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30 Giugno 2006

Eventi Toscana

Triennale Architetti Firenze

Egualitaria, eterogenea, trasversale, diffusa. La prima Triennale Architetti Firenze sceglie come tema il lavoro dell’architetto nella varietà delle sue espressioni per offrire un profilo della realtà professionale fiorentina e impostare le basi per un dialogo sulla cultura del progetto tra architetti e tra questi e i non addetti ai lavori.

A costituire l’articolato mondo degli architetti sono i liberi professionisti, i dipendenti, i pubblici funzionari, gli insegnanti che con passione e impegno quotidiano, nelle loro diverse specificità, producono architettura, paesaggi, città, ambienti di vita.
Si rivela così il carattere trasversale della cultura del progetto che coinvolge svariati ambiti disciplinari, dall’arte alla tecnologia, dal design alla grafica multimediale, così come l’ambiente, il diritto, la qualità urbana e la partecipazione sociale.
La prima edizione della Triennale Architetti Firenze coglie la ricchezza di questa eterogeneità scegliendo come titolo in ordine sparso e invitando a partecipare tutti gli iscritti all’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della Provincia di Firenze.

Obiettivi
Le finalità della manifestazione si articolano su diversi livelli.
· lo sviluppo del valore dell’appartenenza non solo a un Ordine professionale, ma a una professione
intellettuale che lavora con la conoscenza e produce saperi.
· la volontà di far emergere la carica innovativa e il pensiero che governano la quotidianità del lavoro e
le diverse espressioni disciplinari
· la comunicazione di questi valori ai cittadini, che sono i principali utenti del lavoro dell’architetto, per
costruire la conoscenza che consente la consapevole partecipazione

Partecipanti
Invitati a partecipare sono gli iscritti all’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della Provincia di Firenze, che saranno i protagonisti della manifestazione: ciascuno di essi potrà, sulla base della sua esperienza e del suo percorso professionale, scegliere la forma espressiva che ritiene più consona a trasmettere l’essenza del proprio lavoro: un progetto ideale o realizzato, un’idea, uno scritto, una ricerca, un disegno.
Un lavoro comunque che si sviluppa nella realtà del territorio fiorentino, condizionato dalla presenza della storia e dalla contemporaneità.

Dove e quando
La Triennale Architetti Firenze si svolgerà dal 24 al 30 settembre 2006 all’interno di uno spazio temporaneo allestito per l’occasione sul lotto su cui sorgerà la futura Casa degli Architetti di Firenze, nuova sede dell’Ordine.
Virtualmente, dunque, si anticipa quella che sarà la vocazione del luogo, che diventerà lo spazio del confronto e del dibattito sulle discipline: per una settimana il triangolo di terra tra via Corridoni e via Pisacane diventerà il catalizzatore di un sistema di segni diffuso nel territorio e accoglierà tavole rotonde, conferenze, visite di orientamento per le scuole e visite guidate per la cittadinanza.
Ma non solo. Nell’ottica di un coinvolgimento diffuso della città, la Triennale si espanderà oltre gli spazi della mostra, diffondendosi, con interventi deboli, negli attraversamenti urbani più frequentati, invadendo spazi verdi, vuoti urbani e luoghi interstiziali. Un’invasione che, con rimandi e sollecitazioni a quelli che saranno i contenuti della mostra, incuriosirà i non addetti ai lavori, invitandoli a soffermarsi sui temi proposti dall’evento.
Una sollecitazione non sistematica ma capillare, per riflessioni in ordine sparso.

Per informazioni
www.triennalearchitettifirenze.it
Segreteria
Rudi Ulivi – Network 8×8
Lunedì e Mercoledì dalle 9.00 alle 12.00
segreteria@triennalearchitettifirenze.it
Ufficio Stampa
Claudia Gelosa – re.publique
Cell. 340.0862791
ufficiostampa@triennalearchitettifirenze.it

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Rosso Italiano al di là di spazio e tempo

Ritmi frenetici, impegni molteplici, grandi distanze e tempi ristretti ci influenzano profondamente. A volte vorremmo essere ubiqui per non rinunciare a due eventi concomitanti, altre volte vorremmo poterci spostare rapidamente in modo da avere più tempo per godere di qualcosa anzichè rimanere imbottigliati nel traffico o nelle code del check-in.
Siamo molto lontani però dal teletrasporto che Star Treck ha portato nelle case di tutti noi, tuttavia la tecnologia ha fatto passi da gigante e, se ancora non riesce a portare Maometto alla montagna, almeno ha permesso ad alcune montagne di andare da lui.
Grazie alle nuove tecnologie digitali eventi lontani da noi nello spazio e nel tempo possono essere approcciati in un modo nuovo che ci permette di “viverli” svincolandoli dai limiti fisici.
Dal 27 maggio il Museo Dinamico del Laterizio di Marsciano, ospitaRosso Italiano, pavimentazioni in cotto dall’Antico al Contemporaneo, una mostra articolata per aree tematiche-cronologiche, che ripropone la storia della tradizione pavimentale in cotto. Dinamico il museo dimostra di esserlo oltre che nel nome anche nell’attività che affianca all’ambiente espositivo tradizionale un apposito spazio on-line.
Tradizione e innovazione si incontrano nelle stanze di Palazzo Pietromarchi e, attraverso la digitalizzazione, giungono fin dentro le case di tutti coloro che sfruttano l’opportunità di una visita virtuale dell’esposizione. Grazie a un computer e un piccolo software è possibile muoversi nelle stanze che ospitano i pannelli, seguire un percorso tridimensionale come in un videogames, avvicinarsi e allontanarsi dalle tele e ispezionare l’architettura circostante.
Gli organizzatori hanno messo a disposizione degli utenti anche delle video interviste in cui spiegano le motivazioni, le ragioni e gli obiettivi della mostra.
Si tratta di una grande opportunità che permetterà alla mostra di raggiungere un pubblico più vasto senza limiti di spazio e di tempo.

Fabrizio Galli

Visita Virtuale
Interviste

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Contemporaneità della caverna


Caverne a Matera (foto Alfonso Acocella)

Caro Alfonso,
Calces, libera associazione per la valorizzazione del centro storico di Calitri (Av), il 15 ottobre 2005 ha festeggiato il restauro di una caverna. L’evento muoveva le mosse da un brano di Bruno Zevi:

“Paradossalmente, si potrebbe affermare che, sotto il profilo linguistico, l’uomo moderno, in modo consapevole o inconscio, aspira a tornare all’esperienza cavernicola.
Infatti la caverna: non ha la facciata. Non sente il bisogno di chiudersi dietro un muro, si spalanca verso l’esterno. Oggi si mira ad aprire il “dentro” verso il “fuori”, magari schermandolo con lastre trasparenti; non distingue tra pavimenti, pareti e soffitti. Esalta la continuità che fascia lo spazio, senza tentare di inscatolarlo; non omologa le luci. Le capta, le filtra, le possiede, le gestisce, rifrangendole in ogni direzione su rozzi macigni; trionfa nei suoi spessori. Ovunque troviamo spacchi, buche, ferite e lacerazioni, dislivelli ossessivi. Si sale e si scende, non si cammina mai in piano. Ignorati gli angoli retti come gli insulti purismi accademici; non ha volume. Non posa sulla terra, le appartiene e vi si mimetizza….ma le caverne sono intrinsecamente diverse una dall’altra, autonome, scevre di modelli.
Tale è il “grado zero”, grammaticale e sintattico, della scrittura preistorica. Si dirama nelle capanne, nelle stazioni palafitticole, nelle strutture abitative dei nomadi, nei villaggi dei trulli e negli sbalorditivi scenari di Matera.”1

La caverna è fatta, all’ingresso, da pareti e volte in muratura di pietrame; il pavimento di pietra calcarea, il soffitto ha l’altezza di circa 4 ml. Nella parte retrostante, la muratura non esiste più.
I proprietari per i motivi più vari, nel corso dei secoli hanno eroso il tufo e ne hanno ricavato un anfratto. Il visitatore può osservare il vuoto spaziale modellato da grossi macigni che si tengono un l’altro, a conformare una specie di emisfera fatta di protuberanze e concavità. Predominano, così, i valori tattili e figurativi informali. Egli si sente ricoperto da una crosta di materiale spesso, denso e scuro, quasi immerso in una placenta primordiale.
Dal fondo dell’antro, lungo circa 20 metri, guardando verso l’ingresso, si nota la luce filtrare dall’esterno, che poi viene rifratta sugli spigoli irregolari delle pareti.
In tal fatta, il rimando a mondi primordiali o favolistici diviene ancora più intenso e ognuno può fantasticare la presenza di personaggi mitici o letterari.
Calces ha inteso celebrare a nuova vita questa caverna, ricavata nelle viscere del centro storico di Calitri, nei pressi dei palazzi Zampaglione e Berrilli, e rendere evidente una contrapposizione tra il mondo accademico delle fabbriche nobiliari e un’architettura drammaticamente moderna.
Penso, però, che il tuo libro non dia spazio sufficiente a questa architetture di pietra, realizzate per sottrazione, le cui origini si perdono nel tempo.
Manfredi Nicoletti, tempo fa, scrisse uno splendido libro sull’argomento (L’architettura delle caverne, Laterza 1980) in cui tra l’altro afferma: “Queste strutture annegano in un universo formale che programmaticamente rifugge da certezze: un paesaggio roccioso, scolpito in modi “sapientemente caotici” e naturalmente “ordinati”. Nella sua figurazione e contenuto, esso può interpretarsi come summa allegorica dei più veritieri caratteri del nostro pensiero. ”

Peppe Piumelli

1 Bruno Zevi, Controstoria dell’Architettura in Italia. Preistoria e Alto Medioevo, Tascabili Economici Newton. Prima edizione luglio 2005, pagg. 10-12.

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25 Giugno 2006

Eventi

Spazi pubblici contemporanei
Architettura a volume zero

Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno. Dipartimento ProCam
MERCOLEDI’ DELL’ARCHITETTURA
Incontri di architettura e cultura urbana
a cura di Gabriele Mastrigli

28 giugno 2006 ore 18,30
Libreria Rinascita. Palazzetto della Comunicazione
Piazza Roma 7, Ascoli Piceno

Spazi pubblici contemporanei
Architettura a volume zero

presentazione del libro di Aldo Aymonino e Valerio Paolo Mosco
Skira

intervengono
Umberto Cao
Pippo Ciorra
Luca Galofaro
Federica Ottone

modera
Gabriele Mastrigli
saranno presenti gli autori

Architettura a volume zero esprime una nuova condizione acquisita nell’affrontare e disegnare lo spazio aperto e pubblico a partire dagli anni novanta ad oggi.
Il volume offre una riflessione teorica svolta attraverso 100 progetti costruiti che hanno affrontato nel mondo la difficile sfida di delineare e costruire nuova identità di quella categoria fuggevole e in continua metamorfosi che è lo spazio aperto contemporaneo. La notevole libertà creativa, il basso budget, il sofisticato rapporto con il paesaggio e la geografia, il dialogo con le nuove realtà metropolitane, la possibilità di offrire soluzioni temporanee sono solo alcune delle caratteristiche dei progetti presentati in questa raccolta di progetti e opere realizzati da grandi protagonisti dell’architettura contemporanea e di molti autori emergenti sulla scena internazionale.
Il mondo dell’architettura a volume zero è infatti un mondo di “oggetti magici e transcalari” a cavallo tra design, scultura e arredo urbano, sino all’infrastruttura, alla land-art e al progetto di paesaggio: progetti che, proprio perchè hanno scelto di rinunciare alla componente volumetrica, stabiliscono con la città un rapporto inedito basato su una nuova negoziazione tra ambiente e paesaggio urbano.
Il volume è diviso in 10 sezioni tematiche: Superfici, Verticale, Recinti, Design, Ripari, Ambiente, Earthworks, Figure, Tecnica ed Eventi che orientano il lettore nella comprensione dei progetti alla luce del quadro teorico di riferimento.
Ogni sezione viene introdotta da altrettanti piccoli saggi di importanti autori della scena contemporanea da Denise Scott Brown a James Wines passando per Pippo Ciorra, Wes Jones, Enrico Morteo, Alberto Ferlenga, Ilhyun Kim, Kengo Kuma, Arie Graafland, Juan Purcell e Bernardo Secchi che affrontano i temi del volume offrendo inediti spunti di riflessione teorica.

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21 Giugno 2006

PostScriptum

Un sasso nello stagno


Istitut du Monde Arabe a Parigi di Jean Nuovel (foto Sudio Nouvel)
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Non v’è dubbio che una certa parte della cultura nazionale, in particolare di quella che ruota intorno all’architettura, perchè di questo qui ci si occupa, ama frequentare il vezzo di assumere il pianto come condizione imprescindibile dell’essere (dasein heideggeriano?), così come è usuale l’abitudine alla denigrazione del settore in cui si opera. Forse si dimentica che la tristezza non è mai foriera di grandi soddisfazioni, seppure le contiene in nuce. O forse la soddisfazione non è oggetto d’interesse, più dell’insoddisfazione? Forse la sola speculazione intellettuale è l’oggetto del desiderio? Chissà, eppure tra le conseguenze di tale atteggiamento vi sono alcune prese di posizione che sono diventate indiscutibili, sulle quali non è consigliabile addentrarsi. Entrati nel labirinto senza uscita delle specializzazioni ognuno continua a concentrarsi sul suo specifico cercando disperatamente di uscire dai susseguenti vicoli ciechi. Non sa, il povero malcapitato nel mondo della tecnologia, che non è guardando solo un punto dell’ampio panorama che lo circonda che riuscirà a venire a capo dei problemi che si vanno via via moltiplicando esponenzialmente. Magari dotandosi di un "occhio di Venere", un occhio strabico, direzionabile lateralmente rispetto ai suoi tormenti monoculari potrebbe trovare agevolmente risposta alle domande che in maniera monotona continuano a ripetersi sempre uguali a se stesse.
Mi chiedo perchè nel pensiero tecnologico, mi riferisco alla cultura materiale che concerne l’architettura, si continua da tempo a piangersi addosso ripetendo ossessivamente ovvietà che sottendono errori interpretativi ormai incancreniti e difficili da estirpare. Tali errori stanno malauguratamente plagiando i giovani che iniziano a dedicarsi con entusiasmo allo studio dei paradigmi che stanno alla base del nostro sapere (e spesso si accontentano di una prima, superficiale lettura). Tra questi uno riguarda l’errata convinzione che il settore delle costruzioni sia stato e sia ancora arretrato, o quantomeno a più lenta evoluzione rispetto agli altri, settore laddove l’innovazione non si sviluppa al suo interno, ma è surrogata da altri ambiti ritenuti ovviamente più avanzati. Molti ne sono assolutamente convinti pur non essendosi mai soffermati a pensare seriamente sulla veridicità o falsità di tale affermazione (anche in questo caso debbo rammentare che il vero contiene in sè il falso e viceversa, e addirittura sono la medesima cosa garantendosi vicendevolmente). Per onestà intellettuale va detto che qualche dubbio, di tanto in tanto, fa capolino, ma non ha mai scalfito l’idea di fondo che si adagia sulla convinzione che sia un settore a rimorchio di altri più importanti (non si capisce come si possa determinare una tassonomia dell’importanza di un settore rispetto ad un altro).
Se alcune innovazioni nate e sviluppatesi all’interno di un settore sono trasferite in un altro, queste non vengono quasi mai spostate direttamente, ma debbono subire una serie di cambiamenti che quasi sempre rendono irriconoscibile il primo impiego, quindi nascono e si sviluppano all’interno dell’ultimo settore e godono del cosiddetto "vantaggio del ritardo". Arrivare per primi, specie nel mondo dominato dall’economia, ma anche in quello della tecnologia, non significa quasi mai essere i migliori. Importantissime innovazioni sono sempre nate, sviluppate e consolidate all’interno del settore edile, altrimenti non si sarebbe mai potuto costruire, nè lo si potrebbe fare oggi. Perchè, allora, continua questa fama? Da cosa può essere dipeso? Qualche risposta è pure affiorata, ma non è stata in grado di incidere concretamente.
Che il settore edilizio sembri arretrato può dipendere da molteplici fattori e fermarsi alla crosta più esterna non pare essere il modo migliore per approfondire la questione, anche se quello che si percepisce è sempre e solo il limine delle cose, a meno che queste non siano trasparenti, o semi trasparenti. Lasciarsi confondere da visioni superficiali non pare essere un buon metodo.
Non essendo di nostra competenza specifica, si tende a sopravvalutare i risultati ottenuti dagli altri settori lasciandosi facilmente stupire da effetti speciali (l’erba del vicino è sempre migliore…) che, alla fine, così tanto speciali non sono. Il settore edilizio è in grado, oggi, di ottenere effetti ancora più speciali. Basta pensare a talune recenti realizzazioni dello stupore (media buildings, blur buliding, decostruzioni, ecc.). Dove si annida, allora, il germe che permette ancora di sostenere che l’edilizia è arretrata?
Il problema va affondato cercando di capire cos’è un edificio e quali strumenti e metodi sono messi in campo per la sua realizzazione. Oggi ogni manufatto edile, di qualunque complessità si stia parlando, è costituito da materiali, semilavorati, elementi prodotti e/o lavorati industrialmente. Che le strumentazioni ed i luoghi della preparazione siano diversi da dove avviene l’erezione del manufatto poco importa, sempre di edilizia si parla. Che la macchine per produrre un sofisticatissimo pace-maker o un pannello di rivestimento in materiale litico siano realizzate in un’industria diversa da quella che rispettivamente realizzerà o porrà in opera (più o meno chirurgicamente) i singoli manufatti è del tutto ovvio e nessuno si sogna di dire che il primo non sia tecnicamente avanzato, mentre del secondo si sostiene spesso che non ha lo stesso livello di innovazione o sofisticazione. Un edificio è, ormai, incontestabilmente un manufatto di produzione industriale. Il cantiere è tout court il luogo dove avviene il montaggio del prodotto edificio. I materiali, le macchine, le strumentazioni, le organizzazioni che confluiscono per produrre le parti di un edificio appartengono tutte al settore costruttivo, anche se nascono e si sviluppano altrove. Se ci si intestardisce a suddividere sempre più lo scibile umano, sull’onda delle separazioni iniziate a suo tempo da Cartesio, si giungerà a misconoscere l’apodittico.
Insomma il settore edile è il settore avanzato delle trasformazioni e dei montaggi laddove avvengono quotidianamente innovazioni che si sviluppano e si realizzano sia localmente, risolvendo i problemi di ogni giorno, sia a livello strutturale allorquando si immettono novità tali da essere impiegate in molteplici applicazioni.
Il settore edile non ha bisogno di pianto, ma di essere una volta per tutte assimilato alle altre produzioni industriali. Le innovazioni, al di là delle semplicistiche classificazioni che si continuano a dare (es. fondamentale, adattivo, funzionale), nascono, si sviluppano e si confermano laddove un cambiamento si consolida, qualunque sia la sua provenienza originaria. L’adattamento è sempre stato uno degli aspetti fondamentali dello sviluppo. Pescare per analogia da un ambito all’altro non significa essere poco intelligenti o incoerenti, anzi. Perchè sprecare fatica quando da qualche parte si può imitare, cogliere, risparmiare sforzi inutili? Lo si è sempre fatto ed in ogni ambito, inizialmente copiando la natura, i suoi fenomeni e comportamenti. Se questo modo di procedere significa essere arretrati allora la produzione di navicelle spaziali è uno dei settori ad elevata arretratezza, perchè pesca da ogni settore diverso da quello della produzione di oggetti volanti.
Questo è solo un tentativo di trasmettere la necessità del dubbio, in ogni considerazione che venga proposta come certa ed acquisita. Non dare mai nulla per scontato o per assodato è condizione essenziale per chiunque desideri approfondire la conoscenza. Come ogni cosa ha il suo rovescio o meglio lo contiene, così ogni affermazione nel senso dell’arretratezza del settore edilizio contiene in sè, nel profondo, il fatto che è un’affermazione che possiede un’elevata probabilità di essere falsa.

Pietro Zennaro

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19 Giugno 2006

Eventi

Premio internazionale architettura sostenibile Fassa Bortolo

Primo Premio
Stabilimento enologico "Collemassari"
Loc. Poggi del Sasso – Cinigiano (Grosseto)
Edoardo Milesi – Archos engineering consulting

L’opera – un volume chiaro ed icastico inscritto nella tessitura ritmata dei vigneti – svolge coerentemente il tema posto dal bando di concorso e propone in economia contemporanea di linguaggio la modificazione del paesaggio antropizzato.
Sotto il profilo ambientale il nuovo edificio affronta il problema della modificazione senza mimetismi o stilemi tradizionali esplicitando e rendendo fortemente coerenti forme tecniche ed architettoniche contemporanee.
Equilibrato appare il mix tecnologico di materiali naturali ed artificiali. Intelligente ed appropriata è l’attenzione progettuale rivolta alla valorizzazione degli elementi ambientali (quali l’acqua, l’aria, il vento, la luce, l’ombra) al fine del controllo del microclima interno dell’edificio utilizzando metodi naturali.
Interessanti e razionali, infine, i dispositivi del ciclo d’uso delle acque necessarie alle attività produttive reimpiegate per irrigare i terreni circostanti.


Stabilimento enologico "Collemassari"

Menzione speciale
Casa Baccichetto, Ceggia (Venezia)
Giovanni Antonio Brunello

La menzione di Casa Baccichetto viene assegnata per l’approccio metodologico complessivo che risulta globalmente e rigorosamente improntato alla filosofia più aggiornata dell’architettura sostenibile.
Adottando soluzioni legate all’uso di materiali naturali (con calcestruzzo limitato alle fondazioni), riciclo dell’aria, riscaldamento a biomassa e non fossile, isolamento a mezzo di materiali vegetali, serramenti con caratteristiche di bassoemissività, finiture naturali, elementi e sistemi costruttivi riciclabili.
Lo stesso approdo formale della residenza è testimonianza di esiti architettonici aggiornati con riferimenti espliciti alla ricerca del Moderno e in particolare alle usonian houses di F.L.Wright.


Casa Baccichetto, Ceggia (Venezia)

Menzione speciale
Asilo popolare, Cacèm – Sintra (Portogallo)
Nadir Bonaccorso – NBAA Arq. Associados

La menzione speciale viene in particolare assegnata all’opera dello studio NBAA per il risultato architettonico convincente e per la qualità del progetto che ben ha conciliato un’attesa di contemporaneità formale con il tema della sostenibilità dell’opera.
Specificamente coerente con il tema del bando di concorso è la valorizzazione della ventilazione naturale che trova svolgimento architettonico nelle soluzioni aggettanti di captazione della luce e dell’aria capaci, al contempo, di arricchire la forma esterna stereometrica del volume unitario con dei segni forti ed evidenti. Dall’interno l’articolata e generosa "forometria" proietta lo spazio architettonico verso quello esterno.
Di pari coerenza è il sistema di tesaurizzazione dell’acqua piovana e il suo riuso sia nei servizi tecnologici interni dell’edificio che per i giardini esterni.


Asilo popolare, Cacèm – Sintra (Portogallo)

La Giuria, all’unanimità, su proposta del Presidente, ha inoltre espresso delle Segnalazioni per il valore architettonico delle seguenti tre opere:

Cantina "Vignaioli Contra’ Soarda", Bassano del Grappa (Vicenza)
Henry Zilio
Searching for (de)light, Rionero in Vulture (Potenza)
Adriana Labella
Risanamento del Cimitero di Busachi (Oristano)
Sandro Catta e Paolo Goriani – Studio Progetti Integrati

La Giuria del Premio
Prof. Arch. Alfonso Acocella presidente
Arch. Gianluca Minguzzi segretario
Prof. Arch. Luigi Prestinenza Puglisi
Prof. Arch. Antonello Stella
Arch. Werner Tscholl

Visita Architettura Sostenibile

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18 Giugno 2006

Eventi

Energia e Costruzioni: una sfida da vincere

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17 Giugno 2006

Eventi

Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Inventario

Presentazione del volume
Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Inventario
a cura di Erilde Terenzoni

Electa, Opera DARC, collana diretta da Pio Baldi
Sezione Archivi di architettura a cura di Margherita Guccione

Martedì 20 giugno 2006 alle ore 18:30
MAXXI, via Guido Reni 2

Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della nascita di Carlo Scarpa, martedì 20 giugno verrà presentato presso il MAXXI il volume Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Inventario, edito da Electa nella collana OperaDARC – Sezione Archivi di architettura. Intervengono: Salvatore Italia, Marisa Dalai Emiliani, Margherita Guccione, Antonia Pasqua Recchia, Sergio Poretti, Erilde Terenzoni.
L’incontro sarà l’occasione per presentare al pubblico anche il nuovo sito web interamente dedicato a Carlo Scarpa per favorire a diffusione della conoscenza della figura e delle opere del grande maestro veneziano e gli eventi organizzati per il Centenario. Sarà inoltre presentata la banca dati relativa alla digitalizzazione dell’archivio accessibile on-line.
Il volume è l’inventario sistematico dei 1583 elaborati grafici – tavole, disegni e schizzi – che costituiscono l’archivio del progetto di Carlo Scarpa per la Tomba monumentale Brion a San Vito d’Altivole. I disegni sono realizzati con le tecniche tipiche di Scarpa: matita a mano libera, matite colorate, inchiostri di china su supporti a volte inusuali come i cartoncini "camoscio"e le veline gialle donategli da Louis Khan. Nel libro, un articolato sistema di apparati permette di collocare il progetto nel corpus completo delle fonti scarpiane e nella storia e nell’opera dell’architetto. L’inventario è completato dalle immagini dei disegni che accompagnano le schede descrittive, ne facilitano la lettura e introducono alla consultazione della banca dati on line.
Il libro Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Inventario è stato curato da Erilde Terenzoni con il gruppo di lavoro composto da Tommaso Dore, Giacomo Martines, Francesca Menchella, Paola Portoghese. I contributi di Sergio Poretti, Margherita Guccione e Vitale Zanchettin mettono in luce alcuni aspetti scientifici relativi all’utilizzo "filologico" dell’archivio, ai fini della progettazione di interventi di restauro e manutenzione, dell’analisi e studio delle tecniche e dei materiali, della storia e delle fasi dell’opera.
La Tomba Brion è l’ultima opera del maestro veneziano: la sua progettazione e l’esecuzione lo impegnano dal 1969 – anno in cui gli viene affidata la committenza da parte di Onorina, vedova di Giuseppe Brion, fondatore della Brion Vega – fino alla sua morte nel 1978. Per suo desiderio Carlo Scarpa è sepolto nel cimitero comunale di San Vito accanto alla sua opera finale. Fin dall’epoca della realizzazione la Tomba Brion ha esercitato un’attrazione ininterrotta e sempre crescente su studiosi e visitatori italiani e stranieri.
Il fondo fa parte dell’intero archivio di Carlo Scarpa, acquisito dalla Direzione generale per l’arte e l’architettura contemporanee nel 2001, che ne ha salvaguardato l’integrità e la permanenza in Italia. Il corpus grafico completo, che documenta circa 200 progetti con un totale di circa 31.000 elaborati grafici, è conservato presso il Centro Carlo Scarpa di Treviso e il Centro archivi del MAXXI architettura di Roma, sotto la cui direzione scientifica sono già stati avviati il riordino, l’inventariazione e la pubblicazione progressiva per progetti. La sede del Centro archivi MAXXI, provvisoriamente collocata presso il Museo H.C.Andersen ( via P.S. Mancini 20 Roma), ospita fino al 2 luglio la mostra: Carlo Scarpa.Disegni mai visti. Lo spazio dell’abitare, in cui sono esposti circa 50 disegni inediti sul tema dell’abitare.

www.darc.beniculturali.it

Per informazioni:
MAXXI architettura tel.06.32101825 – 26
Relazioni istituzionali e comunicazione
Lorenza Bolelli 06.58434850

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16 Giugno 2006

Eventi

20 anni di cultura della pietra

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14 Giugno 2006

Letture

L’esperienza dei materiali

Fra undici diverse sovracopertine in soffice Alcantara si può scegliere il colore prediletto, quello che ciascun lettore trova più affine alla propria sensibilità. Questa originale idea riveste il libro di Marinella Levi e Valentina Rognoli, "Materiali per il design: espressività e sensorialità", per il nuovo marchio editoriale del Politecnico di Milano, richiamando con evidente approccio sinestesico i temi argomentati ( e in collaborazione con Alcantara®, prodotto industriale al quale il testo dedica un approfondimento).
Tra le questioni maggiormente dibattute e trasversali del panorama contemporaneo del progetto è senz’altro il tema delle "nuove materialità" e l’avvicinamento che le autrici propongono aggiunge concettualità preziose all’evidente fenomeno di rinnovata attenzione per i materiali per l’architettura e per il design.
Naturali, artificiali, tradizionali, innovativi, essi sono catalogabili e selezionabili ma in particolare "percepibili" attraverso i sensi. I materiali infatti, se osservati come potenziali portatori di messaggio, posseggono ciascuno una propria natura diversa ed essenziale, riconoscibile solo attraverso la sensazione delle proprietà della materia che li compone e soprattutto suscettibile di "progettazione".
L’innovazione del sistema di studio e conoscenza proposto dalle autrici muove dalla considerazione delle proprietà fisiche, chimiche, meccaniche, di lavorazione della materia, al rapporto che si istituisce tra essa ed il suo utilizzatore. In questo senso sono le proprietà cosiddette "espressivo – sensoriali" ad acquisire importanza fondamentale nel progetto ed le categorie oppositive cardine della teoria della sensazione, caldo/freddo, leggero/pesante, morbido/duro, flessibile/rigido, scorrevole/frenato, divengono strumenti essenziali per il progettista poichè misurabili entro un sistema che ne rivela la connessione con le proprietà evidenziate dall’ingegneria dei materiali. La multidisciplinarità è intrinseca alla ricerca – un ponte che unisce semiotica, disegno industriale, architettura, scienza dei materiali – in un’attività sperimentale il cui fine ultimo è lo sviluppo di un "concept" metodologico per l’analisi delle proprietà dei materiali fondato su forti basi teoriche ma che si materializzi in prassi progettuale. L’"Atlante" espressivo-sensoriale dei materiali delineato nel libro nei suoi tratti fondamentali, è uno strumento per l’apprendimento, da parte di un possibile utente, atto alla interpretazione e gestione di alcuni degli aspetti percettivi-sensoriali-ingegneristici dei materiali, un progetto di apprendimento personalizzabile d’ausilio di volta in volta al fruitore per creare un personale archivio di mappe-diagramma di conoscenza del complesso mondo della materia.


G.Marx, Trattamenti superficiali per la carta – un singolo materiale, diversi strumenti (Moholy-Nagy). (Photo: Eric Costemuller, Bauhaus Archiv, Berlin)

Il tema sperimentale della ricerca viene introdotto attraverso una approfondita esplorazione storico concettuale dell’argomento, inquadrando il design dei materiali in un ampio orizzonte che dall’analisi terminologia del tema, attraversa le fasi di sviluppo del design industriale e le fondamentali esperienze pedagogiche del Bauhaus per giungere all’area di progetto che oggi viene designata con l’espressione "design dei materiali".
L’attenzione delle autrici si apre con particolare attenzione e spirito critico alla situazione contemporanea della ricerca di design nell’ambito dei materiali e, corredando la narrazione con una ricca bibliografia e sitografia, individua punti di partenza per interessanti indagini tematiche e sviluppi.
Seguendo le piste suggerite nel testo l’orizzonte si apre a molteplici progetti editoriali, nuove tipologie di libri che informano il progettista, il ricercatore, lo studente, il produttore, sulle materie e le tecnologie del presente. Recenti affascinanti pubblicazioni si presentano dagli scaffali delle più aggiornate librerie come colorate "shopping-list" di materiali con nuove potenzialità, dove si incontrano anche i materiali tradizionali adottati in usi inconsueti e riformati grazie a particolari tecnologie di lavorazione. I libri cui si fa riferimento sono effetti evidenti del fenomeno delle materioteche e spesso portano fra i loro autori i fondatori delle stesse ("Material World" di Ed van Hinte, Frame, 2003; "Material Connexion" a cura di George Beylerian, Thames & Hudson, 2005; "Materials Skills" di Els Zijlstra, Materia, 2005). Raccolgono antologicamente esempi di materie prescindendo dalle implicazioni formali degli stessi, secondo tradizionali classi di componenti; altrimenti elaborano raccolte in prospettiva di oggetti, progetti, sperimentazioni, textures, organizzate secondo interessanti categorie ("Transmaterials" di Blaine Blownell, Transstudio 2004; "Skins for buildings", a cura di Els Zijlstra, Bispublisher, 2004; "Ultra Light Super Strong: A New Generation of Design Materials" di Nicola Stattmann, Birkhauser, 2005).
L’eterogeneo panorama sembra esprimere una moltiplicata complessità; la facilità tuttavia con la quale è oggi possibile scoprire i materiali per il progetto rischia talvolta di banalizzarli, di renderli oggetto del meccanismo della moda che consuma in fretta il loro potenziale e presto li fa dimenticare. Il compito dei progettisti da sempre è quello di conoscerne le possibilità per trasformarli in progetti reali e consapevoli coniugando, come la ricerca di Rognoli-Levi testimonia e avvia, la conoscenza e la cultura alla sperimentazione.

Materiali per il design: espressività e sensorialità
Valentina Rognoli e Marinella Levi
Milano, Polipress, 2005, pp. 182.
www.polipress.polimi.it
Prezzo: 24,00 euro

di Veronica Dal Buono


Alcuni esempi di interessanti nuove pubblicazioni di ricerca sui materiali della contemporaneità

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