Il tavolo Tabla Bianca disegnato da Alberto Campo Baeza per Pibamarmi e realizzato in marmo Bianco Lavagnina. (ph Giovanni De Sandre)
Chi pensa che il marmo sia un materiale inaccessibile e di complesso utilizzo si sbaglia di grosso.
Da sempre, infatti, la pietra è associata a grandi opere architettoniche o a celebri sculture del passato che ne celebrano l’autoreferenzialità. In questa direzione vanno anche i risultati di una ricerca condotta sull’utente finale da Marmomacc, il salone leader mondiale del settore lapideo dal 25 al 28 settembre alla Fiera di Verona (www.marmomacc.com).
Oltre il 50% delle persone intervistate infatti associa il marmo a famosi monumenti (27,3%) o a pavimenti e scalinate di grandi palazzi (24,3%): ancora troppo diffusa è l’idea che questo materiale sia prevalentemente utilizzato per opere su grande scala.
Ma non solo: in un momento in cui cresce sempre di più l’interesse del consumatore verso l’arredamento, il design, la ristrutturazione sono troppo pochi (solo il 27,2%) coloro che sceglierebbero il marmo per la propria casa, favorendo altri materiali considerati “più facili” per utilizzo e mantenimento.
Ma è davvero così difficile l’utilizzo del marmo negli oggetti della nostra quotidianità?
Lo abbiamo chiesto ad alcuni architetti che nell’applicazione della loro professione scelgono il marmo con continuità
La libreria SHIRO in marmo Onice Velluto e larice spazzolato.
«Usare la pietra nelle nostre case può sembrare oggi una scelta atipica, ma è la materia che rappresenta la nostra memoria, la vita di ogni giorno ricorda l’architetto Massimiliano Caviasca. Nella contemporaneità architettonica che vede l?Olanda patria dei nuovi materiali, la Spagna impegnata nelle nuove sperimentazioni formali e il Giappone luogo dove i grandi progettisti sperimentano l?uso di cartone, bambù o carta di riso per costruire, noi italiani abbiamo bisogno di ritrovare la nostra immagine architettonica contemporanea, a mio avviso anche attraverso l’uso della pietra. Con la pietra potremo ricostituire il sodalizio tra l’architettura e la qualità del vivere, così come era ed è nelle migliori architetture del mondo».
Gli architetti Michela e Paolo Baldessari sono convinti che «la pietra e il marmo appartengano ancora prima che all?architettura e alla scultura, alla cultura materiale legata al cibo, cosi come alle fondamentali ed essenziali attività legate al benessere del corpo. Oggetti e utensili, in pietra e marmo, di grande bellezza, levigatissimi utilizzati attraverso i piccoli gesti di tutti i giorni. Ci tornano in mente contenitori, alzate, pestelli e piastre per la cottura, così come catini e vasche, per non dire della straordinaria lezione che ci ha lasciato Angelo Mangiarotti attraverso le sue magnifiche collezioni».
Lavabi Bacìa, della collezione Escavo di Manuel Aires Mateus per Pibamarmi.
Anche l’architetto Alberto Apostoli sposa questa idea, seppur convinto che sia necessario un maggiore impegno da parte delle aziende per informare correttamente il consumatore «Lavorando nella progettazione di hotel e centri benessere, faccio grande uso di questo materiale particolarmente duttile, sia in interno che in esterno e adatto a numerose applicazioni: pavimenti, rivestimenti, oggetti, mobili, piani di lavoro, scale ecc. Al contrario di quanto comunemente si dica, trovo che il marmo non presenti particolari difficoltà di manutenzione e pulizia. La pietra, però, non è un prodotto industriale e, per quanto le macchine per la sua lavorazione si siano evolute, soffre ancora di una mentalità un po’ artigianale da parte delle aziende produttrici, soprattutto nel servizio offerto ai clienti. Credo che un?’evoluzione in questo senso darebbe nuova vita ad un materiale dalla caratteristiche estetiche e di durata eccezionali».
Conclude l’architetto Luca Scacchetti «sicuramente il marmo vive oggi una nuova e rivoluzionaria stagione grazie alla messa a punto di macchinari e tecnologie avanzatissime come i pantografi a cinque assi che ne permettono un utilizzo versatile. Questo avanzamento tecnologico rende soltanto un ricordo la resistenza alla lavorazione propria della storia stessa del marmo, la sua difficoltà e il suo piegarsi alla mano dell’uomo solo attraverso la fatica. Il materiale lapideo si piega con nuove e dolcissime morbidezze assicurando ad architetti e designer le più inusuali soluzioni formali: sinusoidi, intrecci, ricami, bassorilievi e così via, per la realizzazione di oggetti in tutte le scale, oggetti liberati da quell’antica resistenza e dalla fatica di un tempo, aprendo una nuova e inedita stagione immaginativa nella progettazione in marmo».
Vai a Lithospedia Interior Design per una panoramica di alcune delle possibili realizzazioni in marmo
Fonte: Marmomacc