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2 Ottobre 2010

Interviste

Intervista a Paolo Ulian

N.G. Per esplorare l’affascinante universo creativo di Paolo Ulian comincerei dal presente, forte di un’indiscussa maturità progettuale, per poi ricercarne le radici e le ragioni in un passato professionale altrettanto fervido e “necessario”.
Si è da poco conclusa la mostra personale che le ha dedicato il Triennale Design Museum di Milano, dal provocatorio e affascinante titolo “Paolo Ulian. Tra gioco e discarica”.
Può spiegare il significato dei due termini e della loro interazione, in rapporto al suo concetto di fare design oggi?
P.U. Il titolo della mostra è opera di Enzo Mari e si riferisce nella prima parte a un certo mio modo di operare che spesso si avvicina al procedere libero e ingenuo del bambino. Mari mi paragona bonariamente al suo nipotino di due anni, che esplora il mondo senza alcun preconcetto, aiutato solo dalla curiosità e dalle emozioni che incontra lungo la strada.
La seconda parte del titolo si riferisce alla mia propensione ad affrontare con una certa insistenza fin dai tempi della scuola i temi etici e ambientali attraverso il progetto. Nel titolo potevano esserci altre mille definizioni e sfumature, ma penso anch’io che le parole gioco e discarica sintetizzino bene il mio universo fatto di sperimentazione e di attenzione agli sprechi, di tentativi spesso falliti, di piccole scoperte e invenzioni quasi sempre nate da ricerche personali senza scopi economici e senza limiti di tempo.


Paolo Ulian. Tra gioco e discarica, copertina del catalogo della mostra (Milano, Triennale Design Museum, 27 gennaio – 28 febbraio 2010), Electa, Milano 2010

N.G. L’uso di materiali riciclati o riciclabili, la minimizzazione dello scarto nel processo di produzione, la sostenibilità eco-ambientale del prodotto finito… Quanto di questo stile creativo è innato nella sua pulsione artistica, quanto è frutto degli insegnamenti dell’indiscusso maestro che è stato per lei Enzo Mari, e quanto infine è determinato dalle contingenti emergenze ecologico-ambientali che la società di oggi è destinata ad affrontare?
P.U. Il rispetto per il mondo che ci ospita è una componente della mia vita fin da bambino, mia madre mi ha dato l’imprinting con il suo sistema di vita assolutamente esemplare e fuori dagli schemi imposti dalla civiltà dei consumi. Lei da sempre paga la tassa sui rifiuti ma non produce che pochi grammi di spazzatura, la sua vita ancora oggi è un riferimento importante per me su ciò che si può fare nelle piccole azioni quotidiane per migliorare il presente e il futuro di tutti. Poi nel corso della mia formazione accademica ho incontrato Enzo Mari, che mi ha aperto nuovi orizzonti con il suo impegno etico, con i suoi pensieri sempre sinceri e per questo scomodi, e soprattutto con la sua ricerca progettuale che è un vero e proprio manifesto pragmatico sul “buon senso” del fare. Più avanti sono stati per me illuminanti i progetti di Angelo Mangiarotti, come le sue sculture in marmo realizzate con le nuove tecnologie di lavorazione che lasciano senza parole. Sono realizzate senza produrre scarti e hanno una grande forza estetica, gli studenti di design possono imparare molto osservando il lavoro di questo grande maestro.


L’artista a colloquio con Enzo Mari

N.G. Autodeterminazione di un giovane talento italiano: fin dal suo percorso di studi, iniziato con la frequentazione dell’Istituto d’Arte, proseguito con l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Carrara e poi con il diploma all’Isia – una delle prime scuole di design industriale a Firenze – è stata chiara la sua vocazione di Artista-Artigiano-Designer.
Adesso che il suo iter formativo si è concluso in che misura preferisce definirsi cosa?
P.U. Per comodità mi definisco un designer, ma la mia vera ambizione è quella di riuscire a diventare anche un buon artigiano, un artigiano senza committenti, che produce solamente ciò che ama e che lo appassiona, senza troppi compromessi, più vicino a una pratica spirituale che commerciale.


Paolo Ulian in laboratorio

N.G. Silvana Annicchiarico, direttrice del Triennale Design Museum di Milano, nella prefazione al catalogo della mostra di cui sopra (Paolo Ulian. Tra gioco e discarica, Electa, Milano 2010) definisce il suo lavoro come “un esempio alto, elegante e originale di design relazionale”, individuando come elemento costitutivo del suo progettare il rapporto tra oggetto e fruitore. È davvero questo il principale nodo creativo a cui si lega il suo fare artistico?
P.U. Nel percorso progettuale che ho seguito in questi anni la componente relazionale è stata quasi una costante nel mio modo di operare ed è riscontrabile in molti miei oggetti, ma non credo che si possa definire come la principale, probabilmente è quella che colpisce di più il fruitore a livello emozionale e di memoria collettiva. Le altre caratteristiche importanti della mia ricerca direi che sono sicuramente una certa sensibilità ambientale e l’attrazione per le piccole invenzioni.


Portafrutta, 1992: questo oggetto è realizzato con semilavorati di scarto derivanti dalla produzione di vasi in marmo bianco di Carrara

N.G. Pensiero e realtà, teoria e prassi, significato e forma. Tali apparenti dicotomie si cercano e si trovano nel progetto e nella realizzazione delle sue creazioni: è dalla tensione all’assoluto che sembra nascere la semplicità dei suoi oggetti… potrebbe descriverci il processo creativo che sottende al prodotto finale?
P.U. Quando inizio un nuovo progetto la mia preoccupazione maggiore è capire quale potrebbe essere il suo senso, il suo significato, è cercare di capire il perché della necessità di questa nuova presenza e trovare una risposta che sia per me soddisfacente. Per soddisfacente intendo dire che quell’oggetto abbia qualcosa da raccontare, che in qualche misura possa provocare una riflessione o comunque un’emozione a chi lo guarda o lo usa. L’aspetto del significato delle cose è molto importante perché mi fa sentire attivo e in qualche modo utile.
Questo io lo definisco il “perché” del progetto; il “come” e cioè la parte che riguarda gli aspetti formali e funzionali viene di conseguenza, ma non per questo è di secondaria importanza. Mi fermo solo quando penso di aver raggiunto il migliore equilibrio possibile tra questi elementi.


L’artista al lavoro

N.G. Nel corso della sua carriera professionale ha mai sperimentato, o pensa di poterlo fare in futuro, altre dimensioni progettuali oltre al design del prodotto?
P.U. Ho sempre lavorato su progetti di piccola scala un po’ perché ho una particolare predilezione per gli oggetti di uso quotidiano, un po’ anche per necessità. Negli anni novanta, subito dopo il diploma, per riuscire a partecipare alle mostre collettive di design dovevo realizzarmi i prototipi da solo e, dato che la mia situazione economica non era delle migliori, ero obbligato a progettare oggetti di dimensioni contenute, realizzabili con materiali facilmente reperibili. Poi negli anni a venire ho proseguito in questa direzione probabilmente anche perché la mia condizione economica non si è molto evoluta. Se però mi capitasse di ricevere qualche incarico di progetto su scala maggiore non credo che rifiuterei.


Vaso vago, 2008: dall’aspetto indefinito, questa creazione apparentemente non ci rivela una sua logica interna. La sua forma finale invece è la naturale conseguenza della modalità di lavorazione con cui sono stati ottenuti i pezzi che la compongono. I 24 anelli che formano il vaso sono ricavati da tre lastre di 60 x 60 cm di marmo bianco di Carrara, tagliate a getto d’acqua. La disposizione concentrica degli anelli sulla lastra consente di ridurre nei limiti del possibile gli scarti di materiale lavorato

N.G. Molte delle sue opere hanno preso posto al Salone del Mobile a Milano, principale vetrina italiana delle nuove tendenze del design. Sicuramente una delle ultime conquiste in materia, come si può constatare dalle più recenti edizioni della manifestazione, è stato proprio il “design sostenibile”.
Progettare eticamente sembra essere diventato oggi quasi un “must” estetico più che un lavoro concettuale, una tendenza e un’istanza formale più che la veicolazione di un pensiero necessario…
P.U. Sì è vero, fino a pochi anni fa, parlo del periodo 1990-1995, l’aspetto etico-ambientale del progetto era assolutamente snobbato dalle aziende, era addirittura considerato deleterio per la propria immagine. Oggi succede esattamente il contrario, le aziende che non si allineano a una politica di prodotto ecocompatibile sono fuori dal gioco economico, e così assistiamo in molti casi a dei patetici tentativi di virate improvvise pur di riuscire a vendere qualsiasi prodotto come sostenibile, anche se realmente non lo è affatto. La stessa cosa vale per i progettisti: negli ultimi tre o quattro anni tutti i designer, anche quelli più dichiaratamente industriali, si sono trasformati in paladini dell’ambiente, non che questo mi dispiaccia, ma ho l’impressione che queste conversioni di massa siano più il risultato di una mera scelta opportunistica che di una vocazione appassionata e sincera per affrontare questo grande problema epocale.


Wabi, 2010: coffee table realizzato in occasione della mostra personale “Il senso delle cose” (Carrara, Effe 65, 5 settembre – 31 ottobre 2010), evento parallelo alla XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara. Il tavolino è realizzato unicamente con listarelle di scarto derivate dalla rifilatura delle lastre in marmo

N.G. Quale tra i suoi oggetti pensa che possa considerarsi l’espressione migliore del suo lavoro?
P.U. Forse la ciotola in terracotta A Second Life (Una seconda vita), per i suoi contenuti concettuali ed etici oltre che per la sua estetica semplice e conclusa.


A Second Life (Una seconda vita), 2006: centrotavola in ceramica. I piccoli fori che tratteggiano l’interno delineano forme ellittiche che, in caso di rottura, potrebbero “salvarsi”: svincolandosi dal contesto del centrotavola, possono acquisire una propria autonomia di piccole ciotole. La rottura accidentale si trasforma così da evento negativo a evento generatore di nuovi stimoli e nuove realtà

N.G. L’ultima domanda, provocatoria, sorge spontanea: alla ricerca continua di ispirazione per le sue creazioni, provenienti da materiali di scarto e oggetti in disuso, si è mai spinto fino a “sporcarsi le mani” letteralmente, rovistando per esempio in una discarica pubblica?
P.U. I migliori progetti nascono sperimentando direttamente sulla materia, provando e riprovando in tutte le direzioni possibili. Un designer che si possa definire tale deve necessariamente sporcarsi le mani. Le mani sono il miglior strumento per capire e interpretare al meglio le vocazioni dei materiali e delle cose. Io ho sempre le mani sporche.

di Nicoletta Gemignani

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29 Settembre 2010

News

LITHOS DESIGN
Le pietre incise curve

[photogallery]lithos_album[/photogallery]

‘Le Pietre Incise Curve’ e ‘Le Pietre Incise Curve Luce’: le nuove interpretazioni del rivestimento secondo Lithos Design. Le elaborate texture della linea ‘Le Pietre Incise’ vengono ora proposte su lastre di pietra curve , progettate per donare alla parete movimento e profondità. Lavorando su massicci blocchi di pietra, la superficie viene dapprima modellata in una curva armoniosa, ottenendo una lastra sagomata che ricorda un foglio di carta arcuato, per essere poi incisa con i motivi e decori ripresi dalla linea ‘Le Pietre Incise’. Le due collezioni si differenziano per lo scopo applicativo: i prodotti ‘Curve’ sono concepiti come innovativo rivestimento per pareti interne ed esterne, mentre i moduli ‘Curve Luce’ abbinano a questo la funzione di illuminazione della parete stessa, proponendosi come veri e propri punti luce. La combinazione di ampie curve, eleganti decori e fasci di luce trasformano la parete in un’espressione di design.
L’alta tecnologia utilizzata nel processo produttivo permette di ottenere linee definite e contorni precisi, consentendo una perfetta continuità fra una marmetta e l’altra. Ogni modulo rispetta i valori di altezza e larghezza delle marmette standard, e si integra alla perfezione con i prodotti della serie ‘Le Pietre Incise’. In particolare, la possibilità di associare le collezioni ‘Le Pietre Incise’, ‘Le Pietre Incise Curve’ e ‘Le Pietre Incise Curve Luce’ amplia enormemente le possibilità di scelta per progettisti e designer, che possono combinare moduli, materiali e texture per creare ambienti sempre diversi.
Le collezioni ‘Le Pietre Incise Curve’ e ‘Le Pietre Incise Curve Luce’ si compongono di sei differenti modelli, realizzabili ognuno su tre materiali. Ogni modulo ha una dimensione standard di cm 60x60x14. I prodotti ‘Luce’ sono dotati di un attestato di conformità dei componenti elettrici; per l’intera collezione è disponibile una guida alla corretta installazione.

Il DESIGNER

Raffaello Galiotto, (Chiampo, 1967), industrial designer, studia pittura all’Accademia di Belle Arti in Venezia. Durante il percorso formativo entra in contatto con il mondo industriale, dove inizia delle collaborazioni nel design che sfoceranno poi in rapporti di lavoro, consentendogli di aprire la sua attività ed avviando il proprio studio di design industriale nel 1993. Dopo i primi anni di attività progettuale affiancata ad esperienze di insegnamento allarga il suo organico (fino agli attuali 4 collaboratori dipendenti), dedicandosi completamente alla progettazione di prodotto. Inizia lavorando per aziende del settore dell’arredo, progettando numerose sedie, tavoli, lettini prendisole, impilabili e pieghevoli, acquisendo una lunga esperienza nella progettazione di prodotti in materiale plastico di grandi dimensioni e di alta tiratura, stampati ad iniezione, tradizionale e air moulding.
Sviluppa la sua esperienza applicandola a diversi settori di attività dall’arredo da esterno e interno alle cucine, al pet, ai prodotti lapidei, affrontando e venendo a conoscenza di materiali e tecnologie di produzione diversi. I suoi numerosi viaggi di lavoro anche fuori dall’Europa lo portano a maturare una visione globale del mercato e delle differenti specificità produttive. Nel settore lapideo, in particolare, da vita a prodotti innovativi con inediti interventi di superficie. Le sperimentazioni in questo settore sono anche agevolate dalla vicinanza con le numerose aziende del settore presenti nella Valle del Chiampo, luogo dove vive e lavora. Nel 2008 è designer e curatore dell’evento “Palladio e il design litico”, ovvero un percorso di ricerca su “Palladio designer” e una collezione di trenta opere in pietra ispirate al grande architetto, realizzate da sedici aziende del settore lapideo. La mostra viene esposta prima alla fiera di Verona, Abitare il tempo e Marmomacc, poi a Vicenza in Piazza dei Signori sotto la Loggia palladiana, ed è ora itinerante per l’Europa.
Nel proprio studio, e con i suoi collaboratori, oltre al design di prodotti gestisce anche l’immagine coordinata e la progettazione degli spazi espositivi. E’ Socio ordinario ADI dal 1993, e attualmente fa parte del direttivo della delegazione ADI nordest.

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27 Settembre 2010

Design litico

Manuel Aires Mateus
Un Tempio per gli Dei di Pietra

English version


Manuel Aires Mateus, Un Tempio per gli Dei di Pietra, padiglione Pibamarmi
al Marmomacc 2010.

L’architettura di Manuel Aires Mateus è fatta di forme scultoree che si stagliano pure e conchiuse in se stesse, accessibili soltanto attraverso rari tagli netti o fessure sottili. Il principio generatore di tali opere, spesso litiche, è quello della continuità di superficie, di una piena omogeneità di stesure materiche che si estendono piatte, o si ripiegano, a creare corpi solidi, chiaramente leggibili come volumi di accentuata tridimensionalità o come semplici setti murari, sempre costruiti per comunicare un carattere di permanenza. Allorquando le stesure parietali sono lapidee esse sono realizzate in forma di rivestimenti pseudoisodomi, reiteratamente stratificati in senso orizzontale, a tratti interrotti da vuoti sensibilmente ombreggiati che accentuano il carattere geometrico della tessitura litica, che per Mateus è pura stilizzazione contemporanea di una stereotomia muraria antica, salda e possente.
Il centro culturale di Sines, il rettorato dell’Università di Lisbona, il recentissimo edificio Laguna Furnas nelle Azzorre, rappresentano gli esiti di un’incessante ricerca condotta sul tema del valore plastico-volumetrico della costruzione e, al contempo, sulla spazialità interna vista come entità autonoma capace di condensare qualità ambivalenti ma non necessariamente contraddittorie: nel cuore delle architetture di Aires Mateus si aprono infatti spazi articolati e complessi, orizzontali o verticalizzati, unidirezionali o animati da più assialità di sviluppo centrifugo o centripeto. Oltre il limite, dietro alle pareti che definiscono all’esterno l’edificio, viene rivelata così una spazialità ricca, delimitata da piani pavimentali e da soffitti su quote diverse, rischiarata da molteplici fonti di luce naturale.


Un Tempio per gli Dei di Pietra. Viste del modello di studio

La ricerca di una muralità litica piena e continua, che si erge a delimitare un sistema complesso di spazi, è ribadita da Mateus nel recente progetto per “Un Tempio per gli Dei di Pietra”, padiglione espositivo Pibamarmi alla imminente edizione della fiera Marmomacc di Verona. L’allestimento si configura come un blocco di pietra compatto e perfettamente rettificato, interrotto da quattro fenditure che danno accesso ad un insieme articolato di cavità organizzate in ordini concentrici, separati da altri setti murari. Prende corpo in questo modo una concatenazione di spazi riservati e gerarchici, pensati per ospitare i monoliti raffinati e preziosi delle collezioni Pibamarmi, che vivono un rapporto d’elezione con l’elemento liquido. Questi pezzi di design sono gli oggetti di culto del rituale contemporaneo legato alla cura del corpo e prendono forma dalla pietra naturale per essere contemplati e toccati, per infondere con la loro presenza suggestioni e sensazioni di armonia e benessere; l’opera di Aires Mateus li racchiude, proteggendoli e rivelandoli al tempo stesso in un allestimento total stone, levigato, monocromatico e fortemente architettonico.

di Davide Turrini

Manuel Aires Mateus sarà presente giovedì 30 settembre nello spazio Pibamarmi alla Fiera Marmomacc di Verona; alle ore 16.00, presso lo spazio Forum del padiglione 7B, terrà la conferenza dal titolo “Laguna Furnas. Un’architettura di pietra nelle Azzorre”.

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27 Settembre 2010

English

Manuel Aires Mateus
A Temple for Stone Gods

Versione italiana


Manuel Aires Mateus, A Temple for Stone Gods, Pibamarmi pavilion
at 2010 Marmomacc.

Manuel Aires Mateus’ architecture is made of sculptural shapes that purely and hermetically stand out in themselves, and are only accessible through occasional, net and subtle cuts or gaps. The principle originating these works, often made of stone, is the surface continuity, the complete homogeneity of material spreadings that develop smoothly or in folds, in order to create solids distinctly interpretable as clear three-dimensional volumes or as simple partition walls, but always built to convey a character of constancy. When the walls are made of stone, they are realized as pseudo-isodome coverings, repeatedly stratified in horizontal direction, sometimes discontinued by highly shadowed void spaces that stress the geometrical character of the stone texture, being for Mateus a pure contemporary stylization of an ancient solid and strong stereotomy.
The cultural centre of Sines, the Lisboa University Chancellor head office and the fresh new Laguna Furnas building in the Azores represent the results of a never-ending research led on the theme of the plastic-volumetric value of construction, and, at the same time, on the interior space dimension seen as an autonomous entity able to concentrate ambivalent but not necessarily antithetical qualities: Aires Mateus opens at the centre of his architectures complex and articulated spaces, horizontally or vertically oriented, mono-directional or animated by centrifugal or centripetal axes. Beyond this limit, behind the walls that externally describe the building, a rich space characterization is revealed, delimited by floors and ceilings on different levels and lightened by several luminous sources.


A Temple for Stone Gods. Views of the studio model.

In his recent project “A Temple for Stone Gods”, the exhibit pavilion for Pibamarmi at the upcoming edition of Marmomacc exhibition in Verona, Mateus reaffirms the search for a full and continuous wall composition made of stone, standing out and delimitating a complex system of spaces. The setting is configured as a compact and perfectly straight stone block, interrupted by four fissures that give access to an articulated ensemble of chambers concentrically organized and parted by other dividing walls. In this way a succession of separated and hierarchical spaces takes form hosting the refined and precious monoliths from Pibamarmi collection that live in an exclusive relationship with the liquid element. These design pieces are the cult objects of the contemporary ritual linked to the body care, and are shaped in natural stone to be touched and contemplated, aiming to give sensations of harmony and well-being with their own presence; Aires Mateus’ work envelopes these monoliths, protecting and revealing them at the same time, in a smooth, monochromatic and highly architectural total-stone setting.

by Davide Turrini

Manuel Aires Mateus will attend Marmomacc exhibition on Thursday 30th September at Pibamarmi space; he will hold a conference entitled “Lagunas Furnas. A stone architecture in the Azores” at 4pm in the conference hall, pavilion 7B.

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24 Settembre 2010

Letture

Presentazione del volume TRAVERTINO DI SIENA – SIENESE TRAVERTINE

Presentazione del volume
TRAVERTINO DI SIENA – SIENESE TRAVERTINE
a cura di Alfonso Acocella e Davide Turrini, Alinea Editrice, 2010

30 settembre 2010, ore 11.30
Forum del Marmo
45° Marmomacc – International Exhibition of Stone Design and Technology
Verona Fiere, Spazio Agorà, Stand 7B. Viale del Lavoro 8, 37135 Verona.
Intervengono Alfonso Acocella, Paolo Di Nardo, Enzo Giganti, Vincenzo Pavan

[photogallery]travertino_album2[/photogallery]

Pietre dell’Identità
Attraverso il volume TRAVERTINO DI SIENA si è voluto portare in evidenza il valore di una precisa identità territoriale, quella senese, posta in relazione e in esplicita difesa rispetto agli “erosivi” processi di una società sempre più “uniformizzata”.
Da tale assunto è scaturito un percorso – prima di ricerca, poi narrativo – che ha inteso identificare, interpretare e comunicare tale identità attraverso le peculiarità della struttura paesaggistica, geologica, insediativa, produttiva, architettonica e artistica che deve molto all’essenza della materia del luogo, quel travertino ceruleo e poroso riguardabile anche come una delle Pietre d’Italia più conosciute al mondo.
Finalità del lavoro è stato ricondurre il “paesaggio di pietra” e le sue permanenze ad un orizzonte di intelligibilità, di riconoscimento, di visione e, infine, di messa in valore soprattutto in chiave contemporanea per continuare ad alimentare ed arricchire il concetto di identità non come stato ma come processo evolutivo.
Il nuovo terreno di competizione delle società avanzate, oramai, è legato allo “sprigionarsi” di energie abilitanti le unicità territoriali (patrimoni materiali ed immateriali allo stesso tempo) facendo leva sui dispositivi culturali tradizionali senza trascurare quelli che l’innovazione e la new tecnology rendono oggi possibile aggiornando le modalità di fruizione dei contenuti.
Molti dei valori intangibili delle economie contemporanee occidentali hanno a che fare con il contesto, con le tracce fisiche e simboliche espresse dai luoghi attraverso i linguaggi delle città, dell’architettura, dell’arte, degli stili di vita, delle competenze e abilità sia artigianali che industriali accumulate nel tempo. Riguardato da questa prospettiva il territorio d’Italia non è secondo a nessuno quanto ad imponenza di testimonianze, quanto a qualità e saperi diffusi.
Con il volume TRAVERTINO DI SIENA abbiamo tentato di rendere omaggio ad una delle più suggestive realtà paesaggistiche, ambientali, architettoniche d’Italia che nel suo cuore di charme contiene altresì forze produttive detentrici di elevate competenze come è il caso delle Aziende del Consorzio del Travertino di Rapolano che ringraziamo per averci dato la possibilità di proseguire la nostra ricerca su L’ARCHITETTURA DI PIETRA riverberata fra i dispositivi culturali tradizionali e i nuovi canali di diffusione della conoscenza.
(tratto dall’introduzione a TRAVERTINO DI SIENA)

Alfonso Acocella

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Travertino di Siena
Alfonso Acocella e Davide Turrini (a cura di)
Alinea Editrice, Firenze 2010
304 pagine
testo bilingue (italiano e inglese), illustrazioni a colori
formato 24×28 cm , copertina cartonata
prezzo 48,00 €

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22 Settembre 2010

English

Alberto Campo Baeza. Stone, Light, Time
A new volume for the Lithos collection

Versione italiana

For many years architects of international prominence, who bring all along the stone material to the heart of their constructive poetry, have drawn their attention to the theme of stone exhibit design, reactivating the research on an exhibition typology that in the past was part of the emblematic representation of the way of thinking of entire generations of designers; just think about Mies van der Rohe’s pavilion in Barcelona.
Such phenomenon is due to the virtuous synergetic dynamics which have been created on the occasion of Marmomacc International Exhibition in Verona and which have involved the contemporary architectural culture and the world of stone firms.
As a matter of fact, during the latest editions of this international event, top designers such as Kengo Kuma, Claudio Silvestrin, Michele De Lucchi, Alberto Campo Baeza, Manuel Aires Mateus have signed the pavilions of important productive realities in the Italian stone sector, by creating stone designs of temporary but highly conceptual and formal value.
The MD_material design research laboratory, run by Alfonso Acocella at the Faculty of Architecture in Ferrara, has taken part, as a protagonist, in the creative and productive process of the pavilions, by looking after the relationship between designers and firms, coordinating the developing and communicative steps of the projects and documenting the results with a publishing collection created and entitled Lithos on purpose.
According to Libria publishing house habits, the series intends to emphasize these experiences with a collection of books, edited by university researchers and mainly aimed at an audience of scholars and designers. The editorial plan, which has arrived to its third edition, consists of some monographic contributes, each of which analyses the meta-planning features and the technical- constructive aspects of the different pavilions, suggesting a critical reading of the work that is set on the background of each architect’s “stone poetry”.
The latest volume of the collection, edited by Davide Turrini, is entitled “Alberto Campo Baeza. Stone, Light, Time” and is dedicated to La Idea Construida pavilion signed by the Spanish architect for the stone brand Pibamarmi.

The book opens with a chapter on the analysis of the stone architectures that Baeza has realized during more than twenty years of activity, from the Orihuela library to the Caja general de Ahorros in Granada, to the latest projects of stone buildings in Zamora and Samara. A second section approaches the pavilion theme and is accompanied by a wide photographic reportage. The last chapter quotes three interviews made by the author Davide Turrini to the designer during the last years. The volume concludes with an essay signed by Antonio Pizza, the architectural critic who has been studying Campo Baeza’s work since long time.

The book will be presented the 30th of September at the Marble Forum of Marmomacc International Exhibition.

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22 Settembre 2010

Letture

Alberto Campo Baeza. Pietra, Luce, Tempo
Un nuovo volume per la collana Lithos

English version

Da alcuni anni architetti di rilievo internazionale, che da sempre portano la materia litica al centro della loro poetica costruttiva, hanno posto l’attenzione sul tema dell’exhibit design in pietra, riattivando la ricerca su una tipologia allestitiva che in passato ha costituito un’emblematica rappresentazione delle linee di pensiero di intere generazioni di progettisti; basti pensare in proposito al Padiglione di Barcellona di Mies van der Rohe. Tale fenomeno è accaduto grazie a virtuose dinamiche sinergiche che si sono create in occasione della fiera Marmomacc di Verona e hanno coinvolto la cultura architettonica contemporanea e il mondo delle imprese lapidee. Durante le ultime edizioni dell’evento scaligero, infatti, progettisti del calibro di Kengo Kuma, Claudio Silvestrin, Michele De Lucchi, Alberto Campo Baeza, Manuel Aires Mateus hanno firmato i padiglioni di importanti realtà produttive del settore lapideo italiano, approdando alla realizzazione di opere in pietra, sì temporanee, ma di elevatissimo valore concettuale e formale.
Il Laboratorio di ricerca MD_material design, diretto da Alfonso Acocella presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, ha partecipato da protagonista al processo ideativo e produttivo dei padiglioni, curando i rapporti tra progettisti e aziende, coordinando le fasi di sviluppo e comunicazione dei progetti e documentandone i risultati con una collana editoriale appositamente ideata e intitolata Lithos. La collana, per i tipi dell’editore Libria, intende infatti restituire tali esperienze con una serie di volumi, curati da ricercatori universitari e indirizzati principalmente al pubblico degli studiosi e dei progettisti. Il piano editoriale, giunto ormai alla sua terza uscita, si articola in contributi monografici ognuno dei quali analizza i caratteri meta-progettuali e gli aspetti tecnico-costruttivi dei diversi padiglioni, proponendo una lettura critica delle opere che si svolge sullo sfondo dell’intera “poetica litica” di ogni architetto.

L’ultimo volume della serie, curato da Davide Turrini, si intitola “Alberto Campo Baeza. Pietra, Luce, Tempo” ed è dedicato al padiglione La Idea Construida firmato dall’architetto spagnolo per il brand lapideo Pibamarmi.
Il libro si apre con un capitolo di analisi delle architetture litiche che Baeza ha realizzato in oltre vent’anni di attività, dalla Biblioteca di Orihuela alla Banca de Ahorros di Granada, ai più recenti progetti di edifici in pietra a Zamora e a Samara. Una seconda sezione affronta il tema del padiglione ed è corredata da un’ampia rassegna fotografica. L’ultimo capitolo riporta tre interviste fatte dall’autore Davide Turrini al progettista nel corso degli ultimi anni. Chiude il volume un saggio firmato da Antonio Pizza, critico dell’architettura che da tempo studia l’opera di Campo Baeza.
Il volume sarà presentato in anteprima il 30 settembre prossimo nell’ambito del Forum del Marmo della fiera scaligera Marmomacc.

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21 Settembre 2010

News

MARMOMACC STRUMENTO DI PROMOZIONE PER LE IMPRESE

Apre il 29 settembre a Verona la rassegna leader mondiale del comparto del marmo e della pietra, tra numerose iniziative di carattere culturale e la partecipazione di nuovi Paesi.

E’ l’appuntamento annuale imperdibile per gli operatori del settore in tutto il mondo: Marmomacc, anche quest’anno, conferma di essere La piattaforma internazionale al servizio di imprese, associazioni di categoria ed istituzioni. La rassegna nella quale le aziende italiane promuovono il meglio del Made in Italy come prodotti, design e macchinari.
La Mostra internazionale di marmi, pietre design e tecnologie, in programma con la sua 45ª edizione dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi a Veronafiere, (www.marmomacc.it), dà voce ad un comparto che solo in Italia occupa circa 60 mila persone, impegnate in 11mila aziende tra industriali ed artigiane, che creano complessivamente un volume d’affari di 3 miliardi di euro.
La rassegna, ospita quest’anno oltre 1.500 espositori, dei quali 798 esteri ( + 9% rispetto al 2009) da 56 Paesi, con nuove partecipazioni di Emirati Arabi, Messico, Romania, Ucraina, su più di 76 mila metri quadrati espositivi netti occupati, con l’utilizzo di tutti i padiglioni e aree scoperte della scorsa edizione.
Questi i paesi di provenienza delle aziende espositrici: Afghanistan, Albania, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cipro, Corea del Sud, Croazia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giappone, Giordania, Gran Bretagna, Grecia, India, Indonesia, Iran, Israele, Libano, Lussemburgo, Messico, Montenegro, Norvegia, Olanda, Oman, Pakistan, Palestina, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Romania, Russia, San Marino, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Syria, Taiwan, Tunisia, Turchia, Ucraina, Vietnam, Zimbabwe.
Numeri che sottolineano ulteriormente l’importanza che la rassegna ha assunto anno dopo anno, diventando il punto d’incontro di tutti gli operatori internazionali che a Verona trovano i nuovi prodotti, le nuove tendenze di un comparto ricco di storia ma fortemente proiettato nel futuro.
Dal punto di vista merceologico, il quartiere risulta così suddiviso: padiglioni 1, 2, 3, 4, 5 e Area A per le macchine e tecnologie; Padiglione 7 per utensili, abrasivi e prodotti chimici; Padiglioni 6, 7B, 8, 9, 10, 11 e Aree Scoperte A, B, C, D e 8s per marmi, graniti e design; Palaexpo (2° piano) per marmi, graniti, utensili, abrasivi e prodotti chimici.
Mostre ed eventi di Architettura & Design come tradizione nel Padiglione 7B.
Numerose anche le «collettive» provenienti dall’estero: Argentina (Pad. 7B); Belgio (Pad. 9); Brasile (Pad. 10, Pad. 7B, Pad. 5); Cina (2° piano Palaexpo); Croazia (Pad. 11); Egitto (Pad. 7B e Area D); Francia (Pad. 11); India (Pad. 9), Iran (Pad. 8, Area C e Area Esterna 8); Palestina (Pad. 9); Pakistan (Area C); Portogallo (Pad. 11 e Pad. 3); Syria (Pad. 10); Spagna (Pad. 7B, Pad. 3, Pad. 7, Area D e Area C); Taiwan (2° piano Palaexpo); Turchia (Pad. 9, 3, 7; Area D e C)
Il settore del marmo e della pietra ribadisce quindi una capacità di reazione maggiore rispetto ad altri comparti, al punto che negli ultimi 20 anni ha generato un significativo effetto moltiplicatore quadruplicando le attività produttive e distributive.
Continua intanto la stretta collaborazione di Marmomacc con StonExpo di Las Vegas, la più importante rassegna del Nord America e quella con imprese ed associazioni per individuare altri mercati interessanti per le pietre ed i macchinari italiani.
Come tradizione, Marmomacc pone grande attenzione agli appuntamenti di carattere culturale che permettono ai progettisti, agli architetti e ai designer di tutto il mondo di scoprire applicazioni d’eccellenza per pietre e marmi. Da segnalare in quest’ambito, oltre ai consueti appuntamenti con “Marmomacc meets Design”, che quest’anno avrà come tema “Irregolare Eccezionale” e il Best Communicator Award, il Premio Tesi di laurea «Paesaggio, architettura e design litici» ideato ed organizzato da Veronafiere in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Verona. Da ricordare, infine, l’incontro nel quale l’architetto statunitense di origini italiane Loretta Fulvio vicepresidente e senior interior designer dello studio Hks racconterà, nel corso di Marmomacc, come il marmo, in gran parte italiano, sia diventato il protagonista nella costruzione del mitico Cowboys Stadium di Dallas.

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20 Settembre 2010

News

LINKING PEOPLE”
IV edizione

“Linking People”
spazio dedicato al contract – pad. 7b
A cura di Carlo Amadori e Simone Micheli.

Continua la collaborazione con Marmomacc nella quarta edizione di “Linking People”.
“Linking People” desidera consolidare ed amplificare le posizioni raggiunte nel passato triennio, sarà caratterizzata da insiemi spaziali, sperimentali di altissimo livello, sia per contenuti che per espressività.
L’idea dei curatori è stata, sin dalla prima edizione, di definire un campo espositivo che ponesse l’accento su questioni di ricerca connesse al mondo della progettualità per il contract, che fosse in grado si superare le barriere culturali e di stereotipo procedurale ed operativo, per donare una nuova luce a questo particolare mondo imprenditoriale.
Sin dalla prima edizione lo spirito che ha segnato il successo, ormai indiscusso, di “Linking People” è stato di costruire un bacino espositivo legato ai nuovi pensieri per una nuova dimensione dell’ospitalità, a riflessioni, ad esplicitazioni ed applicazioni materiche e tecnologiche, a possibili soluzioni architettoniche e d’interior design per il presente e per il futuro prossimo venturo.
Lo spazio “Linking People”, articolato e sviluppato secondo parametri di qualità propositiva, connotato da contributi espositivi di rilevante valore progettuale oltre che industriale ed artigianale, sta divenendo “il momento” di confronto internazionale sulle posizioni teoriche e realizzative “contract” proprie della nostra contemporaneità.
I progetti di Linking People saranno 14.
Di seguito presentiamo alcuni progetti fra quelli che resteranno aperti anche durante Marmomacc:

IL DISEGNO DELLA VILLA PER NUOVE IDEE SUL CONTRACT RESIDENZIALE
di Luca Scacchetti e Stefano Calchi Novati
Con il contributo e la collaborazione di: Camera di commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Verona

Il tema della residenza di prestigio ed esclusiva è cresciuto negli ultimi anni sempre più nel settore complessivo del contract. Grandi appartamenti, prestigiose residenze al mare e in montagna di ampie dimensioni e in luoghi esclusivi, case urbane o residence legate a paesaggi particolari, dacie e ville, classiche o moderne, nei paesi dell’est sono divenute sempre più un tema di grande interesse commerciale e produttivo al pari del settore alberghiero-ricettivo, con grandi fatturati e spesso con il vantaggio di una più semplice gestione dei rapporti tra aziende, general contractor e “mega” cliente privato.
La mostra del distretto del marmo e delle pietre del Veneto, del distretto del Mobile classico e della CCIAA di Verona di quest’anno propone di indagare questo settore. Cosa significa per le aziende del settore lapideo realizzare pavimenti, rivestimenti, elementi architettonici interni ed esterni, dettagli per ville che debbono rispondere sempre, al di là della scelta stilistica, a dei parametri di eccezionalità, unicità, eleganza ed esclusività.
Cosa significa fare interagire la staticità del materiale lapideo con la massiccia flessibilità di un mondo che pretende tutto risolto in modo esclusivo e sartoriale.
Ne scaturirà un caleidoscopio di soluzioni tipologiche, formali e materiche, un vero e proprio catalogo, che diviene però in qualche modo anche una sorta di atlante, di mappatura tridimensionale e dimostrativa, delle aziende operanti sul territorio e della loro capacità di rispondere in modo sinergico alle più differenti richieste, che un mercato sempre più difficile e qualificato richiede.

LITO DIVERSITA’: LA MESSA IN SCENA DELLA PIETRA
A cura di: uainot architetti
Aziende: Il Casone, Cava Romana, Budri, Corradi

Il 2010 è stato proclamato dall’ONU l’Anno Internazionale della Biodiversità.
Come, attraverso il suo utilizzo, la pietra inorganica può acquisire un carattere di vita, dalla sua estrazione fino alla scenografia nella quotidianità?
Superfici, formati, spessori, colori sono strumenti attraverso i quali la progettualità acquisisce una caratteristica dinamica e mutabile nello spazio e nel tempo.
La trasformazione del prodotto estratto in cava, sommata alla genialità dell’essere umano, dona al materiale litoide un segno che comincia dall’opera d’arte e giunge all’uso quotidiano degli oggetti.
Lo spazio progettato è articolato attraverso una serie di percorsi che mostrano la diversità dell’uso della pietra nello spazio da abitare.

LA PIAZZA
A cura di: Aldo Cibic
Con la collaborazione e il contributo di: CMC Consorzio Marmisti Chiampo

“…una piazza con una scalinata per ascoltare le persone che parlano o soltanto per rilassarsi… Il vecchio ulivo con la panca intorno diventa un piacevole punto di osservazione del paesaggio circostante. Sul muro, in fondo, si legge il racconto…” Aldo Cibic

Porta la firma di Aldo Cibic la nuova installazione di CMC, Consorzio Marmisti Chiampo, che verrà presentata alla prossima edizione di Marmomacc (Verona, 29.09 – 02.10).
Simbolicamente La Piazza vuole rappresentare l’unione delle aziende associate a CMC, la forza di oltre
20 realtà industriali ed artigiane che, senza rinunciare ognuna alle proprie specificità, ha deciso di fare rete, di mettere insieme la grande varietà di esperienze, know how e tecnologie nella lavorazione di marmo, pietra e granito. Il “racconto” immaginato da Cibic sarà una galleria di immagini e frammenti di realtà quotidiana colti in ognuna delle aziende di CMC. Non a caso questo viaggio è posto nella “piazza”, il luogo metaforico di incontro tra queste aziende, interpreti delle pietre, ed il mondo dell’architettura e del design.
L’installazione, che si svilupperà su uno spazio di 150 mq, vuole costituire un momento di confronto con architetti, progettisti e contractor che qui potranno incontrare un gruppo forte di aziende in grado di mettere la loro competenza e professionalità al servizio dei loro progetti. Ma sarà anche un affascinante appuntamento culturale dove l’estro di un architetto di fama internazionale come Aldo Cibic interpreta l’essenza del CMC, rivalutando a suo modo un patrimonio territoriale che per origine gli appartiene.

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17 Settembre 2010

News

BEST COMMUNICATOR AWARD 2010: ALLESTIRE LA PIETRA


Uno scorcio dello stand de Il Casone ideato da Claudio Silvestrin per il premio del 2008 (foto: G. De Sandre)

Nel solco della valorizzazione di una qualità espositiva tesa ad accrescere consapevolezza e capacità comunicativa nel settore litico, per il quarto anno consecutivo Marmomacc indice il Best Communicator Award.

Allo scadere del primo triennio, il 2010 vedrà all’opera una rinnovata e altrettanto autorevole giuria.
Dopo aver visionato e valutato tutti gli stand che parteciperanno alla mostra veronese, ogni membro autonomamente segnalerà le realtà maggiormente meritevoli di attenzione per la cura
e l’intuizione nell’evidenziare e trasmettere attraverso l’exhibit design potenzialità e prospettive dei materiali litici.
Attività del resto, quella del premio, ormai ineludibile nell’ambito dell’attenzione che Marmomacc dedica all’intero spettro strategico legato al mondo del marmo e della pietra.
In questo preciso ambito nascono altre nuove decisioni, che caratterizzeranno l’edizione 2010.
Intanto, la scelta di non assegnare il premio per più di due volte consecutive alla stessa ditta, in modo da garantire uno sguardo e una panoramica sempre più organici, aggiornati e approfonditi.
Poi, la nuova formulazione per categorie del Best Communicator Award, che consentirà di affrontare specifici aspetti dell’attività espositiva come la coerenza con le peculiarità del materiale, la sostenibilità, la fruibilità, l’innovazione legate sia agli aspetti tecnologici sia all’impatto economico ed espressivo.
Il prestigio del premio è verificato dalla vasta visibilità e attenzione mediatica di cui fin dalla prima edizione gode.
Se Marmomacc stesso dedica infatti ai vincitori una specifica campagna di attenzione, l’ADI ha accolto nella sua sezione Exhibit Design del prestigioso Index attualmente in uscita anche il progetto espositivo de Il Casone, realizzato da Claudio Silvestrin, tra i vincitori del Best Communicator Award 2008.

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