente della cultura architettonica portoghese contemporanea, contrassegnata da maestri come Tavora, Siza, Souto de Moura e Byrne non ha impedito ai fratelli Aires Mateus di elaborare uno stile personale, caratterizzato fin dagli esordi da un’evidente riconoscibilità. L’architettura dei Mateus si basa infatti su una ricerca dello spazio e della materia che, pur riconoscendo nella massa la sua principale ragione d’essere, mira a superare la gravità per affermare una sostanziale smaterializzazione della costruzione architettonica.
Tra le opere più significative realizzate dallo studio figurano numerose case private e importanti opere pubbliche quali la Residencia de estudiantes de la Universidade de Coimbra (1999), il Centro Cultural de Sines (2000), il Rectorado de la Universidade Nova a Lisbona (2001), le librerie Almedina (2000-2002), il Museo del Faro a Cascais (2003), il Museo de Arquitectura (2006) e gli Edifícios de Escritórios a Lisbona (2008).
Dal 1997 Manuel Aires Mateus è professore cattedratico all’Università di Lisbona; tra il 2002 e il 2005 è stato inoltre Visiting Professor alla Graduate School of Design di Harvard. Dal 2001 è professore presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio.

di Davide Turrini

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Aires Mateus & Associados
Pibamarmi

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21 Luglio 2010

English

A temple, the Gods, the Heroes

Versione italiana


Graphic skecth by Manuel Aires Mateus for the new Pibamarmi pavilion at Marmomacc 2010.

A stone temple for stone Gods. The idea of a sacred enclosure defining a concatenation of closed and hierarchical spaces inspires the new exhibit design project signed by Manuel Aires Mateus for Pibamarmi at 2010 Marmomacc.
The smoothed and monochromatic stone material constituting the walls is stratified in upright dispositives that reinterpret in a stylized way the works of Greek-Hellenistic architectures; the partition walls frame a central cella and indicate lateral spaces thought to protect and at the same time reveal refined and precious monoliths that are in vivid relationship with the liquid element. These design pieces are the cultic objects of the contemporary ritual body care and they are shaped from the natural stone in order to be contemplated and touched, to instil with their presence evocative sensations of harmony and wellbeing.
In front of these news Gods, in a softly illuminated and silent atmosphere, the visitors that can understand the ritual of the stone become Heroes allowed to enter this sacred place, invited to live a privileged relationship with the deity and to absorb part of its virtue.


Graphic sketches by Manuel Aires Mateus for the new Pibamarmi pavilion at 2010 Marmomacc.

MANUEL AIRES MATEUS’ biography
Manuel Aires Mateus was born in Lisbon in 1963 and graduated at the Faculty of Architecture at Universidade Tecnica in 1986. He started collaborating with architect Gonçalo Byrne in 1983 – fundamental experience for his professional education – till the foundation in 1988 of Aires Mateus & Associados studio, together with his brother Francisco.
The education in the cultural Portuguese environment, dominated by internationally relevant personalities as Tavora, Siza, Souto de Moura and Byrne, haven’t limited or prevented the elaboration of a personal “style” characterized, since his beginnings, by an evident and recognizable mark.
Mateus brothers’ architecture is based on the research on space and materials that, although recognizing the mass as the principal element, aims to eliminate gravity in order to stress the importance of lightness through a substantial de-materialization.
Among the most significant works realized by Aires Mateus & Associados studio we can find numerous private residences and public works, as Residencia de estudiantes de la Universidade de Coimbra (1999), the Cultural Centre in Sines (2000), the New University Chancellor’s Office in Lisbon (2001), Almedina bookshops (2000-2002), the Lighthouse Museum in Cascais (2003), the Museo de Arquitectura (2006) and the Edifícios de Escritórios in Lisbon (2008).
Since 1997 Manuel Aires Mateus has been ordinary professor at Lisbon Lusiada University; from 2002 to 2005 he had been Visiting Professor at the Graduate School of Design at Harvard University. Since 2001 he has been teaching at Mendrisio Architecture Academy.

by Davide Turrini

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Aires Mateus & Associados
Pibamarmi

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19 Luglio 2010

Post-it

Verde Verticale

Il contributo in termini di qualità percettiva offerto dalla presenza della vegetazione nel paesaggio naturale e antropizzato è un assioma da sempre riconosciuto nella memoria collettiva dell’umanità.
Il rapporto tra opera costruita ed elemento vegetale come strumento progettuale parte dai mitici giardini pensili di Babilonia, per passare attraverso i pergolati verdi dipinti sulle pareti di ville pompeiane, ai berceau voltati dei giardini europei del XVI e XVIII secolo, all’arte topiaria, fino alle prime utilizzazioni in campo architettonico di strutture metalliche di supporto alla vegetazione rampicante come elemento di caratterizzazione figurativa dell’opera costruita (Hector Horeau). In epoca moderna, Le Corbusier tra “I cinque punti dell’architettura” annovera il verde come materiale di progetto; Frank Lloyd Wright esplora le vie dell’architettura organica; Alvar Aalto dà vita a forme immancabilmente debitrici di suggestioni tratte dal mondo naturale, e così via fino ad oggi, attraverso le diverse esperienze progettuali di Burle Marx, Lucio Costa e Oscar Niemeyer (colonne vegetali a S. Paolo in Brasile, 1982), Geoffrey Bawa, Emilio Ambasz, Hundertwasser, James Wines (Terrarium e Hialleah Showroom, 1978), Ungers (Melkerei Houses a Landsthul, 1979).

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19 Luglio 2010

News

FORUM DEL MARMO
Idee, opere e prospettive del progetto litico

45ª Marmomacc – Verona 29 settembre/2 ottobre 2010

Il Forum del Marmo si configura fisicamente e idealmente come luogo di Marmomacc dedicato a mostrare, discutere, approfondire contenuti teorici, opere e realizzazioni architettoniche e paesaggistiche, esperienze didattiche legate al mondo della pietra.
La diffusione dell’interesse per questo materiale ha toccato negli ultimi anni vaste aree disciplinari che vanno dall’architettura al paesaggio al design, che coinvolgono saperi e soggetti diversi in nuove sinergie.
Per la 45a Marmomacc, l’articolata serie di attività scientifico culturali che caratterizza la rassegna veronese sarà riunita in uno spazio dedicato nel Padiglione 7B ove saranno raccolti sotto il titolo di “Forum del Marmo” mostre, convegni, conferenze, lezioni universitarie, seminari e incontri.
Nel cuore dell’area delle mostre di architettura e design sarà allestito uno spazio per i convegni organizzati con programma continuativo che vedrà alternarsi architetti e designer, professori di vari rami della tecnologia e della ricerca litica provenienti da varie sedi universitarie, tecnici ed esperti di progettazione digitale, geologi e ambientalisti, gruppi di ricerca di Facoltà di Architettura e Ingegneria e Design.
Per i quattro giorni della durata di Marmomacc, dal 29 settembre al 2 ottobre, il Forum del Marmo sarà quindi luogo di incontro di diversi saperi e discipline aperto, oltre che ad architetti, ingegneri, designer, studenti e tecnici, anche ad operatori, produttori e visitatori interessati all’approfondimento dei temi litici.
Sarà soprattutto l’occasione per mondo universitario e giovani architetti di incontro e di conoscenza, di scambio di esperienze, di ricerca e di nuova progettualità all’interno di una manifestazione fieristica che offre il meglio dei materiali lapidei e della ricerca sulla loro lavorazione e applicazione.

MOSTRE
Tra le mostre che formano il nucleo centrale del Forum del Marmo si ricordano:

1) Il progetto litico nelle università
Una serie di mostre dei migliori elaborati dei corsi di “Progettazione con la Pietra” convenzionati o promossi da Marmomacc in collaborazione con varie sedi universitarie: Politecnico di Milano, Polo Universitario di Mantova, Facoltà di Architettura di Ferrara, Facoltà di Ingegneria di Trento, Facoltà di Ingegneria di Padova, Facoltà di Architettura di Pescara, Facoltà di Ingegneria di Roma, Politecnico di Bari, Texas Tech University.
2) Premio Tesi di Laurea
Mostra dei progetti premiati nel concorso di Marmomacc, a carattere biennale, “Paesaggio, Architettura e Design Litici” dedicato alle tesi di laurea aventi come oggetto l’utilizzo dei materiali litici, discusse nelle Facoltà italiane di Architettura, Ingegneria e Design.
3) Architetture di Cava
Mostra di interventi esemplari di ricomposizione del paesaggio di cava e di recuperi “creativi” di siti dismessi dovuti all’intelligenza progettuale di architetti, paesaggisti e artisti in diverse aree estrattive europee. Un’indagine su tendenze e orientamenti alternativi come stimolo per una nuova progettualità del territorio.
4) Hybrid & Flexible
Mostra di oggetti e installazioni di design litico progettati da tredici designer internazionali per altrettante aziende del marmo nella edizione di Marmomacc del 2009.

CONVEGNI CONFERENZE LECTURES
Fra le principali attività convegnistiche, a cui si aggiungeranno altre in fase di programmazione, si annoverano:

1) La reinvenzione del paesaggio di cava

Sul tema del recupero e della progettazione delle cave di pietra, trattato anche nella mostra “Architetture di Cava” e in varie sedi universitarie, viene realizzato un convegno per illustrare
e discutere le esperienze in corso e le prospettive future. All’incontro parteciperanno esperti del settore, architetti, ingegneri, docenti universitari produttori e amministratori, i quali effettueranno interventi aperti al dibattito con il pubblico.
2) Design in fiera
Interventi di autori delle installazioni e delle opere esposte nelle mostre di “Marmomacc Meets Design”, distribuite nei padiglioni della fiera, sul tema.”Irregolare, Eccezionale”.
3) Master Politecnico di Milano
Lectures collegate ai programmi didattici del master di progettazione in pietra del Politecnico di Milano distribuite durante le giornate di Marmomacc.
4) Territori della ricerca litica
Conferenze e lectures proposti dai corsi di progettazione in pietra di università italiane ed estere.
5) Corsi Formativi AIA – RIBA – RAIC
Lectures specifiche sui temi programmati nel corso formativo del 2010.
6) Educare alla cultura litica
Incontro – tavola rotonda annuale tra docenti, esperti e studiosi dei corsi di Progettazione in pietra di varie università

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16 Luglio 2010

News

Portes ouvertes des ateliers d’artistes de Belleville
L’arte si apre alla città

C’est à l’instant où jaillit la forme que le dialogue s’impose entre la matière et l’imaginaire et libère l’émotion
Catherine Arnaud

Il rapporto tra materia e immaginazione si impone ogni volta che la “forma” prende vita facendo scaturire emozione nell’animo umano che la osserva, sostiene la scultrice parigina Chaterine Arnaud.
Materia, immaginazione, emozione, sono gli elementi principali che vertono intorno alla forma progettata, modellata, vissuta nell’atelier dell’artista che è laboratorio, casa, luogo di conservazione dell’opera d’arte.


Scultura lapidea nell’atelier di Catherine Arnaud, particolare

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Ogni anno a Belleville, in quella Parigi multietnica che mescola atmosfere bohémiennes a sapori d’Asia questi spazi, scrigni privati di creazione e lavoro, nel corso di quattro giorni del mese di maggio aprono le proprie porte alla città. Il regno dell’artista viene “invaso” da osservatori curiosi che passeggiano tra opere d’arte in corso d’opera, tele appenna abbozzate, fotografie, massi di pietra, ceppi di legno, pezzi ceramici, pennelli, cavalletti, colori, scalpelli. Il pubblico ha modo di avvicinarsi alla materia grezza in procinto di essere trasformata, la può toccare osservando gli artisti al lavoro, ammirando l’opera finita o in procinto di giungere alla propria compiutezza.
Passando da uno studio a un altro è allora facile comprendere come il linguaggio dell’arte e della materia sia universale. Si riconoscono le diverse essenze del legno, la pietra cavata in ogni parte del mondo e modellata in forme sinuose, si osservano scatti fotografici che immortalano paesaggi lontani.


Un atelier aperto al pubblico

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La città si anima grazie alla disponibilità di circa 200 artisti ad aprire quelle porte che celano dietro di sé il mondo magico della creatività e che di anno in anno decidono di non rinunciare a un appuntamento capace di far conoscere, almeno in parte, la materia nelle sue diverse tipologie e le tecniche artistiche per lavorarla.

Sara Benzi

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AteliersArtistesBelleville

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15 Luglio 2010

Post-it

Imanuel Kant, la disabilità e il design multisensoriale

Se la mancanza di un senso (p.e. quello della vista) è innata: così il disabile possibilmente coltiva un altro senso, che sostituisca il vicariato di quello, e esercita l’immaginazione produttiva con grande perseveranza: nel modo in cui cerca di comprendere la forma di corpo esterno attraverso il tatto e – dove questo per via della grandezza (p.e. di una casa) non è sufficiente – gli ambienti attraverso un altro senso, come quello dell’udito con l’eco della propria voce in una stanza: alla fine però, se una fortunata operazione riporta l’organo alla sua sensibilità, deve innanzitutto imparare a vedere e sentire, cioè riportare la sua percezione sotto la capacità di questo di tipo di soggetto.

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14 Luglio 2010

English

Refurbishment of Plaza del Torico, Teruel, Spain, 2007*
by Fermín Vásquez – b 720

Versione italiana

[photogallery]torico_album_1[/photogallery]

On the new Plaza del Torico
Teruel, in the south of Aragona, with its 35,000 inhabitants, is one of Spain’s least populated provincial seats. The ancient core of the city, not very large, rises on vaguely oval high grounds, surrounded by steep cliffs. However in spite of its size Teruel is a city with a wealth of architecture. Its historic center is one of the most extraordinarily beautiful centers of all of Spain, and also one of the most “truthful”: on the one hand for its Moresque constructions, which make it a very important example of a monumental medieval city; on the other hand for its “modernist” architecture, arising at the beginning of the 20th century thanks to the commercial boom of the time, highly visible and frequent throughout the entire city to which it gives specific homogeneity: residential buildings, schools, shops, etc,: and thirdly for the urban continuity of some of its arcaded roadways which give it great cohesion. In recent years, in Teruel as in many other Spanish cities, the elected authorities have undertaken a series of works on several of the most important urban sites, both by assigning design appointments and by creating competitions. The first significant example of this was the Paseo del O?valo, in 2001, won by David Chipperfield with the collaboration of b720 Arquitectos. b720 Arquitectos also quite properly won a new competition soon afterwards, the competition for remodeling the heart of the city: Plaza del Torico. The project could not have been more challenging: the urban space around which the entire city takes its structure and organization, both historically, psychologically and also functionally. At the same time the Plaza has a strange character, without its own form, without clear definition, created rather by organic and topographic circumstances: an elongated triangular footprint, slightly sloping, being the point where several roads widen out and intersect as they converge on its ends and which, originally, were streams. A fountain rises in the center of the triangle, built in the mid 19th century with a column supporting a small bronze bull (the Torico) which is the symbol of the city. These formal irregularities are answered by the most coherent aspects of the facades that border it, with arcades that give spatial complexity and uniformity to the whole. In addition this is the site where some of the most singular “modernist” houses of the city
are to be found. And there is more: two large medieval water cisterns have been excavated in the subsoil below the square, dating from the 14th century: the Somero and the Fondero, handsome architectural achievements which also required integration in the remodeling project. The solution conceived by b720 Arquitectos, faced with this complexity, is notable for its simplicity: certainly a simplicity that is only apparent and that conceals, as it could not escape from doing, great complexity. To begin with the decision to extend to the entire square, including the arcades, a basically continuous paving made of basalt stone with only small level differences, such as curbing or ramps, and changes in piece sizes in function of the site: exterior, arcade, etc. In spite of this, as we said, the basic impression is one of continuity, underlined by the dark color of the stone that generates a typical characteristic
of a non-superficial plane, profound and dense, from which the buildings, arcades and fountain, where the dominating note is light-colored limestone, rise up, perfectly “designed” and modeled – without exaggeration – by new luminosity.
This contrast – limestone buildings above, dense dark basalt below – increases with that which is, from the design standpoint, the most singular choice: the insertion of long and narrow illumination components in the paving, like sticks of light that seem to slide on the floor of the square and turn around the fountain as though they were filaments being dragged away by one of those streams that originally traveled through this site, giving origin to the square which, in this unexpected manner, by means of light rather than water, seems to hark back to its most innermost and concealed meaning.

Juan José Lahuerta

[photogallery]torico_album_2[/photogallery]

Refurbishment of Plaza del Torico
The triangular shape of the square Torico Teruel is not fortuitous, its route becomes of outstanding natural where rainwater runs. Over time a morphology was created transforming land, domesticating outstanding transcript to other vector systems of its organization.
Socially, Plaza del Torico is an extension of the urban net, a compound playful and for the citizen. His dual status of environment and connector assembly required a response from the design that envisaged for the future, respecting the qualities of space and heritage.
This projects is the remodeling of a square of 1.798,76 m2 surface and arcades that surround it of 1.047,01 m2, with the renewal of its pavement with basaltic stone pavers. Under gradient, a gallery of connection between the two tanks, Somero and Fondero, and museum area with a total of 409.56 m2 has been projected. This campaign has sought to improve the flow and public participation through the connection between the two tanks that allows the display Albello?n and reuse cistern Somero as space for future exhibitions.
The intervention focuses on the complete renovation of the appearance of the square, its pavement, their porches and facades, following a carefully designed lighting. And assumed, in addition, the recovery for the public of the tanks that are placed under the square, elements of great value and artistic heritage.
The pavement developed enables a sensitive relationship to the variety of interpretations of the stories, events and emotions that converge on the square. The compositional strategy of systematic repetition and variation materializes physically on the surface of the pavement of basaltic stone: light through a system based on led technology. The change stems from the runoff diagram of the square, which translates into power lines, causing bifurcations and inflections to encounter various obstacles: surface with the fountain of Torico (where is the turning point of enlightenment); low flush with tanks, on which the vector density is reduced by half, so that the presence of underground archeological values is visible in the public space. The remodelling of the Plaza del Torico has included an innovative lighting system consisting of 1.230 luminaries led lamps embedded in the ground that have the ability to change color using a video program,
which can generate different textures and rhythms light. The lighting of facades, following the criteria of the European Union, is performed by luminaries based headed to bathe in the same direction from top to bottom, putting them in value. In the porches has been used indirect lighting that highlights other items, while the Torico lights from the facades of the square for a light beam focused.
In order to provide a good feeling light to the plaza without detract attention to the pattern of inlaid luminescent, facades and the horizontal plane of the porch were illuminated. In the latter, a new false ceiling has helped upgrade the facilities that used to hung by the lintel of the outer face of the porches.
The light, flush and bathing slightly the facades, illuminates a linear fashion vertically from the cornices, while the sides of the false roof, porches perimeter of the square glow horizontal and diffuse. The lighting of the plaza is reduced to a vertical plane of the facade that rotates to become the horizontal plane above the false ceiling of the arcades. This linear lighting system that reinforces the direction of the plaza in both directions will be subtle because of its small size. The use of cutting-edge technologies in general lighting of the facades and porches of the square we reduces maintenance intervention every 20 years, as well as the energy consumption of lighting system. Great attention has been given, throughout the entire project, to details, finishes and the use of high quality materials. Underground spaces were paved in natural stone. Tenuous colors prevail and, together with the lighting system, accentuate the characteristics and proportions of the space and its archeological zones. An invitation, in the city of Teruel, for an emotional trip through past monuments and contemporary forms of art. Plaza del Torico was reopened to the public with a completely renewed image, more spacious and with a luminous spine that enhances the beauty and historic value of the heart of the city of Teruel. This restoration achieves the dual goal of giving added value to the patrimony inherited from history and that of creating entertainment spaces for citizens, further enriching the tourist attractions of the capital of Mudejar.

[photogallery]torico_album_3[/photogallery]

A carpet of Basalt
In the Plaza del Torico were laid 1,804.07 square meters of flame-finished basalt paving stones. The entire pavement, including borders, ramps and the sidewalks of the arcades, was made using the same stone. The only variation, for the sidewalk areas, was in the sizes of the stones and the scratched surface finish.
The basalt pavers are 30x15x8 cm in size except for a certain number of elements which have special cuts that house the light fixtures. Slabs are laid on a 1 to 6 cm damp cement mortar mix. 4/5 mm gaps are maintained, sealed with cement mortar, silica sand and black dye. The entire pavement is laid on a double slab of reinforced concrete, 20 cm thick, suitably inclined and with expansion joints every 5 meters.
Both technical and esthetic reasons dictated the choice to use this stone, referred both to finished treatments and colors and to performance in local climate conditions. The zone of Teruel has high thermal excursions between daytime and nighttime. This material has shown itself to be highly resistant to vehicular traffic and, thanks to its low absorption coefficient, to freezing, avoiding the danger of exfoliation and erosion that could be generated by the combined action of high temperature excursions and freezing water from the external environment. Villalba limestone was used to pave the lower level and to restore a few special pieces around the piazza including the columns of the arcades and segments of the fountain. This limestone is a white stone that is traditional of the zone and typically used in residential constructions. The lower level is paved with 4 cm thick rectangular pavers laid on a damp mortar bed.

Technical informations
Project Title:
Refurbishment of Plaza del Torico
Project Address:
Teruel, Spain
Design period:
2005-2006
Construction period:
2006-2007
Client:
Sociedad Municipal Urban Teruel
Architects:
Fermi?n Va?zquez – b720 Arquitectos, Madrid, Spain
Design team:
Fermi?n Va?zquez, Agusti?n Miranda, Pedro Baltar, Sebastia?n Khourian, Mari?a Barbeito, Ana Caffaro, Leyre Ciriza, A?ngel Corsino (models), Pedro Garci?a, Pablo Garrido, Gustavo Gaudeoso, Guillermo Gutie?rrez, Markus Jacobi, Paulo Moreira, Magdalena Ostornol, Javier Piedra, Andrea Rodri?guez, Marta Sorribes, Alesandro Zanchetta (graphic design)
Construction management:
Diputacio?n General de Arago?n, Zaragoza, Spain
Structures:
Valladares, Madrid, Spain
General contractor:
Acciona Infraestructuras S.A., Teruel
Stone material employed:
Basalt
Stone supplier:
Dome?nec Cadevall, Barcelona, Spain
Stone placement:
Pavimento Los Molinos, Zaragoza, Spain
Lighting:
Lightled S.A., Barcelona, Spain

Biographical Outline
Fermi?n Va?zquez founded b720 Architects in 1997 and he is currently the Managing Partner. Since then, the practice has carried out projects in major cities in Spain, in the architectural field and in urban planning, and has won numerous competitions. Nowadays, Fermi?n Va?zquez combines practice with teaching (Barcelona, Bordeaux, Madrid). b720 Arquitectos (practice with more than 60 professionals working at offices in Barcelona and Madrid) highlights among its recently completed projects counts: the building of the America’s Cup (Valencia), the corporate headquarters of Indra in Barcelona, recovery of Plaza del Torico in Teruel, and an office building at 22@ (Barcelona) and La Mola, a hotel and conference center in Terrassa (Barcelona), Lleida’s airport, the construction of a Casino (Lloret, Girona), the remodelling of the College of Quantity Surveyors of Alicante, and a promotion of social dwelling in Mieres (Asturias). In 2008, b720 Arquitectos has won the competition for the construction of the new Encants Market in Barcelona, a tower of offices in Sevilla and the new World Trade Center of Igualada (Barcelona). In 2009, b720 Arquitectos has won the competition for the construction of the new Regional Hospital Ernest Lluch (Valle?s Oriental) and a new school in Puigerda? (Girona). b720 Arquitectos collaborated with colleagues of great international prestige for its projects in Spain. All these projects carried out, right from the start, in collaboration,
as real partners. Outstanding amongst them are projects undertaken with David Chipperfield (City of Justice in Barcelona and L’Hospitalet); Toyo Ito (Fira Towers project in Barcelona’s new fairground) and Jean Nouvel (Agbar Tower and the Poblenou Park in Barcelona, extension of the Museo Nacional in Madrid).
Fermi?n Va?zquez and b720’s projects have received numerous awards. In 2007, the America’s Cup building won the European Riba Award and was finalist of Mies Van der Rohe Prize, IX Bienal Espan?ola de Arquitectura y Urbanismo and the Stirling Prize. Regarding FAD awards, in 2007, Indra building was finalist and also did the refurbishment of Torico’s Square and Veles e Vents building for America’s Cup in 2008. In 2004, the project Paseo del O?valo won the prize “Ciudades Patrimoniode la Humanidad” and the European Prize of Urban Public Space.

* Taken from Lithic Ethic Aesthetic (by Vincenzo Pavan), Faenza, Faenza Industrie Grafiche, 2009, pp. 157 edited at Marmomacc 2009.

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12 Luglio 2010

Post-it

Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato

Antonia Campi (Sondrio, 1921), detta Neto come suggerisce affettuosamente l’autrice Anty Pansera, sua profonda conoscitrice sia sotto il profilo umano che professionale, è una straordinaria figura di intellettuale che attraversa da indiscussa protagonista la storia di oltre mezzo secolo del design italiano e internazionale.

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