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22 Settembre 2016

News

Marmomacc: la giuria del Best Communication Award decreterà anche il vincitore del neonato Icon Award

Giunto alla decima edizione, il Best Communicator Award anche quest’anno tornerà a premiare le aziende che a Marmomacc sapranno esprimere al meglio i valori e la filosofia aziendale che le guida, attraverso l’originalità dell’allestimento fieristico. Il riconoscimento sarà attribuito a un’azienda italiana e un’azienda estera per ciascuna delle quattro categorie Stone, Machinery, Tools e Design.
Per l’edizione 2016, a valutare tutti gli stand di Marmomacc sarà una giuria d’eccezione composta da Laura Andreini (Vicedirettore di Area), Alberto Biagetti (designer), Giovanni De Sandre (fotografo), Silvia Robertazzi (Fondatrice e Curatrice del Milano Design Film Festival) e guidata da Marco Romanelli (architetto), in qualità di Presidente.
Lo stand è ormai uno strumento di comunicazione e visibilità imprescindibile per le aziende che, grazie ad esso, hanno la possibilità di presentarsi sul mercato valorizzando non solo la loro produzione ma anche la loro abilità manifatturiera attraverso l’impatto visivo di un allestimento sapiente ed emozionale.
La commissione visiterà i padiglioni il primo giorno di fiera (mercoledì 28 settembre) e procederà alla selezione dei vincitori che saranno resi noti nel corso di una cerimonia di premiazione in programma il giorno successivo (giovedì 29) presso l’Italian Stone Theatre (padiglione 1), alle ore 17.30.
La stessa giuria sarà inoltre impegnata a decretare il vincitore dell’Icon Award, un nuovo premio ideato da Marmomacc per selezionare il progetto con la pietra che nel 2017 diverrà l’immagine della campagna di comunicazione della manifestazione. A concorrere a questo prestigioso riconoscimento saranno tutte le installazioni esposte all’interno del padiglione 1 – The Italian Stone Theatre.
I giurati avranno dunque il compito di scegliere l’opera che per impatto estetico e forza comunicativa saprà meglio interpretare la bellezza e la versatilità dei materiali lapidei nonché l’eccellente abilità creativa, artigianale e industriale delle aziende italiane.
L’opera vincitrice sarà annunciata dopo la chiusura della manifestazione fieristica.

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20 Settembre 2016

Opere di Architettura

CAPPELLA FUNEBRE
Arch. Leonardo Lorusso
Altamura (Ba)

Un passato mai passato riemerge possente in un’opera che, per stile e significati, propone i caratteri dell’eternità.
In un contesto abbandonato alle convenzioni strutturali del tempo attuale, questo Tempio classico si erge portando in sé le caratteristiche di una sfida e di un desiderio di rinnovamento quasi paradossale, perché il cambiamento che propone mette le radici nella tradizione più antica.
Si scaglia trionfante verso il cielo il bianco puro e innocente dell’Eden, accompagnato fedelmente dalle linee neoclassiche ed eleganti delle colonne ioniche. La pietra Anatolia racchiude anch’essa il senso della perpetuità, e la sua indistruttibilità ci allontana dal senso della caducità dell’esistenza terrena.


Clicca per ingrandire

Ma questo Tempio etereo e limpidissimo riesce comunque a tenere le fila di un’affascinante e a tratti stravagante integrazione di forme contemporanee. L’utilizzo del vetro, quasi metafora di un confine sfumato e indefinito tra prima e dopo, tra corpo e anima, tra luce e oscurità; oscurità scalfita dal bagliore di una lanterna che, con la sua bislacca modernità, graffia l’equilibrio degli altri elementi.
Questa insolita ma armonica combinazione di spazi, materie e entità, ricorda gli acuti versi de ‘Il malpensante’:
“Fra due parossismi si torce il filo della nostra sorte: lo scandalo del morire e l’eufemismo del vivere”

Credits:
Intervento

Capella funebre privata
Luogo
Altamura (Ba)
Committente
Famiglia privata
Progetto architettonico e direzione lavori:
Arch. Lorusso Leonardo
Consulenti
progetto strutturale: Ing. Priore Francesco
Fornitori
Opere edili: Mapil Costruzioni s.r.l.
Opere in pietra: La Bottega del Marmo s.r.l
Serramenti e vetrate: Luca Colonna Infissi
Lampada sospensione: Enrico Pisani
Fotografo
Nitti Sergio
Testo
Baldassarra Daniela
Anno progetto
2016
Anno di realizzazione
2016

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13 Settembre 2016

Opere di Architettura

L’architettura di Go Hasegawa


Go Hasegawa, Casa nella foresta a Karuizawa, 2006

Dopo essersi formato all’Institute of Technology di Tokyo e nello studio di Taira Nishizawa, dal 2005 l’architetto giapponese Go Hasegawa si dedica con particolare intensità al progetto di residenze private, caratterizzate da un attento studio dell’illuminazione naturale e del rapporto tra interni ed esterno. Per Hasegawa il tema della casa coincide con la nozione di uno spazio domestico familiare, vitale, intimo e radicato nella terra eppure aperto all’intorno e al cielo. Ciò è evidente nelle sue opere dai volumi elementari, a blocco compatto con tetto piano o caratterizzate da semplici coperture a capanna, dove tutto il lavorio progettuale è svolto all’interno, nella creazione di ambienti significativi dal punto di vista funzionale e sociale, di spazi abitati che prendono corpo come luoghi di un benessere totale, di un “piacere di vivere” che per l’architetto è la trasposizione del concetto vitruviano di venustas.


Go Hasegawa, Casa nella foresta a Karuizawa, 2006. Sezione trasversale e viste degli interni con le diverse tipologie di illuminazione naturale

Hasegawa pensa infatti a un’architettura fortemente connessa alla qualità concettuale assegnata dal progettista o dal fruitore agli spazi della vita quotidiana e al piacere sensoriale che da essi può derivare (Go Hasegawa: thinking, making architecture, living, Tokyo, 2011, pp. 116-117).
Da questi presupposti, discendono case delle vacanze immerse nella natura, o numerose residenze urbane monofamiliari, o complessi di appartamenti costruiti in contesti densamente edificati. Così nel 2006 realizza la sua opera prima: una casa nella foresta a Karuizawa con un tetto a due spioventi interrotto sul colmo da un grande lucernaio; la luce che entra da tale apertura è diffusa da una camera luminosa in parte completamente trasparente, in parte rivestita di pannelli lignei ultrasottili e traslucidi, così da modulare, nei diversi vani, effetti cromatici e di intensità sempre variati.


Go Hasegawa, Casa a Komae, 2009

Poi si susseguono fino ad oggi molte abitazioni in città, raccolte e protettive ma al tempo stesso aperte ad un peculiare rapporto con l’esterno, non solo attraverso ampie finestre o spazi interesterni che traguardano su viste ben calibrate, ma anche grazie a soffitti e pavimenti permeabili alla luce e allo sguardo. È il caso delle terrazze-giardino degli appartamenti a Nerima, o delle molteplici prese di luce zenitale della piccola residenza a Komae, o, ancora, dei pavimenti semitrasparenti in grigliati lignei della casa a Komazawa.


Go Hasegawa, Casa a Sakuradai, 2006

Le architetture di Go Hasegawa sono sempre contrassegnate da sezioni dinamiche con frequenti piani sfalsati, viste interne diagonali, spazi relazionali articolati e continui. Emblematica in proposito è l’abitazione per una coppia di insegnanti a Sakuradai, organizzata attorno a un grande ambiente a doppia altezza, una sorta di corte che agisce da tessuto connettivo per la vita della casa. Su di essa si aprono infatti numerosi affacci interni e sul grande piano di lavoro in legno, che ne occupa quasi interamente la base, tutti possono operare da punti di fruizione diversificati; per questo ogni stanza del piano terreno “invade” parzialmente la corte, attraverso una porta angolare e per una piccola superficie che può ospitare una seduta.


Go Hasegawa, Casa a Komazawa, 2011

In tal modo si viene a creare un misurato bilanciamento tra vani destinati alle attività personali, ambiti intermedi, e spazi vocati alle attività collettive della famiglia.
La ricerca di Hasegawa sul rapporto tra luce, materiali e percezione prosegue oggi nel progetto del padiglione Pibamarmi per la fiera Marmomacc 2016. In questo caso l’architetto si confronta per la prima volta con il marmo nella realizzazione di uno spazio circolare, individuato da dodici blocchi scavati secondo profili variabili.


Go Hasegawa, studi grafici per il padiglione Pibamarmi alla fiera Marmomacc di Verona, 2016

Ogni elemento litico rivolge all’interno una cavità studiata con un duplice scopo: innanzitutto per dar modo al visitatore di sedersi, a diretto contatto con la materia, nella nicchia che si viene a creare; poi, per assottigliare il marmo fino ad ottenere all’esterno effetti di traslucenza sempre diversi grazie alla variatio del materiale e alle ombre in movimento proiettate sulle superfici interne. In modo inusuale la composizione evoca luoghi sacri o epici ma per Hasegawa, ancora una volta, l’architettura è prima di ogni altra cosa sinonimo di semplicità, mentre lo spazio, intimo e vitale, è concepito per la condivisione e il piacere sensoriale.

di Davide Turrini

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7 Settembre 2016

News

Traccia alla mostra che celebra i 50 anni di Marmomacc

L’iconico muro autoportante in pietra Traccia lanciato sul mercato nel 2009 e oggi re-interpretato con un inedito materiale partecipa alla mostra ’50 years of living marble’

Un perfetto equilibrio tra la forza della pietra e la leggerezza dell’intreccio materico traforato. Traccia, design Raffaello Galiotto, è un’elegante parete divisoria autoportante in marmo e sarà uno dei protagonisti della mostra ’50 years of living marble’ che si terrà all’interno del Padiglione 1- The Italian Stone Theatre di Marmomacc (Verona, 28/09-01/10).
La parete Traccia, realizzata per Marmomacc 2016 nell’inedito marmo Breccia di Serravezza è concepita come elemento funzionale e decorativo – per separare ambienti, per creare barriere ornamentali, per organizzare spazi esclusivi – grazie anche alla sua studiata modularità che le permette di adattarsi in altezza e larghezza combinando i moduli base in totale sicurezza grazie a un’invisibile struttura interna in acciaio agganciabile a pavimento e/o soffitto.

La mostra ’50 years of living marble’ si propone come rassegna storico-antologica del design di prodotto litico italiano. L’esposizione, composta di manufatti in marmo provenienti dalle collezioni e dagli archivi di aziende storiche del design e da aziende del settore litico che lavorano specificatamente sul design di prodotto, mira ad effettuare un efficace raffronto fra design litico attuale – che utilizza sofisticate tecnologie di lavorazione – e i prodotti della “generazione artigianale”.

Traccia è uno dei prodotti best sellers più conosciuti di Lithos Design ed è utilizzato da architetti di tutto il mondo per arredare ambienti dalla grande personalità e che abbracciano la raffinata lavorazione e la matericità del marmo.


Clicca per allargare

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5 Settembre 2016

News

Ristorante d’autore “VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA”

All’interno di The Italian Stone Theatre (pad. 1) – il padiglione realizzato da Marmomacc con il supporto del Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), dell’ICE-Italian Trade Agency e di Confindustria Marmomacchine nell’ambito del Piano di Promozione Straordinaria del Made in Italy per la valorizzazione dell’eccellenza del comparto litico e tecnologico nazionale – trova spazio anche quest’anno il Ristorante d’Autore. Il titolo del progetto “Viaggio al centro della terra” prende ispirazione dal celebre racconto di Julie Verne, in cui si narra di un viaggio fantastico nelle profondità del mondo.
In ugual modo il progetto realizzato da ADI Delegazione Veneto Trentino Alto Adige (Alessandro Barison, Cristian Dal Bianco, Tommaso Gentile, Alessandro Lughi, Carlotta Rebonato, Silvia Sandini, Carlo Trevisani) per Marmomacc vuole essere un simbolico viaggio dentro al marmo, per scoprire la geometria della materia e osservarne al microscopio la struttura molecolare e i colori dei cristalli; un viaggio di fantasia in cui la creatività si traduce in nuovi stimoli e nuove sperimentazioni.
L’ingresso del ristorante – i cui materiali sono forniti dalle aziende Marmo Zandobbio – Cava di Zandobbio Bergamo e Lavorazioni di Remuzzi Marmi Bergamo- sarà rappresentato come “l’entrata del vulcano”, una cornice intima ma colorata, con coni visivi verso l’ignoto per stimolare l’esplorazione del mondo del design e del cibo; un luogo dove pietra e cibo possono dialogare in un’atmosfera ricca di suggestione, per dar vita a una perfetta e indimenticabile sinfonia di sapori.
Aperto al pubblico della fiera, anche quest’anno il Ristorante d’Autore ospiterà la cucina di quattro chef stellati – Enrico Bartolini del ristorante Devero di Cavenago di Brianza – MB (28 settembre), Beppe Maffioli del ristorante Carlo Magno di Collebeato – BS (29 settembre), Andrea Tonola del ristorante Lanterna Verde di Villa di Chiavenna – SO (30 settembre), Stefano Cerveni del ristorante Due Colombe di Borgonato di Cortefranca – BS (1 ottobre) – che si alterneranno nelle quattro giornate per proporre un menu in degustazione all’interno di questa straordinaria ambientazione; alle pietanze saranno abbinati i vini di Tommasi Family Estates, storici produttori della Valpolicella classica oggi presenti con tenute di proprietà in 5 regioni Italiane.

THE ITALIAN STONE THEATRE
RISTORANTE D’AUTORE “VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA”

A cura di ADI Delegazione Veneto Trentino Alto Adige
In collaborazione con Tommasi Family Estates
Materiale: Marmi Zandobbio e Remuzzi Marmi

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4 Agosto 2016

Opere di Architettura

Cimitero, chiesa e museo da Luz
Pedro Pacheco + Marie Clément
Aldeia da Luz, Mourão, Portogallo, 1998-2003

A seguito della costruzione della Diga di Alqueva nel sud del Portogallo, il paese di Aldeia da Luz fu sommerso. I suoi abitanti così come l’insediamento urbanistico dovettero essere trasferiti in un altro luogo. Lo spostamento del paese da Luz è un atto di sostituzione, un duplice e simultaneo atto di fondazione e distruzione. In questo doppio processo di trasformazione del paesaggio, il paese antico rimane come embrione concettuale: una prima natura elaborata durante secoli di appropriazione del territorio e una seconda pensata e costruita come una nuova identità. La fondazione del luogo, costituita dalla chiesa di Nossa Senhora da Luz, il cimitero trasposto e il museo dedicato ai territori da Luz, cercano di assorbire in una nuova situazione topografica e geografica le analogie con il luogo dell’antica chiesa di Nossa Senhora da Luz: la chiesa e il cimitero come forti elementi identificativi, preesistenze uniche, e il museo come elemento strutturante del nuovo sito, dotato della carica rappresentativa della sostituzione.
La chiesa di Nossa Senhora da Luz come edificio fondatore è un riferimento preciso che dà identità e nome al paese. Un processo di ricostruzione non si traduce soltanto in una ricostruzione storica, ma cerca di recuperare tutta la densità del sapere contenuto nello spessore dei muri. Un uso delle tecniche costruttive tradizionali permette di conservare le condizioni spaziali, termiche e la loro materialità. L’atto del ricostruire è un modo di dar corpo alla chiesa, permettendole di entrare in una nuova fase di trasformazione in continuità con la sua propria storia iniziata nel secolo XV. Il tempo le conferirà una nuova autenticità.


Vista dal Museo da Luz

Del cimitero antico rimane la figura geometrica regolare che accompagna i declivio del terreno, si reintroducono le quattro sezioni a livelli diversi che organizzavano la sua struttura e descrivono la storia della sua crescita, si conservano il principio di vicinanza fra tumuli e i loro orientamenti. Nel nuovo cimitero questi dati sono elementi di riconoscimento del luogo, che permettono di ricreare situazioni di luce e ombra associate ai rituali di visita. Costituiscono un’immaginaria traslazione a una nuova topografia materializzata in un tappeto di grosso spessore costruito con cocciame di marmo posato di coltello. Questo tappeto minerale e luminoso si stacca dal muro bianco del recinto, lasciando un intervallo di terra dove sono piantati cipressi. Il processo di smontaggio del paese di Aldeia da Luz ha portato in superficie indizi vari, tanto di carattere archeologico quanto antropologico, storico e architettonico, che abbracciano oltre il proprio paese tutto un territorio.


Vista del Museo da Luz e del patio degli oleandri

Il museo contiene nel suo disegno e nel suo materiale (lo scisto), la memoria della fondazione della valle del Castello da Lousa, rovina romana, segno di uno dei primi insediamenti umani in questo territorio. È uno spazio contenitore che permette di immagazzinare, classificare e comunicare questa informazione, risultato di tutto il processo di sostituzione che, oltre il registro fisico, stabilisce una complicità intenzionale fra la situazione dei due paesi. L’importanza della geologia e del paesaggio del luogo. La localizzazione strategica sull’asse est-ovest del paese evidenzia il suo carattere strutturante. Costruire il museo in scisto lo avvicina di più alla terra, al suolo scistoso e all’idea di fondazione. Il museo ridisegna la topografia del sito in un rapporto tellurico con il paesaggio, riflettendo la condizione di edificio come segno identificativo, dove i percorsi, i muri e la luce evidenziano elementi della propria cultura del territorio. Lo spazio interno del museo completa questa lettura evidenziando uno sguardo particolare sul paesaggio, costituendo una sequenza di luoghi legati fra loro con caratteristiche spaziali proprie – atrio, sala polivalente, sala per esposizioni temporanee, sala della memoria, sala da Luz e patio. Questa sequenza degli spazi disponibili, pensata dall’inizio per una collezione ancora non costituita, risponde all’immaterialità programmatica con una forte esposizione di materia: la parete doppia di cemento e scisto grigio. La sala da Luz come figura principale del museo ha costituito insieme con i camini di luce un unico segno visivo di presenza dell’edificio nel paesaggio.
È uno spazio di luce, una pagina bianca preparata per la scrittura di una sintesi della storia del territorio di luce in trasformazione. (P.P.+M.C.)


Viste di uno dei “camini di luce” dall’interno e di un patio interno

Scheda tecnica
Titolo dell’opera:
Museo da Luz [Luogo del museo, chiesa e cimitero da Luz]
Indirizzo: Largo da Igreja Nª Sª da Luz, Luz, Mourão, Portogallo
Data di progettazione: novembre 1998 – luglio 1999
Data di realizzazione: gennaio 2000 – ottobre 2003
Committente: E.D.I.A. – Empresa de Desenvolvimento e Infra-estruturas do alqueva SA, Beja, Portogallo
Progettazione: Pedro Pacheco + Marie Clément, Lisboa, Portogallo
Design team: Pedro Pacheco, Marie Clément, Sara Antunes e Pedro Rogado
Ricerca e consulenze al progetto: Benjamim Pereira (Museologia, Etnografia) – Clara Saraiva (Antropologia) – Sandra Monteiro (Storia) – Sebastião Carmo Pereira (Paesaggista) – E.D.I.A. Archeological Team (Archeologia) – Laranja Azul (Materiali audio-visivi) – Atelier Henrique Cayatte (Logo e Graphic Design) – Alvaro Negrelo (Modelli)
Direzione lavori: E.D.I.A. – Empresa de Desenvolvimento e Infra-estruturas do alqueva SA, Beja, Portogallo
Morim Oliveira e Ricardo Brazão
Impresa di costruzione: Peixoto & Antunes Lda, Ermesinde, Portogallo
Humberto Sousa
Materiali lapidei utilizzati:
Esterni: Calcale Grigio scistoso di Luz, Mourão, Portogallo (Museo),
Calcale Blu scistoso di Pássaros, Luz, Mourão, Portogallo (Chiesa),
Calcale Grigio scistoso di Mourão, Portogallo, e Marmo Bianco di Estremoz, Portogallo (Cimitero)
Interni: Calcale Grigio scistoso di Luz, Mourão, Portogallo (Museo),
Calcale Blu scistoso di Pássaros, Luz, Mourão, Portogallo (Chiesa),
Calcale Grigio scistoso di Mourão, Portogallo (Cimitero)
Fornitura pietra: Soxisto – Sociedade de Exploração dos Xistos de Mourão, Mourão, Portogallo (Calcale scistoso)
Granimarques – Sociedade Unipessoal Lda, Mourão, Portogallo (Marmo Bianco)
Installazione pietra: Peixoto & Antunes Lda, Ermesinde, Portogallo
Humberto Sousa, maestro della pietra

Per una documentazione completa dell’opera Download PDF

Rieditazione tratta da Nuova estetica delle superfici, a cura di Vincenzo Pavan pubblicato da Marmomacc

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29 Luglio 2016

News

Marmomacc traccia il futuro del design in architettura

CONVEGNO IN COLLABORAZIONE CON ARCHITECTURAL RECORD


© Luca Morandini

“The future of design: materials, sustainability and context” – in collaborazione con Architectural Record, la prestigiosa rivista americana di architettura – è il tema del convegno che si svolgerà a Marmomacc giovedì 29 settembre dalle 15.00 alle 17.00 presso l’Area Forum del padiglione 1 – The Italian Stone Theatre.
Moderato da Cathleen McGuigan, editor-in-chief della testata, l’incontro vedrà la partecipazione di Duncan Swinhoe, Managing Director dello studio Gensler di Londra, Shawn Duffy, Managing Principal dello studio KPF di Londra e Richard Olcott, Design Partner dello studio Ennead di New York. I tre autorevoli architetti, rappresentanti di altrettanti prestigiosi studi, sono stati invitati a discutere su quelli che sono i trend in architettura, mettendo in evidenza i metodi costruttivi, gli aspetti di sostenibilità e le strategie adottate per adattare i progetti al contesto locale e alle condizioni ambientali in cui vengono realizzati. Nel corso della discussione sarà dato ampio spazio all’uso della pietra naturale.
Dopo una presentazione individuale dei lavori che meglio rappresentano la direzione intrapresa dai diversi architetti, gli ospiti si confronteranno in un dibattito sul futuro dell’architettura, coinvolgendo anche il pubblico di professionisti presente in sala.


© Luca Morandini

BREVI BIOGRAFIE DEI RELATORI
Cathleen McGuigan è editor-in-­chief di Architectural Record, la principale rivista americana di architettura da 125 anni. Sotto la sua guida Record ha vinto, tra i numerosi premi, anche il Grand Neal Award (2012), massimo riconoscimento di eccellenza nel settore dell’American Business Media. In precedenza è stata critica di architettura e arts editor della rivista Newsweek ed è stata inoltre Loeb Fellow alla Graduate School of Design di Harvard.
Shawn Duffy si è unito allo studio KPF nel 1999 e da allora ha guidato alcuni tra i progetti più complessi per clienti residenziali e commerciali. È stato project manager dell’International Commerce Center di Hong Kong, l’edificio a uso misto di 490 metri più alto della città; attualmente è Managing Principal del Ping An Finance Center, palazzo di 600 metri a Shenzhen. È stato inoltre project manager per le aree di sviluppo urbano di Canary Wharf a Londra ed è Managing Principal per diversi progetti residenziali e commerciali a Vauxhall, lungo il Tamigi.
Richard Olcott è stato a capo di numerosi progetti culturali, accademici e istituzionali governativi per Ennead, compresi la Bing Concert Hall e la Anderson Collection della Stanford University, il Ponte per il Laboratory Sciences del Vassar College e al momento sta lavorando al nuovo complesso dell’Ambasciata Americana ad Ankara in Turchia. È stato il commissario della The New York City Landmarks Preservation Commission e vincitore del premio Rome Prize Fellowship all’Accademia Americana di Roma.
Duncan Swinhoe è managing director dello studio Gensler di Londra. Architetto con quasi 20 anni di esperienza, si è molto concentrato sulle aree di sviluppo urbano su larga scala, e in particolare sulla progettazione di edifici per uffici commerciali nel Regno Unito, in Europa e nella regione del Golfo. Tra i vari progetti, ricordiamo il Word Trade Center e la Sede Centrale del Gulf Corporation Council nel Riyadh e le Tarmeer Towers di Abu Dhabi. Infine è a capo di un progetto di ricerca dello studio sugli edifici commerciali del futuro.

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29 Luglio 2016

Post-it

Sinapsi. Design e connettività. Network e interazioni tra oggetti, servizi, spazi e persone.

   Il secondo numero di MD Journal si propone di indagare la connettività come tema di progetto, identificando gli impulsi provenienti dal mondo del design, dell’architettura e dei sistemi di rete in grado di definire le nuove tendenze di uno scenario che caratterizza la condizione contemporanea, in cui tutto risulta essere potenzialmente connesso.

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29 Luglio 2016

Post-it

9 MD Journal [1] 2016 MD Journal e la ricerca accademica sul design

   Inscritto nella policy di Unife a favore dell’Open Access – e in prosecuzione delle attività promosse, da anni, dal Laboratorio Material Design afferente al Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara – il progetto della rivista scientifica MD Journal intende proporsi come strumento di condivisione della ricerca universitaria del design.

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18 Luglio 2016

News

STONE ARCHMARATHON AWARD

PRESENTATI 72 PROGETTI DI ARCHITETTURA IN PIETRA


© Luca Morandini

Sono stati 72 gli studi che hanno risposto alla call for projects lanciata da Marmomacc e Archmarathon con l’obiettivo di raccogliere le candidature di progetti in pietra che concorreranno al primo Stone Archmarathon Award, la nuova categoria nata per la promozione e la valorizzazione del materiale litico in architettura.
Tra le diverse proposte sono stati selezioni 20 prestigiosi studi che potranno accedere alla fase di “casting” -­? in programma venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre a Marmomacc – nel corso della quale una giuria internazionale presieduta da Luca Molinari selezionerà i finalisti che si contenderanno il primo Stone Archmarathon Award in occasione di Archmarathon 2018.
Grazie a questa importante collaborazione con Archmarathon, Marmomacc rafforza ulteriormente il legame con il mondo dei progettisti, degli architetti e degli interior designer mostrando ancora una volta la propria vocazione a saper coniugare momenti di business con occasioni di formazione e conoscenza per le aziende e gli operatori del settore.

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