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1 Dicembre 2014

Design litico

Poltrona Stratum by Grassi Pietre

Un design unico nato grazie a una collaborazione che fonde culture diverse, quella italiana e quella nipponica. Un progetto dal gusto antico ma moderno. È Stratum, poltrona marchiata Grassi Pietre e nata dall’estro creativo del duo Setsu e Shinobu Ito, giapponesi di nascita ma milanesi d’adozione.


La poltrona Stratum è realizzata a massello e adatta sia per spazi indoor che outdoor. Il materiale utilizzato è la pietra di Vicenza nella tipologia “Bianco Avorio”. Semplice, minimal ma d’impatto, questa seduta è un vero e proprio pezzo di design. Studiata non solo per essere esteticamente accattivante ma soprattutto comoda, Stratum accoglie come in un abbraccio, avvolgendo chi si accomoda.

Scheda tecnica
Design: Setsu e Shinobu Ito
Poltrona a massello: 100×84 cm H75 cm
Materiali: pietra di Vicenza
Tipologia: Bianco Avorio

Vai a Grassi Pietre

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27 Novembre 2014

Opere di Architettura

Pietra e maestranze locali per la casa salentina di Massimo Iosa Ghini


Foto di Cosmo Laera

Nei dintorni di Salve, nel basso Salento, è da poco terminata la costruzione, scandita da ritmi volutamente lenti, della casa estiva dell’architetto Massimo Iosa Ghini e della moglie Milena Mussi.
Il maestro del bolidismo ha scelto, per questo luogo consacrato al tempo libero della propria famiglia, di derogare al suo stile velocista: la casa di Salve celebra la materia, l’orizzontalità, il contesto. Ha un disegno pulito, razionalista, di sapore Wrightiano. Ha dimensioni relativamente modeste e denota una progettualità molto attenta al vernacolo pugliese e al rispetto del genius loci.


Foto di Cosmo Laera


Foto di Cosmo Laera

All’interno della cornice del parco, grande all’incirca un ettaro, di ulivi e pini marittimi sorgono i resti, ora restaurati, di una antica pajara, una tipologia di ricovero temporaneo usato anticamente dai pastori. Alberi e ruderi sono le preesistenze immodificabili di questo progetto. La pajara, un piccolo edificio a pianta rettangolare con muri a secco in Tufo e copertura voltata a botte, ora ospita una dependance per gli ospiti con alcuni servizi esterni.


La pajara restaurata. Foto di Cosmo Laera


La camera da letto degli ospiti, all’interno della pajara. Foto di Cosmo Laera

A poca distanza l’edificio principale, di nuova costruzione, non può esimersi dal confronto con la tipologia della masseria. Si tratta però di un edificio a un solo piano, di 120 metri quadri in tutto, che ripropone con misurata discrezione, materiali e stilemi dell’architettura vernacolare pugliese. Dalla masseria pugliese vengono mutuati i blocchi di tufo di Acquarica, il loro impiego in blocchi sgrossati 30x30x70 con posa sfalsata e la finitura a calce bianca di alcuni tratti di muro. L’edificio, che è rispettoso non solo del genius loci, ma anche della sostenibilità ambientale, adotta molti accorgimenti attivi e passivi come è nello spirito di tutte le architetture di Iosa Ghini, già autore tra l’altro di “Sostenibile ma bello” (Editrice Compositori, 2009): le pareti perimetrali sono a sacco, con l’interposizione di isolanti naturali tra i blocchi tufacei dell’interno, e quelli spaccati in due metà che compongono il disegno orizzontale della facciata esterna. Gli elevati spessori consentono di sfruttare l’inerzia termica del materiale lapideo, contribuendo ad abbattere i consumi energetici. I vetri sono bassoemissivi, l’ombreggiatura ottimizzata grazie agli studi solari preliminari, allo sfruttamento dell’ombra naturale degli alberi del parco e alla presenza di brise-soleil. Benchè nascosti alla vista, sono presenti anche pannelli fotovoltaici collocati in punti “strategici” della copertura piana.


Le relazioni spaziali e dimensionali tra edifici e contesto in vista planimetrica Foto di Cosmo Laera


Negli interni, arredati con una dosata mescolanza di pezzi celebri a firma di Iosa Ghini e mobilio di artigianato locale, il tufo rimane a faccia vista per ampie porzioni di parete. Foto di Cosmo Laera

In maniera analoga all’edificato, le pertinenze esterne sono trattate con un utilizzo sapiente dei materiali e dell’esperienza delle maestranze locali. La pietra Chianca, un calcare tipicamente usato per le pavimentazioni in lastre dei trulli, è utilizzata in marmette quadrate e rettangolari per le pavimentazioni esterne adiacenti all’edificio principale.
Sopra le teste corrono travi in legno acidato di provenienza friulana alle quali è possibile sospendere un incannicciato per offrire riparo dal forte irraggiamento solare che caratterizza le estati pugliesi.


Foto di Cosmo Laera


Lastre quadrate di pietra Chianca pavimentano l’esterno incorniciando i fusti degli ulivi più vicini alla casa. Foto di Cosmo Laera

Allontanandosi ancora il selciato diventa uno stradello in misto di cava stabilizzato, soluzione che consente tra l’altro un’elevata permeabilità all’acqua meteorica.
Giunti quindi al limitare del giardino, immaginando di voltarsi indietro per vedere la costruzione nel suo complesso, si coglie la visione d’insieme che ha ispirato il progetto: una residenza discreta ma non frugale, in materiali locali, con poche concessioni, e una palette cromatica ricca di toni cosiddetti neutri per invogliare lo sguardo a fermarsi sui colori del cielo, sul verde degli alberi, l’inconfondibile rosso rugginoso delle terre di questi luoghi e non ultimo il mare poco lontano.


Spazi aperti raccolti per meglio vivere la dimensione privata e contemplativa di questo luogo di vacanza. Foto di Cosmo Laera

Gianluca Gimini

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24 Novembre 2014

Opere di Architettura

Hotel Majestic a Bologna e Bristol Palace a Genova


Dettaglio delle pavimentazioni della sala da thè. Hotel Majestic-Bologna

[photogallery]majestic_album[/photogallery]

Antistante l’ingresso della Cattedrale di San Pietro a Bologna, sulla centrale via dell’Indipendenza, il visitatore incontra, quasi inconsapevolmente, il fastoso edificio che da un secolo ospita i locali di uno degli hotels più noti d’Italia. Il palazzo, collocato in una delle posizioni di maggior interesse storico-architettonico della città, proprio perché vicino all’incrocio tra i due assi principali dell’antico sistema viario romano, è il risultato di numerose sovrapposizioni edilizie susseguitesi e compenetrate nelle sue fondamenta a partire dall’epoca antica e alto medievale. Nel 1740 l’architetto Alfonso Torreggiani ne definisce i tratti che conosciamo riconvertendo le antiche dimore medioevali in Seminario Arcivescovile, per desiderio del cardinale Lambertini. Elemento qualificante è l’adiacenza dell’antico palazzo Fava, esempio illustre di architettura rinascimentale bolognese, con cui condivide, al piano nobile, il celebre Camerino di Europa, ciclo di affreschi dedicato alla leggenda mitologica, ad opera dei fratelli Carracci. Le zone comuni dell’Hotel sono abbellite da altri capolavori pittorici che spaziano dal Quattrocento al tardo Settecento, i cui colori sono enfatizzati dai ricchi dettagli delle finiture. Così il marmo statuario della pavimentazione, su cui si innestano elementi di nero Marquinia, composti a casellario, sottolineano l’eleganza dell’ingresso, enfatizzato da piedistalli a base quadrata decorati con geometriche combinazioni lapidee. Su di essi poggia il colonnato bianco, citazione dell’antico compluvium. Il giallo di Siena finemente levigato, composto ancora una volta con il nero Marquinia contraddistingue il disegno della pavimentazione della sala da thè, illuminata dalla vetrata ottagonale decorata stile liberty. L’eleganza delle terme antiche si ritrova nelle sale da bagno, dove la pietra levigata si combina in diversi giochi cromatici. Non solo nella pavimentazione ma anche negli arredi i quali, ottenuti da tagli geometrici del rosso Verona e del nero Marquinia, definiscono oggetti esclusivi per la cura e l’igiene del corpo.


Dettaglio delle pavimentazioni della scala. Bristol Palace-Genova

[photogallery]bristol_album[/photogallery]

Come il Majestic a Bologna, il Bristol Palace a Genova rientra tra i Luxury Hotels del Gruppo DueTorri. In linea con la politica d’azione del brand, che punta ad acquistare e rivalorizzare complessi ricettivi nei centri storici più importanti d’Italia, la struttura è stata sottoposta a importanti lavori di restauro per riportarla all’antico splendore. La maestosità dell’intero organismo edilizio denuncia la notorietà di questa struttura ricettiva, inaugurata nel 1905, sede per decenni delle feste da ballo della nobiltà cittadina e internazionale, meta del mondo di personaggi e artisti raccontati dalla Dolce vita. Lo stile Liberty caratterizza l’edificio, inserito nella cerchia ristretta dei Locali Storici d’Italia: si ritrova negli arredi interni recuperati dal recente restauro e nei ricchi stucchi e affreschi a corredo degli ambienti di rappresentanza. La propensione a questo linguaggio architettonico è testimoniata già all’esterno dal cassettonato del portico a protezione dell’ingresso, che di quel periodo riprende i colori e i motivi decorativi; dialoga con il mosaico della pavimentazione a terra, il cui disegno a volute si relaziona a sua volta con gli ornati della facciata antistante la galleria. Qui la riproposizione degli ordini classici ad inquadrare le vetrine anticipa quel decoro e quell’eleganza che accoglieranno il visitatore varcando l’entrata, racchiusa dall’elegante cornice in marmo rosato. La componente scenografica dell’Art nouveau permea tutti gli ambienti e gli elementi di dettaglio, a partire dallo scalone elicoidale, la cui vorticosa balaustra e le pedate in marmo di Carrara ispirarono Vertigo di Alfred Hitchock. Il marmo statuario della pavimentazione, su cui si innestano anche in questo caso, elementi di nero Marquinia composti a casellario, sottolinea l’eleganza della hall, ancor più valorizzata dagli stucchi decorativi delle pareti e dalle paraste corinzie in rosso di Asiago. L’hotel Majestic e il Bristol Palace parlano con lo stesso linguaggio al medesimo interlocutore: propongono il giallo di Siena levigato combinato con il nero Marquinia e il marmo statuario per il disegno della pavimentazione degli ambienti di rappresentanza, in questo caso per la sala meeting al piano superiore. Ho lasciato il Bristol con l’illusione di essere stato per 5 giorni un grande signore, le parole di Edmondo De Amicis, una volta entrati, risultano ancor più attuali.

Federica Poini

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21 Novembre 2014

News

ICONE POLTRONA FRAU.
Il DNA scenografia di Noè Duchaufour-Lawrance
a Ferrara dal 24 al 29 novembre

Mostra
27-29 novembre 2014
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Palazzo Tassoni Estense
Via della Ghiara, 36
Ore 9,00-19,00

Giunge al terzo e ultimo appuntamento la collaborazione tra il Laboratorio di ricerca Material Design del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e il gruppo dei rinominati brand Cappellini, Cassina e Poltrona Frau che, insieme, hanno dato vita al Mese del design negli spazi espositivi e convegnistici del cinquecentesco Palazzo Tassoni Estense. Un mese dedicato al design contemporaneo che ha visto l’organizzazione di mostre, istallazioni, conferenze, tavole rotonde.

Il 27 novembre alle ore 16,00, in occasione dell’inaugurazione della mostra DNA su progetto di Noé Duchaufour-Lawrance, l’architetto Marco Romanelli, curatore della pubblicazione “Icone Poltrona Frau”, terrà una conferenza in cui esplorerà il ruolo dei prodotti icona negli spazi abitativi contemporanei.

L’allestimento espositivo sarà incentrato sulla pelle, materiale di elezione della marca, e sul concetto di prodotto-icona. Cinque le poltrone selezionate ed esposte in mostra – Chester, 1919, Vanity Fair, Lyra, Sanluca – tutte segni distintivi dell’abitare moderno e contemporaneo, simboli di un secolo di storia, di costume, di design.

Noè Duchaufour-Lawrance srotola in maniera fisica e palpabile, attraverso una scenografia spaziale fluida e flessuosa, un cordone cilindrico di ottanta metri di lunghezza rivestito di pelle arancione, a partire dalla lettera P di Poltrona Frau, e – simmetricamente – anche iniziale della parola Pelle.
Metafora della passione, della maestria tecnica e della libertà creativa che nutrono l’identità delle collezioni di Poltrona Frau, questo sottile – ma coloricamente incisivo – segno materico si eleva e libra nell’aria, avvolge se stesso nello spazio, abbracciando – di volta in volta – le poltrone per terminare nella Vanity Fair, icona per antonomasia della marca. Il cordone collega così – simbolicamente – artefatti famosi del brand, intesi quali tappe significative di una storia produttiva lunga un secolo. Una tradizione artigianale, di eccellenza, quella di Poltrona Frau, connessa sempre a magisteri interpretativo-esecutivi innovativi e sorprendenti nella lavorazione della pelle.

“Questo marchio – afferma Noè Duchaufour-Lawrance – è materico, vivo, tanto per l’uso di pelle come per l’importanza che attribuisce al dialogo e al progetto. Questo dialogo dà vita a oggetti che si succedono nel corso della storia. È un dialogo legato agli artigiani che continuano a replicare i gesti che appartengono ad altri tempi, e ai designer, architetti, ricercatori che continuamente portano il marchio a sublimarsi e superarsi. Questo è il legame identitario che traspare tra questi progetti e che ho voluto far valere e sottolineare alla vista e al tatto”.
Poi aggiunge: “Questa scenografia deve essere vissuta come un’esperienza fisica, materica, a fior di pelle, che ci invita a sentire gli oggetti attraverso il tatto. Una mossa chiara di Poltrona Frau, che ha ben compreso da 102 anni che l’arredamento è un’estensione del nostro corpo”.

Ufficio stampa evento
Lab MD | Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
materialdesign@unife.it

Poltrona Frau | Giuliana Reggio
greggio@poltronafrau.it

ICONE POLTRONA FRAU
Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance a Ferrara dal 24 al 29 novembre

Promotori
Università degli Studi di Ferrara
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Laboratorio MD Material Design

Patrocini
Comune di Ferrara
Ordine degli Architetti di Ferrara

Sostenitori
Cappellini
Cassina
Poltrona Frau

Scarica l’invito Poltrona Frau

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17 Novembre 2014

News

Cassina Maralunga. Il divano di Vico Magistretti compie 40 anni

Mostra
19-23 novembre 2014
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Palazzo Tassoni Estense
Via della Ghiara, 36
Ore 9,00-19,00

Evento di inaugurazione
Mercoledì 19 novembre 2014

Salone d’Onore di Palazzo Tassoni Estense
Ore 17

Cassina festeggia i 40 anni di Maralunga, il divano icona firmato Vico Magistretti in un progetto che racconta il passato, il presente e il futuro.
In mostra una selezione dei progetti firmati dagli studenti dell’ECAL – Università d’arte e design Losanna

Programma
17.00 Registrazione invitati

17.15 Saluti istituzionali
VERONICA DAL BUONO
Docente al Corso di laurea in Design del prodotto industriale

17.30 Presentazione critica
GIANCARLO TINTORI
Docente al Corso di laurea in Design del prodotto industriale

17.45 Conferenza
BARBARA LEHMANN
Direttrice dell’archivio storico Cassina

VANNI PASCA
Docente di Storia e critica del Design

Cocktail

Prosegue la collaborazione tra il Laboratorio di ricerca Material Design del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e il gruppo dei rinominati brand Cappellini, Cassina e Poltrona Frau che, insieme, hanno dato vita al Mese del design – dall’11 al 30 novembre 2014 – negli spazi espositivi e convegnistici del cinquecentesco Palazzo Tassoni Estense. Un mese intensamente dedicato al design contemporaneo durante il quale saranno organizzate mostre, istallazioni, conferenze, tavole rotonde.
L’esposizione dedicata a Cassina, dal titolo Maralunga. Il divano di Vico Magistretti compie 40 anni”, sarà visitabile dal 19 al 23 novembre 2014 (ore 9,00-19,00). La mostra verrà inaugurata da un talk a cui prenderanno parte Barbara Lehmann, Responsabile dell’Archivio Storico di Cassina, e Vanni Pasca, Docente di Storia e critica del design.
Con questa iniziativa Cassina rende omaggio a Vico Magistretti, maestro del design contemporaneo, e a uno dei divani più celebri dei nostri tempi: il Maralunga, vincitore del Compasso d’oro.

Il divano Maralunga si presentò da subito come un oggetto di grande forza e impatto sul mercato internazionale. L’innovazione non esibita nella variazione del poggiatesta per ottenere una versione a schienale alto o basso – sviluppata dalla semplice catena di bicicletta, l’aspetto rassicurante e l’estrema semplicità dell’imbottito soffice, riassumono pienamente le caratteristiche salienti di questo progetto.
“Con Maralunga – sono le parole di Vico Magistretti – ho inteso progettare un oggetto rappresentativo di tutta un’architettura d’interni di sapore familiare. Un posto caldo, confortevole, raccolto, dove sentirsi a proprio agio e ritrovare l’atmosfera delle vecchie, comode, protettive poltrone da lettura poste vicino al fuoco di un camino o di una finestra. Due posizioni, due possibilità d’uso, due occasioni per crearsi il proprio spazio all’interno di una stanza”.

In occasione di questo anniversario, Cassina racconta la storia di un oggetto-mito della cultura d’interni nella codificazione originaria, avvenuta negli anni Settanta, tramite un’installazione speciale all’interno degli spazi di Palazzo Tassoni Estense. Qui sono esposti la nuova versione Maralunga ’40, che affianca il Maralunga classico, l’edizione limitata Maralunga Mercurio Vivo (40 pezzi numerati), un tributo al futuro di questa icona in tessuto argentato, e i due prototipi vincitori del progetto di studio eseguito dagli studenti dell’ECAL/L’Università d’arte e design Losanna.

[photogallery]cassina_album[/photogallery]

Un evento, quello ferrarese, che racconta la storia di un oggetto-mito della cultura d’interni nella codificazione originaria, avvenuta negli anni Settanta, per arrivare alla sua recentissima rivisitazione.
Un’edizione limitata ‘spaziale’. Cassina presenta Maralunga Mercurio Vivo come un tributo al futuro di questa icona: con il suo tessuto argentato potrebbe essere quasi una comparsa sul set di ‘Moonraker’ con James Bond. Questa versione ‘spaziale’ è disponibile in 40 pezzi (applicabile sul divano a 2 posti o 2 posti large) numerati con una sequenza progressiva dal 1/40 al 40/40, e può essere ordinato presso i migliori store di Cassina.
In occasione di questo anniversario speciale, Cassina presenta – negli spazi di Palazzo Tassoni Estense – la nuova versione Maralunga ’40, che affianca il Maralunga classico, e coglie l’occasione per mostrare i due prototipi vincitori di un progetto di studio sviluppato in collaborazione con ECAL/ L’Università d’arte e design Losanna.

Ufficio stampa evento
Lab MD | Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
materialdesign@unife.it

Cassina
sara.nosrati@cassina.it

MARALUNGA
Il divano di Vico Magistretti compie 40 anni

Promotori
Università degli Studi di Ferrara
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Laboratorio MD Material Design

Patrocini
Comune di Ferrara
Ordine degli Architetti di Ferrara

Sostenitori
Cappellini
Cassina
Poltrona Frau

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11 Novembre 2014

Pietre d`Italia

Travertino di siena
L’area di Viterbo e Saturnia


Carta geologica dell’area di Saturnia e Viterbo (Carta Geologica d’Italia, foglio 136 – Tuscania). Clicca sull’immagine per allargare

L’attività effusiva di questa area [18] è impostata su un territorio geologicamente legato alla presenza di tre complessi vulcanici (il vulsino, nella cui parte centrale attualmente si ha il lago di Bolsena, il vicano che accoglie il Lago di Vico, il cimino posizionato a sud est del capoluogo), ed ha generato una quantità di depositi chimicamente differenziati che interessano in maniera più o meno diffusa tutta l’area viterbese. Le Unità magmatiche sono frutto di attività che si sono modificate nel tempo e nella composizione, iniziate con la messa in posto di ignimbriti e domi di lave acide, seguite poi dalla risalita di un magma basico che ha determinato la formazione degli apparati vulcanici associati ad espandimenti ignimbritici e alla formazione delle caldere che oggi accolgono i laghi vulcanici. Tale evoluzione vulcanica può essere fatta risalire alla fine della orogenesi appenninica nelle sue fenomenologie acide, a cui sono seguite le effusioni basaltiche ritenute tardive rispetto all’orogenesi stessa. Queste Unità vulcaniche, lave ed ignimbriti litoidi e piroclastiti, sono sovrimposte alle rocce sedimentarie più antiche tra cui troviamo depositi pelitico-argillosi, calcari di varie tipologie, flysch argilloso-marnosi.
A queste unità magmatiche sono interconnesse, generalmente tramite attività tettoniche più o meno intense che provocano l’interazione delle acque con l’attività magmatica ancora attiva nell’ambiente terrestre più profondo, le rocce sedimentarie recenti, la cui espressione più rappresentativa ed importante, è quella del complesso dei travertini. Essi infatti sono di origine idrotermale, spesso intercalati a depositi alluvionali e lacustri, con spessore massimo di circa un centinaio di metri, ancora alimentati a causa della notevole durezza dell’acqua e all’elevato contenuto di solfati prodotti dai residui fenomeni idrotermali.

Travertino Diana


Aspetto del Travertino Diana.

Descrizione macroscopica
Si tratta di un litotipo di colore di insieme beige caratterizzato da locali laminazioni ad andamento sub parallelo, da sub millimetriche a pluricentimetriche, e di aspetto localmente disomogeneo con tonalità cromatiche variabili dal beige chiaro al bruno. Localmente il materiale ha una tessitura brecciata con granuli fino a centimetrici di forma prevalentemente sub arrotondata.
Sono presenti porosità spesso millimetriche, allungate, preferibilmente allineate all’interno di alcune delle laminazioni costituenti la roccia. La roccia è sana, reagisce in presenza di acido cloridrico lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, a composizione calcarea. Il materiale è particolarmente eterogeneo e con differenti temi strutturali compositivi. Localmente si nota della micrite macrocristallina in grumi poco addensati o in strutture filiformi dovute a cianobatteri su cui si è agglomerata la micrite.
Essi sono intercalati a sparite a mosaico di drusa limpida e a micro sparite. Si passa poi ad aree con micrite decisamente microcristallina molto più addensata e presente anche come peloidi di dimensioni massime pari a 5 mm, sia amorfi, sia costituiti da granuli aggregati tra cui si riconoscono tracce di bioclasti micritizzati e rari oncoidi con poche lamine di rivestimento.


Struttura del Travertino Diana ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

In altre parti della roccia si notano strutture calcitiche di tipo dendritico a forma piumata, anche esse di origine organica, contrapposte a lamine di micrite molto addensata o a lamine ad oncoidi. Tali laminazioni variano da 0,5 mm fino a qualche millimetro. Si nota inoltre la presenza di pori di impronta, di fusti di alghe o di steli di essenze arbustive ormai decomposti, con dimensioni comprese tra 100 e 700 micron parzialmente o totalmente ricristallizzati da cemento isopaco. Localmente si ha un aumento delle microgranulazioni limonitiche, mentre per quanto riguarda la sparite, essa ha concentrazioni differenti nei diversi temi strutturali: scarsa nelle laminazioni con alternanza di cespugli e arbusti micritici ove è presente solo tra
le ramificazioni, mentre nelle altre strutture è più abbondante poiché riveste i costituenti micritici e i pori (cemento isopaco).
I pori possono arrivare al 20% con la loro presenza; sempre rivestiti da calcite isopaca, sono prevalentemente di impronta, di origine intergranulare
e fenestrali. Generalmente quelli più grandi mostrano due diversi momenti di cristallizzazione con cemento calcitico, tra i quali si nota la presenza di micrite. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (Biolitite)

Travertino Etrusco


Aspetto del Travertino Etrusco.

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario dall’aspetto disomogeneo di colore di insieme beige, localmente passante a tonalità più o meno chiare. Esso è localmente aratterizzato da lamine ad andamento sub parallelo di spessore variabile anche se prevalentemente millimetrico e di colore beige – avorio. I pori, sub paralleli alle lamine e pur disomogeneamente distribuiti, hanno dimensioni solitamente ridotte anche se possono raggiungere dimensioni massime di alcuni millimetri. In alcune parti della roccia sono presenti venature generalmente ricementate che possono rimanere localmente beanti. La roccia si presenta sana, priva di tracce di alterazione. Reagisce in presenza di acido cloridrico per la sua composizione calcitica, e si riga con una lama metallica a causa della durezza pari a 3÷4 della scala di Mohs dei suoi costituenti.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, calcareo e ad aspetto eterogeneo per la presenza di aree costituite da alternanza di lamine di sparite limpida a palizzata con sviluppo asimmetrico (dripstone) e spessore di circa 100 – 500 micron alternato a lamine costituite da micrite dendroide di origine batterica con spessori fino a 3 mm.
Localmente le lamine sono costituite da variazione compositiva con maggiori o minori concentrazioni di micrite in chiazze ma anche in strutture a forma arbustiva di dimensioni più o meno grandi a cui è associata sparite isopaca. In mezzo a tali strutture micritiche ramificate, si nota la presenza di bioclasti micritizzati relitti talora associati a strutture fibrose raggiate con inclusi opachi.


Struttura del Travertino Etrusco ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

Lungo le lamine più sottili e chiare, costituite da sparite microcristallina, si ha la presenza di pori ad andamento irregolare ed allungati con dimensioni minori di 1 mm. In alcune parti della sezione la concentrazione della micrite è in netto subordine rispetto alla sparite, è molto rada e talora ha andamento lineare; la sua origine è imputabile alla presenza di cianobatteri in coincidenza dei quali la micrite è precipitata e si è addensata.
Tra i bioclasti si trovano, oltre ai cianobatteri causa delle differenti tipologie di biostrutture calcitiche presenti, frammenti di gusci di molluschi e tracce indirette di alghe o di steli di essenze arbustive e vegetali osservabili nelle forme dei pori di impronta sezionati perpendicolarmente allo sviluppo.
Localmente si nota la presenza di cemento sparitico a sviluppo asimmetrico specialmente lungo i lati dei pori che, nella parte di gocciolio dell’acqua, ha generato cemento a palizzata di dimensione molto maggiore rispetto alla calcite sottostante. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (biosparite)

Travertino Pian di Palma


Aspetto del Travertino Pian di Palma.

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore di insieme beige laminato, con alternanza di lamine da millimetriche a centimetriche di colore variabile da bruno chiaro avorio a bruno scuro con aspetto eterogeneo. La roccia presenta struttura granulare ed i costituenti sono da sub millimetrici a millimetrici. I pori hanno dimensioni massime centimetriche, sono diffusi in tutto il materiale pur con un disposizione preferenziale lungo alcune lamine. Compatta e resistente anche se localmente molto porosa, la roccia ha un aspetto sano, reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico-concrezionale, a composizione calcarea di aspetto eterogeneo poiché costituito da differenti biostrutture calcitiche.
Per quanto riguarda la micrite, essa è presente come chiazze irregolari non particolarmente addensate, mentre tra le strutture più complesse vi sono quelle ad arbusti e a cespugli più o meno ramificati con dimensioni variabili tra i 0,2 micron e i 3 mm.
Sono presenti anche cristalli di calcite spatica centralmente intorbiditi da abbondanti inclusi micritici di origine batterica, circondati da sparite limpida, anche se si notano cristalli di sparite in cui la posizione degli inclusi micritici anziché essere centrale, è disposta radialmente lungo i bordi dei cristalli medesimi. Tutte queste biostrutture tendono ad essere associate a chiazze di micrite non strutturata. Abbondante la sparite, almeno il 60% rispetto la micrite, posizionata tra e attorno la micrite e le varie strutture dove si presenta limpida. È generalmente equidimensionale, localmente isopaca e può presentare un aspetto vagamente fibroso con andamento radiale con esili inclusi opachi.


Struttura del Travertino Pian di Palma ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

I pori hanno dimensioni variabili anche se le dimensioni massime nella sezione sono di circa 2 mm. La loro percentuale è stimabile in circa il 20% della roccia. La loro origine è varia, si riconoscono infatti porosità intercristalline nella maggior parte dei casi, da riparo anche legati alla formazione di calcite galleggiante e di impronta. Sono comunque in fase di ricristallizzazione ad opera di sparite isopaca. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (Biosparite)

di Anna Maria Ferrari

Il presente saggio è tratto dal volume Travertino di Siena a cura di Alfonso Acocella e Davide Turrini

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Formazione e aspetto dei travertini toscani e laziali

Travertino di Siena. L’area di Rapolano Terme

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8 Novembre 2014

News

STONE DESIGN highlights

Nell’ultimo decennio il percorso progettuale e produttivo di Pibamarmi è stato intenso e proficuo. In un quadro di stimolanti collaborazioni con la cultura contemporaneadell’architettura e del design, l’azienda ha acquisito un’identità peculiare, che oggi è riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale
Pibamarmi presenta il lavoro svolto in questi anni in una mostra intitolata Stone Design Highlights e in una pubblicazione retrospettiva per i tipi dell’editore Tre Lune di Mantova.
L’inaugurazione dell’allestimento e la presentazione del volume si terranno il 21 novembre prossimo alle ore 19.00, a Chiampo, presso lo Spazio Pibamarmi.

Saranno presenti i designer
Hikaru Mori, Shelley Mc Namara_Grafton Architects e Philippe Nigro.

STONE DESIGN highlights
progetti e prototipi di

MICHELE DE LUCCHI
HIKARU MORI
PHILIPPE NIGRO
SNØHETTA
MANUEL AIRES MATEUS
GRAFTON ARCHITECTS

OPENING
21 novembre 2014 ore 19.00

con la presenza dei designer.

Seguirà vegan light dinner
Spazio Pibamarmi
dal 21 novembre 2014
al 29 marzo 2015

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5 Novembre 2014

News

CAPPELLINI’S HEROES Esploratori del design tra immaginazione e realtà

Mostra
11-16 novembre 2014
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Palazzo Tassoni Estense
Via della Ghiara, 36
Ore 9,00-19,00

Evento di inaugurazione
Martedì 11 novembre 2014
Salone d’Onore di Palazzo Tassoni Estense
Ore 17

Programma
17.00 Registrazione invitati
17.15 Saluti istituzionali
ALFONSO ACOCELLA
Coordinatore del Corso di laurea in Design del prodotto industriale
17.30 Saluti del Vice Sindaco del Comune di Ferrara
MASSIMO MAISTO
17.40 Presentazione critica
GIANCARLO TINTORI
Docente al Corso di laurea
in Design del prodotto industriale
18.00 Conferenza
GIULIO CAPPELLINI
Art director di Cappellini

Cocktail

Iscrizione alla conferenza(fino ad esaurimento posti)
materialdesign@unife.it


WOODEN CHAIR, Marc Newson, Cappellini

Dalla collaborazione tra il Laboratorio di ricerca Material Design del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e il gruppo dei famosi brand Cappellini, Cassina e Poltrona Frau prende vita il Mese del design – dall’11 al 30 novembre 2014 – negli spazi espositivi e convegnistici del cinquecentesco Palazzo Tassoni Estense. Un mese intensamente dedicato al design contemporaneo durante il quale saranno organizzate mostre, istallazioni, conferenze, tavole rotonde.

Lab MD insieme ai brand allestirà istallazioni e mostre di prodotti contemporanei per l’interior design ospitate nella grande hall, al piano terra, del Salone di Palazzo Tassoni Estense collocato nel centro storico della città di Ferrara.
In forma di incipit inaugurali delle mostre saranno posti eventi di narrazione ed occasioni di confronto fra manager, designer, architetti, critici, docenti e studenti – i futuri progettisti dei Corsi di laurea in Architettura e in Design del prodotto industriale  dell’Università di Ferrara – al fine di condividere culture e visioni del design contemporaneo, tecniche e processi produttivi, asset strategici dei brand inscritti, oramai, nelle sfide di un mercato fortemente competitivo e globalizzato. Tali eventi culturali si svolgeranno nello spazio monumentale del Salone d’Onore posto al primo piano del Palazzo Tassoni Estense.
Le mostre e gli incontri intendono comunicare, insieme alle identità e alle visioni dei brand, la storia di una serie di prodotti divenuti icone della cultura internazionale contemporanea del design. Oggetti dalla declinazione fortemente “autoriale”, ma non infrequentemente concepiti da team di figure diverse (designer, artisti, artigiani, prototipatori, tecnici di produzione …), quale risultato di incredibili alchimie creative ed imprenditoriali che potrebbero apparire oggi tanto “irripetibili”, quanto invece ricchi di insegnamenti per agganciare un futuro – dai tratti sempre più indefinibili – proiettato in uno spazio-tempo  fluido, internazionale, globale.

La prima delle mostre, dedicata a Cappellini dal titolo “Cappellini’s Heroes. Esploratori del design tra immaginazione e realtà”, sarà visitabile dall’11 al 16 novembre 2014 (ore 9,00-19,00) e verrà inaugurata dal talk di Giulio Cappellini, art director dell’azienda e regista del successo del brand, formidabile talent scout della creatività di giovani designers che, coinvolti nella visione di design-driven innnovation dell’azienda, hanno ideato oggetti divenuti iconici a livello internazionale.
 
La mostra mette in forma inedita e spettacolare, “sotto i fari” di Palazzo Tassoni Estense, gli oggetti cult di Cappellini enfatizzando, attraverso rappresentazioni dei loro autori (heroes), le più significative collaborazioni. Gli oggetti esposti spaziano dalle icone “storiche”, realizzate a partire dagli anni Ottanta del Novecento, fino alle più recenti proposte; un itinerario temporale e geografico che, attraverso i variegati profili culturali e le diverse visioni creative dei designer coinvolti, indirizzerà la fruizione del visitatore dal rigore formale del giapponese Shiro Kuramata alla giocosità dell’olandese Marcel Wanders, passando per le proposte di Jasper Morrison, Tom Dixon, Alesssandro Mendini, Giulio Cappellini, Marc Newson, Nendo… tutti indiscussi protagonisti del design internazionale.

Cappellini, nei molti anni di attività, ha realizzato prodotti che hanno trovato felice collocazione e vita negli interni domestici e negli spazi collettivi di ogni paese; artefatti funzionali e sensuali, allo stesso tempo, che si pongono come testimonianza tangibile dell’alto magistero produttivo ed esecutivo del Made in Italy riconosciuto nel mondo. Oggetti-icona inclusi, inoltre, nelle collezioni permanenti dei più importanti musei d’arte e di design del mondo, oltre che dell’immaginario collettivo.

Ufifcio stampa evento
Lab MD | Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
materialdesign@unife.it


S-CHAIR, Tom Dixon, Cappellini

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CAPPELLINI’S HEROES
Esploratori del design tra immaginazione e realtà

INAUGURAZIONE
martedì 11 novembre 2014

Salone d’Onore di Palazzo Tassoni Estense

Promotori
Università degli Studi di Ferrara
Dipartimento di Architettura di Ferrara
Laboratorio MD Material Design

Patrocini
Comune di Ferrara
Ordine degli Architetti di Ferrara

Sostenitori
Cappellini
Cassina
Poltrona Frau

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3 Novembre 2014

News

New Frontiers in Urban Conservation The challenge of the UNESCO. Recommendation on Historic Urban Landscape

 

The recommendation on the Historic Urban Landscape (HUL) approved by the UNESCO in 2011 suggests a new and wider approach to urban conservation. The tangible and intangible components of heritage are considered as a key asset for integrated urban enhancement and sustainable local socio-economic development. This implies a new notion of heritage and a strategic role for conservation within the wider urban context.
The seminar wishes to explore both general and specific issues entailed by the implementation of the recommendation in different social, cultural and geographic contexts.
The debate will focus on the following (and possibly others) topics:
– The relationship between strategic planning and heritage management: institutional frameworks and technical tools;
– Methods and criteria, including cultural mapping for the identification of urban heritage in different cultural and geographic contexts;
– Conservation as a tool for managing innovation and urban change;
– How to appraise and communicate the complexity of multiple layers of heritage with multiple stakeholders. New methods, including Participatory GIS and tools, including the development of digital technologies;
– How to make cultural diversity and social inclusion through creativity a key asset for an integrative and sustainable approach to heritage conservation and urban development.

Programme
Morning (h. 11 – 13)
prof. Pasquale Nappi, Rector of the University of Ferrara.
prof. Roberto Di Giulio, Director of the Department of Architecture.
prof. Francesco Bandarin, author of the book “The Historic Urban Landscape: Managing Heritage in an Urban Century”, Dipartimento Culture del Progetto, Università IUAV, Venezia, former ADG Culture, UNESCO.
Karim Hendili, Program specialist, World Heritage Cities Programme, UNESCO, Paris.
“The implementation of the Recommendation by the UNESCO WHC”.
Questions

Afternoon (h. 14 – 17)
Panel Discussion
Chair: prof. Roberto Di Giulio, Director of the Department of Architecture, Università di Ferrara.
Interventions by:
prof. Paolo Ceccarelli, UNESCO Chair in “Urban and Regional Planning for Local Sustainable Development”, Università di Ferrara.
prof. Romeo Farinella, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara.
prof. Enrico Fontanari, Dipartimento Culture del Progetto Università IUAV, Venezia.
prof. Jyoti Hosagrahar, Columbia University, New York and Srishti School of Art, Design and Technology, Bangalore.
prof. Daniele Pini, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara.
prof. Mike Turner, UNESCO Chair in Urban Design and Conservation Studies, Bezalel Academy, Jerusalem.
prof. Minja Yang, President, Raymond Lemaire International Centre on Conservation, Leuven.

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www.unife.it/facolta/architettura

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30 Ottobre 2014

Opere di Architettura

Sinagoghe litiche contemporanee in Germania


Il Muro del pianto a Gerusalemme ph. Wayne McLean

Il tema della memoria, nella sua accezione storica, collettiva, piuttosto che nella sua declinazione individuale, psicologica, sembra oramai fugàto dalla moltitudine di opere di architettura contemporanea, la cui genesi avviene attorno a questioni più o meno nuove (ricerca formale e/o materico-tecnologica, sostenibilità ambientale e/o economica, affermazione narcisista della committenza e/o dell’architetto), ma che sempre più raramente è alimentato dal confronto con esempi architettonici omologhi, vicini o lontani nel tempo.
Tale riflessione diventa invece imprenscindibile nella progettazione delle sinagoghe, per la stessa natura da loro assunta all’interno della religione ebraica: questa non considera come “luoghi sacri”, i santuari eretti successivamente alla distruzione del primo (416 a.C.) e del secondo tempio (70 d.C.) di Gerusalemme, ma affida loro l’unico ruolo di “sostituti”; di “temporanei” luoghi della Parola in attesa della futura e definitiva re-installazione del tempio nel suo luogo originario, il Monte Moriah.
Nella casistica geograficamente circoscritta alla Germania e temporalmente al secondo dopoguerra, si evidenzia un ulteriore accadimento storico con cui le nuove sinagoghe devono necessariamente relazionarsi. Nella notte tra il 9 ed il 10 Novembre del 1938, meglio nota come Reichskristallnacht, viene distrutta – assieme a diverse migliaia di negozi – la quasi totalità dei luoghi di culto ebrei in Germania, Austria e Polonia, sotto al fuoco o a seguito di atti vandalici.
Le nuove sinagoghe di Dresda, Monaco ed Ulm, le prime due a firma dello studio Wandel Hoefer Lorch + Hirsch Architekten, la terza dell’ufficio KSG Architekten, presentano emblematiche similitudini nella prassi dialogica instaurata con i suddetti eventi cronologici drammatici, ovvero la atavica distruzione dei primi due templi di Gerusalemme, e la relativamente recente devastazione dei santuari locali di mano nazista. Se da un lato, infatti, quest’ultima viene evocata, in tutti e tre i casi, collocando il nuovo tempio nelle immediate vicinanze del precedente, ri-centrando così la comunità ebraica in un luogo di radicamento storico, dall’altro si àncora l’immagine dei nuovi templi, attraverso l’utilizzo prevalente della murature (rivestite) in pietra, a quella dei modelli gerosolimitani, in particolare alle cromìe sui toni del giallo della pietra calcarea con cui vennero realizzate le loro opere murarie, oggi evidenti nell’unico elemento rimasto integro, meglio noto come “Muro del pianto”.

Sinagoga di Dresda


La Sinagoga nuova di Dresda ph. Cheryl Hammond

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La nuova sinagoga e centro comunitario di Dresda occupano un sito di forma allungata di 110 x 26 m, appena fuori dal centro storico, declinati in due volumi geometrici astratti tenuti assieme da una corte recintata da basse murature. Il vuoto tra i due oggetti stereometrici è teso ad enfatizzare l’assenza della precedente sinagoga di Semper del 1837, distrutta dal fuoco nazista, la cui impronta viene segnata a terra da schegge di vetro inserite nella pavimentazione.
Il carattere introverso del tempio cela la dicòtomia presente tra la sua visione interna, smaterializzata nell’immagine della tenda, prima “casa di Dio” dei Giudei, e la sua apparenza esterna, segnata da un involucro completamente opaco, il cui andamento tortile è utile per orientare la sala di preghiera ad Est, come da tradizione. La scatola muraria è realizzata attraverso la sovrapposizione di 41 ricorsi, all’angolo dei quali un offset di 55 mm restituisce l’effetto complessivo di un cubo in torsione. “Concio stereotomico”, protagonista dell’intera opera muraria, è un elemento di 120x60x60 cm in cemento pre-gettato, il cui mix materico (cemento bianco e grigio, arenaria gialla, sabbia, granulati di quarzo e pigmento Bayer giallo 940) sottoposto a processo di acidazione in stampo metallico intendono fa assumere al blocco l’apparenza di una pietra naturale, del calcare isrealiano ma anche dell’arenaria del vicino Elba, inutilizzabile – quest’ultimo litotipo – per motivi strutturali e per il marcato scurimento a causa dell’inquinamento atmosferico, ritenuto inappropriato da parte della committenza.

Scheda tecnica
Progetto: Sinagoga e Centro Comunitario
Localizzazione: Dresda (Germania)
Progetto architettonico: Wandel Hoefer Lorch + Hirsch Architekten
Progetto strutturale: Schweitzer Ingenieure
Progetto impiantistico: Zibell Willner & Partner
Acustica: Müller BBM
Committente: Comunità ebraica di Dresda
Dati dimensionali: 2.690 mq superficie area; 1.285 mq superficie costruita; 21.639 mc volume complessivo
Posti: 236 per uomini; 60 per donne
Cronologia: 1997, progetto di concorso; 2001, realizzazione

Sinagoga di Monaco


La Sinagoga nuova di Monaco ph. Verpichselt

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Nel caso della nuova sinagoga, centro comunitario e museo di Monaco, i tre volumi si distendono sulla St. Jacobs Platz a formare una composizione dinamica tra le parti, unificate dall’utilizzo del rivestimento lapideo in travertino. La differente lavorazione delle pietre, a taglio sega per gli edifici complementari, a spacco per la sinagoga, enfatizza il ruolo di quest’ultima legando la sua immagine a quella del Tempio di Salomone.
Come a Dresda, i progettisti WHL + H Architekten tematizzano la dualità tra la permanenza e la temporaneità, nella religione ebraica rappresentata dalle figure del beit a-donai (tempio) e dell’ohel (tenda). Al primo fa riferimento il basamento lapideo di 8 metri, completamente cieco ad eccezione del portale d’ingresso, inciso in 10 grafèmi simboleggianti i 10 comandamenti; al secondo allude la lanterna, un prisma rettangolare vetrato, internamente sostenuto da una struttura metallica a maglie triangolari isosceli, la cui ripetizione dà luogo a configurazione geometriche riproducenti la stella di David, ed esternamente involucrato da una maglia metallica posta a filtrare nell’interno la luce naturale.
Nella sala di preghiera, l’assenza di immagini figurative e l’apparenza disadorna, conferiscono particolare risalto ai rivestimenti materici, risolti nella bicromia dovuta all’impiego del legno di cedro e del travertino lucidato. Le panche, atte ad ospitare circa 300 posti per uomini (alle donne spettano circa 200 posti nei matronei laterali), sono rivolte verso la parete orientale, dove viene riposta la Torah.

Scheda tecnica
Progetto: Sinagoga, Centro Comunitario e Museo
Localizzazione: Monaco (Germania)
Progetto architettonico: Wandel Hoefer Lorch + Hirsch Architekten
Progetto strutturale: Sailer Stepan und Partners GmbH
Progetto impiantistico: MEP Engineering firm
Acustica: Möhler + Partner
Committente: Comunità israelita di Monaco e della Baviera
Dati dimensionali: 1.200 mq superficie Sinagoga; 11.890 mq superficie Centro Comunitario; 1.520 mq superficie Museo
Posti: circa 300 uomini; circa 200 donne
Cronologia: 2001, progetto; 2007, realizzazione

Sinagoga di Ulm


La Sinagoga nuova di Ulm ph. Dierk Schaefer

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L’edificio che ospita la nuova sinagoga e centro ebraico di Ulm, come nei casi di Monaco e Dresda, domina lo spazio urbano circostante, isolandosi dal tessuto edilizio con cui pur sempre si armonizza. Tale configurazione assume un significato simbolico, volendo dare solenne risalto alle nuove strutture, rammemorando così la vergognosa distruzione delle precedenti, integrate spesso nel tessuto urbano e meno riconoscibili.
Lo studio KSG Architekten risolve in un unico volume cubico di 16x17x24 m il programma funzionale piuttosto complesso, comprendente oltre al santuario anche centro comunitario, sale studio, mikveh, bilbioteca e cucina kosher. Le sale vengono disposte secondo una distribuzione perpendicolare, ad eccezione del luogo di culto, orientato a sud-est verso Gerusalemme, per specifica volontà del rabbino.
Asse focale dello spazio di preghiera, atto ad ospitare circa 125 posti per uomini e 40 per donne, è la soluzione d’angolo, risolta con un grande traforo. Il motivo geometrico alla base di tale diaframma, ottenuto attraverso sottrazione materica sulle lastre di rivestimento per mezzo di getto d’acqua ad alta pressione, è ancora una volta la stella di David: tale trama realizza particolari effetti luministici sulle pareti interne, rivestite in legno di cedro, oltre a proiettare – in direzione opposta – sul Weinhof, nelle ore serali, una luce soffusa che evidenzia ancor di più la presenza del tempio all’interno della piazza.
Il rivestimento lapideo, involucro esterno della struttura portante cementizia, si compone di lastre di pietra calcarea tedesca, il “Dietfurt limestone”, estratto nei pressi di Dietfurt in Baviera, a circa 110 km da Ulm: la scelta di questo litotipo si motiva nella somiglianza con il calcare della tradizione israelitica, risultato quest’ultimo però non direttamente utilizzabile nella costruzione tedesca in esame per la scarsa resistenza al gelo che esso offre, che lo rende non propriamente adatto al clima mitteleuropeo.

Scheda tecnica
Progetto: Sinagoga e Centro Ebraico
Localizzazione: Ulm (Germania)
Progetto architettonico: Kister Scheithauer Gross Architekten
Progetto strutturale:  Dr.-Ing. W.Naumann & Partner
Progetto impiantistico:  ZWP AG
Acustica:  ISRW Dr.-Ing. Klapdor GmbH
Committente: Comunità ebraica di Wu?rttemberg
Dati dimensionali: 1.980 mq superficie totale
Posti: 125 posti complessivi
Cronologia: 2009, progetto di concorso; 2010-12, realizzazione

di Antonio Acocella

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