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26 Marzo 2012

XfafX

JOCHEN TRAAR
installazione “Something is happening”
lectio magistralis ART PROTECTS YOU


Jochen Traar, Something is happening – Piazza Castello, Ferrara, 2012

Nell’anno del suo ventennale la Facoltà di Architettura di Ferrara, in collaborazione con MLB Maria Livia Brunelli Home Gallery, presenta “Something is happening”, un’installazione dell’artista austriaco Jochen Traar.
La volontà di rendere evidenti i cambiamenti della società contemporanea nel modo di pensare e agire anima l’installazione proposta per la città di Ferrara dall’artista austriaco Jochen Traar. Un tentativo estremo di ricondurre la nostra identità alla terra e testimoniare come essa sia origine di ogni cosa, sin anche il moto di rivoluzione che travolge la nostra età. L’installazione ferrarese si inserisce in un percorso di opere da Traar avviato negli ultimi anni e che lo ha visto protagonista in molte città europee.
Due “bolle” di pietra spuntano in Piazza Castello, prossime al cannone bronzeo estense. Nascono dal sottosuolo e sembrano poter esplodere da un momento all’altro. Un movimento tettonico che causa deformazioni superficiali determinandone una nuova conformazione. Ma l’origine è più profonda… Qualcosa di naturale e incontrollabile sta succedendo allo stesso modo in cui si sta modificando il pensiero artistico-culturale del panorama mondiale.
L’istallazione è realizzata grazie alla collaborazione degli studenti della Facoltà di Architettura di Ferrara.

Nel pomeriggio l’artista austriaco terrà la Lectio Magistralis ART PROTECTS YOU presso Palazzo Tassoni Estense, sede della Facoltà di Architettura.

Iscriviti alla Lectio magistralis
(fino ad esaurimento posti)

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PROMOTORI
Università degli Studi di Ferrara
Facoltà di Architettura di Ferrara

PROMOTORI LECTIO JOCHEN TRAAR
Österreichisches Kulturforum / Forum Austriaco di Cultura di Milano
MLB home gallery, Ferrara

SOSTENITORI GENERALI XFAFX
AHEC American Hardwood Export Council
Casalgrande Padana
Il Casone
Lithos Design
Pibamarmi
Giuseppe Rivadossi
Viabizzuno

SOSTENITORI ISTALLAZIONE
Provincia di Ferrara
Comune di Ferrara

SPONSOR TECNICI ISTALLAZIONE
F.lli Casetti strutture e serramenti metallici
Assicurazione La Fondiaria SAI
Agenzia Bargellesi e Tartaglia, Ferrara

PATROCINI E COLLABORAZIONI
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Emilia Romagna / Provincia di Ferrara
Comune di Ferrara
ADI / SITdA / CNA
Ordini Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
Province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena,
Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Verona

PARTNER
Fassa Bortolo
Libria
Nardi
Sannini

Canali istituzionali
www.xfafx.it
www.unife.it/facolta/architettura
www.materialdesign.it

Contatti
ufficiostampafaf@unife.it

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26 Marzo 2012

XfafX

Paolo Fassa
Conferimento di Laurea Honoris Causa

Il Rettore dell’Università degli Studi di Ferrara invita alla cerimonia per il conferimento della Laurea Magistrale “honoris causa” in Architettura all’imprenditore Paolo Fassa.

La cerimonia avrà inizio martedì 27 marzo 2012 alle ore 11
nell’Aula Magna dell’Università, via Savonarola, 9 – Ferrara

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PROMOTORI XFAFX
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21 Marzo 2012

Design litico

Cavità di pietra e continuità spaziale.
La sala da bagno secondo Manuel Aires Mateus

English version


Ambiente bagno di Manuel Aires Mateus per Pibamarmi (preview Salone Internazionale del Bagno 2012)

«Un oggetto, salvo qualche caso eccezionale, non può essere un protagonista assoluto; deve esprimere una grande misura, ossia risultare disponibile a stabilire delle relazioni. […] Gli arredi che hanno segnato la storia possiedono notevole misura e una sorta di banalità, una parola, quest’ultima, dal significato ambiguo e che utilizzo non come sinonimo di “privo di interesse o di qualità” bensì nel senso di “disponibile alla continuità”. […] Il design implica forti contatti con la produzione artigianale e quella industriale. Per sfruttarne le potenzialità è necessario comprendere quali siano le potenzialità da loro offerte. Nel corso del processo produttivo […] è necessario si stabilisca uno stretto legame tra il progetto e chi lo realizza»1.

Questi concetti espressi da Alvaro Siza in alcune considerazioni generali riguardanti il design sono appropriati per descrivere il recente progetto integrato per l’ambiente bagno firmato da Manuel Aires Mateus per Pibamarmi.
Manuel, protagonista con il fratello Francisco di una delle più importanti esperienze professionali dell’architettura portoghese contemporanea, ha studiato una nuova collezione di elementi tecnici in pietra naturale per il bagno che sembra materializzare appieno l’idea di “misura” identificata da Siza nella “disponibilità a stabilire relazioni”; e una volta di più lo ha fatto ribadendo l’ormai consolidata collaborazione con il brand lapideo di Chiampo, in un contatto diretto con il processo produttivo.


Manuel Aires Mateus, schizzi progettuali e resa prospettica del nuovo padiglione bagno Pibamarmi per l’edizione del Salone Internazionale del Bagno 2012.

La cavità – o meglio la massa in negativo – è un tema di studio ricorrente nelle architetture dei fratelli Aires Mateus e Manuel l’ha declinata per Pibamarmi alla scala del design in una collezione semplice e concettualmente immediata, che propone figure archetipiche di contenitori per l’acqua come il secchio, la tinozza, il catino. Si tratta di oggetti elementari, per certi versi rudimentali, che tuttavia sul bordo assumono la raffinatezza dei profili sottili e incurvati propri dei vasi e delle stoviglie di porcellana.
Il progetto di design di Aires Mateus si è infatti concentrato sul contrasto tra essenzialità della massa e complessità del vuoto, sull’individuazione di volumi negativi svasati, disegnati secondo un profilo continuo e sinuoso, che smaterializzano monoliti troncoconici o parallelepipedi.


Manuel Aires Mateus, schizzi di ambienti bagno in pietra per Pibamarmi, gennaio 2012.

Dalla serie di elementi tecnici allo spazio del bagno, per Manuel Aires Mateus il design di prodotto si integra organicamente con l’interior design, approdando ad un concetto di total design dell’ambiente dedicato all’igiene e alla cura del corpo: il valore complessivo dell’azione progettuale sta ancora una volta per l’architetto di Lisbona nell’enucleazione spaziale, nell’individuazione di un ambito definito da superfici litiche in cui gli oggetti sono collocati in un rapporto di dialogo con il vuoto e con le pareti che lo circoscrivono. I lavabi, le vasche e i piatti doccia non si configurano come protagonisti avulsi dal contesto, bensì come coprotagonisti addossati ai muri, o da essi parzialmente inglobati, o ancora incassati nei piani pavimentali; a tratti rivelati, a tratti occultati dall’involucro in pietra delle stanze.
Da un’attenta lettura del progetto emerge con chiarezza la completa assimilazione e rielaborazione da parte di Manuel dell’architettura d’interni di Adolf Loos, filtrata ancora una volta attraverso l’opera di Alvaro Siza. In particolare gli oggetti e gli spazi per il bagno di Aires Mateus mostrano evidenti consonanze con spazi marmorizzati e pezzi di design di Siza, come gli interni della Banca Borges a Irmão (1969) o della Casa di Avelino Duarte a Over (1980-84), e come gli arredi liturgici (altare, cattedra, fonte battesimale) della chiesa di Santa Maria a Marco Canavezes (1990-96), veri e propri oggetti relazionali dai volumi nitidi ed elementari scavati nella pietra naturale.
Negli interni di Siza, come del resto in quelli di Gonçalo Byrne2 nel cui studio i Mateus hanno mosso i primi passi da progettisti, i sontuosi rivestimenti marmorei delle case loosiane, stratificati su pilastri, boiserie, stipiti, scale, stesure pavimentali e arredi fissi, sono riproposti a creare parati litici totalizzanti, potenti nel veicolare una continuità spaziale ininterrotta e articolata.


Ambiente bagno di Manuel Aires Mateus per Pibamarmi (preview Salone Internazionale del Bagno 2012)

In questa idea di bagno coordinato, costituito da collezioni di oggetti e da superfici litiche è possibile trovare ricorrenze di moduli dimensionali a caratterizzare i bacili, i piatti doccia, le lastre di rivestimento che si distendono in orizzontale e in verticale. Tali modularità sono finalizzate a garantire la maggiore flessibilità possibile nel poter ricoprire in continuità vani di tipologie differenti.
Come si addice alle forme scavate nella pietra, i bordi e le pareti dei sanitari sono pieni e netti ma non eccedono nello spessore, i volumi monolitici sono ben proporzionati, le finiture delle superfici lapidee sono levigate e setose, morbide al tatto. Gli oggetti e gli spazi di Manuel Aires Mateus – presentati in marmo arabescato alla prossima edizione del Salone Internazionale del Bagno – sono pensati per costituire nuovi archetipi formali e funzionali, capaci di un’interazione autentica e diretta con l’utente poiché pienamente “disponibili alla relazione e alla continuità”.

di Davide Turrini

Le collezioni e gli spazi bagno di Manuel Aires Mateus per Pibamarmi saranno presentati al Salone Internazionale del Bagno, Fiera di Milano – Rho, Pad. 22, stand F30, 17-22 aprile 2012.

Vai a:
Aires Mateus
Pibamarmi
Salone Internazionale del Bagno

Note
1 Alvaro Siza, “Sul design”, p. 599, in Kenneth Frampton, Alvaro Siza. Tutte le opere, Milano, Electa, 1999, pp. 617.
2 Di Byrne si vedano in particolare gli interni marmorizzati della Banca ad Arraiolos (1982-92) e delle case Sá da Costa (1984) e Ferreira (1985-89).

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21 Marzo 2012

English

Stone cavities and space continuity
The bathroom environment according to Manuel Aires Mateus

Versione italiana


Bathroom design by Manuel Aires Mateus for Pibamarmi (preview Salone Internazionale del Bagno 2012)

“An object, unless it’s exceptional, can’t be an absolute protagonist; it should express a great measure, that is to say show a willingness to establish connections. (…) Fittings that have made history own a noticeable measure and a kind of triviality, this being an ambiguous word that I use not meaning “lacking of interest or quality”, but “disposable to continuity”. (…) Design implies strong contacts with manufacturing and industrial production. In order to take all their potentialities it is necessary to understand which these potentialities are. During the productive process (…) it is necessary to create a strict link between the project and who is carrying it out.”
These concepts expressed by Alvaro Siza in this general dissertation about design are very appropriate to describe Manuel Aires Mateus’s latest integrated project for the bathroom environment, created for Pibamarmi.
Manuel, protagonist with his brother Francisco of one of the most significant professional experiences in contemporary Portuguese architecture, studied a new collection of technical elements in natural stone that seems to embody the idea of “measure” identified by Siza as “willingness to establish connections”; once more he did this confirming the long-running collaboration with the stone brand in Chiampo, in direct contact with the productive process.


Manuel Aires Mateus, projecting sketches and e perspective of the new Pibamarmi pavilion at 2012 Salone Internazionale del Bagno.

The cavity – or rather the negative side of the mass – is a recurring theme in Aires Mateus brothers’ architectures and Manuel interpreted it for Pibamarmi at a design scale, in a simple and conceptually direct collection that offers archetypal forms of water containers as buckets, tubs, and basins. They are elementary or even rudimentary objects, but they have on their edge a subtle and curved refinement, typical of vases or porcelain dishes.
Aires Mateus’s design project is concentrated on the contrast between essentiality of the mass and complexity of the void, on the indication of negative volumes defined by a sinuous continuous profile, dematerializing truncated cones or parallelepipeds.


Manuel Aires Mateus, sketches of stone bathrooms for Pibamarmi, January 2012.

Starting from this collection of technical elements for the bathroom furnishing, in Manuel Aires Mateus’s conception product design is organically integrated to interior design, reaching a total design concept of this environment for the body care: the complex value of the projecting effort is, for the Portuguese architect, once again in the organization of space, in the indication of a defined place limited by stone surfaces where objects are located in a dialogic way with the void and with the walls delimiting it. Wash basins, bathtubs and shower trays aren’t considered out of this context, but are co-protagonists leant to the walls or partially englobed by them, or sunken in the floors; they are in part revealed, and in part hidden by the stone wrapping the rooms.
Carefully analysing this project, it is clear the complete assimilation and reworking by Manuel of Adolf Loos’s interior architecture, filtered with the works by Alvarzo Siza. In particular the objects and the spaces for the bathroom show evident associations with Siza’s rooms and design elements in marble, as the interiors of Borges Bank in Irmao (1969), Avelino Duarte’s house in Over (1980-84), or the liturgic fittings (altar, chair, font) for Santa Maria church in Marco Canavezes (1990-96), veritable relational objects with straight elementary volumes cut ouf of natural stone.
In Siza’s interiors, and the same is for Goncalo Byrne’s (the Mateus brothers took the first steps as designers in his studio), the lavish marble coverings of the house typical of Loos, articulated in columns, boiseries, frames, steps, floors and fixed fittings, are re-proposed to create totalizing stone walls, strong enough to transmit the idea of a uninterrupted space continuity.


Bathroom design by Manuel Aires Mateus for Pibamarmi (preview Salone Internazionale del Bagno 2012)

In this idea of interconnected bathroom, made of stone objects and surfaces, recurring dimensional modules characterize basins, shower trays, covering tiles horizontally and vertically distributed. These modules are aimed to assure maximum flexibility in order to cover with continuity different kind of surfaces.
As usual for forms dug out of stone, the edges and the walls of the bathroom fittings are full and straight, but never too thick, the monolithic volumes are well proportioned, the finishing of the stone surfaces is smooth, silken and soft to touch. Manuel Aires Mateus’s objects and rooms – that will be presented at the next edition of Salone Internazionale del Bagno – are conceived to create new formal and functional archetypes, able to authentically and directly interact with the users because of their “willingness to relations and continuity”.

by Davide Turrini

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19 Marzo 2012

News

Tornando a casa
Intervista a Mauro Andreini

“NON E’ UN MONDO A PARTE”
I DISEGNI DI MAURO ANDREINI

di Franco Purini

Il mondo figurativo di Mauro Andreini ha tra i suoi riferimenti ideali quel privitivismo di matrice classica che segnò l’arte italiana durante gli Anni Venti del secolo scorso. Si tratta di un momento cruciale della ricerca artistica del Novecento italiano caratterizzato dal ritorno all’ordine, una svolta radicale rispetto all’azione delle avanguardie che fu teorizzata, tra gli altri, da Ardengo Soffici e da Gino Severini. Le atmosfere di Carlo Carrà, dense di silenzi metafisici; le suggestioni paesistiche e urbane di Ottone Rosai, attraversate da un senso di straniata sospensione; i volumi solidi e assoluti di Giorgio Morandi, isolati nella loro icasticità scultorea primaria, costituiscono altrettante fonti poetiche del lavoro ormai consistente e sempre intenso dell’architetto toscano. Un lavoro del quale si avverte anche un’eco del realismo magico di Massimo Bontempelli. Le opere di Mauro Andreini – edifici, progetti, disegni, acquarelli – si iscrivono con originalità di interpretazione e con una profonda sincerità di sentire nella dimensione iconica individuata dagli artisti citati. Retrocedendo fino ad archetipi giotteschi Mauro Andreini ha riaffermato il valore della misura come esito della convergenza tra una propensione quasi innata alla proporzione e una tendenza all’equilibrio della forma. Una forma piena e compiuta, plasticamente definita, immediatamente riconoscibile nei suoi elementi eppure capace di prosciogliersi nel contesto come un’apparizione sublimale, quasi facendosi memoria di se stessa. Da qui una scrittura architettonica che sa arrivare all’essenza del costruire, che è in grado di esprimere quel quid razionale e insieme misterioso nel quale la tettonica evolve con naturalezza in una spazialità pura e nello stesso tempo segnata da stratificazioni e da alternative virtuali.

Nata da una narrazione collettiva che si perde nel tempo l’architettura di Mauro Andreini, sia quella costruita sia quella solo rappresentata, è volta a esprimere le centralità della permanenza non tanto come una speranza ma come una certezza, sulla quale fondare l’intero abitare. Al tempo che scorre – il tempo convulso e tortuoso della modernità – si oppone un’architettura della stabilità che si fa antemurale nei confronti di tutto ciò che è effimero e casuale, interscambiabile e indeterminato. Criticando la modernità della velocità, della dispersione e della frammentarietà – la modernità della tabula rasa, della rottura preventiva con il passato – Mauro Andreini riafferma il valore di una parallela modernità della continuità nella quale le nuove tematiche proposte dal secolo breve si accordano sapientemente con tutto ciò che le ha precedute. Tradizionale senza essere mimetico, il mondo figurativo di Mauro Andreini non è un mondo a parte, un’espressione marginale e anacronistica, seppure autentica e prestigiosa, di una cultura della località. Tale mondo, consapevole e ispirato, è qualcosa di più, un orizzonte di senso che può oltrepassare i propri confini autografici per divenire un orientamento più vasto e generale, una prospettiva creativa chiara e operante che molti potrebbero e dovrebbero condividere. Che la complessità del mondo contemporaneo possa avere come esito una semplicità portatrice di forti valenze intellettuali, spirituali ed estetiche è il risultato che l’impegno assiduo e severo di Mauro Andreini offre alla confusa e contraddittoria scena architettonica contemporanea.

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14 Marzo 2012

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Andrea Branzi


Andrea Branzi, 2008 – immagine/image Kai Juenemann

“L’Architettura – afferma Andrea Branzi – non è l’arte del costruire. L’architettura è una disciplina molto complessa che interpreta la storia, le tecnologie e i cambiamenti della società”.
Andrea Branzi, Architetto e Designer (Firenze, 1938), è una delle figure più carismatiche del panorama culturale internazionale.
Fino dalla laurea (1966) ha fatto parte del movimento di avanguardia dell’“architettura radicale” e i suoi progetti sono oggi conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, al Centro Georges Pompidou di Parigi e al FRAC di Orléans.
Nel 1974 si trasferisce a Milano dove, tra il 1975 e il 1982, fa parte della CDM (Consulenti Design Milano), firmando nel 1975 il progetto dell’immagine coordinata per l’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma.
Nel 1982 apre il proprio studio, occupandosi di architettura, urbanistica, interior design e industrial design.
Si interessa di design industriale e sperimentale, architettura, progettazione urbana, didattica e promozione culturale.
È autore di molti libri su storia e teoria del Design pubblicati in vari paesi; negli ultimi anni importanti monografie sono state dedicate al suo lavoro.

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14 Marzo 2012

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Mario Zaffagnini


Mario Zaffagnini – Immagine Clara Caliceti Zaffagnini

Nato a Bologna l’11 marzo 1936 Mario Zaffagnini, dopo aver compiuto gli studi classici, si laurea presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze nel marzo 1961 discutendo con il Prof. Adalberto Libera la tesi “Centro turistico alle isole Tremiti” approvata con voti 110/110 e lode poi pubblicata sulla rivista “Architetti d’oggi” n. 5 (ottobre 1961).
È abilitato all’esercizio della professione di Architetto nel marzo 1961.
Nell’A.A. 1961-62 è nominato assistente volontario presso l’Istituto di Composizione Architettonica della Facoltà di Architettura di Firenze, diretto dal Prof. Adalberto Libera. Dallo stesso anno e fino al 1969 svolge attività di assistente volontario presso la Cattedra di Composizione Architettonica della Facoltà di Architettura di Firenze.
Dal 1963 in poi, pur svolgendo la normale attivita didattica sul tema in corso, cura seminari ed esercitazioni che hanno per oggetto l’industrializzazione edilizia, argomento di continuo approfondimento e ricerca.
È nell’A.A. 1965-66 che conduce con l’architetto Piero Paoli, un seminario sulle “Problematiche dei mezzi e procedimenti industrializzati” al quale prendono parte il Prof. Ciro Cicconcelli, il Prof. Giuseppe Ciribini, l’Ing. Nico di Cagno e il Prof. Pierluigi Spadolini.
Nel 1961 è co-fondatore del Gruppo Architetti Urbanisti Città Nuova a Bologna con cui svolge attività professionale per quasi un decennio. Nel 1970 infatti, al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza in Elementi costruttivi, sceglie di separarsi dal Gruppo per abbracciare pienamente la carriera universitaria.

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13 Marzo 2012

News

ANDREA BRANZI
Lectio magistralis


Cielo e Terra 2011

Oggetti e territori
lectio magistralis

15 marzo 2012 ore 17.00
Palazzo Tassoni Estense
Salone d’Onore
via della Ghiara 36, Ferrara

Iscriviti alla Lectio magistralis
(fino ad esaurimento posti)
_________________________

Programma

16.45 Registrazione invitati

17.00 Introduzione
Giuseppe Mincolelli
Facoltà di Architettura di Ferrara

17.15 Presentazione critica
Alessandro Deserti
Politecnico di Milano

17.30 Lectio magistralis
Andrea Branzi

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12 Marzo 2012

News

Il Casone nella biografia del genio della Apple, che volle quella Pietra Serena per gli Store di tutto il mondo

“Jobs fu irremovibile: bisognava usare la pietra autentica. L’arenaria grigio-blu della Pietra Serena, con la sua grana sottile, viene da una cava, IL CASONE, di proprietà di una famiglia, situata a Firenzuola, poco fuori Firenze”: ecco come la biografia autorizzata, di Walter Isaacson, edita da Mondadori racconta il perché delle pavimentazioni grigie degli Store Apple in tutto il mondo, aggiungendo che Steve aveva osservato questa pietra durante un viaggio in Italia.
Così nel 2002 maturò l’idea che i pavimenti in legno stavano diventando noiosi e li volle in quella pietra, selezionando ciò che per venatura, sfumatura e purezza era ideale. “Sapendo che è la stessa pietra dei marciapiedi di Firenze, siamo sicuri che è in grado di superare la prova del tempo”, osservavano alla Apple.

Un percorso iniziato quindi nel 2002, che ha richiesto all’azienda un impegno costante e anche un aumento del personale interno; per questo, poche settimane fa IL CASONE ha ricevuto il Premio speciale intitolato a Steve Jobs, nell’ambito del Buy Tourism Online (BTO 2011) e un’ampia presenza su quotidiani e TG nazionali.

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7 Marzo 2012

English

Claudio D’Amato
Faculty of Agriculture
Feo di Vito, Reggio Calabria, Italy*

Versione italiana


Detail of the side wall towards the ends.

Between Past and Present
The architecture of the Mediterranean countries is essentially connected with the use stone as the primary building material. Certainly stone is not one thing, and the place where it is employed also differ considerably in character. Among the many varieties existing, we may recall the rustic solidity of the Alpine houses, the soft forms of Central Italy’s tufo world, and the articulate, corporeal buildings of the deep South. In general, stone possesses a classical potential.
In contrast to the skeletal, wooden structures of Central and Northern Europe, the Mediterranean stone architecture is substantial, and its forms gain bodily presence in the all-entracing sunlight. Inside, however, the buildings contain a different world, where the massive outer shell gives way to smoother surfaces and lighter colours, as well as openings to the sky.
In his Facoltà di Agraria at Reggio Calabria, Claudio D’Amato offers a new, valid interpretation of the traditional qualities suggested above. Firstly, the large building possesses a strong presence in relation to the surrounding landscape, both because of its coherent, yet articulate gestalt, and because of the material employed. The warm colour of the surfaces in local stone has a unifying effect, whereas horizontal courses in cement and travertine subdivide the mass into superimposed sections having a human scale. Along the lateral walls a distinct rhythm is introduced by means of vertical piers. The rhythm is interrupted by three open travees on either side which offer glimses into the couryard between the two wings, whereas it is intensified at the head of the building. A fine integration of spatial
organization and formal articulation is thereby achieved. Upon entering the large structure, we first traverse the white-washed courtyard with rows of traditional Italian windows on either side. The space both appears as an echo of the white villages of the South, and acts as a kind of pause, before we enter the great hall which is located on the main axis, between two secondary spaces containing ramps leading up to the first floor. In these interior spaces the walls are of light-coloured brick, again with subdivisions in travertine. An elaborate roof structure in steel gives the spaces an impressive vertical effect, which is emphasized by the lateral sky-lights.
In general, this Faculty of Agriculture possesses a strong sense of unity, at the same time as its parts are differentiated in terms of space and character. And above all, here the past lives on in a truly modern building. This past is both general and local, in its severe symmetry and Roman memories, as well as its references to the forms of traditional, local crafts. Thus Claudio D’Amato has demonstrated how basic architectural qualities may be revived without taking refuge to imitation and pastiche.


View of building’s side elevations which delineate a large square.

The Faculty of Agriculture in Reggio Calabria
The project is part of the program for the University of Reggio Calabria, that was sponsored by public financing in 1987 and entrusted to the professors of the Faculty of Architecture. The project was to be divided into two phases: the general one (a building for teaching purposes and other two to be used for research laboratories) and the overall project to be carried out between 1987 and 1989 and the executive project of 1988 with works to be continued until 1995. The works necessary to consolidate the ground in a rather high area, with complex orographic characteristics and protected with strict anti-seismic laws significantly delayed the execution of the projects.
With its “acropolis-like” configuration, the building shows that D’Amato has acknowledged the lesson of Kahn on institutions. The richly articulated layout is based on a slightly sloping central square, that overcomes the 4 m drop. In the original project the great hall was to be located under this square, although it was never actually built. The teaching areas are in the wings of the building, while the service rooms are below the heads and the body, that connect both wings.
The importance attributed to internal routes (ramps, bridge and staircases) gives the illusion of a kind of city-like context. The opening of the building towards the town is somehow counterbalanced by its defensive structure, that is suggested by its very thick walls, marked with string-courses to divide the floors and distribute the windows more evenly. The structure, in anti-seismic reinforced concrete, has in fact been designed to suggest a “negative” effect, that is as a kind of enveloping wall. The frame decoration, next to the roof junctions, expresses the impact of two different building concepts. A great importance has also been attributed to the bio-climatic characteristics of interiors, in which highly technological systems and maximum exploitation of material and traditional characteristics are very skilfully combined, also in consideration of the typical yard structures in Calabria. External walls are 35 cm wide, covered with a 9 cm stone layer with strong thermal inertia; windows with several openings to aid ventilation; manual dimming devices; mechanical routes reduced to essential sizes and very comfortable ramps and staircases.


Pedestrian ramps from the foyer to the main hall.

The building has been designed for a long life and to reduce, as far as possible, management expenses. Bricks, plaster and “carparo” padding stones a typical stone from Puglia, that is very resistant and has a warm yellow shade have been used for external finish. A characteristic element is constituted by the sun blind frames, in strong concrete with travertine covering. Artificial marble has been used for the floors of all public areas (entrance hall, corridors and library), while ceramic stoneware has been chosen for the rest of the floors. The system of horizontal routes is characterised by a protection dado, also in artificial marble. The internal square is paved following a protective design with travertine rays, that encircles patches of concrete with small river stones. Internal surfaces are all plastered, except the one in the entrance hall which is decorated, in all its length, with face bricks.


Plan of entryway level and longitudinal section.

[photogallery]agraria_rc_album[/photogallery]

Notes
Address
Feo di Vito, Reggio Calabria, Italy
Client
University of Reggio Calabria
Design period
1987-1995
Construction period
1993-1997
Architect
Claudio D’Amato
Design team
Sergio Bollati, Mario Giovinazzo, Vincenzo Squillace
Consultants
Felice Medici (works manager) Giuseppe Arena, Roberto De Salvo (structural engineers) Domenico Squillaci (technical engineer)
General contractor
Società consortile Feo di Vito (Agrusti Costruzioni)
Foreman
Paolo Sottilotta
Stone materials employed
Carparo, quarries of Parabita, Lecce, Italy (exterior wall covering) Travertino, Italy (brise-soleils, sills, surronnels)
Marmoresina Sicily Red (external flooring and dado)
Stone suppliers
Bruno Stefanelli, Parabita, Lecce (“Carparo” stone) Società del Travertino Romano, Tivoli, Roma (travertine)
ROVER spa, Verona (marble-resin)
Stone installers
Società consortile Feo di Vito

* Taken from Stone sites and cultures

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