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8 Giugno 2005

News Pietre dell'identità

L’altro carattere identitario dell’architettura italiana in Supermuseolaterizio.it

Il Museo fisico, reale, tridimensionale, di Marsciano ricerca nel web una seconda vita ed un’amplificazione dei suoi contenuti espositivi capace, in una prima fase, di accumulare e, poi, di riverberare, di comunicare – attraverso una condizione più ricca e potente, sia pur incorporea – la sedimentazione ricca e variegata della cultura, delle prassi produttive ed esecutive connesse al mondo dei laterizi.
I nuovi dispositivi della fruizione e della formazione cognitiva nell’età di internet mettono tutti noi – nessuno escluso – di fronte ad un mondo parallelo, ad una “realtà virtuale” certamente meno concreta, ma sempre più presente nella quotidianità, nel continuo proliferare dell’accesso alla rete dai nostri computer da tavolo e ben presto nell’ubiquità dei collegamenti via etere.
Tale nuova realtà – spesso ancora sottovalutata dalla cultura accademica e dalle Istituzioni, soprattutto nel nostro Paese – ci consegna, sempre più frequentemente, inediti dispositivi di memorizzazione, di accumulazione, di trasferibilità e di ridistribuzione di contenuti; anche nuovi strumenti di simulazione, di ricostruzione, di progettazione tridimensionale, sia statica che dinamica.
La stessa vita dei musei si mostra mutata nell’organizzazione, nella gestione, nel rapporto fruitivo con il pubblico a seguito di tale rivoluzione digitale. Ad integrazione del rapporto diretto con i luoghi fisici preposti alla conservazione dei beni culturali (con i loro ambienti espositivi e le loro collezioni), è sempre più evidente l’importanza assunta dall’interattività digitale attraverso cui è possibile documentare, rappresentare, “far visitare” rendendo accessibile e condivisibile il “reale” attraverso una fruizione a schermo anche fuori dai tradizionali limiti di spazio e di tempo.
In questo mutato quadro cognitivo il mondo concreto e solido del laterizio può, così, oggi essere reso fruibile al vero, contestualmente al suo trasferimento contenutistico in byte, alla sua fruizione digitale e condivisione in rete.
L’istituzione del Museo dinamico del laterizio e delle terrecotte di Marsciano genera, così, un secondo luogo espositivo (una sorta di “museo dei musei” o “supermuseo”, come abbiamo inteso ambiziosamente chiamarlo) custode della storia e delle vicende del laterizio, espanso dall’orizzonte delle origini fino a quello del presente, immaginato – nelle nostre prefigurazioni progettuali – come il più inclusivo contenitore della conoscenza sul “rosso laterizio”. Una sorta di grande archivio della memoria, dilatato nel tempo e nello spazio, posto a testimoniare l’accumulo di saperi, di tradizioni, di innovazioni e la stessa rigogliosità delle forme tecniche ed artistiche che hanno segnato fino ad oggi la vita della materia.
Un progetto digitale proteso a tessere un trama connettiva, una sorta di rete a maglie larghe ma estesa, funzionale a raggiungere e mettere in relazione i poli più significativi della stratificazione culturale e materiale del “cotto”, della stessa geografia produttiva del mondo dei laterizi. La frammentazione e la distanza delle cose nella duplice (e spesso inconciliabile) dimensione spazio-temporale possono essere allora superate ricostruendo ponti, collegamenti e, conseguentemente, offrendo le chiavi di accesso all’universo laterizio fatto di testimonianze e di luoghi sia pur virtuali (visitabili e fruibili), di dati e di informazioni in disponibilità di “recupero”, di assimilazione e di ri-uso.
Un grande network – quale insieme di nodi documentali ed informazionali sul laterizio fortemente interconnessi, interagenti e fruibili a distanza – è la meta di fondo che intendiamo perseguire sia pur realisticamente investendo in tempi medio-lunghi. Un network capace anche di inglobare e riverberare i contenuti di altri musei, di altri luoghi espositivi. Ci riferiamo ai numerosi “musei reali” delle città d’arte italiane ma anche a quelli posti a documentare il patrimonio culturale dell’Italia “minore”, depositari di collezioni, di testimonianze e di saperi legati alla civiltà laterizia diffusa nel nostro Paese; ai “musei a cielo aperto” costituiti dai siti archeologici del Mediterraneo con i loro reperti arcaici e fondativi; alle opere architettoniche contemporanee in laterizio e ai manufatti edilizi che hanno dato vita alle città storiche in cui ancora molti di noi vivono; infine agli stessi “musei virtuali” intesi quali siti vetrina dei musei reali nati da un decennio sullo spazio pubblico di internet.
Questa rete, protesa a documentare in forma dinamica la civiltà laterizia, cercherà di dare visibilità e diffusione all’immaterialità del sapere, ricercando gli archivi, i metadati testuali e iconografici riunificandoli in una sorta di banca dati testuale ed iconografica continuativamente implementata ed arricchita, consultabile ininterrottamente fuori da ogni limite di tempo e di spazio.
Un network inteso anche quale piattaforma interattiva della Comunità scientifica attraverso cui intellettuali, Istituzioni, progettisti e professionisti, centri di documentazione e di produzione, iniziano a sapere della reciproca esistenza, a conoscersi e poi a scambiarsi idee, posizioni, progetti culturali; motori – questi ultimi – di confronti, di iniziative ed eventi, di Seminari, di Convegni nazionali ed internazionali da organizzarsi a Marsciano negli spazi del Museo reale, inscritto nel flessuoso territorio dell’Umbria partecipe di quell’Italia minore da valorizzare con progetti appropriati e compatibili sotto il profilo culturale ed ambientale.

concept supermuseolaterizio.it di Alfonso Acocella

(Visita il Supermuseolaterizio)

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3 Giugno 2005

Letture

Savin J. Couëlle

(Introduzione di Anna Wakhevitch-Corsy. Fotografie di Tiziano Canu), Milano, Electa, 2002, pp. 99


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Nuvole, vento e marosi sono soggetti ostici all’interpretazione d’architettura tramite le pratiche costruttive più tradizionali delle masse litiche e delle opere murarie.
Savin J. Couelle riesce a sovvertire la condizione di partenza di squilibrio fra elementi dotati di propria leggerezza ed animati da forza naturale e la materia litica recante propria connaturata gravità ponderale e trattenente entro sè, come in potenza, tutta la carica dinamica conferitale.
In virtù dell’accentuato lirismo, le proposte architettoniche del progettista francese, ora italiano e particolarmente sardo d’adozione, risultano con tutta probabilità tra le meno didattiche e trasmissibili in senso accademico, ma tra le più espressive.
La reazione sollecitata all’architetto dalla drammaticità cromatica e formale della linea di costa fronteggiante la Corsica non è dunque quella di annullarsi dietro i caratteri dominanti del paesaggio sardo, ma di proporre opere di altrettanto forte temperamento, capaci di sostenere vigorosamente e poeticamente il confronto con gli impeti del maestrale e lo sciabordio delle onde.
Le applicazioni scelte entro gli ambiti della tecnologia sono sovente quelle più istintivamente collegabili all’idea di naturalità: muri di conci irregolari, acciottolati per le pavimentazioni, coperture in lastre sbozzate.
Quando si riesca a scostarsi, anche se l’atto può risultare innaturale, dal senso di morbido avvolgimento scaturente dalla visita degli spazi in particolare abitativi di Couelle, si verificherà la correttezza dell’esecuzione costruttiva, come pure si avrà consapevolezza del controllo dei materiali e del cantiere, frutto della presenza e dell’attenzione durante le fasi prima ideative, poi costruttive, in modo prevalente su quelle del disegno al tavolo.
Nel concretare costruttivamente l’immagine di tutte le architetture, i conci di ogni arco si assestano lungo le linee di scarico nei punti salienti, i disegni pavimentali esterni sempre assecondano le linee di pendenza per il deflusso delle acque, quelli interni riconoscono particolarmente i motivi dei bordi perimetrali e delle soglie, le coperture infine integrano con accortezza l’opera dell’uomo con quella organica disegnata dal tempo.
L’intento scultoreo emergente nelle occasioni concesse dai blocchi granitici di maggiori dimensioni scopre più evidentemente la genìa artistica di Couelle, così come fanno – in ulteriore esempio – le forme plastiche dei focolari.
La giustapposizione di elementi di progetto ed elementi di natura ingaggia il confronto più serrato e criticamente interessante nei disegni pavimentali: all’incontro di posa fra materiale laterizio prodotto in serie e lastre litiche irregolari, tanto irregolari però quanto progettualmente volute. E’ questa la soluzione spesso preferita alle direttrici perimetrali della costruzione in prossimità dell’elevato dei setti, ad accentuare l’idea dello scavo della materia naturale ed a ritagliare definiti ambiti di forma organica in cui inserire l’intervento progettuale più controllato. L’accostamento di elementi con vocazioni materiche differenti accresce le tensioni cromatiche e percettive.
Giungendo alle caratteristiche dell’opera a stampa, il volume è un manuale monografico breve, di una cinquantina di pagine. Presenta rilegatura rigida per la cui sovraccoperta è scelto l’abito scuro. Il contenuto testuale è ridotto – questo anche quando si ricerchi il corredo d’informazioni agli scatti fotografici. Va da sè dunque che le immagini debbano essere parlanti e che la scelta grafica sulle dimensioni ed impaginazioni delle fotografie – non vi sono disegni – voglia concorrere alla comprensione della lettura.
La tipologia della raccolta scelta di immagini quale modo di rappresentare i progetti indica la vocazione del volume: non concepito quale documento per studiare l’architettura anche dei fatti del processo progettuale, ma per tentare di rendere allargata ed intelligibile particolarmente l’esperienza percettiva delle opere costruite.
In Fotografia come terapia Anna D’Elia registra l’allontanamento progressivo attuale dei racconti per immagini dalle categorie percettive proprie dell’uomo ed ammonisce allora: “Rallentare il tempo della visione, recuperarvi la perduta affettività, rientrare in contatto con lo stupore, ritrovare i limiti del visibile, opporsi alla quantità per la qualità, ricongiungere ogni immagine ad un occhio che guarda, possono essere i primi passi verso un cambiamento. Oggi le immagini vivono lo stesso destino delle città, sono sempre più distanti da chi le vive. Sia il vedere che l’abitare dovrebbero, invece, dare risposte al vivere. Ritrovare un senso a ciò che si vede, vuol dire anche saper distinguere tra buone e cattive immagini, tra quelle che mettono in moto trasformazioni o le bloccano.”
Le fotografie di Tiziano Canu costituiscono felicemente un ritorno al racconto misurato degli spazi abitativi. Essi sono illustrati per sequenze logiche ed esplorative componendo alchemicamente la luce naturale e le cromie materiali, inquadrando in quest’occasione soprattutto l’ambiente e non tanto il dettaglio, interpretando lo spazio e suggerendo le presenze fisiche dei committenti.
Savin J. Couelle possiede formazione e disciplina artistica, prima – in senso solo cronologico – che prettamente architettonica. La frequentazione della vita intellettuale parigina della metà del secolo scorso è viatico ad aperture ed esperienze sovralocali e sovranazionali. Le prove fornite negli ambiti della scenografia cinematografica costituiscono il possibile ricercato trait d’union con la progettazione spaziale e con la regia dei diversi talenti.

Alberto Ferraresi

(Visita Electaweb)

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30 Maggio 2005

Recensioni

La recensione di Costruire in laterizio

La presenza millenaria dell’architettura in pietra
La materia come legame imprescindibile fra architettura e natura e, ad un tempo, la materia come essenza dell’architettura. Un viaggio conoscitivo fra le architetture di pietra e le pietre dell’architettura, attraverso il quale ci conduce Alfonso Acocella, tenendo sicura la rotta nel solco dello sguardo del progetto, che indaga la realtà della materia nel farsi dell’opera. Al di là della ricchezza dei contenuti, il libro di Acocella, nella bellezza del testo, trasfonde la maturazione di una riflessione che converge sul tema del progetto, dall’interno del vasto spazio degli interrogativi su cosa è la tecnologia in architettura, su come si fa ricerca in architettura, su come si costruisce una teoria in architettura. Per noi, che conosciamo l’Autore da quando ha preso avvio il suo lavorare sull’architettura dei materiali a partire dall’architettura del laterizio, insieme all’interesse e al piacere della lettura con questo suo ultimo libro ci giunge la sollecitazione a intraprendere la riscoperta dei fondamenti di una disciplina, il cui luogo fondativo non può più essere trovato altrove. Il progetto come fine della tecnica, la materialità come necessaria implicazione del progetto, sono l’oggetto della riflessione disciplinare che Acocella conduce.
Se, come dice Rafael Moneo in La solitudine degli edifici e altri scritti, “con ogni probabilità oggi siamo tanto interessati ai materiali, perchè avvertiamo che la loro importanza sfugge in qualche modo al nostro mondo”, la causa crediamo sia da ritrovare da un lato nella progressiva loro sempre maggiore artificialità, e, dall’altro, nella crescente virtualità delle tecniche del progetto. Queste ultime abituano ad un senso di onnipotenza del progettare, previsione della realtà dell’opera prima che questa si compia. La ingegneria dei materiali innovativi sposta fuori dal progetto di architettura il progetto della trasformazione del materiale. Le colonne giganti dei disegni di Ludovico Quaroni per l’ampliamento del Teatro dell’Opera di Roma, che Acocella riporta a conclusione del capitolo sulle colonne, sono forse, più che non un “riavvicinamento al grande stile” come suggerisce Acocella, la disincantata esercitazione grafica che vi coglieva Tafuri, espressione della consapevolezza del disegno di avere perso la capacità di incidere sulla realtà.
All’interno del tema della consistenza materica dell’architettura, la pietra offre il terreno proficuo per la riflessione che Acocella propone dalla introduzione del libro e lungo tutto il testo: non ci sono atti tecnici completamente nuovi, così come non ci sono soluzioni consolidate senza variazioni. È il passato, il più lontano passato che l’arte rinnova nel presente, come dice Octavio Paz nel suo saggio del 1999 Ai confini della modernità.

Così la lettura dell’architettura contemporanea attraverso le pietre è condotta da Acocella accostando le opere di oggi al passato millenario. I muri immersi nella natura carica di storia del Passo della Futa e di Longarone, nella natura severa delle Alpi e in quella amica dei parchi delle ville sono suggestivamente ricondotti ai muri di Micene, di Delfi, di Selinunte, di Velia, di Palestrina. Lo spazio del Pantheon originato dalle superfici marmoree e le superfici policrome dei pavimenti e delle pareti delle domus romane guidano la interpretazione delle diverse declinazioni delle superfici litiche della contemporaneità. Talvolta le presenze millenarie sono un linguaggio difficile nel progetto contemporaneo. È lo stesso autore che si domanda, nel capitolo sulle colonne, se sia lecito proporre il tema delle colonne di pietra fuori da una trattazione meramente retrospettiva. Il sistema convenzionale degli ordini può essere ancora aggiornato e non solo copiato?
Il racconto dell’architettura di pietra è condotto con il linguaggio degli elementi architettonici: segni di un linguaggio compositivo (interno e esterno nella peristasi templare, lo spazio murario, le implicazioni spaziali del trilite e dell’arco) e segni di un linguaggio costruttivo (la stereotomia, il murare, la apparecchiatura e la tessitura muraria). Ma il principale intento non è quello di fondare una tassonomia del linguaggio della pietra. O almeno questo intento è sapientemente nascosto nella unitarietà della architettura di pietra, la cui spazialità emerge potente attraverso le bellissime foto e la impostazione curata di ogni pagina del testo. La luce è l’altro materiale di ogni architettura di pietra, il bilanciamento di luce e oscurità che Acocella sa leggere e restituire. La luce del Mediterraneo, dove si svolge, per scelta dichiarata di campo, il racconto del viaggio attraverso “le isole temporali” dell’architettura litica. La chiave di lettura che lo stesso Autore ci propone, il racconto di viaggio, ben rende questa volontà di coniugare nel libro il discorso riflessivo con il vedere, con il restituire e il comunicare. Per questo motivo ogni pagina del libro è composta (una analogia con la composizione architettonica) con la passione di chi vuole rivedere e vuole fare vedere l’architettura di pietra. Per condurre in porto questo progetto ambizioso Acocella si è valso della abilità di Massimo Pucci nel progetto grafico, del contributo di ricerca di Davide Turrini, di Gabriele Lelli e di Alessandro Vicari.
Il viaggio del libro prosegue nella navigazione verso il futuro gettando nuove ancore al sito internettiano www.architetturainpietra.it per una condivisione ed una discussione libera allargata alla comunità scientifica che si riconosce nel tema.
Maria Chiara Torricelli

(Costruire in laterizio n. 104, 2005)
(Visita il sito Il Laterizio)

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28 Maggio 2005

Eventi

Appuntamento al Politecnico di Milano

Martedì 31 maggio alle ore 14,15, il Politecnico di Milano ospiterà la presentazione del libro “L’architettura di Pietra” presso il campus Bovisa, via Durando 10, Aula CT3.

Ulteriori informazioni allo 02 2399 5749

(Visita il sito dell’Ateneo)

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A Lucca la presentazione de "L’architettura di pietra", con Antonio Paolucci e Augusto Romano Burelli

Le preziose sale di Palazzo Bernardini di Lucca, sede dell’Associazione Industriali, hanno accolto la presentazione del volume “L’architettura di pietra” di Alfonso Acocella in una atmosfera di elegante rendez-vous. Nell’introdurre il dibattito Luciano Mancioli, Presidente dell’Associazione degli Industriali della Provincia, e l’architetto Pietro Carlo Pellegrini, presentano il progetto come investimento in conoscenza scientifica che lega la ricerca in ambito accademico a quella applicata del mondo produttivo, esplicitando l’obiettivo di rilancio dei materiali lapidei, ringraziando i sostenitori quali Lucense, Cassa di Risparmio e Camera di Commercio.
Quali relatori ospiti, invitati all’incontro per apportare un personale contributo alla interpretazione dell’opera “L’architettura di pietra”, il Prof. Antonio Paolucci, Sovrintendente per il Polo Museale Fiorentino ed il Prof. Augusto Romano Burelli, Ordinario di Progettazione architettonica alla facoltà di Architettura di Venezia; in chiusura è chiamato l’autore a rendere partecipe il pubblico delle proprie attività di ricerca, in particolare a comunicare contenuti e scansione cronologica del progetto “L’architettura di pietra” così come espansa nell’ambiente del web.
L’esposizione del Prof. Antonio Paolucci è avvincente, impegnata, condotta con sensibilità ed intensità. Comunica la personale fruizione del libro, del compulsare di pagine, dello scorrere quasi cinematografico le immagini, della lettura de “L’architettura di pietra”. In un momento storico profondamente segnato dalle difficoltà e dalle “crisi”, riconosce “potere terapeutico” all’arte, alla produzione di sapere e così anche al progetto editoriale de “L’architettura di pietra” che investe il mondo della ricerca sui lapidei apportando a tale settore nuove conoscenze e valori.
Del volume il Prof. Paolucci apprezza la struttura generale, la sequenzialità tematica, la capacità evocativa delle immagini e non manca di sottolineare l’efficace relazione tra i contenuti e il progetto grafico. I passi ai quali Paolucci fa riferimento richiamano elementi, materiali e opere in un ispirato contrappunto all’autore, ricordando delle predilette Pietre d’Italia la storia ed i colori, il valore simbolico, le vive impressioni; la materia “pietra” – così oggettiva, reale e pesante – mette in luce la propria forza nel dare sostanza all’architettura, significato alle città, carattere al paesaggio geografico.
“Catturato”, in particolare, dall’essenza e dalla “pulsione” coloristica delle pietre, che il testo ha riportato in vita, lo storico dell’arte descrive i caratteri dei più apprezzati litotipi italiani, in una pervasiva evocazione linguistica, muovendosi tra riferimenti del mondo classico, citazioni letterarie e personali suggestioni.
Come il discorso di Acocella diparte da radici antiche poste a confronto con realizzazioni attuali, così il Prof. Paolucci dalle pietre consunte dal tempo si spinge sino a comunicare ammirazione per le molteplici opere di architettura contemporanea documentate nel libro, portatrici di rara bellezza. Imparare a riconoscere il “bello” e lasciare che esso ci ipnotizzi, nota Paolucci, può essere un viatico al difficile momento presente e l’opera di Acocella svolge in questo senso un ruolo fondamentale.


Relatori (da sinistra: M.Pardini, A.R.Burelli, A.Paolucci, L.Mancioli,P.C.Pellegrini, A.Acocella
fg57
Di pari intensità comunicativa si palesa subito “l’ingresso in scena” del Prof. Augusto Romano Burelli.
Come nell’architettura è sempre presente l’intreccio tra “ars” e “techne”, così l’argomentazione si sposta con il Prof. Burelli dal piano del progetto come opera d’arte – la pietra, per sua natura, promana da sempre valore estetico – alla lettura per modi e prassi esecutive, più precisamente di ordine tecnico.
L’attualità ed il carattere innovativo del libro sono a suo giudizio comprovati dalla rinnovata e forte attenzione dell’architettura contemporanea per il materiale litico; il Prof. Burelli sviluppa in particolare la teoria ed il tema tecnico del rivestimento, per giungere al progetto della “facciata”, di cui è profondo conoscitore.
Privilegiato è il suo punto di vista e unica l’esperienza, poichè dal suo personale “osservatorio” berlinese può farsi testimone della situazione nord europea ponendola sempre criticamente in parallelo a quella italiana. Avanzate tecnologie, nuovi utensili, macchine e materiali, inedite metodiche e procedure di cantiere distinguono il mondo attuale dell’architettura di pietra anche dal più recente passato; le tecniche si impongono al progetto di architettura come “assediandolo” in una continua corsa all’innovazione e l’idea del continuo progresso delegittima talvolta il passato, illudendo di aver superato col tempo – e per sempre – molti gradini della conoscenza. Nel libro di Acocella, evidenzia il Prof. Burelli, la storia è invece assorbita nel presente e lavora su di noi (lettori-lettori o lettori-architetti) perchè sempre accostata alla contemporaneità; lo studio degli archetipi (finemente posti al plurale nella titolazione dei capitoli, per esprimere la varietas delle famiglie morfologiche storicamente stratificatesi a partire dai tipi architettonici originari) il disvelamento di magisteri costruttivi sottesi nelle realizzazioni del passato, apportano essenziali inferenze sul piano interpretativo, critico, operativo dell’oggi.
Ed osserva il Prof. Burelli essere proprio di ordine “critico”, ancor più che scientifico, il deficit culturale del presente.
L’attitudine “critica” è capacità di riconoscere i propri limiti e le proprie possibilità; coscienza, quindi, della condizione attuale del progetto di architettura, quando l’artigianato costruttivo è ormai assente dai cantieri e l’impresa tradizionale è messa in crisi; ma anche cosciente acquisizione tecnica delle inedite possibilità che nuovi utensili automatici, le pietre “ricostruite”, il montaggio a secco dei componenti, possono offrire alla progettazione architettonica, affinchè si riappropri del proprio “ordine costruttivo”, senza divenire tuttavia ostaggio delle tecniche.
“L’architettura di pietra”, come una fucina di idee, ha volontà di comunicare il suo percorso di ricerca ed i suoi risultati disciplinari al maggior numero di persone diffondendosi e raggiungendo anche le nuove generazioni di architetti (quelle della rivoluzione digitale) attraverso il medium elettronico.
Così “L’architettura di pietra” viene proiettata da Alfonso Acocella nell’orizzonte più ampio e “fluido” costituito dall’ambiente del web, aggiungendo alla fisicità e corposità dell’oggetto libro (al pari del tema litico) il valore oggi imprescindibile della leggerezza, della trasferibilità, della velocità comunicativa.
Alfonso Acocella non si sofferma a descrivere ulteriormente l’opera a stampa illustrando al pubblico incuriosito il progetto nato in rete, nell’ambiente libero ed ipertestuale del web, come nuova opera collettiva di editoria digitale. Illustra il concept del weblog architetturadipietra.it, poi le fasi principali del progetto digitale come innovativo dispositivo di comunicazione, cadenzato ritmicamente nei suoi passaggi cronologici dei prossimi anni fino all’editazione online di un ambizioso portale web sull’architettura di pietra in continuo arricchimento ed aggiornamento di contenuti.
Internet, ambiente fluido e mutevole, è più veloce della scrittura stessa. Tuttavia la grande risorsa della rete consiste proprio nella potenziale intercreatività, continua aggiornabilità, nell’immenso spazio di editazione consentito, riguardabili come valori aggiunti rispetto al dispositivo tradizionale del libro. L’attenzione del lettore non è trattenuta su pagine fisse e il fruitore diventa in un certo modo egli stesso co-autore potendo completare sempre il senso dei contenuti in forma libera; la pagina è solo nodo di passaggio, come il pensiero ed il sapere stesso se intesi come “flusso” dinamico, aperto e multinodale.
Il volume de “L’architettura di pietra” entro l’anno – afferma Alfonso Acocella – sarà disponibile online, si potrà “sfogliare” perchè digitalizzato e reso condivisibile nell’ambiente del web: è l’avanzamento dell’innovativo e complesso progetto indirizzato ad ibridare i due sistemi (la stampa e la rete), per rendere i due mezzi collaborativi.
La produzione di contenuti digitali ritornerà annualmente al medium cartaceo anche attraverso pubblicazioni a collana che riediteranno gli argomenti più significativi editati online destinati altrimenti, per la natura stessa della rete, all’a-sistematicità: il primo volume de “Annali_architettura di pietra.it” è previsto per gli inizi del 2006.


Momenti di incontro e dialogo a Palazzo Bernardini

di Veronica Dal Buono

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25 Maggio 2005

Recensioni

La recensione de Recuperare l’edilizia

La pubblicazione – mediante la redazione di analitici ed esaustivi testi esplicativi di natura teorica e tecnologica, la predisposizione di disegni tecnici ad hoc, unitamente ad immagini fotografiche originali a colori dell’Autore (per un totale di oltre 1800 illustrazioni – si configura come libro di cultura architettonica e, contemporaneamente, come una miniera di informazioni, suggestioni, indicazioni trasferibili nell’operatività professionale.
L’obiettivo principale è di approfondire e sistematizzare attraverso un volume unitario le grandi potenzialità della pietra (dove per pietra si intende l’insieme di tutte le famiglie commerciali dei litoidi, marmi, graniti, travertini, pietre in senso stretto) enfatizzandone variegati ed inesauribili valori culturali costruttivi, espressivi, cromatici, ambientali, di durata, ecc…
I nove capitoli del libro (Inizi, Muri, Colonne, Architravi, Archi, Superfici, Coperture, Suolo, Materia) sviluppano, in modo chiaro ed esauriente, il senso progettuale degli elementi costruttivi fondamentali dell’architettura.
(Recuperare l’edilizia n. 43 2005)

(Visita il sito dell’Editore)

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23 Maggio 2005

Recensioni

La recensione de Il Mestiere di scrivere

Architettonico blog.
Appunto, ognuno col blog ci fa quello che gli pare.
Il professore di Tecnologia dell’architettura all’Università di Ferrara Alfonso Acocella, per esempio, ha creato il blog companion del suo libro, L’architettura di pietra.
Dalla pietra alla carta, alla leggerezza dei bit.
Tutto si tiene e ogni medium scorre con naturalezza nell’altro all’interno di un progetto comunicativo coerente.
Testi interessanti, lunghi e impegnativi, fotografie bellissime.

(Visita Il Mestiere di scrivere)

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19 Maggio 2005

Recensioni

La recensione di Tecnologos

Alfonso Acocella
L’architettura di Pietra
Lucense, Alinea, Firenze, 2004

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La redazione di questo libro ha richiesto cinque anni di ricerche e un nutrito gruppo di lavoro che ha assistito l’Autore nella redazione. Acocella ha svolto intelligente lavoro enciclopedico accogliendo nel trattato tutti i saperi e magisteri dell’arte del costruire. Infatti, il poderoso volume, raccoglie, seguendo il filo della storia, tutta l’esperienza architettonica lapidea.
Indubbiamente è un manuale utile per il progettista e per lo studioso curioso. Affascina il percorso di lettura, dagli inizi nell’antico Egitto, al contemporaneo, miscelando agli argomenti tematici all’evolversi della storia.
Un manuale eccellente che potrebbe essere completato con un’appendice tecnico-scientifica con
i valori di prestazioni meccaniche, resistenze, durabilità. etc.
L’opera è stata realizzata con il contributo della Provincia di Lucca, della Camera di Commercio di Lucca, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca, ed è stato promosso dalla Lucense di Lucca con la collaborazione del Consorzio Cosmave di Pietrasanta. Un libro da avere fra gli scaffali della propria biblioteca da consultare e, come scrive l’Autore “…nè trattato, nè libro di critica, nè repertorio di exempla, ma libro a cavallo dei vari generi. Un’opera a stampa quale risultato di fusioni, di associazioni, di elementi nuovo integrati da “da materiale di spoglio”.

Il testo supera la dimensione puramente cartacea consentendo ai lettori un confronto on line sul sito architetturapietra2.sviluppo.lunet.it

(Visita il sito Tecnologos)

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17 Maggio 2005

Eventi

Colloqui di Architettura 2004/05

Venerdì 20 maggio 2005 alle ore 14,30 l’Università degli Studi di Udine ospiterà il Professor Acocella all’interno della Conferenza “Colloqui di Architettura 2004/05”

Aula A
Polo Scientifico
Via delle Scienze, 206
Udine (Loc. Rizzi)
(Visita il sito dell’Università)

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14 Maggio 2005

Recensioni

La recensione di Industria delle costruzioni

Il volume si configura come il primo moderno manuale tecnico-architettonico mirato alla promozione e al rilancio della cultura costruttiva e progettuale del settore lapideo. L’obiettivo del lavoro è quello di approfondire e analizzare in modo sistematico, in un unico volume, le potenzialità della pietra enfatizzandone i valori culturali costruttivi, espressivi, cromatici, ambientali e di durata.
Il volume è costruito, dialetticamente, sulla contrapposizione-continuità dei motivi di origine (gli archetipi) rispetto ai temi del presente (gli aggiornamenti e le innovazioni) nell’impiego della pietra all’interno dell’odierno panorama dell’architettura sia nazionale che internazionale.
I nove capitoli del libro sviluppano in modo chiaro ed esauriente il senso progettuale degli elementi costruttivi fondamentali dell’architettura e offrono una visione unitaria ed ampia dei vantaggi derivanti dall’uso della pietra.
Per ogni elemento costruttivo significativo che concorre alla formazione dell’opera architettonica si indagano le possibilità di configurazione del tipo e le soluzioni morfologiche perseguibili nelle più svariate modalità. La pubblicazione – corredata di testi esplicativi di natura teorica e tecnica, di disegni architettonici e di immagini fotografiche originali a colori – si configura come un corpus disciplinare organico di informazioni da usarsi sia in ambito didattico-culturale sia nell’operatività professionale.
Il volume è infatti rivolto a tutte le figure del mondo della progettazione, a quelle delle scuole di architettura e di ingegneria, della cultura in generale, della storia dell’arte, del settore archeologico.

(Industria delle costruzioni n. 381, 2005)
(Visita il sito Ance)

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