novembre 2024
L M M G V S D
« Dic    
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930  

Ultimi articoli

Ultimi commenti

Rubriche

Pubblico dei lettori

 

rss

 

Notizie

27 Ottobre 2014

Opere di Architettura

Ristorante Finisterrae e Decumanus caffè a Firenze
Mimesi 62


Dettaglio del rivestimento parietale. Ristorante Finisterrae-Firenze

[photogallery]finisterre_album[/photogallery]

La progettazione dello studio Mimesi 62 è fortemente influenzata dalla città storica nelle occasioni fiorentine sia dal punto di vista culturale, sia artistico. Lo spunto progettuale che lega entrambi gli interventi nasce dal tentativo di riproporre all’interno dell’ambiente puramente architettonico quel concetto di civitas più profondamente legato all’aspetto sociale di utilizzo e condivisione dello spazio urbano, non rinunciando mai al radicamento con la città e creando un rapporto simbiotico su diversa scala. Ne è un esempio l’ampliamento del ristorante Finisterrae, elegante tributo alla classicità ed all’arte della città. Se la Basilica di Santa Croce raccoglie in sé la magnificenza dei grandi artisti italiani, dalla parte opposta della medesima piazza il nuovo intervento le si accosta in maniera discreta, riconoscendone una volta di più la chiara maestosità. Finisterrae, tappa conclusiva del cammino di meditazione, come quello per Santiago di Compostela. Finisterrae, dove l’onda vuota si rompe sulla punta, per Montale, luogo di approdo o di naufragio. Da questo doppio significato e dal contorno solenne in cui è inserito il progetto, scaturisce l’armonioso contrappunto, offerto all’interno dall’utilizzo sapiente dei materiali, la pietra forte fiorentina, il giallo avorio e il rovere scuro, e degli arredi, le lampade pendenti longilinee dai soffitti e le sedute dorate, riposo per gli avventori. Il gioco tra orizzontalità e verticalità è accentuato dal rivestimento delle pareti, costituito da lastre in giallo avorio con finitura superficiale seta, giuntate con lame in metallo ed impreziosite dai nomi degli uomini d’arte e cultura che han fatto grande la città. Se il rivestimento in lastre della parete interna richiama gli antichi mausolei, per il ricordo alle targhe memoriali nella disposizione orizzontale, di essi supera la staticità solenne trasformandosi in architettura dinamica, grazie alla sovrapposizione dei conci lapidei, donando un gradevole respiro all’ambiente. La sensazione è accentuata dalla pavimentazione in pietra forte fiorentina, caratterizzata dalla lavorazione grezza ed esaltata dalla luce artificiale, contrapposta con eleganza ai soffitti dorati ed alla loro levigatezza. Le fughe sottili riescono nell’intento di un piano omogeneo, senza apparente soluzione di continuità; tale scelta permette al materiale di spiccare in modi ancor più evidenti. I colori caldi proposti dai nuovi spazi al pubblico sono invito ad entrare, nel clima accogliente e rassicurante.


Dettaglio del rivestimento parietale. Decumanus caffè-Firenze

[photogallery]decumanus_album[/photogallery]

L’ultimo progetto di Mimesi 62 intende collocarsi all’interno della trama enogastronomica fiorentina con grado di importanza pari a quello del decumano, asse di percorrenza est-ovest delle centurie romane. Come per il ristorante Finisterrae, anche per il Decumanus caffè il rapporto con la città risulta determinante. Collocato a metà di via dei Servi, avvolto dalle visuali prospettiche della chiesa di Santa Maria Annunziata e della piazza del Duomo, ripropone al suo interno questa cornice architettonica, facendosi vera e propria scatola scenografica. L’utilizzo di materiali naturali legati alla tradizione, quali il legno e la pietra, permette di fare del progetto vera e propria metafora evocativa della stratificazione urbana della città di Firenze, con l’intento di esaltarne il più antico impianto romano. Il ritorno alle origini e alla semplicità grezza diventa il leitmotiv dell’intervento, obiettivo raggiunto attraverso parole chiave come riuso. Simboli caratterizzanti sono le grandi lastre in pietra serena che, da banchi di fresa delle cave di Fiorenzuola, si trasformano in rivestimento parietale, o l’originale utilizzo del legno di noce a reinterpretare il concept del bancone, trasformato in un nastro multifunzione avvolgente l’ambiente. Il caffè, nominato tra i cinque vincitori del Premio Nazionale “Bar e Ristoranti d’Autore”, si impone come delicata citazione all’interno del ricco ed elegante intreccio architettonico e gastronomico fiorentino.

Federica Poini

Vai al sito di Mimesi62
Vai al sito di Finisterrae
Vai al sito che parla di pietra forte fiorentina
Vai al sito che parla di giallo avorio
Vai al sito che parla di pietra serena
Vai al sito di Decumanus caffè
Vai al sito che parla di Premio Nazionale “Bar e Ristoranti d’Autore”

commenti ( 0 )

21 Ottobre 2014

News

Da oggi anche su Facebook

Da oggi Architetturadipietra.it sbarca anche su Facebook, un’apertura al social che non potevamo più rimandare. L’obiettivo è garantire maggiore visibilità agli articoli che mano a mano pubblicheremo sul sito, ampliare la nostra rete e raggiungere quante più persone possibili.
Sulla pagina facebook di Architetturadipietra.it verranno rilanciati gli articoli che pubblicheremo sul sito, ma non solo: troveranno spazio altri contributi o eventi che non rientreranno nella normale programmazione e si aprirà un nuovo spazio di discussione e confronto.

Seguiteci su Facebook

commenti ( 0 )

17 Ottobre 2014

Design litico

Introverso 2

Dall’osservazione dei metodi antichi di lavorazione del marmo nasce Introverso 2, il vaso dalla doppia anima realizzato da Paolo Ulian e Moreno Ratti.

«Un tempo, quando ancora la tecnologia non la faceva da padrone, per la realizzazione di un foro di un lavabo dal pieno, veniva utilizzato un disco diamantato per realizzare delle incisioni che l’uomo, con un martello, spaccava e rifiniva. Il concetto è quello della sbozzatura tuttora utilizzata per scoprire una forma intrinseca, già contenuta nel materiale stesso».

Introverso 2 marble vase
Paolo Ulian & Moreno Ratti_2014
Dimension(cm): 15x15x40h.
Factory: Vallmar
Photo: Paolo Ulian & Moreno Ratti

È un vaso dalla doppia anima, che racchiude nella sua stessa materia un altro vaso di forma diversa. Si può decidere di conservare la forma originale del primo vaso oppure di modificarla facendo emergere il secondo servendosi di un martello per spezzare le sottili lamelle di marmo.

It is a Vase with a dual personality, which contains in its interior another silhouette of different shape.You may decide to keep the original shape of the first Vase to edit or bringing out the second using a hammer to break the slats of marble.

BIOGRAPHY
Paolo Ulian
(www.paoloulian.it)
He studied at the Academy of Fine Arts of Carrara and then graduated to ISIA in Florence. At the end of 1990, it is assistant in the Enzo Mari studio and worked with him until 1992.Subsequently he devoted himself to experimentation and participated in numerous group exhibitions in Italy and abroad.In 2000 he exhibited at the Salone Satellite where he won the first prize in the Design Report Award.He collaborates with Droog Design and with some Italian companies such as Driade, Fontana Arte, Danese, Zani& Zani, Coop, Azzurra Ceramiche, Skitsch, Officinanove.
During the Milan f urniture fair in 2009, Beppe Finessi has curated his first solo exhibition in Milan.In January 2010, will be hosted at the Triennale in Milan his second solo exhibition curated by Enzo Mari.In 2011 he won the 1st Social design Prize promoted by ADI in 2013 and was invited to participate in the sixth edition of the Triennale Design Museum with an installation dedicated to Vico Magistretti.

Moreno Ratti (www.cactusdesign.it)
He was born in Carrara in 1982.After the Study of Architecture in Florence, collaborates with various studies of
Architecture.In 2008 he won the International Competition for Ideas in Architecture “Between architecture and the city.”From 2013 he devoted himself to design, specializing in the context of the marble.Passion that led him to meet Paolo Ulian which is currently working.
Is a Vase with a dual personality, which contains in its interior another silhouette of different shape.You may decide to keep the original shape of the first Vase to edit or bringing out the second using a hammer to break the slats of marble.

commenti ( 1 )

13 Ottobre 2014

Pietre d`Italia

Travertino di Siena
L’area di Rapolano Terme


Aspetto del Travertino Silver.

L’area di Rapolano Terme
I travertini di quest’area 12 si sono depositati dopo gli eventi tettonici che hanno strutturalmente deformato le unità sottostanti (la serie Toscana, del Macigno e flyshoide). Sono di origine continentale e sono strettamente collegati alla presenza di una faglia ad andamento nord nord ovest-sud sud est e ad una serie di faglie ad essa vicarianti e con andamento obliquo. Lungo tali aree tettoniche si ha la presenza di numerose sorgenti termominerali ed infiltrazione di masse d’acqua che in profondità possono mineralizzarsi, generando in superficie depositi di travertino a litologia e giacitura assai differenziata, che spaziano da sottili veli non ancora diagenizzati, a potenti e più o meno estese placche afferenti alle sorgenti termomineraliche. Il loro spessore è di qualche decina di metri.


Carta geologica dell’area di Rapolano Terme (Carta Geologica d’Italia, foglio 121 – Montepulciano). Clicca per ingrandire

Gli studi geologici hanno portato alla identificazione di quattro placche, di cui una è ubicata in vicinanza dell’abitato di Rapolano Terme, mentre le rimanenti tre sono posizionate a sud di Serre di Rapolano (Oliviera, Noceto Capanni, Filicheto). L’omogeneità dell’aspetto del materiale e delle sue caratteristiche litologiche, mostra nel tempo uniformità genetiche e costanza areale di deposizione, con la presenza di un litotipo chiaro regolarmente sedimentato al di sopra di uno più scuro.


Varietà Silver Dorato e Silver Ocean Blu.

Travertino Silver
Cava San Giovanni

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario laminato di colore di insieme grigio-verde. Le lamine hanno spessori variabili da sub millimetrici, nel qual caso possono presentare anche andamento convoluto, a centimetrici dove tendono ad essere sub parallele. Sono presenti pori di dimensioni variabili – da sub millimetrici a centimetrici – con sviluppo isoorientato e generalmente concentrato all’interno di alcune lamine. Localmente il materiale si presentano in fase di ricristallizzazione.
La roccia è sana e priva di colorazioni anomale che possano far pensare ad una fase incipiente di alterazione.
Reagisce in presenza di acido cloridrico lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.

Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico-concrezionale, a composizione calcarea. Esso è costituito da micro strutture calcitiche particolarmente omogenee anche se localmente più o meno addensate. Il materiale è composto da chiazze di micrite 13 con sviluppo dimensionale minore di 40 micron, attorniate da cristalli di micro sparite limpida con dimensioni minori di 30 micron. Le strutture micritiche sono differentemente compattate ed ispessite tanto da generare micrometriche laminazioni micritiche o, per loro diradamento, aree prevalentemente costituite da sparite 14 e porose. Rara la micrite addensata secondo strutture filiformi.


Struttura del Travertino Silver ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

Localmente le strutture laminari sono fratturate e caoticamente riorganizzate.
La calcite, microsparitica, diventa isopaca nel rivestimento dei pori.
Le porosità sono di varie tipologie: intergranulari, fenestrali, da frattura e da riparo e più raramente da impronta. Esse sono generalmente rivestite da calcite cristallina isopaca.
Sono presenti rari bioclasti micritizzati – probabili frammenti di steli – mentre le caratteristiche strutturali della roccia lasciano ipotizzare la presenza originaria di cianobatteri ed alghe. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (Biolitite) Denominazioni commerciali Silver; Dorato; Ocean Blue


Aspetto del Travertino Rapolano Chiaro.

Travertino Rapolano Chiaro

Descrizione macroscopica
È un materiale di origine sedimentaria,disomogeneo nel colore e nella struttura in quanto da localmente laminato passa a strutture ad andamento convoluto. Ha colore di insieme beige e presenta tonalità cromatiche che variano dal color avorio, al beige al bruno – grigio. Le lamine che ne costituiscono la struttura hanno spessori variabili da pochi micron a millimetrici fino a centimetrici. La roccia è caratterizzata da pori di dimensioni che variano da micrometrici a centimetrici, di forma allungata e disposti sub parallelamente rispetto le lamine che hanno uno sviluppo relativamente lineare. È una roccia sana e priva di tracce di alterazione. Reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.

Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, a composizione calcarea con aspetto disomogeneo per la presenza di microstrutture calcitiche di forme variabili.
In alcune parti della sezione si osservano strutture dendritiche di dimensioni massime pari a 7 mm, localmente laminate e circondate da calcite spatica a mosaico limpido, talora intorbidito da minute granulazioni di opachi, mentre in altre aree tali biostrutture evolvono in calcite a cespugli (dimensioni minori 1 mm), fino ad avere zone costituite da cristalli sparitici con microgranulazioni di origine batterica addensati nel loro nucleo, sulla cui superficie, si possono osservare cristalli rombici di calcite di origine secondaria.


Struttura del Travertino Rapolano Chiaro ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

Tali strutture, tra loro differenti e più o meno addensate, conferiscono una rilevante variabilità all’aspetto strutturale del materiale.
La sparite è presente sia a mosaico, limpida, di dimensioni ridotte, prevalentemente presente attorno e all’interno delle strutture dendriformi, ed in coincidenza dei pori dove, prevalentemente come materiale di rivestimento o di riempimento, essa si presenta con forme differenti, isopaca, a palizzata,
ad arco gotico, e più raramente fibrosa con inclusi di opachi.
I pori sono intergranulari o fenestrali, nel qual caso raggiungono dimensioni sub centimetriche con sviluppo allungato lungo un asse preferenziale parallelo alle lamine di sedimentazione.
In netto subordine sono quelli di impronta. Nella maggior parte dei casi i pori sono rivestiti da calcite, talora anche in maniera asimmetrica (dripstone). Rare le tracce di bioclasti costituiti da frammenti di molluschi, da alghe o essenze vegetali e arbustive micritizzate o come porosità da impronta, non determinabili. Le strutture micritiche del materiale sono tipiche di un agglomeramento calcitico imputabile alla presenza di cianobatteri. Il materiale è di origine autoctona.

Definizione petrografica (secondo EN12670)
TRAVERTINO (Biolitite)
Denominazioni commerciali
Oniciato Bianco; Oniciato Gold; Oniciato Venato; Becagli Chiaro; Etrusco Capanni


Aspetto del Travertino Rapolano Scuro.

Travertino Rapolano Scuro

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore bruno dall’aspetto eterogeneo per la locale alternanza di lamine e di straterelli che possono raggiungere anche spessori
sub centimetrici di tonalità più o meno scura. Si notano frammenti di bioclasti anche millimetrici e la presenza di pori con dimensioni variabili da submillimetrici a centimetrici, anche se la maggior parte di essi ha valori massimi pari al millimetro. Il loro sviluppo dimensionale è tendenzialmente sub parallelo alle lamine che costituiscono il materiale. La roccia si presenta sana, priva di tracce di alterazione.
Reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.

Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale calcareo con aspetto particolarmente omogeneo.
Il materiale infatti ha composizione prevalentemente a mosaico sparitico con variabilità dimensionale dei cristalli calcitici che possono passare da microsparite (dimensioni minori di 35 µm) a calcite isopaca fino a calcite a palizzata, fibroso allungata. La sparite a mosaico si presenta con una tonalità cromatica vagamente ambrata, sia per la presenza di inclusi opachi probabilmente limonitici, sia per la presenza di micrite più o meno dispersa.


Struttura del Travertino Rapolano Scuro ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

In alcune parti della sezione si apprezza la struttura radiale della calcite cristallina in coincidenza di nuclei talora micritici e talora costituiti da pori in alcuni casi ricristallizzati, tipici delle colonie algali, dove la calcite cristallizza attorno a filamenti microbici o a steli di piante. In alcuni punti della sezione si nota il processo della sparmicritizzazione in cui strati micritici estivi con cianobatteri posizionati tra strati colonnari, abiogenici di sedimentazione invernale, continuano il processo di incisione e trasformazione in micrite della sparite sottostante 16. In ogni caso la micrite, molto dispersa, ha un aspetto a chiazze e talora filiforme ed è presente in percentuale minore del 5%. I bioclasti sono dati da tracce di cianobatteri, da abbondanti diatomee e da bioclasti micritizzati non identificabili.
I pori, circa il 15 % delle sezioni, hanno dimensioni arealmente ridotte da un accentuato processo di ricristallizzazione, che localmente mostra un andamento fortemente asimmetrico.
Essi sono di impronta, intercristallini e fenestrali. Nel primo caso hanno forma sferica e dimensioni ridotte a poche micron, quando invece hanno una origine intercristallina o fenestrale, presentano dimensioni anche sub centimetriche con andamento variabile, sono solitamente assottigliati, e con locali ricristallizzazioni pari anche a 5 mm. Il materiale è di origine autoctona.

Definizione petrografica (secondo EN12670)
TRAVERTINO (biosparite) (sinter calcareo 17)
Denominazioni commerciali
Moka; Noce; Etrusco Noce Scuro


Aspetto del Travertino Nocciola Venato

Travertino Nocciola Venato

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario venato costituito da lamine sub parallele prevalentemente piane, sovrapposte, di colore variabile da beige chiaro a bruno – bruno nerastro, e di spessori variabili da millimetrici a pluricentimetrici. Il materiale è poroso e, come è tipico dei travertini, la distribuzione spaziale dei pori si presenta arealmente disomogenea all’interno di lamine preferenziali e con sviluppo sub parallelo nel caso presentino forma allungata.
Sono anche evidenti pori di forma sub arrotondata che possono presentarsi parzialmente o completamente ricristallizzati caratterizzati da locali concentrazioni di opachi.
La roccia è sana, priva di tracce di alterazione. Reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.

Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, a composizione calcarea con svariate strutture micritiche di dimensioni variabili a partire da piccole chiazze micritiche (minori di 200 µm) nel cui interno possono trovarsi cristalli rombici di calcite di origine secondaria. Tali strutture tendono localmente a diradarsi lasciando la roccia prevalentemente sparitica e con cristalli talora a struttura fibroso radiale. In altre porzioni della roccia si passa, in maniera sinuosa, a strutture dendritiche e arborescenti con dimensioni pari anche a 8÷10 mm.


Struttura del Travertino Nocciola Venato ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

Localmente si nota la presenza di calcite fibrosa radiale che si sviluppa lungo una fitostruttura a cespuglio caratterizzata da andamento sferoidale fittamente laminata per l’alternanza di laminette micritiche (minori di 200 µm) che si contrappongono ad una ampia lamina sparitica millimetrica costituita da calcite a palizzata. I bioclasti sono riferibili ai cianobatteri che hanno provocato l’agglomeramento della micrite secondo le differenti biostrutture.
Rari i modelli di bioclasti micritizzati e frammenti di molluschi. La calcite cristallina è presente come mosaicale, generalmente limpida, o più allungata con sviluppo isopaco fino a palizzata.
Attorno alle strutture micritiche essa presenta un andamento fibroso aciculare radiale ed è spesso associata a microcristalli di opachi non definibili che localmente, specie attorno alle strutture a cespuglio le conferiscono un aspetto particolarmente torbido.
I pori, circa il 15 % del materiale, sono generalmente intergranulari e da riparo, e in netto subordine di impronta.
Nella maggior parte dei casi risultano essere rivestiti da calcite mosaicale. Il materiale è di origine autoctona.

Definizione petrografica (secondo EN12670)
TRAVERTINO (biolitite)
Denominazioni commerciali
Nocciola Venato di Rapolano; Moka
Venato; Becagli Scuro

di Anna Maria Ferrari

Il presente saggio è tratto dal volume Travertino di Siena a cura di Alfonso Acocella e Davide Turrini

Scarica il pdf IT/EN

Leggi anche Formazione e aspetto dei travertini toscani e laziali

Note
12 AA.VV, Carta geologica d’Italia. Foglio 121 – Montepulciano;
AA.VV, Note illustrative della Carta geologica d’Italia. Foglio 121 – Montepulciano, 1969.
13 Con il termine “micrite” si intende calcite a grana fine con diametro minore di 0,5 micron.
14 Con il termine “sparite” si intende calcite a grana medio grossolana con diametro maggiore di 5 micron.
Microsparite comprende individui con dimensioni tra 5 e 35 micron, mentre la macrosparite ha dimensioni maggiori di 35 micron.
15 Soluzione A: (500±10) ml di acido solforoso (H2SO3) (soluzione con il 5÷6% di SO2) in (150 ±10) ml di acqua deionizzata o demineralizzata.
Soluzione B: (150 ±10) ml di acido solforoso (H2SO3) (soluzione con il 5÷6% di SO2) in (500±10) ml di acqua deionizzata o demineralizzata.
16 Allan Pentecost, Travertine, Berlino, Springer, 2005, p. 37.
17 Secondo Pentecost.

commenti ( 0 )

10 Ottobre 2014

Interviste

Intervista a Francesco Binfaré


Francesco Binfaré, Installazione Africa, farfalla, vola, Bologna 2014 (Ph. Emilio Tremolada)

Francesco Binfaré è autore dell’installazione Africa, farfalla, vola, realizzata a Bologna nello spazio cinquecentesco dell’Ex Ospedale dei Bastardini che ha appena ospitato l’ultima edizione del Bologna Water Design.

Giulia Pellegrini Potrebbe parlarci del progetto e delle linee che hanno ispirato questo lavoro?
Francesco Binfaré Il progetto presentato al Bologna Water Design è nato qualche mese fa, in occasione della mostra Epifania da me organizzata in concomitanza al Salone del Mobile 2014, dove ho presentato alcuni tavoli. È stato Valerio Castelli, in quella stessa occasione, a propormi una collaborazione con Casone in vista della quarta edizione di BWD che avrebbe avuto luogo a Bologna nel corso del mese di settembre.
I tavoli che davano vita a Epifania erano diversi dall’ultimo realizzato, in particolare per quanto riguarda il materiale, visto che erano in legno di mogano e non in marmo.
Concettualmente le linee d’ispirazione derivano da una profonda riflessione sul continente africano, terra densa e in certo modo oscura che merita di essere esaltata per la sua bellezza e la sua intensità. Il perimetro del tavolo ricalca la forma dell’Africa e le grandi dimensioni del manufatto possono essere idealmente racchiuse in un rettangolo di 3,5×3,0 m. Dal punto di vista funzionale l’artefatto potrà essere utilizzato come tavolo di rappresentanza, o da pranzo, come scrivania o tavolo per riunioni, ma soprattutto collocato e valorizzato in ambienti esterni.
Tra i riferimenti concettuali non può essere tralasciata la ritualità legata al cibo, alla quale da sempre sono connessi stili di vita e consuetudini sociali in tutte le epoche e culture, in cui emergono i significati simbolici, emozionali e collettivi; radici profonde di tutte le civiltà. La nostra rappresentazione di paradiso, divenuta tutta terrena, richiede un ripensamento dei rituali legati alla nutrizione, al cibo e alla conoscenza.
Potrei chiamare il tavolo Africa un pic-nic da casa?

Giulia Pellegrini Forse pic-nic è un po’ riduttivo…
Francesco Binfaré Si, in effetti il tavolo è un territorio sacro.
In me c’era da tempo la voglia di fare qualcosa riferito a una ritualità diversa da quella dei divani che raccontano in modo più esplicito la mutazione del comportamento, della prossemica e creano uno spazio. In molti mi chiedono di disegnare imbottiti perché sanno che ne ho progettati tanti…
Anche il divano Sfatto, che ho disegnato per Edra, aveva come intenzione quella di rappresentare lo stato del grande livello di conoscenza della cultura occidentale, e, allo stesso tempo, anche della sua decadenza.
I tavoli di forma rettangolare o rotonda, comunque dal disegno geometrico, hanno un carattere moto definito: il tavolo rettangolare è gerarchico, il tavolo rotondo democratico. Credo che oggi, nelle persone, il principio di uguaglianza e della diversità coesistano: ognuno desidera essere diverso dall’altro e avere una propria peculiarità. Puntando invece sulla forma del territorio africano, una forma assolutamente organica, le persone hanno la possibilità, sedendosi, di avere un posto ben caratterizzato, tutt’altro che indifferenziato, ma non gerarchico.


Francesco Binfaré, Installazione Africa, farfalla, vola, Bologna 2014 (Ph. Emilio Tremolada)

Giulia Pellegrini Lei ha disegnato anche un’altra serie di tavoli, Toro.
Francesco Binfaré La serie di tavoli Toro nasce da un’installazione realizzata alla fine degli anni Ottanta che prevedeva un pannello con corna da Minotauro e una tela da pittore che simulava il panno rosso del torero. Le corna rappresentavano la Tecnologia che, nonostante fosse un mostro dalla grande potenza, veniva catturata dall’Arte, simboleggiata, appunto, dalla tela. Nella lettura di Le nozze di Cadmo e Armonia, di Roberto Calasso ritrovai più tardi un’affinitá di visione e una base rassicurante di pensiero. Nel mito dell’origine del mondo, il mostro ucciso dall’eroe viene relegato ai quattro angoli della Terra. Le cornici barocche avevano la funzione di testimoniare e mantenere le posizioni assegnate al mostro e, nel momento in cui queste scomparvero dai musei, era come se il mostro potesse di nuovo errare liberamente. Perciò ritengo che il momento storico tenderà metaforicamente a ricatturare il mostro dell’indifferenziato e a riappropriarsi della cornice del valore intimo e organico del senso di ogni cosa. Il tema dei tavoli nasce anche da questo atteggiamento, da questo pensiero.

Giulia Pellegrini Pensando ai tavoli di cui parla, ma anche con riferimento ad altri progetti, è possibile asserire che il designer può ancora interpretare con creatività e libertà il momento storico in cui vive, le persone, i luoghi…?
Francesco Binfaré È l’unica cosa che serve. Talvolta è un po’ difficile, il designer deve anche essere interprete di tendenze, ci sono logiche commerciali da rispettare, ma – fortunatamente – tutto non si esaurisce qui.
Non ho un atteggiamento messianico. Progettare oggetti di design rimane un piacere, quasi come dipingere; è possibile dipingere un paesaggio e dare anche significato al paesaggio che si dipinge, è un’opzione che si può avere.
Credo di non poter trovare nel mondo del design una vera e propria scuola, non è possibile dare delle direttive rigide da rispettare in fase di progettazione. Design è un processo di interazione e di comunicazione. Penso che oggi il design rappresenti uno spazio di espressione personale.

Giulia Pellegrini Secondo lei ha ancora senso oggi parlare di oggetti-icona del design come ce ne sono stati in passato? Qual è la sua posizione nel mondo del design?
Francesco Binfaré Ci sono da sempre. La definizione di oggetto-icona per un pezzo di design è molto legata alla diffusione dell’oggetto in questione. Parlo di una diffusione non tanto dal punto di vista numerico; la condizione che vede divenire un oggetto iconico è più una questione legata al mondo della comunicazione. Un pezzo-icona ha anche delle caratteristiche intrinseche, ma forse non ha senso pensarci a priori, se succede… bene!

Giulia Pellegrini Ritornando ad Africa, la scelta del marmo è un suo suggerimento o è stata una scelta condivisa?
Francesco Binfaré Come dicevo, inizialmente, l’artefatto è stato concepito in legno massello, successivamente ho ripreso la stessa idea di tavolo ma cambiando il materiale nei marmi policromi di Casone. Mi piaceva immaginare questo continente immerso in una palude d’acqua con residui di una vecchia civiltà europea. E che rappresentasse la speranza: vediamo di approdare come dei naufraghi su questa terra zattera, mi sono detto. Ho pensato poi ad una farfalla di luce, sempre dalla forma dell’Africa, che volasse su di essa librandosi nell’aria.

di Giulia Pellegrini

Africa, farfalla, vola!
Protagonista dell’installazione è un grande tavolo simbolico in pietra la cui forma evoca le qualità,
i valori, la forza del continente africano. Immersa in uno specchio d’acqua, la forma silicea dell’Africa costituisce un’immagine che invita a meditare sull’attuale difficile momento in merito
ai grandi temi dell’equilibrio del mondo. Una piccola farfalla di luce della stessa forma si libra
al di sopra e illumina di speranza la scena. Un’esortazione: Africa, farfalla, vola!

Francesco Binfaré

commenti ( 0 )

9 Ottobre 2014

News

L’insostenibile leggerezza del marmo


Diaframma frangivista “Sinusoide” realizzato in emperador light lucido e sabbiato.

Il nostro lavoro nasce dalla constatazione che i materiali lapidei, dopo i fasti di un passato che ne ha saputo valorizzare la matericità e l’attitudine alla modellazione tridimensionale, sono stati relegati nella pratica corrente dell’architettura moderna (tranne fortunati esempi) a mera valorizzazione di piani orizzontali e verticali.
Questa tendenza, che noi consideriamo una sottovalutazione delle potenzialità della “materia”, ci ha spinti ad approfondire una nostra ricerca tesa all’utilizzo non esclusivamente per uso “edile” ma piuttosto rivolta alla realizzazione di arredi, oggetti d’uso, ed elementi architettonici.
Era per noi quindi necessario restituire al marmo ed alla pietra il loro antico “genius” senza però cadere nella riproposizione pedissequa di elementi classici.


Diaframma frangivista “zig zag” realizzato in forest green lucido.

Abbiamo quindi cercato di declinare nuove possibilità di utilizzo diverse da quelle consuete attraverso il design che, a parer nostro, conferisce ad un elemento già nobile un cospicuo valore aggiunto.
La sfida è quella di rinnovare l’immagine della pietra naturale che fino a poco tempo addietro è stata percepita dalle nuove generazioni come greve, non “attuale” ed adatta solo ad un “design” classico.


In primo piano desk “four S” in bianco vietnam lucido;
in secondo piano scrivania “triarco” in bianco vietnam lucido.

Siamo stati facilitati in questo percorso dalle nuove possibilità di trasformazione dei materiali rese possibili dalla progettazione cad e dalle varie attrezzature a controllo numerico, ed anche e soprattutto dalla collaborazione con una azienda lungimirante che ha deciso di investire molte risorse in questo progetto: la Marmi Strada.
Abbiamo realizzato quindi diaframmi divisori tridimensionali, permeabili alla vista, che attraverso spessori, vuoti e pieni, ombre e luci, conferiscono alla materia di divenire elemento scultoreo e non più texture monodimensionale; “mobili” curvilinei a piani orizzontali sagomati alternati a vuoti che alleggeriscono la sensazione di “peso” e mostrano una versatilità del marmo inusuale; Elementi di arredo cavi assemblati in modo da conservare l’illusione ottica del solido e recuperare leggerezza anche mediante espedienti illuminotecnici;


Tavolo “crossing” in emperador dark.

Tavoli realizzati mediante l’utilizzo composto di più tecnologie come ad esempio la waterjet per le forature ed il laser per la caratterizzazione delle superfici, cercando di generare trasparenze e illusione di leggerezza;
Oggetti multifunzionali come un’isola cucina tecnologica, interamente rivestita in marmo che da un lato è un monolite in pietra fluttuante (che nasconde una cucina) e dall’altro è focolare;


Isola “vulcano” in silver wave lucido.

Fino alla produzione di sedute outdoor che esteticamente rimandano alla leggerezza di arredi normalmente prodotti in materiali plastici, per infrangere quell’assunto che una seduta o una panchina in pietra debba necessariamente essere un trilite o addirittura un monolite.
Il feedback durante alcune fiere di settore e soprattutto durante il Marmomacc incoraggia noi e soprattutto la Marmi Strada a proseguire questo percorso.
L’auspicio è che Le aziende italiane che vogliono raggiungere nuovi segmenti di mercato, tendano a valorizzare il know how ed il design italiano sempre di più, per invertire la pericolosa tendenza che sta portando il nostro paese ad essere solo “fornitore di materiali pregiati” poi trasformati altrove.


Seduta “trull’O” in trani biancone lucido e trani bronzetto lucido.

[photogallery]vozza_album[/photogallery]

Cosimo Vozza, Luciana Salamino architetti
arch.vozza@tiscali.itmielu321@gmail.com

Vai a Marmi Strada srl

commenti ( 0 )

6 Ottobre 2014

News

La Gipsoteca Canoviana di Carlo Scarpa: nuovi materiali


Clicca per ingrandire

In occasione della X giornata nazionale del contemporaneo l’incontro con il professor Frediani anticiperà le conclusioni dei lunghi studi sulla Gipsoteca Canoviana.

commenti ( 0 )

2 Ottobre 2014

Pietre d`Italia

Ceppo di Grè


Blocco di Ceppo di Grè bocciardato

Origine geologica e caratteristiche petrografiche
Considerato tra le pietre che hanno contribuito alla grandezza di Milano, il Ceppo di Grè, che si ricavava in origine dalle ripide gole dell’Adda e in parte lungo l’argine del Brembo, vicino Bergamo, affiora oggi con discontinuità lungo la costa occidentale del Lago d’Iseo, da Costa Volpino sino a sud di Castro, e allo sbocco della Val Borlezza. Denominato scientificamente “Puddinga”, se presenta cavernosità molto evidenti assume il nome di “Crespone”. Questo litotipo è classificabile in tre distinti tipi, “gentile” (a grana fine e quasi privo di ciottoli), “mezzano” e “rustico” (a struttura grossolana e con ciottoli di diverso colore); nella cartografia geologica è detto “Unità del Ceppo di Greno” e appartiene al complesso di Poltragno, a sua volta parte dell’unità postglaciale del bacino dell’Oglio. La sua età è recente, risale infatti al Pleistocene Inferiore o Medio.
La sua origine geologica è dovuta all’accumulo di abbondanti depositi di versante (detriti di falda) distaccati dalla parete del Monte Clemo e accumulati in un’area concava (che ora costituisce il giacimento), ed alla circolazione di acque meteoriche che ha saldato tra loro i singoli detriti, favorendo la cementazione del ghiaione e la sua trasformazione in roccia tenace.
Analizzandone le caratteristiche petrografiche, possiamo affermare che il Ceppo di Grè è una ‘breccia’, ossia una roccia costituita dall’accumulo di detriti in gran parte spigolosi, detti ‘clasti’. Il suo colore è grigio/azzurro variabile da toni chiari a molto scuri.
Nonostante l’aspetto irregolare, la composizione chimica del Ceppo è molto omogenea e risulta costituita quasi esclusivamente da carbonati di calcio e magnesio/dolomite. Sono talora presenti argille secondarie, di composizione prevalentemente illitica.

La roccia mostra una tessitura molto variabile, con assetto caotico e privo di stratificazione, per effetto della granulometria e dell’eterogenea distribuzione dei clasti. Le dimensioni dei singoli elementi variano da qualche centimetro fino a qualche decimetro e conferiscono alla roccia il tipico aspetto “mosso”. La granulometria, infine, è molto variabile da qualche centimetro fino a 1,5 m e la distribuzione dei clasti a diversa pezzatura (classazione) è regolare.


Cava di Ceppo di Grè

La buona lavorabilità del materiale, unita al suo aspetto gradevole, ne hanno favorito da tempo l’utilizzo come materiale da rivestimento, prevalentemente in esterno. Per questo tipo di impiego le caratteristiche più importanti da tenere in considerazione e per le quali il Ceppo di Gré mostra buoni valori sono:
– Massa volumica
– Coefficiente di imbibizione (rapporto tra l’aumento di massa subito da un provino per immersione in acqua fino alla saturazione e la sua massa allo stato asciutto)
– Resistenza a compressione e flessione
– Resistenza al gelo
– Resistenza all’usura
– Variazione lineare termica (dilatazione indotta dal riscaldamento).
In particolare sono significativi i valori di coefficiente di imbibizione, apparentemente molto elevato. In realtà, la spiccata tendenza del materiale ad assorbire acqua, va attribuita alla porosità macroscopica non deleteria per la roccia, in quanto evita la permanenza d’acqua nei pori a cui conseguono pressioni elevate in caso di formazione di ghiaccio. I valori di resistenza a flessione e di variazione lineare termica indicano l’impiego ideale del materiale, per rivestimento, tanto in esterno quanto in interno.


Lastre per rivestimenti in Ceppo di Grè rinforzate e provviste di agganci metallici

Siti e tecniche di estrazione
Se fino ai primi decenni del XX secolo le aree di estrazione dei “ceppi” erano numerose e ubicate nell’alta pianura lombarda e lungo i fiumi Adda e Brembo, dove attraverso i Navigli raggiungevano la città di Milano, attualmente esiste una sola cava in attività, quella ubicata sulla sponda nord-occidentale del Lago d’Iseo, presso Grè (comune di Castro).

Quando, nel 1896, si intraprese lo sfruttamento degli affioramenti del Ceppo lungo la riva del Lago d’Iseo, la coltivazione avveniva a cielo aperto, mediante l’utilizzo di esplosivo; ivi si trovava un Ceppo di colore grigio, diverso dalla pietra di colore bruno dell’Adda e del Brembo. Successivamente si passò alla coltivazione a gradoni con filo elicoidale per poi approdare, all’inizio degli anni Novanta, alla coltivazione in sotterraneo.
L’estrazione avviene oggi mediante il taglio diretto dei blocchi in galleria, con tagliatrice a catena diamantata; tale sistema, che ha abbattuto notevolmente l’impatto ambientale connesso con l’attività estrattiva, prevede la selezione dei blocchi sul piazzale di cava e il loro successivo invio alla lavorazione finale.


Milano, Chiesa di Sant’Ambrogio. Dettaglio di un pilastro in Ceppo di Grè

Processi di lavorazione e applicazioni in architettura
L’omogeneità mineralogica del Ceppo di Grè permette una sua ottima lavorabilità. L’ampia gamma di lavorazioni possibili su questa pietra riguardano soprattutto la rifinitura superficiale delle lastre, che possono essere levigate, bocciardate, sabbiate, spuntate e spazzolate.
La sua applicazione, particolarmente estesa per quanto riguarda il campo architettonico e quasi inesistente in quello del design, è facilitata dalla non gelività del materiale, che a differenza di altre pietre non si sfalda, ma si consolida con il passare del tempo. La sua porosità può essere mantenuta per quanto riguarda i rivestimenti verticali, oppure stuccata a cemento o resinata per pavimentazioni e interni. Lo spessore minimo segato è 2 cm, ma per soddisfare le nuove esigenze del mercato si possono raggiungere spessori inferiori a 1 cm, adottando materiali e tecnologie moderne.

Gli impieghi sono vari: rivestimenti esterni e interni, pavimentazioni, scale, contro-soffitti, soglie e davanzali. Si possono anche eseguire elementi architettonici a massello caratterizzati o meno da sagomature e dedicati sia a spazi interni che ad arredo urbano: da forme e volumi squadrati, rettilinei, sobri e dai contorni netti, a volumi giocati sui pieni e i vuoti. In entrambi i casi con il Ceppo di Grè è possibile raggiungere la perfetta mimesi con altri materiali come vetro e metallo.
Le lastre per rivestimento possono essere incollate e assicurate mediante zanche metalliche, oppure posate a parete ventilata, con ancoraggio meccanico. Le pavimentazioni, anche se levigate, mantengono la caratteristica di non essere scivolose, anche sotto la pioggia, e hanno una buona resistenza al calpestio e all’abrasione.

Fin dall’antichità il Ceppo di Grè è stato sfruttato come materiale da costruzione: gran parte dei manufatti che ci restano della Milano romana sono infatti realizzati in Ceppo, che vanta quindi un impiego almeno bimillenario negli edifici del capoluogo lombardo.
In era comunale risulta impiegato nelle murature e nei pilastri di Sant’Ambrogio, in San Simpliciano e in Sant’Eustorgio; ma è solo in età viscontea che si trovano ampie testimonianze di cavamenti e di trasporti di blocchi di Ceppo. Non solo la difficoltà di cavare le pietre e di trasportarle a Milano per via d’acqua col Naviglio della Martesana, o di terra, ma anche la moda ebbe grande importanza nel determinare l’impiego maggiore o minore del Ceppo.


Galeazzo Alessi, Cortile di Palazzo Marino a Milano

Durante il dominio spagnolo il Ceppo arrivò a primeggiare sugli altri materiali. L’Alessi lo impiegò nella facciata esterna e nel cortile di Palazzo Marino, l’attuale municipio di Milano; il Seregni lo impiegò nel Palazzo dei Giureconsulti, il Leoni nel Palazzo degli “Omenoni” dalle possenti cariatidi e il Richini nel portale del Seminario. Nei secoli successivi questa pietra fu meno impiegata o almeno in maniera meno vistosa.
Restando sempre a Milano, il suo impiego divenne costante nel cimitero monumentale e fu incrementato nel Novecento nei rivestimenti di facciata. Accanto al Ceppo cavato dalle rive dei fiumi, in questo periodo cominciava ad apparire quello del Lago d’Iseo, che veniva impiegato nelle provincie vicine.

Nel ventennio tra le due grandi guerre questo materiale ebbe il periodo di maggiore impiego, specialmente a Milano e a Bergamo, dove soddisfaceva pienamente le aspettative degli architetti e si inseriva perfettamente nello Stile Liberty e nello stile Piacentini.
In epoca contemporanea esso viene utilizzato per opere di tipologie diverse, come metropolitane (ingresso metropolitana di Monaco) e grattacieli, centri commerciali e centri congressi (rivestimento centro congressi Hamburg), musei (Museum Zentrum, Essen) ed hotels (rivestimento Hotel Plaza).

Di notevole rilievo risulta il suo impiego nella nuova sede dell’Università milanese Luigi Bocconi, progettata dai Grafton Architects e premiata al festival Mondiale dell’Architettura di Barcellona 2008 come edificio dell’anno. Si tratta di un’architettura piena di innovazioni strutturali a partire dall’ assenza di colonne portanti in cemento armato che sono sostituite da tiranti che distribuiscono i pesi. Nell’edificio si nota una netta distinzione tra esterno e interno, le facciate risultano leggere, e la superficie esterna, interamente rivestita in Ceppo di Grè, ha l’antico e misterioso aspetto del monolite. La pietra trova un suo utilizzo anche all’interno dell’edificio: l’aula magna, definita dalle progettiste «una grande pietra incastonata», è stata interamente rivestita di Ceppo utilizzando un sistema di pareti ventilate studiato appositamente per lo scopo.


Grafton Architects, Ampliamento dell’università Bocconi a Milano

Nell’aeroporto Internazionale di Incheon, situato a 70 km da Seoul e principale scalo della Corea del Sud, questo materiale è stato utilizzato nel 2011 per rivestire alcune pareti della sala business della compagnia Korean Air.
Il Ceppo di Grè risulta ampiamente utilizzato come materiale da rivestimento anche presso il museo belga Gallo-Romeins Museum, a Tongeren, progettato dallo studio De Gregorio & Partners, e nell’ex Opificio Cantoni di Legnano, recentemente adibito a nuovo centro direzionale e commerciale oltre che a superstore dall’architetto Ermanno Ranzani.

a cura di Sara Benzi

Questo post è frutto del lavoro di ricerca svolto dagli studenti C. Cerchier, L. Donati, G. Negrelli, S. Saponaro, nell’ambito del Laboratorio di Product Design I del Corso di Laurea in Design del Prodotto Industriale di Ferrara, A.A. 2012-2013

commenti ( 0 )

30 Settembre 2014

Design litico

Verticalità litiche, prototipi in mostra

Marmomacc ha aperto al pubblico alle 9:30 di mercoledì 24 settembre, ma già da un paio d’ore sei studenti dell’università di Ferrara erano all’opera per disporre sullo stand di Verticalità Litiche i loro modelli, trasportati nella notte a Verona. Si tratta di una selezione di lavori realizzati durante lo scorso semestre, di cui si è precedentemente parlato in questo articolo.

Già da alcuni giorni erano invece collocati, presso lo stesso stand, anche i sei grandi prototipi in pietra realizzati in scala 1:1 dalle aziende partner del corso di LPD1 dei docenti Galiotto e Pavan.
E’ quindi doveroso, ma anche molto sentito, un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato durante l’estate per tradurre in realtà questi progetti realizzati dagli studenti della nostra università.

Lo spazio messo a disposizione del corso di laurea in design del prodotto industriale è all’interno del padiglione 1,quello interamente dedicato al design e facilmente riconoscibile dalla grande parete scultorea posta davanti all’ingresso, anche questa un’opera scaturita dal corso di LPD1 e trasposta in realtà dal Consorzio Marmisti Chiampo. Oltremuro, questo il nome del progetto, è un setto verticale semipermeabile da collocarsi in spazi aperti come diaframma e luogo di incontro: non si tratta dunque di un elemento di separazione, ma di aggregazione! I due studenti che lo hanno progettato, Marco Manfra e Marco Salomoni, si sono ispirati ai diagrammi di Voronoi, trovando in un esagono irregolare con proporzioni stabilite matematicamente in funzione della resa strutturale, la forma ideale per il concio, qui replicato con diversi tipi di marmo.

Marmomacc è notoriamente una fiera votata al gigantismo, specie nel piazzale centrale, su cui il progetto di Manfra e Salomoni si affaccia, confrontandosi con macchinari e blocchi cavati tanto grandi da rendere difficile immaginare come possano essere stati trasportati fino a qui.

Entrando poi nel padiglione 1, si trovano progetti a scala umana, come le pareti e i rivestimenti di Verticalità Litiche. E questi stessi progetti, che visti in mostra a Ferrara in forma di disegni e modelli di studio erano facili da immaginare come qualcosa di pesante e statico, mostrano ora –dal vero- una delicatezza e un dinamismo che secondo il giudizio (in verità molto parziale) di chi scrive trovano pochi eguali tra i progetti commerciali esposti in fiera.

Assolutamente oggettivo invece il dato sull’affluenza, con centinaia di flyer e cataloghi distribuiti già il primo giorno.


Medea Alderuccio di fianco al progetto da lei realizzato assieme a Nicola Mantovani

Odon, il modulo disegnato da Medea Alderuccio e Nicola Mantovani e realizzato da Lithos Design in pietra di Vicenza, è esposto in 9 esemplari a comporre un piccolo setto-diaframma che sotto la luce artificiale sembra vibrare, invogliando quasi tutti i visitatori a scoprirne le forme anche a livello tattile.


Intreccio di Sara Vecchi e Jacopo Martinello


Il rivestimento Sfumature di Ilaria Guglielmetti e Diana Zerbetto in una delle possibili pose

I progetti Intreccio e Sfumature, entrambi realizzati in pietra serena, il primo da Athena Marmi su disegno di Sara Vecchi e Jacopo Martinello, il secondo da La Perla su progetto di Diana Zerbetto e Ilaria Guglielmetti, sono due rivestimenti accomunati da una delicata movimentazione della superficie che muta il proprio aspetto a seconda dell’incidenza e dell’intensità della luce.


Daniele Fregona e la colonna Ritmo, progettata con Eli Brandoli

Ritmo, una colonna tortile in rocchi pre-assemblati, è il progetto di Eli Brandoli e Daniele Fregona. E’ stata realizzata da Lithos Design e gode, giustamente, di una posizione centrale rispetto all’allestimento che ne valorizza le caratteristiche, inducendo i visitatori a girarle intorno. Questo progetto è un raffinato gioco di relazioni tra concetti di monodimensionalità (quella lineare verticale della colonna), bidimensionalità (degli elementi ricavati da lastre) e tridimensionalità ,sottolineata dalle grandi forature passanti che conferiscono al manufatto leggerezza sia visiva che fisica.


Pantarei, parete per il fitness di Paolo Ragazzi e Filippo Petrocchi

Paolo Ragazzi e Filippo Petrocchi sono gli autori di Pantarei, ausilio lineare free-standing per il fitness. La parete, immaginata per grandi spazi aperti, è stata lievemente ridotta di scala per trovare posto all’interno dello stand. Il modulo in mostra è quello dedicato alla pesistica. Anche i manubri, con i pesi discoidali realizzati in pietra , sono stati realizzati per l’occasione dal partner Travertino Sant’Andrea.


Wave Kit Wall di Elena Fusto e Anna Mastellari

Wave Kit Wall è una realizzazione di Grassi Pietre. Per questo lavoro di Elena Fusto e Anna Mastellari è stato scelto un travertino molto compatto che esalta la fluidità delle forme dei grandi moduli allungati. La posa sfalsata conferisce poi una sorta di andamento a questa fluidità, inducendo l’occhio a seguirne le forme in linea orizzontale.

Tutti i progetti scelti per la prototipazione sono inoltre accomunati dal fatto di essere molto appetibili per una messa in produzione efficiente dal punto di vista della resa e dei costi. L’auspicio è dunque che al grande successo riscontrato presso il pubblico di Marmomacc possa far seguito da parte delle aziende partner la volontà di portare sul mercato qualcuna di queste proposte.

Di Gianluca Gimini

commenti ( 0 )

26 Settembre 2014

Design litico

Verticalità Litiche
Elementi di design per strutture e superfici verticali

Il tema è incentrato nello studio e nel progetto tecnico-formale di elementi di design in pietra assemblabili, pensati per comporre parti integrate con il progetto architettonico, finalizzate a creare nuove forme per elementi come pareti strutturali e divisorie o per rivestire costruzioni e spazi architettonici.
Si tratta di interpretare le potenzialità dei diversi materiali lapidei per la progettazione e realizzazione di prodotti modulari rispondenti a necessità strutturali o decorative di progetti architettonici di diversa complessità e arricchiti da lavorazioni, modellazioni e trattamenti rispondenti a concetti formali capaci di fornire valore aggiunto all’architettura in cui andrebbero impiegati.

Intreccio
Jacopo Martinello
Sara Vecchi
by Athena Marmi

Intreccio è un rivestimento per pareti interne, che si ispira appunto agli intrecci realizzati con materiali come corde o fibre naturali. E’ costituito da un unico concio a forma di trapezio estruso realizzato pietra bianca di Vicenza.

Sfumature
Ilaria Guglielmetti
Diana Zerbetto
by La Perla

Il concept nasce dall’idea di realizzare una parete da rivestimento per interni con geometrie semplici, che consentono di comporre differenti configurazioni, per dare vita a giochi di luce ed ombra, creando delicate sfumature. L‘obiettivo è quello di fare dell‘intera parete una totalità più interessante delle parti singole, enfatizzando il rapporto armonico tra le parti. I piani inclinati e la finitura levigata esaltano gli elementi naturali della pietra Giallo Dorato. Lo scarto, riutilizzabile per la risoluzione degli angoli, è ridotto al minimo grazie all’economia dei tagli che permette di ottenere due moduli complementari. I moduli sono incollati a parete.

Odon
Medea Alderuccio
Nicola Mantovani
by Lithos Design

Odon è una parete divisoria per interni. Realizzata con pietra di Vicenza, sfruttando le tre diverse colorazioni, è lavorata tramite fresatura. I punti di forza di Odon sono: scarto quasi assente, facilità di trasporto e semplicità. Infatti alla base del progetto c’è un’unica forma che dà origine al modulo, ispirato all’elemento naturale della rosa.

Pantarei
Filippo Petrocchi
Paolo Ragazzi
by Arredo di Pietra

“Pantarei” dal greco “tutto scorre” è un progetto che vuole sottolineare il significato funzionale oltre che estetico della pietra. Una verticalità litica che stimola lo scorrere dell’energia fra uomo e natura, fra il corpo e la pietra, sia nei momenti di fatica che nei momenti di relax. Un percorso funzionale composto da nicchie e cavità di pietra con le quali interfacciarsi per avere un rapporto diretto con uno dei materiali più antichi ed affascinanti esistenti sulla terra. Pietra, uomo, Pantarei.

Wave Kit Wall
Elena Fusto
Anna Mastellari
by Grassi Pietre

Wave Kit Wall è la formazione e la lavorazione della pietra, dove la presenza dell’acqua è preponderante; da qui l’immagine delle onde. WKW offre più di quaranta soluzioni con solo 4 conci base, realizzati in pietra di Vicenza, generati da un taglio che segue due curve disegnate perché possano concatenarsi tra loro ed ai negativi. Dimezzando l’altezza si ottengono due spessori utilizzabili separatamente. Diverse composizioni e immagini possono essere ottenute da differenti disposizioni dei conci.

Ritmo
Eli Brandoli
Daniele Fregona
by Lithos Design

La collezione RITMO unisce versatilità, bassi costi di produzione e facilità di trasporto. È possibile ottenere colonne o muri ornamentali implementabili attraverso la luce, grazie al sistema modulare. Le lastre in Pietra di Vicenza vengono tagliate e preassemblate nello stabilimento, riducendo il volume di trasporto e facilitando l’assemblaggio in loco.

Oltremuro
Marco Manfra
Marco Salomoni

Oltremuro. Il muro monumentale che funge da filtro, divide ambienti ma non persone, al contrario, le attira.
Il concio si ispira ad una forma elementare che richiama la natura e la vera essenza della pietra. Elemento considerato semplice, ma allo stesso tempo creativo che racchiude in sé le qualità espressive della forza e dell’unicità.

Consorzio Marmisti Chiampo

by
Athena
Bocchese G. Vittorio di Bocchese Ivo & C.
Decormarmi
Effe Italia
Industria Marmi Ferrari
La Perla
Marmi Bocchese di Bocchese Corrado & C.
Ra.La. di Rancan Lavinio & C.
Marmi Serafini
Vicentina Marmi
___________________________________

Dipartimento di Architettura di Ferrara
Corso di laurea in Design del prodotto industriale
Laboratorio di Product Design I
A.A. 2013-14

Claudio Alessandri
Raffaello Galiotto
Vincenzo Pavan
Gianluca Gimini

Engineering
Giampaolo Guerzoni

Partners
Pibamarmi
Lithos Design
Grassi Pietre
Arredo di Pietra
Consorzio Marmisti Chiampo
Altair, software Evolve
Con la collaborazione di
MARMOMACC – Verona Fiere
STONE ACADEMY

commenti ( 0 )

stampa

torna su