Blocchi di ardesia in una cava in galleria della Val Fontanabuona.
“E tutta la città mi sembrò bella, coi suoi tetti di ardesia, umidi lucenti: mi parve una città dissepolta dal mare, ancora ricoperta di uno strato d’azzurro…”
Grazia Deledda
L’ardesia. Non c’è pietra che non sia così vicina al nostro vissuto.
Beh, nostro-nostro non proprio. O meglio, forse non a quello di quei poveri ragazzini che in classe studiano su tristissime lavagne bianche con pennarelli che chissà per quale misterioso motivo scrivono quasi esclusivamente su mani e vestiti e mai sulla lavagna…Io mi riferisco al vissuto di quei ragazzini di qualche lustro prima dove le lavagne erano nere, fatte si ardesia, appunto, e c’erano ancora i grembiuli, rigorosamente bianchi o blu. I tempi della Signora Maestra. Ma c’è comunque anche qualcun altro, molto più autorevole di me che, parlando della sua scienza proprio dal suo ruolo di “Maestro”, cita le lavagne: “[La Geometria serve] … a misurare i goffi, non vi essendo bilancia o passetto che meglio pesi o misuri quanto essi vagliano …, perché la pietra lavagna, sopra la quale si disegnano le figure geometriche, è la pietra di paragone degli ingegni e quelli che non riescono a tal cimento si possono licenziare non solo come inetti al filosofare, ma come inabili ancora a qualunque maneggio o esercizio della vita civile.”….riconosciuto? Lui, il “Maestro”, è nientemeno che Galileo Galilei.
Riproviamo. Forse va meglio con il tempo libero… biliardi. Vi piace giocare a biliardo? Bene, sappiate che sotto il panno verde, c’è una anima in pietra, una vera e propria lamina di ardesia, e gli italiani, credeteci, sono dei veri maestri nella realizzazione dei biliardi. Ma perché una base in pietra? Anzi in ardesia? Perché i piani realizzati con questo materiale oltre ad essere robusti e a garantire lunga durata nel tempo indipendentemente al posto dove vengono usati, sono di relativamente semplice lavorabilità. Ma in special modo assicurano perfetta planarità al piano da gioco che grazie all’uso di panni particolarmente idonei ad abbassare gli attriti garantiscono caratteristiche di scorrimento delle biglie con maggiore dinamica e velocità consentendo traiettorie molto regolari e di più lunga durata rispetto l’uso di altre tipologie di piani (attriti….chissà se Galileo Galilei, quando scriveva nel suo “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attenenti alla meccanica e i movimenti locali”:«se tale spazio fusse interminato, il moto in esso sarebbe parimenti senza termine, cioè perpetuo”[…] in assenza di tutti gli impedimenti esterni e accidentari», già pensava tra sé e sé ad un qualche tipo di gioco, un biliardo d’antan….magari potrebbe esserne considerato il padre putativo!).
E non è finita, potremmo parlare di Genova, con i suoi tetti in ardesia o con i molti palazzi con la facciata a nord rivestita con questo materiale che, grazie alla sua bassa porosità funziona da ottimo cappotto isolante contro la pioggia che spesso batte proprio da nord: una distesa di “ciappe e abbæn”…..
Per parlare di questa pietra, dunque, faremo un viaggio ben preciso in quello che è il cuore di una delle migliori ardesie che si estrae al mondo, nella Fontanabuona, splendida valle a nord di Genova con sviluppo circa sub parallelo alla costa e che si sviluppa lungo lo stretto solco del torrente Lavagna.
Il nostro materiale1, campionato in uno dei filoni da sempre considerati più sani e migliori, proviene dalla cava di Zerli in Località Gazzo, Monte di Lorsica (GE), è stato sottoposto ad indagine petrografica effettuata analizzando una serie di sezioni sottili: due orientate perpendicolarmente al clivaggio ed una parallela alla scistosità, ed una analisi diffrattometrica a raggi X.
Stereomicroscopio 7 I. Aspetto dell’ardesia proveniente dalla Cava di Zerli in località Gazzo (GE).
Descrizione macroscopica2
Litotipo di origine sedimentaria sottoposta a blando metamorfismo, di colore di insieme grigio scuro. Ha grana fine tanto da non potersi riconoscere macroscopicamente i costituenti, anche se l’aspetto ed il tatto che lo caratterizzano lasciano ipotizzare tra i suoi costituenti la presenza di fillosilicati. Il materiale si presenta omogeneo, compatto, privo di fratture o di venature. Reagisce in presenza di acido cloridrico e si riga con una lama metallica.
Microscopio a luce polarizzata, nicol incrociati, 40 I. Clinocloro con colori di interferenza blu.
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Descrizione microscopica3
litotipo sedimentario di metamorfismo di basso grado a tessitura finemente scistosa con rari blasti che possono raggiungere dimensioni massime pari a 100 micron. In sezione sottile si osservano rare strutture ad andamento vagamente occhiadino che possono raggiungere dimensioni di 500 micron generate da locale assenza, per irregolarità di sviluppo, dei piani scistosi.
Le dimensioni assolutamente ridotte dei costituenti non ne consente un completo riconoscimento tramite studio petrografico, che va quindi associato ad una analisi diffrattometrica a raggi X, la quale ha permesso di identificare la presenza di Quarzo, Calcite, Muscovite, Clinocloro arricchito di Fe , Albite ed Ortoclasio.
Alla luce di tale analisi, si può verificare che i granuli dimensionalmente maggiori sono costituiti prevalentemente da clinocloro dai tipici colori di interferenza blu anche in lacinie disposte parallelamente ai piani di scistosità e in subordine da quarzo monocristallino anche sub arrotondato, limpido. Sono presenti rare lacinie muscovitiche anche esse isoorientate ai piani di scistosità. Localmente, dispersi nelle sezioni sottili si notano tracce di probabili bioclasti ora non più definibili in quando sostituiti da calcite di neoformazione.
I carbonati e i minerali definiti con diffrattometria sono finemente distribuiti nella matrice che costituisce il materiale, generalmente non concentrati in vene né crepe o tasche irregolari.
I fillosilicati sono disposti sub parallelamente e come indicato dalla normativa europea UNI EN 12326-2 possiamo definire che dieci starti di miche occupano uno spazio di 300 micron e sono generalmente separati con spaziatura regolare. Solo localmente sono presenti rare tasche a struttura microcristallina a basso addensamento di clivaggio. I fillosilicati sub paralleli al clivaggio tendono ad essere continui (diagramma f e in subordine g di fig. A.1 della appendice A: Interpretazione petrografica della UNI EN 12326-2: 2005).
Definizione Petrografica (secondo EN 12407 e EN 12670):
ARGILLOSCISTO (SLATE*)
*Recommendations by IUGS Subcommission on the Systematics of Metamorphic Rocks: Very low to low-grade metamorphic rocks.
Analisi diffrattometrica ai raggi X4
I minerali identificati mediante analisi diffrattometrica ai raggi X effettuata nei campioni provenienti dalla cava di Zerli in località Gazzo (GE), confermano e sono di supporto all’indagine petrografica date le veramente esigue dimensioni dei costituenti. Come possiamo vedere in tabella 1 i costituenti presenti sono: Quarzo, Calcite, Muscovite, Clinocloro, Albite ed Ortoclasio. Tutti i primi quattro minerali sono riconoscibili anche petrograficamente a parte la bassa percentuale di muscovite riconoscibile in lacinie a causa delle dimensioni troppo piccole per poter essere discriminata. I Feldspati (Albite ed Ortoclasio), invece, sono troppo piccoli e privi di geminazione per essere riconosciuti anche agli ingrandimenti maggiori. Evidentemente parte di quei minerali a colore di interferenza grigi presenti nelle foto delle sezioni sottili a nicol incrociati sono proprio loro.
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L’analisi diffrattometrica dell’Ardesia è stata gentilmente eseguita da PANalytical
Composizioni chimiche di alcune ardesie della Val Fontanabuona
Tratto e liberamente elaborato da Cuneo M. – Lessico dialettale della lavorazione dell’ardesia in Val Fontanabuona – formato pdf scaricabile da internet.
Le composizioni chimiche di quattro ardesie provenienti da diverse cave della Val Fontanabuona, sono molto eterogenee. In tutti i materiali è presente, assieme alla silice sempre particolarmente abbondante, una certa quantità di calcite variabile a seconda della zona di estrazione. In percentuale minore, e comunque in tenori sempre variabili, gli ossidi di Alluminio, Ferro e Magnesio.
Caratteristiche fisico-meccaniche
Valori tratti dal catalogo di Ardesia Mangini A.& D., (www.ardesiamangini.it)
Le ardesie liguri presentano in genere ottime caratteristiche fisico meccaniche e sono idonee all’uso in ambienti esterni anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Per le loro doti di resistenza al gelo e di bassa imbibizione in presenza di acqua sono ideali per la realizzazione di rivestimenti parietali e manti di copertura.
Carta geologica d’Italia. Foglio 83, Rapallo.
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Geologia e cave
Parlare della geologia delle ardesie della Fontanabuona e in linea di massima della zona genovese è una impresa alquanto vasta ed articolata in virtù della complessa storia geologica che proprio in questa zona si è sviluppata, essendo questo il punto nevralgico di contatto tra la catena alpina e quella appenninica.
è possibile affermare che tutta l’area è data dalla sovrapposizione tettonica di due imponenti insiemi, uno esterno umbro-toscano ed uno interno ligure-emiliano.
L’insieme umbro-toscano è formato alla base dallo zoccolo continentale sopra il quale ci sono le successioni di copertura sedimentaria di età variabile dal Mesozoico al Terziario che si presentano ampiamente scollate e deformate. Sopra queste, con vergenza da ovest verso est, l’insieme interno ligure-emiliano nel quale si riconosce la presenza di ofioliti, rocce di formazione tipicamente oceanica, mentre sembra mancante il substrato originario sul quale le ofioliti poggiavano forse cannibalizzato ed inghiottito in fase di sovrascorrimento sull’insieme sottostante. L’area quindi ha caratteristiche molto peculiari di transizione tra le Alpi e gli Appennini, e riflette l’evoluzione geodinamica che tutta l’area ha subito a partire dalla fine del Trias ed il Giurassico in coincidenza dell’inizio di apertura del bacino oceanico ligure-piemontese tra le due placche: europea ed apula. L’apertura di questo nuovo embrione di oceano è continuata fino alla fine del Cretaceo, quando la situazione si è invertita con l’impostazione di movimenti che da quel momento hanno portato alla convergenza e quindi allo scontro delle due placche. Questo ha comportato la subduzione della litosfera oceanica che costituiva il nuovo bacino ligure-piemontese che fino ad allora aveva continuato ad ingrandirsi, la sua conseguente chiusura e la successiva collisione continentale.
Tutta l’area ligure può quindi a buona ragione essere considerata un miscuglio di sovrapposizioni di unità di crosta oceanica e mantello, e su queste unità ne sono posizionate alcune prevalentemente flyschoidi, con caratteristiche litologiche tali da lasciar ipotizzare una loro derivazione da un margine continentale limitrofo. Talvolta questi flysch non sono metamorfosati, quasi a riprova della coesistenza di condizioni orogenetiche differenziate.
Le ardesie della Fontanabuona provengono dalla Formazione di Val Lavagna, lette dal punto di vista geologico come torbiditi precipitate da margini rialzati verso le parti distali e che si presentano come alternanza di scisti argillitici, arenarie silicoclastiche, ardesie, sottili orizzonti di arenarie calcaree gradate, marne e calcari marnosi. Le ardesie della zona in questione provengono da quello che è chiamato il Membro delle ardesie di Monte Verzi, costituito da alternanza di scisti, arenarie e calcareniti. Hanno composizione di marna argillosa con percentuali variabili, come visto, di CaCO3. Il colore scuro è prevalentemente imputabile alla presenza di pigmento grafitico.
Gli strati migliori per la coltivazione delle ardesie sono intercalati tra strati sterili arenacei, e nella Fontanabuona essi hanno entrambi direzione grossomodo NW-SE tendendo ad immergersi verso il fianco del monte con inclinazioni variabili, generalmente attorno ai 15 gradi, con uno spessore che può variare tra 2 e 15 metri. Non tutti gli strati sono sfruttabili poiché possono essere talora fratturati o poco potenti.
I campioni su cui sono state effettuate le nostre analisi provengono da quelli che sono considerati tra i migliori filoni della vallata cavati in galleria nella Ciapêa di Zerli ad una profondità che supera ormai i 70 metri.
Ardesia con superficie “a spacco”.
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Usi del materiale
L’ardesia viene cavata in blocchi più o meno grandi a seconda delle condizioni della cava e delle esigenze; successivamente tali blocchi vengono ridotti in lastre (s-ciapâ) che possono raggiungere addirittura spessori di 1 mm. Un tempo esse erano sfaldate direttamente in cava per mezzo della sc?péle, perché i blocchi ancora intrisi dell’acqua di cava sono molto facili da lavorare oltreché da sfaldare. Oggi, una imboiaccatura del blocco con fango d’ardesia ed un suo impacchettamento con un film plastico consente di preservare tale umidità e quindi di poter s-ciapare i blocchi anche dopo il loro trasporto in azienda
La maggior parte del materiale un tempo preparato in cava veniva usata quale materiale da tetto (l’abaìn, le classiche lastre per i tetti genovesi di lato 57 o 58 cm x 5 mm di spessore; la canéla, lastra non pregiata spesso ricavata da ritagli per il mercato locale a dimensioni non fisse e spessore di 9-10 mm; la bastarda di dimensioni variabili anche se per un unico tetto si manteneva la costanza dimensionale e spessori di 7-9 mm ) ed era direttamente portato al luogo di utilizzo, o fino alla spiaggia per le spedizioni via mare. L’uso dell’ardesia è sempre stato abbastanza diversificato: a parte gli abbaini, le lastre per la realizzazione dei tetti, di dimensioni variabili a seconda delle esigenze e dei luoghi di utilizzo – si ricordano gli scaglioni romboidali per le copertura di tetti a cupola di chiese – ma anche le lastre per realizzare pavimenti, gradini, stipiti, soglie, davanzali, lastre tombali, architravi di porte e finestre, vere da pozzi, sedili, ripiani per mobili di lusso.
Operazione di separazione di lastre da un blocco di ardesia in un laboratorio della Val Fontanabuona.
Un tempo l’ardesia veniva usata anche per realizzare recipienti, lavatoi, i quadri elettrici e anche come base materica per dipinti di particolare pregio.
Oggi l’ardesia è ricercata per la realizzazione di piani da biliardi, per l’edilizia, per l’interior design: l’essenzialità ed il rigore di questo splendido materiale lo rendono a ragione tra i più apprezzati nella realizzazione di tavoli, camini, top, oggetti di design e arredamento. La banca Dexia in Lussemburgo è interamente rivestita di ardesia, come pure alcuni centri commerciali a Barcellona. L’ardesia è inoltre apprezzata nella scultura contemporanea: Oto Tinteri, scultore e pittore sardo di origine ma genovese di adozione ha realizzato l’opera dedicata ad Amelia Earhart ora esposta nella sala del check-in dell’aeroporto genovese Cristoforo Colombo.
Il nobile minimalismo di questo materiale assolutamente unico è inoltre sempre più spesso portavoce di un atteggiamento “green thinking”, veicolato da interessanti sperimentazioni di architettura e design.
di Anna Maria Ferrari
I campioni di Ardesia utilizzati per l’analisi petrografica sono stati gentilmente forniti da ARDESIA MANGINI A. & D. (www.ardesiamangini.it)
Note
1 Numero accettazione campioni: 689
2 Metodo d’analisi secondo normativa europea EN 12407 Natural Stone Test Methods – Petrographic examination. e EN 12670 Natural Stone Terminology
Strumento: stereomicroscopio Olympus SZX – FOF 4J02049. Analisi effettuata su lastrine differenti di materiale tal quale. Operatore Dr. Anna Maria Ferrari
3 Metodo d’analisi secondo normativa europea EN 12407 Natural Stone Test Methods – Petrographic examination. e EN 12670 Natural Stone Terminology , in accordo con Recommendations by IUGS Subcommission on the Systematics of Metamorphic Rocks: Very low-to low-grade metamorphic rocks
Strumento: microscopio a luce polarizzata Olympus BX51TRF 4M23804. Analisi effettuata su 3 sezioni sottili di dimensioni standard. Operatore Dr. Anna Maria Ferrari
4 Analisi diffrattometrica a raggi X effettuata con Diffrattometro Panalytical X’PERT PRO presso la casa madre PANalytical srl., via Cadore 21, 20035 Lissone, MI
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