Carta geologica dell’area di San Casciano dei Bagni (Carta Geologica d’Italia, foglio 129 – Santa Fiora). Clicca per ingrandire
Nell’area 19 si trova la traccia di azioni orogenetiche e tettoniche protrattesi per lungo tempo che hanno portato allo sviluppo di eventi magmatici in contemporanea con l’impostazione di grandi fratture in coincidenza delle quali l’attività idrotermale si è mantenuta vivace per lungo tempo, ed ha consentito la locale deposizione, nell’Olocene, di depositi calcerei travertinosi che possono presentare talora anche notevole potenza. Anche in questa area, quindi, i travertini possono essere collegati direttamente all’attività vulcanica che ha provocato la genesi del monte Amiata o possono esserne associati ad attività di tipo tettoniche che hanno permesso la circolazione di masse acquose all’interno di ambienti vulcanici provocandone la mineralizzazione.
Travertino Scabas
Aspetto del Travertino Scabas.
Descrizione macroscopica.
Si tratta di un litotipo sedimentario di colore beige con chiazze di tonalità gialla più o meno intensa, localmente rosato. Il materiale ha un aspetto particolarmente eterogeneo, con tracce di bioclasti dalle dimensioni variabili da sub millimetriche a centimetriche e, anche se in maniera vaga, la roccia presenta una parvenza di laminazione. I pori che la caratterizzano hanno dimensioni massime subcentimetriche e tendono ad essere concentrati lungo alcuni degli strati costituenti il materiale. Localmente sono ricristallizzati.
La roccia si presenta sana, priva di tracce di alterazione. Essa reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, calcarea, abbondantemente clastico e ad aspetto particolarmente differenziato in temi calcitici biostrutturali differenti poiché in alcune parti della roccia si notano chiazze micritiche localmente informi mentre in altre essi sono strutturati con aspetto a cespuglio e circondati da sparite prevalentemente fibroso-aciculare passante localmente a calcite mosaicale la quale in coincidenza dei pori diventa isopaca fino a palizzata. Abbondanti gli ooidi a sviluppo radiale e gli oncoidi e granuli aggregati costituiti da peloidi e ooidi.
Struttura del travertino Scabas ingrandita allostereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.
Abbondanti anche i bioclasti micritizzati presenti come modelli esterni di frammenti di steli, foglie, di molluschi e bivalvi. Il deposito, aspetto unico tra tutti i materiali analizzati, presenta abbondante materiale clastico tra cui quarzo monocristallino prevalentemente sub angoloso, selce millimetrica sub arrotondata presente anche come nucleo di ooidi, rara muscovite e microgranulazioni limonitiche. Localmente la roccia mostra struttura stromatolitica con sottili lineazioni micritiche la cui causa di precipitazione è batterica.
L’andamento di queste strutture algali è generalmente sinuoso ed intercalato a lamine composte da calcite sparitica localmente passante a palizzata, e in coincidenza delle quali si ha la presenza di pori di origine fenestrale. Le sinuosità stromatolitiche localmente avvolgono e racchiudono aree ad ooidi, intraclasti, abbondante quarzo terrigeno e frammenti di selce, ad indicare un continuo apporto in acqua corrente.
Localmente si notano anche croste date da concentrazioni di opachi ematitici e limonitici.
I pori, circa il 35% della sezione, sono di natura fenestrale e di impronta, oltreché di riparo. Possono raggiungere dimensioni anche centimetriche con sviluppo prevalentemente allungato, mentre quelli di impronta hanno solitamente dimensioni micrometriche e sono sub arrotondati.
In entrambi i casi mostrano rivestimento superficiale dato da calcite spatica isopaca passante a palizzata che può localmente presentare un andamento fortemente asimmetrico (dripstone) permettendo di riconoscere la polarità del materiale. Il materiale è di natura detritica.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO
Area di Tivoli Guidonia
Carta geologica dell’area di Tivoli Guidonia (Carta Geologica d’Italia, foglio 150 – Roma). Clicca per ingrandire
Ubicata a qualche decina di chilometri ad est di Roma, l’area estrattiva di Tivoli Guidonia 20 si sviluppa in una zona pianeggiante di circa 30 km2. La sua posizione è limitrofa al vulcano laziale e contemporaneamente al massiccio carbonatico della zona lucretile – tiburtino – cornicolano.
Tale collocazione fa sì che le acque di questa zona abbiano tutte le condizioni ottimali per ritrovarsi mineralizzate grazie alla presenza delle attività vulcaniche che consentono la sedimentazione di travertini idrotermali. La formazione di questi depositi, che raggiungono spessori massimi di 80/90 metri, è stata favorita da una condizione geologica di basso strutturale delimitato da una serie di faglie che hanno svincolato tutta l’area di deposizione.
Travertino Romano Classico
Aspetto del Travertino Romano Classico.
Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore di insieme beige con laminazioni a sviluppo sub parallelo, talora ondulato e di spessore variabile da millimetriche a centimetriche e di colore beige più o meno scuro. La roccia è porosa ed i pori presentano uno sviluppo spazialmente vincolato alla laminazione del materiale della quale essi sono generalmente sub paralleli come posizione e come allungamento.
Non mancano però pori anche centimetrici ad andamento perpendicolare rispetto quello delle lamine. La roccia è sana. Reagisce in presenza di acido cloridrico e si riga con una lama metallica.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, a composizione calcarea con aspetto eterogeneo.
La roccia è caratterizzata da una evidente laminazione imputabile al differente sviluppo di biostrutture calcitiche. Localmente infatti essa è dovuta a laminazioni di micrite addensata con dimensioni massime di 1 mm alternate ad esili lamine sparitiche con dimensioni minori di 200 micron. Tali laminazioni possono presentare anche un andamento lobato e non continuativo, dato sempre da lamine micritiche (spessori massimi di 30 micron) alternate a sparite (spessori massimi 60 micron) che spesso racchiude porosità beanti.
Struttura del Travertino Romano Classico ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.
In altre parti della sezione, la micrite è presente in piccole strutture molto addensate di origine batterica che passano localmente a biostrutture di tipo arbustivo. Si notano inoltre peloidi amorfi con dimensioni massime di 2 mm.
La sparite che caratterizza il materiale, circa il 40% rispetto alla calcite totale, è di differenti tipologie: a mosaico tra le strutture micritiche, di tipo isopaco in coincidenza dei pori.
Per quanto riguarda questi ultimi, essi sono quasi sempre rivestiti da calcite cristallina ed hanno differenti origini, a partire da quelli fenestrali, di forma allungata e schiacciata che possono essere anche subcentimetrici, disposti lungo i piani sparitici, o in subordine pori da riparo e da impronta, sempre di dimensioni minori, anche sub arrotondati e in taluni casi completamente ricristallizzati. Molto rare le tracce di impronte micritizzate di bioclasti. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (biolitite)
Caratteristiche fisico-meccaniche 21
Travertino Navona Alabastrino
Aspetto del Travertino Navona Alabastrino.
Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore di insieme giallo avorio cromaticamente omogeneo anche se strutturalmente eterogeneo per l’alternanza di aree assai compatte e poco porose – pur se laminate – ad aree porose. Tali porosità sono generalmente micrometriche e sub arrotondate, con concentrazione preferenziale lungo
alcune delle lamine costituenti. La roccia è sana, non alterata, reagisce in presenza di acido cloridrico, e si riga con una lama metallica.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico concrezionale, calcareo, di aspetto particolarmente omogeneo in quanto costituito da un mosaico microcristallino sparitico con dimensioni comprese tra 10 e 60 micron, intorbiditi nella parte centrale del cristallo da inclusi micritici sub microscopici di origine batterica e con un bordo di calcite limpida. Il materiale è caratterizzato da una laminazione poco evidente costituita da straterelli con spessori alternati pari a circa 1 e 0,5 mm, in cui la ritmicità è legata al locale aumento della concentrazione di micrite all’interno dei cristalli sparitici (circa l’80% rispetto la calcite presente).
Struttura del Travertino Navona Alabastrino ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.
In coincidenza delle laminazioni più sottili si notano cristalli con dimensioni leggermente maggiori con un più basso tenore di inclusi e con una maggior concentrazione di pori che tendono ad essere isoorientati alle lamine.
Localmente la ritmicità laminare si interrompe e pur rimanendo la costanza strutturale dei costituenti il materiale, si nota una distribuzione molto più disomogenea dei cristalli. I pori sono caratterizzati da forme e dimensioni differenti, in quanto si possono presentare con dimensioni massime circa sub centimetri che; di forma sia sub arrotondata che allungata e appiattita, sono prevalentemente privi di ricristallizzazione spatica superficiale. La loro origine è legata a porosità intercristalline, molto più raramente da impronta in quanto sono rare le tracce micritizzate di frammenti di piante incrostate da calcite. Le porosità fenestrali sono probabilmente collegate alla fuga di sostanze gassose. In coincidenza delle aree laminate la porosità è di circa il 5% che può salire al 15-20% nelle aree di roccia non laminate. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (biosparite)
Travertino Noce Romano
Aspetto del Travertino Noce Romano.
Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore beige bruno con alternanza di lamine e strati da millimetrici a pluricentimetrici.
Il suo colore è variabile da bruno beige a bruno scuro e presenta granulometria eterogenea, anche plurimillimetrica. Diffusamente poroso, si può notare come i pori siano dimensionalmente differenziati: quelli più grossolani sono prevalentemente concentrati lungo le lamine scure, mentre quelli più sottili sono
prevalentemente diffusi nelle aree più chiare. La roccia ha un aspetto sano, è priva di tracce di alterazione, reagisce in presenza di acido cloridrico, e si riga con una lama metallica.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – evaporitica a composizione calcarea concrezionale con aspetto eterogeneo e indistinto. Localmente infatti, è caratterizzato da micrite particolarmente disomogenea come concentrazione, in chiazze più o meno addensate e in strutture filiformi di origine batterica con andamento sia lineare sia convoluto. Abbondante la sparite (circa il 60%), che circonda o anche penetra all’interno delle differenti strutture micritiche.
Struttura del Travertino Noce Romano ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.
In coincidenza di rare strutture mammellonari si nota una struttura fibrosa tipica dell’aragonite.
Il materiale ha un rilevante contenuto in bioclasti micritizzati e presenti anche come porosità di impronta spesso ricementati da sparite per cui sono difficilmente riconoscibili, anche se è verosimile supporre la originaria presenza di frammenti di steli di varie essenze che in studi recenti sono stati classificati del tipo angiosperme (Cercis siliquastrum, Buxus sempervirens, Laurus nobilis, Planera ungeri) [22], ma anche alghe e cianobatteri, e tra gli organismi frammenti di molluschi con la struttura calcitica originaria dei gusci.
Abbondanti anche le porosità presenti che, maggiormente concentrate in alcuni livelli del materiale, possono raggiungere anche dimensioni di 6-7 mm ed una presenza pari al 30 ÷40%. La loro genesi ha origini differenti potendo essere intergranulari, con dimensioni micrometriche, da riparo, oppure di origine fenestrale nel qual caso raggiungono le dimensioni maggiori. Non si presentano necessariamente isoorientati, hanno forme solitamente irregolari ed allungate. Quando sono di impronta dati da sezioni di steli di piante, sono arrotondati. I pori sono comunque quasi sempre in fase di ricristallizzazione parziale o totale ad opera di microsparite limpida ed equidimensionale e di sparite isopaca localmente tendente a sparite a palizzata. I pori micrometrici e sub millimetrici risultano essere totalmente calcitizzati. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (biosparite)
di Anna Maria Ferrari
Il presente saggio è tratto dal volume Travertino di Siena a cura di Alfonso Acocella e Davide Turrini
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Note
19 AA.VV, Carta geologica d’Italia. Foglio 129 – S. Fiora; AA.VV, Note illustrative della Carta geologica d’Italia. Foglio 129 – Santa Fiora, 1967.
20 AA.VV, Carta geologica d’Italia. Foglio 150 – Roma.
21 I dati tecnici disponibili in letteratura relativi al Travertino romano classico sono incompleti, pertanto non si è ritenuto di riportarli in una tabella analitica ma sono stati riassunti di seguito: resistenza a flessione sotto carico concentrato (UNI EN 12372:2001) valore medio Rtf = 14,0 MPa; resistenza
al gelo con sollecitazione a flessione dopo 48 cicli di gelo disgelo (UNI EN 12371:2003), valore medio Rtf = 7,5 MPa; resistenza allo scivolamento tramite apparecchiatura a pendolo sulle superfici (finitura non specificata) (UNI EN 14231:2004), valore medio provino asciutto SRV = 64, provino bagnato SRV = 34, resistenza all’abrasione (UNI EN 14157:2005), valore medio = 22,0 mm. Si veda anche L. Manfra, U. Masi, B. Turi, “La composizione isotopica dei travertini del Lazio”, Geologica romana, n. 15, 1976, pp. 127-174.
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