novembre 2024
L M M G V S D
« Dic    
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930  

Ultimi articoli

Ultimi commenti

Rubriche

Pubblico dei lettori

 

rss

 

Notizie

28 Dicembre 2011

Osservatorio Litico

Polidura + Talhouk Arquitectos,
Binimelis House, La Reserva,
Chicureo, Colina, Cile 2007


Fronte verso la vallata

Un edificio che sorge dalla terra, incastonato in un lotto impervio per l’elevata pendenza del terreno (40%) e profondamente immerso nella suggestiva campagna cilena.
L’intervento, che consiste nella realizzazione di un’abitazione per una giovane coppia con due figli, è sensibilmente influenzato dal contesto ambientale in cui si situa.
La configurazione triangolare del lotto ha imposto l’edificazione al centro dell’area, con affaccio privilegiato verso la spettacolare vallata e massima preclusione visiva verso la cava situata a monte.
La composizione si struttura nella sovrapposizione di due volumi sovrapposti, disposti parallelamente all’andamento orografico del terreno e pertanto in stretta relazione con il paesaggio, chiaramente distinguibili sia per conformazione geometrica sia per finitura, in modo tale da dichiarare espressamente la loro destinazione funzionale.


Il volume in aggetto

Il volume più basso, parzialmente interrato, costituisce una zoccolatura basamentale di potente valenza materica, con rivestimento in pietra locale sbozzata che suggerisce quasi una fusione con il piano naturale da cui emerge: qui trova collocazione la parte più umbratile e introversa dell’abitazione, quella destinata alla zona notte.
Al livello superiore, a cui si trova l’accesso principale dalla strada, si imposta un secondo volume dal carattere figurativo di maggiore astrazione e apertura verso il paesaggio: il corpo in aggetto, interrotto da ampie aperture e rivestito in rigorose lastre di ardesia di produzione industriale, ospita il soggiorno e la cucina.
Un’opera dall’impianto compositivo semplice ma efficace, che si valorizza anche grazie all’uso espressivo di materiali naturali e autoctoni: il vigore della pietra differentemente trattata alla luce delle diverse interpretazioni semantiche degli involucri esterni; il calore del legno per le finiture interne; la sincerità costruttiva del calcestruzzo per le strutture.

Chiara Testoni


Vista dal soggiorno verso il paesaggio

[photogallery]binimelis_album[/photogallery]

Scheda tecnica
Progettisti: Polidura + Talhouk Arquitectos – Antonio Polidura, Marco Polidura, Pablo Talhouk
Localizzazione: La Reserva, Chicureo, Colina, Chile
Strutture: Daniel Stagno
Impresa costruttrice: Costructora Los Robles
Superficie lotto: 950 sqm
Area costruita: 260 sqm
Anno di progettazione: 2005
Anno di costruzione: 2007
Materiali: Pietra, legno e calcestruzzo
Fotografie: Aryeh Kornfeld

Recapito:
Polidura + Talhouk Arquitectos

commenti ( 0 )

15 Dicembre 2011

Opere di Architettura

Spazi nel verde e a cielo aperto
Frassinago18 insideout


L’allestimento parigino al Maison & Objet.

[photogallery]frassinago_album_1[/photogallery]

Il sogno della fuga dagli affanni metropolitani alla volta delle pacifiche atmosfere del mondo rurale fa tappa al Maison & Objet di Parigi, nell’edizione dell’anno 2011. DeCastelli, con Frassinago18 insideout ed Il Casone, dà forma al sogno ed allestisce una scenografia di vera natura e forza immaginativa.
Dalla fine del ‘600 la meraviglia è divenuta sempre più strategia compositiva per i padiglioni espositivi. Proprio in ambito culturale francese Descartes fra i primi l’ha codificata quale sorpresa improvvisa dell’anima, per cui essa si volge a guardare con attenzione quegli oggetti che sembrano rari ed eccezionali. Ebbene: al coperto dei padiglioni il giardino è orizzontale e verticale. Le molte essenze si compongono con i metalli preossidati e inossidabili – per condizione di natura o per verniciatura. Il legno dei calpestii è riproposto in doghe lapidee; la variabilità cromatica tipica è assecondata dalle differenti tonalità delle arenarie e dall’accostamento di superfici in finiture scabre secondo diversa gradazione. Il pavimento galleggiante è pure proposto nei grandi formati, rettangolari e quadrati. In parete verticale le lastre si compongono a casellario con rame preinverdito lavorato a cassetta e con riquadri in verde naturale. Telai scatolari leggeri di varia dimensione, assottigliati dalle verniciature chiare, si contengono l’un l’altro offrendo riparo alla vista dalla luce diretta. Le loro coperture e fianchi in tubolari sottili, sovrapponendosi, creano atmosfere ombratili che si replicano a terra, accrescendo il valore delle coloriture proprie di ogni materiale. Appena oltre le verande, a Giverny parrebbe di poter scorgere il campo di papaveri di Claude Monet, così come nella cuccia all’aperto, fra l’evocazione ed il gioco, sembrerebbe sentirsi il cane far le feste all’ospite.
Con oltre 70.000 visitatori equamente suddivisi fra francesi ed internazionali, la fiera parigina degli oggetti e delle finiture per la casa per interno ed esterno ha registrato la costante crescita anche nei cinque giorni d’apertura di quest’anno.


Due dettagli delle doghe in Pietra Forte Fiorentina bottonata.

[photogallery]frassinago_album_2[/photogallery]

Il sogno di contemplare e sentirsi parte della natura si conferma per Monet ne La terrazza a Sainte-Adresse. Il senso di piacevolezza familiare all’interno di questo ritratto quasi d’ozio domenicale è ricostruito in concreto: infatti per le due figure sedute rivolte al mare posano il padre ed una zia del pittore; per le figure di fronte, una cugina ed un amico. I fiori circondano il piccolo salotto all’aperto ritagliando la terrazza alla terraferma ed unendola idealmente al mare.
Nei diversi ambiti artistici la terrazza è del resto ripetutamente scenario e tema. Van Gogh commentando il romanzo Bel-Ami di Guy de Maupassant scrive: contiene una descrizione di una notte illuminata di stelle a Parigi con i caffè vivacemente illuminati sul boulevard ed è pressappoco lo stesso soggetto che ho appena dipinto. Sta pensando al proprio Terrazza del caffè la sera. Venendo all’Italia ed agli anni più recenti, la poesia di Vittorio Sereni ritrae le visuali da una terrazza pensile sul lago. Ettore Scola intitola alla terrazza una pellicola in cui allo spazio affacciato all’esterno sovrappone la lettura del salotto letterario, punto d’incontro d’intellettuali di diversa estrazione.
Mite e soleggiato per ampi tratti dell’anno, il clima è primo alleato degli spazi interesterni caratterizzanti le architetture d’area mediterranea. Lo è al punto da farne caratteristica propria dell’architettura discendente dai tipi d’epoca romana agli occhi di Gio Ponti. Eppure la tipologia della terrazza deve attendere il Rinascimento per accreditarsi quale vero tipo architettonico, ed ancor più deve attendere il Movimento Moderno e l’International Style per far proprie le coperture piane degli edifici. In questo senso, in Italia, la copertura di Casa Malaparte costituisce esempio classico ed eccezionale. Invece quale scenografia ideale di salotti non solo letterari terrazza Martini si propone quale alternativa, divenendo da subito modello: dal quindicesimo piano del grattacielo di Piazza Diaz sovrasta il centro di Milano con visuale a 360°. Progettata da Tommaso Buzzi alla fine degli anni ’50 di secolo scorso, è rinnovata negli anni ’90 ed ancora nel 2007. Interessa ora particolarmente il lavoro degli anni ’90, condotto in equipe da un gruppo di primari interpreti dell’arte dei giardini, degli interni e dell’arredo.
Il lavoro d’equipe pure caratterizza la reinterpretazione contemporanea di alcune terrazze da parte de Il Casone, di Frassinago18 insideout e di DeCastelli; in esse la pietra sa farsi doga all’occorrenza e si affianca con naturalezza al legno ed al verde.


Dentro e fuori terrazza Martini.
Con un click sull’immagine, visuale a 360° da terrazza Martini

[photogallery]frassinago_album_3[/photogallery]

Alberto Ferraresi

Vai al sito di DeCastelli
Vai al sito di Frassinago18 insideout
Vai al sito Casone

commenti ( 0 )

12 Dicembre 2011

Osservatorio Litico

Longhi Architects,
Pachacamac House, Pachacamac,
Perù 2008


Architettura e paesaggio

Da sempre in Perù l’attività edificatoria è strettamente connessa alle caratteristiche del contesto: dapprima veniva l’individuazione del sito, poi l’esecuzione dell’opera – fermamente subordinata alle proprietà geomorfologiche e climatiche del luogo – attraverso un processo costruttivo efficiente che garantiva l’ equilibrata integrazione tra opera artificiale e paesaggio naturale, come dimostrano le straordinarie testimonianze archeologiche del paese.


Il muro esterno e la corte interna

La realizzazione della casa Pachacamac adombra questo tradizionale approccio culturale.
Una coppia di anziani filosofi, in cerca di un rifugio per trascorrere l’età della pensione, ha individuato personalmente l’area per l’ edificazione della “loro” dimora: una piccola collina circondata da montagne, a 40 Km a sud della capitale, in una zona rurale ricca di reperti archeologici pre-incaici e priva di qualsiasi urbanizzazione; un paesaggio estremo che ricorda l’assolata preistoria di “2001 Odissea nello Spazio” ma che al contempo rimanda alla fascinazione di una natura dominante e indifferente alla transitorietà dell’uomo e delle stagioni.

L’architetto, Luis Longhi, ha saputo interpretare con efficacia e sensibilità la “visione” dei suoi clienti attraverso un’opera che si inscrive con assoluta chiarezza e umiltà nel contesto, senza gesti enfatici ma solo attraverso l’intrinseca suggestione evocata dalla vigorosa materialità dell’architettura.


Vista interna con particolare della distribuzione

La scelta progettuale è stata quella di “incastonare” la casa nella collina: solo i massivi muri di contenimento in pietra locale sbozzata, oltre all’emergente volume vetrato, dichiarano all’esterno la presenza antropizzata dell’abitazione.
Gli spazi interni sono concepiti come un “riparo umbratile” in cui vibra l’incessante dialettica tra interno ed esterno, tra intimità domestica e paesaggio sapientemente filtrato attraverso le calibrate aperture, tra luce ed ombra. Linee sobrie e materiali di finitura naturali – come pietra e calcestruzzo – traducono un linguaggio essenziale ed altamente espressivo nel suo “verismo” costruttivo.

Il risultato è un’ interpretazione dell’ abitare che ricorda intensamente l’archetipo del ventre materno, qui suggerito dal cuore della terra che accoglie e protegge.

Chiara Testoni


Ambienti crepuscolari

[photogallery]pachacamac_album[/photogallery]

Scheda tecnica
Progetto: Longhi Architects
Localizzazione: Pachacamac, Perù
Capo progetto: Luis Longhi
Collaboratori: Hector Suasnabar, Christian Bottger, Carla Tamariz, Veronica Schreibeis
Direzione lavori/costruzione: Longhi Architects / Hector Suasnabar
Date progettazione: 2006-2008
Area di intervento: 5,000 mq
Superficie costruita: 480 mq
Fotografie: CHOlon Photography, Elsa Ramirez

Recapito:
Longhi Architects
Calle 14 169 Corpac – San Isidro – Lima – Perù
http://www.longhiarchitect.com/


Particolare della muratura

commenti ( 0 )

9 Dicembre 2011

XfafX

Comunicare il design italiano

Nell’ambito del festival XfafX – To Design Today – celebrazione del Ventennale della fondazione della Facoltà di Architettura di Ferrara, giunto a metà del suo percorso annuale di svolgimento – il 13 Dicembre 2011 si terrà una tavola rotonda dal titolo Comunicare il design italiano.
Nel Salone d’Onore di Palazzo Tassoni Estense il dibattito affronterà le dinamiche e le problematiche della comunicazione nel campo del design, in particolar modo di quello italiano, dai più letto ancora attraverso la formula e il prestigio del “Made in Italy”, ma oggi alla ricerca di nuove identità, di inediti linguaggi e di aggiornate narrazioni per una rinnovata affermazione nei mercati emergenti.
Nella crescente complessità che investe il fare comunicazione, il fare design e la produzione stessa – dominata anche in Italia da logiche di delocalizzazione e di outsourcing sempre più diffuse – il tema “design italiano” potrebbe apparire riduttivo. La tavola rotonda sarà invece un’occasione per allargare la prospettiva del dibattito al contesto globale, a partire dall’analisi di alcune esperienze editoriali che narrano la complessità del design italiano nel contesto internazionale.
L’evento prenderà le mosse infatti dalla presentazione della rivista DIID – disegno industriale/industrial design di “Sapienza Design Factory”. Il magazine diretto da Tonino Paris, ha editato da poco – allo scadere del suo decimo anno di vita – un significativo numero cinquanta, presentandosi sempre più come strumento disciplinare di approfondimento dedicato alla formazione di studenti e ricercatori. A questa esperienza pubblicistica, concepita in ambito universitario, si affiancherà la presentazione della rivista Inventario, inconsueto e visionario format transdisciplinare concepito da Beppe Finessi per i tipi dell’editore Corraini.
La presentazione di questi casi editoriali sarà accompagnata dalle proposizioni e dal dibattito promossi attraverso l’intervento e la voce di autorevoli rappresentanti istituzionali, della critica, del progetto di design.
L’evento aperto al pubblico è dedicato in particolar modo agli studenti del Corso di laurea ferrarese in Design del prodotto industriale per aumentare in loro la consapevolezza del valore immateriale delle narrazioni e della comunicazione che sempre più, nell’epoca contemporanea, si somma al valore tangibile dei prodotti su cui il design si esplica attraverso i processi di formalizzazione della materia.

Programma
COMUNICARE IL DESIGN ITALIANO
Tavola rotonda
13 dicembre 2011, ore 15.00
Palazzo Tassoni Estense
Salone d’Onore
Via della Ghiara 36, Ferrara

Introduzione
Alfonso Acocella, responsabile scientifico XfafX Festival to design today

Interventi
Luisa Bocchietto, presidente nazionale ADI Associazione per il Disegno Industriale
Stefano Casciani, critico del design e designer
Beppe Finessi, direttore di “Inventario”
Tonino Paris, direttore di “DIID”
Marco Romanelli, critico del design e designer

Coordinamento Davide Turrini

——————————————————

Luisa Bocchietto, presidente nazionale ADI
Architetto e designer è da tempo impegnata in attività didattiche e istituzionali finalizzate al sostegno e alla diffusione della qualità del progetto. Dal 2003 al 2008 è stata Presidente dell’ADI – Delegazione Occidentale Piemonte e Valle D’Aosta e parte del comitato promotore di Torino World Design Capital. Dal 2008 è Presidente Nazionale dell’ ADI.
È componente del Consiglio Italiano del Design, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Stefano Casciani, critico del design e designer
Scrittore, artista e designer. Appena completati gli studi di letteratura e architettura è stato art director per Zanotta e nel 1984 ha pubblicato il suo primo libro Mobili come architetture. Si è affermato come uno dei più lucidi conoscitori e divulgatori della cultura artistica internazionale, attraverso numerose mostre, progetti, pubblicazioni e conferenze su design e architettura. Nel 2000 ha ricevuto il Premio Compasso d’Oro per la trasmissione RAI Lezioni di Design. Per molti anni è stato Vice Direttore di Domus. Nel 2009 ha fondato l’Associazione Gio Ponti Expo.

Beppe Finessi, direttore di “Inventario
Architetto, è ricercatore in Architettura degli Interni e Allestimento al Politecnico di Milano. Svolge attività didattica, critica e di ricerca curando mostre e pubblicazioni sull’opera dei grandi maestri del design italiano, come Bruno Munari, Angelo Mangiarotti, Vico Magistretti e Alessandro Mendini. Da alcuni anni indaga il rapporto tra arti visive e mondo della progettazione. E’ ideatore e direttore di “Inventario. Tutto è Progetto”, nuovo progetto editoriale di rivista/libro quadrimestrale.

Tonino Paris, direttore di DIID disegno industriale – industrial design
Professore ordinario di Disegno Industriale presso l’Università di Roma La Sapienza è fondatore di ‘Factory Sapienza Design’, struttura di ricerca e sperimentazione applicata, di cui è responsabile scientifico. Nel 1994 ha fondato il “Diploma universitario di Disegno Industriale”, poi trasformatosi in “Corso di Laurea in Disegno Industriale”. Ha fondato nel 2002, e dirige, la rivista bimestrale internazionale DIID_Disegno Industriale | Industrial Design, nata per approfondire in chiave didattica e di ricerca la contemporaneità del design. È coordinatore scientifico del Consiglio Italiano del Design presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Marco Romanelli, critico del design e designer
Architetto e critico del design, apre il suo studio a Milano nel 1986. Progetta architetture e cura mostre a Milano, Venezia, Roma, Torino, Londra e Tokyo. Come designer, associato con Marta Laudani, progetta per  Arflex, Bosa, Driade, Fiam, Fontana Arte, O-luce, Marazzi, Mesa, Montina, Redaelli, Salviati, Up&Up. Già redattore di Domus e di Abitare ha pubblicato saggi e monografie sull’opera di Antonia Astori, Gio Ponti, Joe Colombo, Bruno Munari e Lorenzo Damiani.

PROMOTORI
Università degli Studi di Ferrara
Facoltà di Architettura di Ferrara

SOSTENITORI GENERALI XFAFX
AHEC American Hardwood Export Council
Casalgrande Padana
Il Casone
Lithos Design
Pibamarmi
Giuseppe Rivadossi
Viabizzuno
 
SOSTENITORI SINGOLI EVENTI XFAFX
promo_legno
slamjam

Canali istituzionali
www.xfafx.it
www.unife.it/facolta/architettura
www.materialdesign.it

Contatti
ufficiostampafaf@unife.it

commenti ( 0 )

5 Dicembre 2011

Opere di Architettura

Villa Milillo a Long Island
DuBois Architects

English version


Il living principale di villa Milillo attraverso le grandi vetrate in una vista notturna

Lo studio DuBois Architects è una firma di architettura e design impegnata nello sviluppo della più alta tradizione progettuale residenziale statunitense. Il team, che ha sede a New York, ha al suo attivo la realizzazione di numerose ville private tra Long Island, Santa Fe e la California, tutte caratterizzate da geometrie rigorose e da eleganti soluzioni d’interni condotte a partire da citazioni colte e raffinate di maestri quali Frank Lloyd Wright e Richard Neutra.
Il progetto per villa Milillo parte dalla rifunzionalizzazione di un ranch degli anni ’50 del secolo scorso, completamente ridisegnato nello schema distributivo e nell’aspetto per accogliere la zona notte, i servizi e lo studio-biblioteca di una grande residenza per una famiglia dall’intensa vita sociale. Alla struttura esistente è stato aggiunto un corpo vetrato su tre lati, dove sono collocati gli spazi per la cucina, per il pranzo e il soggiorno.


Il living principale di villa Milillo con i pavimenti e i rivestimenti in pietra Basaltina e calcare Grigio Tunisi forniti da Pibamarmi

[photogallery]milillo_album[/photogallery]

Il nuovo impianto della casa, articolato a squadra per aprirsi al meglio all’esposizione verso sud-est, è progettato per cercare un’integrazione forte con il giardino e si completa in una serie di terrazze, aiuole e percorsi intimamente legati alla presenza di un’ampia piscina. Gli spazi grazie ai quali la vita domestica si proietta all’aperto sono attentamente studiati e si arricchiscono di pergolati, sedute in pietra, ricercate soluzioni illuminanti per le ore serali.
Lo studio DuBois ha posto particolare cura nel controllo del bilancio energetico della residenza. L’assetto della climatizzazione è basato sull’orientamento ottimale dell’edificio che sfrutta anche l’ombreggiamento consistente di alcune antiche piante ad alto fusto presenti nel lotto; i pacchetti di chiusura e le vetrate sono ad alte prestazioni di isolamento; l’impianto di riscaldamento è costituito da pannelli radianti collocati al di sotto di pavimenti ad elevata inerzia termica in pietra basaltina.


L’accesso alla villa immerso nel verde.

L’utilizzo di materiali naturali quali il legno e la pietra domina la configurazione costruttiva della casa: le calde cromie delle essenze americane segnano campi pavimentali e arredi fissi; i grigi più o meno intensi di pietre basaltiche o calcaree caratterizzano i prospetti, altri pavimenti e i rivestimenti di pareti libere e camini che animano gli open space dei living e del pranzo.
Villa Milillo è emblematica di un metodo progettuale attento a coniugare il soddisfacimento delle esigenze funzionali di ogni cliente con scelte formali finalizzate a creare spazi accoglienti e ricchi nelle qualità sensoriali.


La villa nel rapporto con la piscina e il giardino

Il lavoro dei DuBois Architects parte dalla delineazione, sotto larghe piastre di copertura piane, di sobrie masse chiuse che dialogano con volumi nitidi ariosi e trasparenti. Dalla scala architettonica a quella del design di superfici, arredi e complementi, gli architetti esprimono un’attenzione meticolosa per il progetto delle proporzioni e delle dimensioni dei volumi abitativi, per la selezione e l’accostamento dei materiali e delle texture, per lo studio degli apporti luminosi naturali o artificiali. Altrettanto accurata è l’esplicitazione e la valorizzazione di un rapporto profondo con l’essenza dei contesti ambientali in cui sorge l’architettura; tale legame si rinnova ad ogni realizzazione per divenire ulteriore cifra distintiva di uno stile maturo e riconoscibile.

di Davide Turrini

Vai a:
DuBois Architects
Pibamarmi

commenti ( 0 )

5 Dicembre 2011

English

Milillo Mansion, Long Island
DuBois Architects

Versione italiana


Main living room at Milillo mansion through the big windows at night

DuBois Architects is an architecture and design signature engaged in developing the highest house-projecting tradition in the Us. Its team, located in New York, has in its portfolio the realisation of several private mansions in Long Island, Santa Fe and California, all of them characterized by rigorous geometries and elegant interior solutions conducted through cultivated references to masters as Frank Lloyd Wright and Richard Neutra.
The project for Milillo mansion started re-functionalizing a ranch of the 1950s, completely redesigned in its distributive scheme and aspect in order to host sleeping area, facilities, and a library-studio of a big house for a family with an intense social life. A structure with windows on three sides, with kitchen, dining room and sitting room, was added to the original building.


Main living room of Milillo mansion with floors and coverings in Basaltina stone and Grigio Tunisi calcar provided by Pibamarmi

[photogallery]milillo_album[/photogallery]

The new plan of the house, L-shaped in order to open at its best to the exposition toward South-West, is projected to create a high integration with the outside garden and is completed by a series of terraces, flower beds, and intimate paths linked to the big swimming pool. The domestic life is extroverted through accurately studied outside spaces, enriched with pergolas, stone seats, and refined lighting solutions for the night hours.
DuBois studio took particular care of the energetic balance of the house. The air-conditioning system is based on the most favourable orientation of the building, also exploiting the shadowing given by some old tall trees present in the lot; the pacchetto di chiusura and the windows are highly insulated; the heating system consists in radiating panels laid under the floor made of basalt stone and with an elevated thermic inertia.


Nature-surrounded access to the mansion

The use of natural materials as wood or stone dominates the configuration of the house: the warm colours of the American essences characterize floorings and furniture; the more or less intense greys of basalts and calcars distinguish the facades, other floors, the covering of the free walls, and the chimneys that vitalize the living and dining rooms.
Milillo mansion is indicative of a projecting method extremely focused on putting together the fulfilment of each costumer’s functional needs and formal choices aimed to create welcoming places rich in sensorial qualities.


The mansion in its relationship with the garden and the pool

DuBois Architects’ work starts from the outlining, under vast covering plates, of sober enclosed masses that are in relationship with more net and open transparent volumes. From the architectural scale to the design of surfaces, furniture and complements, these architects express a scrupulous attention to the projecting of proportions and dimensions of volumes, to the selection and matching of materials and textures, and to the study of natural or artificial lighting devices. The same scrupulosity is given to the valorisation of a deep relationship with the surrounding environmental context in which the architecture is built; this link is renovated by each construction in order to become a distinctive sign of a recognizable mature style.

by Davide Turrini

Go to:
DuBois Architects
Pibamarmi

commenti ( 0 )

2 Dicembre 2011

XfafX

Prolusione A.A. 2011-2012 Corso di laurea Design del prodotto industriale

Il 13 Dicembre 2011, alle ore 11.30 in Palazzo Tassoni Estense, Luisa Bocchietto terrà la prolusione all’anno accademico del Corso di Laurea in “Design del Prodotto Industriale”.
La lezione sarà intitolata Il Design come Visione e analizzerà il ruolo disciplinare e professionale del designer in Italia sullo sfondo degli scenari culturali ed economici globali.

Programma

ore 11,30 Introduzione
prof. Graziano Trippa

ore 11,45 Prolusione
Corso di laurea in Design del prodotto industriale A.A. 2011-2012

IL DESIGN COME VISIONE
Luisa Bocchietto
Presidente nazionale ADI

13 dicembre 2011 ore 11, 30
Palazzo Tassoni Estense
Salone d’Onore
via della Ghiara 36, Ferrara

Luisa Bocchietto, architetto e designer, è da tempo impegnata in attività didattiche e istituzionali finalizzate al sostegno e alla diffusione della qualità del progetto. Dal 2003 al 2008 è stata Presidente dell’ADI – Delegazione Occidentale Piemonte e Valle D’Aosta e parte del comitato promotore di Torino World Design Capital. Dal 2008 è Presidente Nazionale dell’ ADI. E’ inoltre componente del Consiglio Italiano del Design, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L’ADI – Associazione per il Disegno Industriale è stata fondata nel 1956 a Milano su iniziativa di un gruppo di architetti, designer e imprenditori impegnati nella definizione di una nuova estetica industriale; da allora l’associazione è protagonista e interprete della cultura del progettare, del produrre, distribuire e consumare.
L’ADI ha contribuito a posizionare il design italiano il Made in Italy all’avanguardia del gusto contemporaneo, consentendo al nostro Paese di acquisire una riconosciuta leadership internazionale. Oggi ADI riunisce e rappresenta i principali protagonisti del Sistema del Design Italiano: progettisti, imprese, distributori, scuole e università, esperti di design attivi nei centri di formazione e di ricerca, case editrici, scrittori, storici, critici e giornalisti, altri enti e associazioni.
L’ADI strategie innovative per favorire e divulgare l’eccellenza del prodotto, in rapporto all’innovazione tecnologica, alle tendenze socio-economiche e alle problematiche ambientali; promuove norme e procedure, eventi e mostre, convegni e pubblicazioni ed è impegnata nel processo di riconoscimento giuridico del ruolo del designer nello scenario normativo nazionale, europeo e internazionale.

PROMOTORI
Università degli Studi di Ferrara
Facoltà di Architettura di Ferrara

SOSTENITORI GENERALI XFAFX
AHEC American Hardwood Export Council
Casalgrande Padana
Il Casone
Lithos Design
Pibamarmi
Giuseppe Rivadossi
Viabizzuno

SOSTENITORI SINGOLI EVENTI XFAFX
promo_legno
slamjam

Canali istituzionali
www.xfafx.it
www.unife.it/facolta/architettura
www.materialdesign.it

Contatti
ufficiostampafaf@unife.it

commenti ( 0 )

2 Dicembre 2011

News

Marmomacc 2011
Intervista Kjetil Thorsen-Snøhetta

Vai a Marmomacc

commenti ( 0 )

1 Dicembre 2011

News

Marmomacc 2011
Intervista a Giuseppe Fallacara

Vai a Marmomacc

commenti ( 0 )

28 Novembre 2011

Opere di Architettura

Nuovo Centro Ricerche Chiesi
Emilio Faroldi Associati
Parma, Italia 2011

“L’atteggiamento scientifico e quello poetico coincidono:
entrambi sono atteggiamenti insieme
di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione”

Italo Calvino

Alla luce delle profonde modificazioni che coinvolgono i modi e i luoghi del lavoro e della ricerca, legate al passaggio dalla produzione di massa alla produzione snella, alla diffusione delle nuove tecnologie, alla flessibilità del lavoro e alla sempre maggiore fluidificazione della società e dei mercati, l’architettura aziendale ha assunto un ruolo determinante e strategico nella configurazione delle città e nella trasformazione del territorio.
Il nuovo Centro Ricerche Chiesi si colloca in tale logica: un intervento che trova i propri presupposti all’interno dei processi di ampliamento strutturale, razionalizzazione organizzativa e innovazione tecnica che inducono la ricerca progettuale verso l’offerta di nuove prestazioni e servizi, in equilibrio tra la rapidità delle modificazioni e le esigenze di lunga durata.
La posizione del sito, di elevata valenza strategica data la prossimità con le principali infrastrutture (aeroporto, autostrada, linea ferroviaria alta velocità), ha reso necessario un pensiero sul carattere architettonico e urbanistico di un’importante area di accesso alla città di Parma, quale elemento significativo del paesaggio urbano e della sua capacità di competere a livello territoriale. Il progetto mira pertanto ad instaurare un dialogo con un paesaggio dal forte segno infrastrutturale attraverso un impianto dal carattere “urbano” che vede il proprio modello di riferimento nel concetto di “cittadella aziendale” articolata in spazi aperti ed elementi costruiti di differente carattere funzionale e morfologico.

Il concetto di integrazione funzionale introdotto dal superamento della logica fordista si traduce in un impianto planimetrico fondato sui concetti compositivi di aggregazione e connessione e, contemporaneamente, di rotazione o traslazione, mirate ad una differenziazione per aree nella disposizione degli spazi e dei collegamenti tra essi.
L’articolazione funzionale degli edifici si traduce oltre che nella caratterizzazione formale e linguistica, in un’offerta di spazi integrati, interattivi e omnicomprensivi di servizi e qualità dell’ambiente e nell’integrazione al paesaggio e al sistema del verde al fine di garantire un elevato grado di comfort e di qualità degli spazi per il lavoro.
Fulcro dell’insediamento è l’edificio destinato ai laboratori di ricerca e agli uffici, attorno al quale si articolano i corpi e gli spazi ad esso strumentali dal punto di vista tecnologico (centrale utilities e impianti), funzionale (magazzino e depositi) e organizzativo (guardiania, parcheggi e strutture accessorie).
L’edificio principale, di grandi proporzioni, rimanda, con la sua massa all’istituzione che custodisce. La forma planimetrica nasce da un processo di ottimizzazione degli spazi del lavoro e di personalizzazione e riconoscibilità delle differenti funzioni senza rinunciare alla loro integrazione: tre ali (due destinate ai laboratori e una agli uffici) connesse da un elemento baricentrico (l’atrio) destinato a costituire l’elemento di interrelazione verticale come orizzontale nonché spazio di relazione attraverso la presenza di servizi e aree destinate alla socialità (sale riunioni, sala conferenze, spazi di sosta e di rappresentanza) condizioni di lavoro all’insegna della molteplicità, creatività, spirito di squadra, comunicazione e motivazione.

L’era dell’informazione e dell’accesso ha sostituito alla compartimentazione delle attività umane una “mentalità collettiva”, che genera esigenze di integrazione, multifunzionalità, e relazioni sociali. La ricerca di qualità si fonda sulla non omologazione degli spazi, dei livelli e della logica di circolazione, nel tentativo di ricavare all’interno della grande dimensione ambienti alla scala umana: piani con configurazioni diverse, spazi comuni differenziati, strade e piazze interne, zone tematiche.
L’impianto planimetrico dell’intero organismo edilizio è fondato sull’individuazione di appropriati moduli funzionali rispetto ai requisiti spaziali e dimensionali dell’attività di lavoro e di ricerca che determinano le differenti profondità dei corpi di fabbrica, definiscono i passi della struttura portante e ritmano i sistemi di facciata.
Il progetto, contrariamente alle recenti mode dai transiti veloci, che fanno della rottura degli schemi geometrici la propria cifra espressiva, si appella alla forza dell’elemento ordinatore e razionale esaltato dalla grande dimensione attraverso le texture ritmate dalla rigida maglia strutturale o dalla modularità della componentistica di facciata.
Di qui una differenziazione anche materica dei volumi: alla leggera trasparenza dell’elemento centrale si contrappongono il linguaggio massivo e solido dei due copri destinati ai laboratori, e il corpo degli uffici, più snello e mutevole grazie ad un sistema di facciata che vuole ottimizzare l’apporto della luce naturale all’interno delle postazioni di lavoro.

[photogallery]faroldi_parma_album[/photogallery]

Le proprietà materiche e cromatiche degli elementi che compongono la facciata caratterizzano un involucro che non prescinde dall’articolazione delle attività interne, trovando nelle regole geometriche elementari, nella composizione per parti e per moduli, e nella differenziazione tecnologica la propria cifra espressiva.
In tale logica l’involucro diventa occasione di studio e progettazione specializzata, racchiudendo al proprio interno una stratificazione di diverse funzioni: tecnico-strutturali proprie, di controllo del comfort interno, di immagine.
Il progetto del nuovo Centro Ricerche, in linea con le istanze dell’architettura contemporanea, si confronta con la questione delle risorse energetiche in linea con una ricerca sempre più orientata verso l’utilizzo di tecnologie che riducano i consumi e rendano le strutture produttive il più possibile energeticamente indipendenti. Attraverso molteplici soluzioni, dall’orientamento dei corpi di fabbrica, alla regolazione della luce diurna e dell’irraggiamento solare, alla scelta di materiali a bassa manutenzione fino alla strategia impiantistica, il progetto persegue il duplice obiettivo di ottimizzare gli scambi termici attraverso componenti e materiali di rivestimento dell’involucro altamente prestanti, e di generare autonomamente energia con sistemi passivi per adempiere, almeno in parte, al fabbisogno dell’edificio.
Una sostenibilità non interpretata come slogan bensì una progettazione mirata all’applicazione di sistemi e materiali di avanzata tecnologia, allo sfruttamento di tecniche e materiali sostenibili, all’ottimizzazione delle superfici e dei volumi per limitare le dispersioni termiche, all’uso di una trasparenza consapevole.

Come ogni opera di architettura di elevata complessità, il nuovo Centro Chiesi è il risultato di una relazione sistemica di contributi collettivi convergenti, dalle prime fasi progettuali al completamento dell’esecuzione: un’azione integrata tra competenze differenti che conduce alla combinazione di progettualità architettoniche e soluzioni d’ingegneria deliberatamente non spettacolari puntando alla misura, alla durevolezza e alla reale sostenibilità di un architettura che aspira ad essere contributo al valore urbano di un luogo ed espressione dei valori etici di un’azienda.

Emilio Faroldi Associati

Note
SUPERFICIE COMPLESSIVA DEL COMPARTO 60.000 mq
SUPERFICIE FONDIARIA 48.800 mq
SUPERFICIE R&D 28.400 mq
SUPERFICIE MAGAZZINO 2.900 mq
SUPERFICIE CENTRALE UTILITIES 1.900 mq
SUPERFICIE A VERDE 22.000 mq
NUMERO ADDETTI 450

localizzazione Parma (PR) – Italia
committente Chiesi Farmaceutici Spa
cronologia progetto 2005-2009
cronologia realizzazione 2009-2011
progetto urbanistico Emilio Faroldi Associati
progetto preliminare Emilio Faroldi Associati_Jacobs Italia SpA
progetto architettonico e direzione artistica Emilio Faroldi Associati progettisti Emilio Faroldi, Maria Pilar Vettori, Dario Cea, Pietro Chierici, Francesca Cipullo, Roberto Grassi, Francesca Pesci, Laura Piazza, Andrea Roscini
progetto ingegneria e direzione lavori Jacobs Italia SpA project manager e direttore lavori Ing. Michele Cappellini
Chiesi project manager Ing. Francesco Longanesi
Jacobs Italia SpA project manager Ing. Michele Cappellini

commenti ( 0 )

stampa

torna su