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Notizie

Casa Alessi sul Lago Maggiore (1989)
di Aldo Rossi*


Veduta del Lago Maggiore (foto: Alfonso Acocella)

“Aldo Rossi era un laghista come me, amava ritirarsi a meditare e scrivere in una vecchia casa di famiglia sul Lago di Mergozzo, e questo ha facilitato i nostri primi rapporti nella primavera del 1980. Ha disegnato alcuni degli oggetti più rappresentativi degli anni ottanta (…) e questo facendo design come un hobby, attratto sempre dalla sua amata architettura costruita…”.1
Nel ricordo di Alberto Alessi è vivo il rapporto stretto che legava Aldo Rossi al paesaggio e alla cultura architettonica dei laghi lombardi sulle cui rive sorgevano ville romane e oggi, accanto a veri palazzi aristocratici quali Villa Borromeo, si trovano le fantasiose case di villeggiatura della piccola borghesia; quei laghi descritti appunto dallo stesso Rossi come “museo delle diverse esperienze architettoniche”.
Ed è a Suna di Verbania, con la realizzazione di una villa sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore, che culmina il rapporto professionale tra il maestro e la dinastia degli Alessi, produttori di oggetti per la casa. L’architettura è fatta di grandi volumi essenziali, nettamente definiti ed accostati in un esercizio compositivo che distilla gli elementi fondanti delle romantiche residenze patrizie ottocentesche, affidandosi ad un misurato eclettismo di linguaggi e materiali.
La struttura dell’edificio è costituita da setti murari in pietra, costruiti secondo l’antica tecnica dei muri di “scagliola”. Questa lavorazione, oggi abbandonata, ritorna nelle ville attorno al lago ma affonda le sue radici in una tradizione costruttiva ben più antica, di lunga durata, che ha visto i contadini e gli artigiani dell’Alto Verbano e della Val Sesia dediti a realizzare le loro case, durante i mesi invernali, con gli scarti avanzati dal taglio dei grandi blocchi di granito cavati durante la buona stagione.
Nella fitta tessitura di questi muri, scaglie sottili di diverse forme, lunghezze e varietà cromatiche, si stratificano conferendo alla compagine muraria, pur eterogenea per quantità e qualità dei componenti, una sorta di omogenea pietrificata compattezza dalla superficie solo lievemente increspata. I materiali litici utilizzati sono molteplici: il granito Montorfano, il Baveno, la beola, il serizzo, nelle loro colorazioni plumbee, grigio argentee o a tratti sfumate di ocra gialla. Nel portale d’ingresso alla villa è ancora il granito, in forma di rocchi, a costituire le possenti colonne di un elementare “trilite” con architrave metallico: incisiva evocazione di un puro meccanismo statico.
Con pezzi speciali di laterizio, cotti nelle fornaci toscane dell’Impruneta, sono realizzati poi i balaustrini torniti e le colonne di impianto ottagonale del triplo ordine di logge aperte verso il lago. Nell’applicazione del laterizio, utilizzato anche nelle insolite cornici plastiche che al contorno delle finestre emergono dal piano murario litico, si fa ancora evidente l’ispirazione alla cultura architettonica del luogo e questa volta la fonte dichiarata dal maestro è quella delle sculture in terracotta del complesso processionale del Sacro Monte.


Vista della villa dalla strada (foto: Alfonso Acocella)
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Il riferimento all’architettura storica è ribadito nel corpo centrale della villa, nel trattamento degli spigoli della scatola muraria con il tradizionale motivo dei conci di pietra a corsi sfalsati, sistematicamente applicato a partire dai primi modelli palaziali del rinascimento italiano. Ma la citazione è sempre velata di ironia, ribaltato rispetto alla consuetudine appare infatti il rapporto tra la “finitezza” e la ruvidità delle diverse superfici architettoniche: laddove la tradizione affidava alla rusticità del materiale litico la comunicazione di un’idea di possanza degli spigoli che delimitavano campi murari fatti di pietre spianate o lisciati dall’intonaco, qui i corsi sfalsati sono un puro disegno dentellato fatto di conci bianchi e piatti che chiudono ai lati superfici granitiche a vista, vibranti per grana e cromia differenziata.

Davide Turrini

Note

*Il saggio rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
http://architetturapietra2.sviluppo.lunet.it/libro/
1Alberto Alessi, La fabbrica dei sogni. Alessi dal 1921, Milano, Electa, 1998, p. 52.

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Pietre di Toscana. L’alabastro di Volterra


Alabastro informe (foto: Alfonso Acocella)

“Il mattino era di nuovo freddo e grigio con la campagna gelida e inospitale, spalancata, spaccata, sprofondata sotto di noi. Il mare non si vedeva. Ci incamminammo per i vicoli stretti e tetri che sembravano quasi addossarsi l’un l’altro e demmo un’occhiata ai laboratori dell’alabastro, dove gli operai, con il cattivo umore e la sonnolenza del lunedì mattina, stavano tornendo, tagliando e lucidando il tenero alabastro.
Oggi tutti conoscono il cosiddetto “marmo di Volterra” per via dei vasi di questo materiali appesi come paralumi alle lampade elettriche negli alberghi di mezzo mondo. È trasparente quasi come l’allume e quasi altrettanto tenero. Lo tagliano a fette come se fosse sapone e poi lo tingono di rosa, d’ambra o di azzurro e lo lavorano in tutta una gamma di oggetti di cui non si ha mai bisogno: paralumi, plafoniere, statue colorate oppure no, vasi, ciotole con colombe sul bordo oppure pampini e vezzi del genere. Le vendite hanno l’aria di andar bene: forse è la richiesta dell’industria elettrica, forse è un revival dell’arte statuaria. Tuttavia, il lavoratore volterrano di alabastro non sembra nutrire un grandissimo amore per il pallido grumo della sua terra che trasforma in oggetti commerciali. Peccato per la dea della scultura, che se n’è andata anche da qui.
Ma sono le urne di alabastro antiche, non quelle nuove, che vogliamo vedere.”1


Urne etrusche funerarie in alabastro. (foto: Alfonso Acocella)

1La citazione è tratta da David Herbert Lawrence, “Volterra” p. 148, Paesi etruschi, Siena, Nuova Immagine Editrice, 1997 (tit. or. Etruscan Places, London, 1932), pp. 180.

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11 Ottobre 2006

Eventi Toscana

Casa masaccio/centro per l’arte contemporanea

Casa Masaccio/centro per l’arte contemporanea, in collaborazione con la rete regionale per la cultura contemporanea (TRA ART/Porto Franco) e nell’ambito del progetto regionale “le età del presente” donne & uomini a/traverso la Toscana contemporanea, promuove, dal 16 ottobre al 22 novembre 2006, un “cantiere esperienziale” denominato:

GENERACOMUNICAZIONI
cantiere di nuovi processi comunicativi

Il cantiere è una azione laboratoriale tesa a creare e sperimentare, delle zone di “comunicazione autonome” (spazi comunicativi e comunicanti di frequentazione artistica, intergenerazionali, interculturali e di genere), attraverso nuovi linguaggi artistici di comunicazione.
Il cantiere prevede la realizzazione di un canale podcast/webtv, la produzione e la trasmissione di propri contenuti audio e video.

Generacomunicazioni è un’azione prevista del cantiere provinciale per la cultura contemporanea ” Incroci”,
Ideato e progettato da: casa masaccio contemporanea
a cura di Michele Loffredo e Fausto Forte

condotto da:
Piero Grazzi (podcast producer)
Simone Cipolli (podcast producer)
Giuseppe Ferlito (regista)
Francesco Tanzi (regista)
Massimo Bartolini (artista)
Rä Di Martino (artista)
Incontri con:
Alberto Grifi (regista)
Enrico Ghezzi (esperto di cinema e televisione)
Stefano Jacoviello (semiologo)
Mario Gorni (centro di documentazione arti visive care/of&ViaFarini, Milano)
Marco Pierini (direttore del Palazzo de Le Papesse, Siena)
Paola Capata (titolare galleria monitor, Roma)
Silvia Bianchi (Blanche/vjcentral.it)

Il cantiere si svolgerà dal 16 ottobre al 22 novembre 2006, indicativamente nei giorni di lunedi e martedi dalle ore 09.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30, in Casa Masaccio, Corso Italia 83, 52027 San Giovanni Valdarno (AR). La partecipazione al cantiere è gratuita.

Accesso tramite bando pubblico scaricabile all’indirizzo: www.comune.san-giovanni-valdarno.ar.it bandi, cultura.
Il bando e la domanda potranno essere richiesti anche al seguente indirizzo e-mail: casamasacciosgv@val.it.
Scadenza 6 ottobre 2006.

Informazioni/contatti
casa masaccio/centro per l’arte contemporanea
Corso Italia, 83 – 52027 San Giovanni Valdarno (AR)
tel. 055 9126283 fax. 055 942489
casamasacciosgv@val.itwww.casamasaccio.it

Il cantiere è realizzato in collaborazione con:
GroK 42 / Aran Studio / Scuola di Cinema Immagina / careof&Viafarini / Galleria Monitor&video contemporary art / vjcentral.it / Videoservizio Multimedia

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11 Ottobre 2006

Eventi Toscana

Luogo Comune
Cantiere d’Arte

Opera Bianca e Provincia di Massa Carrara presentano:
Luogo Comune Cantiere d’arte
con Akademia Ruchu di Varsavia
13-20 Ottobre 2006

Nell’ambito del progetto Tra Art e Porto Franco della Regione Toscana, l’Associazione Culturale Opera Bianca laboratorio per le idee e la Provincia di Massa Carrara presentano un cantiere d’arte dal titolo: Luogo Comune.
Opera Bianca ha sempre posto una particolare attenzione ai punti d’incontro fra le diverse discipline ed espressività dell’arte contemporanea, così come all’interazione fra artista, opera e contesto ambientale.
Per sviluppare questa indagine e condividerla con artisti ed associazioni che lavorano sul nostro territorio, Opera Bianca ha ideato un cantiere d’arte che sia anzitutto un luogo in comune e di confronto delle arti. Il compito di offrire le basi teoriche e pratiche di questa ricerca è stato affidato ad un gruppo di artisti polacco, l’Akademia Ruchu, che da più di trent’anni si muove al confine fra teatro ed arti visive.
Akademia Ruchu, fondata nel 1973 a Varsavia da Wojciech Krukowski che è ancora oggi il suo direttore artistico, è sempre stata conosciuta come “teatro del comportamento” e della narrazione visuale. E’ un gruppo creativo che lavora ai confini di diverse discipline artistiche: teatro, arti visive, performance e video.
Movimento, spazio e impegno sociale sono le caratteristiche principali di tutti i processi artistici svolti da Akademia Ruchu.
Il cantiere d’arte Luogo Comune prevede una settimana di approfondimenti teorici, incontri, workshop, performance e spettacoli.

SEDI DELL’EVENTO:
Ex Deposito CAT, Massa
Ex Ospedale S.Giacomo, Carrara
Cava Galleria Ravaccione di Carlo Dell’Amico, loc. Fantiscritti – Carrara

PROGRAMMA:
EX OSPEDALE S.GIACOMO, Carrara
– Venerdì 13 ottobre ore 17.30

Inaugurazione: conferenza di apertura di Wojciech Krukowski, direttore artistico di
Akademia Ruchu e del Museo d’Arte Contemporanea Centrum Sztuki, Wspolczesnej Castle, Varsavia.
Esposizione dei materiali di documentazione video-fotografica del lavoro trentennale di Akademia Ruchu.
EX DEPOSITO CAT, Massa
– Sabato 14 – Martedi 17 ottobre

workshop intensivi diretti da Jolanta Krukowska e Janusz Baldyga.
Mercoledì 18 Ottobre ore 21
Performance di Jolanta Krukowska e Janusz Baldyga (A.R.)
Giovedì 19 Ottobre ore 21
Performance di Akademia Ruchu dal titolo: MILLE MANI
A seguire spettacolo teatrale: CLINIC – EXIT
CAVA GALLERIA RAVACCIONE di Carlo Dell’Amico, loc. Fantiscritti – Carrara
Venerdì 20 ottobre ore 21
Spettacolo di Akademia Ruchu LIGHT AND GRAVITY all’interno della suggestiva cava di marmo di Fantiscritti.
Evento realizzato in collaborazione con la rete regionale: Pietre di Toscana.

INFO:
Ufficio Stampa
Filippo Rolla
328/3738300
www.operabianca.it
info@operabianca.it
0585 857351
Ufficio Cultura – Provincia Massa Carrara
referente:
Mario Celi
m.celi@provincia.ms.it
0585 816639

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8 Ottobre 2006

Citazioni

Il Tempo, grande scultore*


“Giovane di Motia”. Museo Archeologico Whitaker (foto: Alfonso Acocella)

“Dal giorno in cui una statua è stata terminata, comincia, in un certo senso la sua vita. E’ superata la prima fase, che, per l’opera dello scultore, l’ha condotta dal blocco alla forma umana; ora una seconda fase, nel corso dei secoli, attraverso un alternarsi di adorazione, di ammirazione, di amore, di spregio o di indifferenza, per gradi successivi di erosione e di usura, la ricondurrà a poco a poco allo stato di minerale informe a cui l’aveva sottratta lo scultore.
Non abbiamo più, inutile dirlo, una sola statua greca nello stato in cui la conobbero i contemporanei: scorgiamo appena qua e là, sulla capigliatura di una Kore o di un Kuros del VI secolo, lievi tracce di colore rossastro, comparabili oggi alla più pallida henna, che attestano la loro qualità antica di statue dipinte, con la vita intensa e quasi terrificante di manichini di idoli che per di più sarebbero capolavori.
Questi materiali duri, modellati a imitazione delle forme della vita organica hanno subito, a loro modo, l’equivalente della fatica, dell’invecchiamento, della sventura. Sono mutati come il tempo ci muta. Gli scempi dei cristiani o dei barbari, le condizioni in cui hanno trascorso sotto terra i secoli di abbandono sino alla scoperta che ce li ha restituiti, i restauri sapienti o insensati di cui si avvantaggiarono o soffersero, le incrostazioni o la patina falsa e autentica, tutto, fino all’atmosfera dei musei ove nei nostri tempi sono rinchiusi, ne segna per sempre il corpo di metallo o di pietra.
Talune di queste modificazioni sono sublimi. Alla bellezza come l’ha voluta un cervello umano, un’epoca, una particolare forma di società, aggiungono una bellezza involontaria, associata ai casi della Storia, dovuta agli effetti delle cause naturali e del tempo. Statue spezzate così bene che dal rudere nasce un’opera nuova, perfetta nella sua stessa segmentazione: un piede nudo che non si dimentica, poggiato su una lastra, una mano purissima, un ginocchio piegato in cui si raccoglie tutta la velocità della corsa, un torso che nessun volto ci impedisce di amare, un seno o un sesso di cui riconosciamo più che mai la forma del fiore o del frutto, un profilo ove la bellezza sopravvive in un’assenza assoluta di aneddoto umano o divino, un busto dai tratti corrosi, sospeso a mezzo tra il ritratto e il teschio. Così un corpo scabro somiglia a un blocco sgrossato dalle onde; un frammento mutilo si differenzia appena dal sasso o dal ciottolo raccolto su una spiaggia dell’Egeo. Ma l’esperto non ha dubbi: quella linea cancellata, quella curva ora perduta ora ritrovata non può provenire se non da una mano umana, e da una mano greca, attiva in un certo luogo e nel corso di un certo secolo. Qui è tutto l’uomo, la sua collaborazione intelligente con l’universo, la sua lotta contro di esso, e la disfatta finale ove lo spirito e la materia che gli fa da sostegno periscono pressappoco insieme. Il suo disegno si afferma sin in fondo nella rovina delle cose.
Certe statue esposte al vento marino hanno il biancore e le porosità di un blocco di sale che si sgretola; altre, come i leoni di Delo, hanno cessato di essere effigi animali per divenire fossili imbiancati, ossa di sale in riva al mare. Gli dei del Partendone minati dall’atmosfera di Londra volgono poco a poco al cadavere e al fantasma. Le statue rifatte e patinate dai restauratori del Settecento, accostate ai lucidi pavimenti e agli specchi tersi dei palazzi di papi o di principi, hanno un’aria di gala o di eleganza che non è antica, ma che evoca le feste di cui furono testimoni, dèi di marmo ritoccati nel gusto del tempo, in compagnia di effimeri dèi di carne. Persino le foglie di fico che li rivestono sembrano un costume d’epoca. Certe opere minori che non si è pensato di mettere al riparo in gallerie o padiglioni adatti, abbandonate lentamente ai piedi di un platano, sul bordo di una fontana, acquistano nel tempo la maestà o il languore di un albero o di una pianta; quel fauno villoso è un tronco coperto di muschio; quella ninfa reclina somiglia al caprifoglio che l’abbraccia.
Altre ancora devono solo alla violenza degli uomini la bellezza nuova che hanno acquisito: la spinta che abbattè dal piedistallo, il martello degli iconoclasti le hanno dato la forma del presente. L’opera classica si impregna così si patetico; gli dèi mutilati hanno l’aria di martiri. A volte l’erosione prodotta dagli elementi e dalla brutalità degli uomini si uniscono per creare una parvenza unica fuori oramai da ogni scuola o tempo: acefala, senza braccia, separata dalla sua mano che è recupero recente, consunta da tutte le raffiche delle Sporadi, la Vittoria di Samotracia è divenuta meno donna e più vento di mare e dell’aria. Da queste trasformazioni involontarie dell’arte antica nasce un falso aspetto di arte moderna: la Psiche del Museo di Napoli, dal cranio tagliato di netto, scisso orizzontalmente, ha l’aria di un Rodin; un torso decapitato rotante sul proprio zoccolo fa pensare a un Despiau o a un Maillol. Quello che i nostri scultori imitano per volontà di astrazione, in virtù di un abile artificio aggiunto, è qui intimamente unito all’avventura della stessa statua. Ogni sua ferita ci aiuta a ricostruire un crimine e a volte a risalire alle sue cause.


“Giovane di Motia”. Museo Archeologico Whitaker (foto: Alfonso Acocella)

Quel volto di imperatore è stato preso a martellate in un giorno di rivolta o riscolpito per servire al suo successore. La pietra scagliata da un cristiano evirò quel dio o gli spezzò il naso. Un avaro ha strappato dalla testa di un dio gli occhi di pietra preziosa, lasciandogli così la faccia da cieco. Un soldataccio, in una sera di saccheggio, si è vantato di far vacillare quel colosso con una sola spallata. Ora la colpa è dei barbari, ora dei crociati, o viceversa dei turchi; ora dei lanzichenecchi di Carlo V e ora dei cacciatori di Bonaparte, e Stendhal così si commuove sull’Ermafrodito dal piede spezzato. Un mondo di violenza avvolge d’intorno queste forme tranquille.
I nostri avi restauravano le statue; noi asportiamo i nasi finti e i pezzi protesi; i nostri discendenti, a loro volta, opereranno senza dubbio in modo diverso. Il nostro punto di vista attuale rappresenta a un tempo un profitto e una perdita. Il bisogno di ricreare una statua completa, dalle membra posticce, può essere dipeso in parte dall’ingenuo desiderio di possedere e di esibire un oggetto in buono stato , come porta in ogni tempo la semplice vanità dei possessori. Ma il gusto del restauro radicale, proprio di tutti i grandi collezionisti a partire dal Rinascimento, e giunto quasi sino a noi, nasce indubbiamente da ragioni più profonde dell’ignoranza, della convenzione o del pregiudizio di una grossolana redazione in pulito. Forse più umani di quanto noi siamo almeno nel campo delle arti, i nostri antenati non potevano rassegnarsi a questi capolavori mutilati, a segni di violenza e di morte su questi dèi di pietra. I grandi collezionisti di cose antiche restauravano per pietà. E per pietà, noi provvediamo a disfare la loro opera. Può darsi anche che siamo più assuefatti alla rovina e alle ferite. Dubitiamo di una continuità del gusto o dello spirito umano che consentirebbe a Thorvaldsen di rifare Prassitele. E accettiamo più facilmente questa bellezza, divisa da noi, collocata nei musei e non più nelle nostre case, sia una bellezza etichettata e morta. Insomma, il nostro gusto del patetico, ha la propria ragione in questi sfregi; la nostra predilezione per l’arte astratta ci porta ad amare le lacune, le rotture che neutralizzano, per così dire, il possente elemento umano di questa statuaria. Di tutti i mutamenti provocati dal tempo, nessuno intacca maggiormente le statue che gli sbalzi del gusto degli ammiratori.
Una forma di metamorfosi più sconvolgente delle altre è quella subita dalle statue colate a picco. Barche che portano da un porto ad un altro l’opera eseguita su commissione da uno scultore, galere ove i conquistatori romani avevano stivato il bottino greco per portarlo a Roma, o viceversa, quando Roma divenne poco sicura, per trasportarselo a Costantinopoli, sono talvolta affondate corpo e beni; alcuni di questi bronzi naufragati, ripescati in buone condizioni, come annegati rianimati dal tempo, non hanno conservato dal soggiorno subacqueo se non la mirabile patina verdastra, come l’Efebo di Maratona o i due possenti atleti ritrovati più di recente. Fragili marmi, invece sono riemersi consunti, mangiati, corrosi, adorni di barocche volute scolpite dal capriccio dei flutti, incrostati di conchiglie come le scatole che si compravano sulle spiagge della nostra infanzia. La forma e il gesto imposti dallo scultore non sono stati per queste statue che un breve episodio tra la loro incalcolabile durata di roccia nel grembo della montagna, e poi la lunga esistenza di pietra deposta sul fondo delle acque. Esse sono passate per questa decomposizione senza agonia, perdita senza morte,sopravvivenza senza resurrezione quella appunto della materia consegnata alle proprie leggi; ma non ci appartengono più. Come quel cadavere di cui parla la più bella e misteriosa delle canzoni di Shakespeare, esse hanno subito un mutamento oceanico dovizioso non meno che strano. Il Nettuno, buona copia di bottega, destinato ad adornare il molo di una cittadina i cui pescatori gli offrivano le primizie delle reti, è disceso nel regno di Nettuno. La Venere celeste e quella dei quadrivi è divenuta Afrodite dei mari”.

* Marguerite Yourcenar ” Il Tempo, grande scultore” (1954) in Il tempo, grande scultore, Torino, Einaudi, 1994, pp.51-55.

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7 Ottobre 2006

Appunti di viaggio

Los Angeles


Casa di Rudolf Schindler (1922)

Los Angeles, 22 agosto 2006
Mi rifiuto di andare a vedere gli Studios, mi prendo un giorno di ferie dalle ferie!
Due gli obiettivi selezionati: casa di Rudolf Schindler e casa di Charles Eames
Si prova una sensazione in più quando si affronta l’architettura privata dei grandi maestri, quasi un gusto per il pettegolezzo, per il "reality". Entri e scopri i lati più intimi della loro vita, fai i loro stessi percorsi quotidiani, visiti cucina e stanza da bagno, il giardino, l’orto, l’autorimessa; i lati meno noti della loro esistenza, gli angoli nascosti e secondari delle loro case, i locali di servizio, le scale d’accesso, gli alberi del giardino.
Già da subito la casa di Schindler (1922) ti sorprende quando non riesci a trovare l’ingresso, laterale lungo un viottolo perpendicolare alla via principale: le alti siepi e la porta piccola diventano un gesto di estrema modestia e custodia della privacy, non certo tipico della casa americana.
Entrando resti sedotto dalla lame di luce che entrano dalle fenditure delle pareti in calcestruzzo, dalla luce filtrata dai pannelli di tela bianca, dalla luminosità diffusa, dall’estrema intimità che comunque è conferita all’ambiente.


Casa di Rudolf Schindler (1922)

Non c’è traccia di pietra dentro la casa di Schindler, il pavimento è in battuto di cemento, le pareti in calcestruzzo con grandi infissi di ispirazione giapponese. Nei bagni la vasca ed il piano lavabo sono stati modellati in cemento chiaro come pure il piano lavoro della cucina. Un distribuzione degli spazi e un sapiente uso della luce che mi sono stati di profonda lezione.
Faccio una capriola di 27 anni e mi ritrovo nella casa di Charles and Ray Eames (1949), due parallelepipedi
usciti dalle tele di Mondrian, perfetti nelle proporzioni ma di consistenza adatta solo al clima di Santa Monica.
Gli eucalipti che avvolgono i due edifici ne sono parte integrante, non c’è una vista della casa che li possa escludere, le forme volutamente innaturali ed i colori puri di Eames chiariscono la gerarchia tra le parti e ne rafforzano al contempo la dialettica.


Casa di Charles e Ray Eames (1949)
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Non si può entrare, un signore mi spiega che però è permesso sbirciare dalle finestre, girare attorno alla casa e scattare foto solo da lontano. Almeno 5 dollari sono graditi per la Eames Foundation.
Maestro nell’immaginare le sedute in legno sagomato, sembra che Eames si rifugi nella geometria ortogonale come luogo che non interferisca con l’estro creativo: uno spazio benefico e di riposo visuale.
Pietra, manco a dirlo, non se n’è vista neanche qui.

Damiano Steccanella

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4 Ottobre 2006

Eventi

La pietra nella rete / Stone on Internet

LA PIETRA NELLA RETE
Un viaggio verso le infinite sorprese che la rete può riservare

Convegno-Tavola rotonda
Venerdì 6 ottobre 2006, ore 15.30
Veronafiere, Palaexpo, I Piano, Sala Respighi

Interventi di:
Alfonso Acocella,
direttore del blog L’Architettura di Pietra
architetturapietra2.sviluppo.lunet.it
Lloyd Marcus Andresen, direttore del sito internet europaconcorsi.com
www.europaconcorsi.com
Massimo Bergamasco, Scuola Superiore Sant’Anna dell’Università di Pisa
www.percro.org
Marco Brizzi, direttore di ARCH’IT
www.architettura.it
Luigi Prestinenza Puglisi, direttore di presS/Tletter
www.prestinenza.it
www.presstletter.com

La pietra, materiale senza tempo, si confronta con i nuovi mezzi di comunicazione. La storia intraprende il suo viaggio attraverso la rete, si racconta sul web, si lega al veicolo più veloce e aperto che l’informazione abbia mai conosciuto. La pietra nella rete è il convegno che Marmomacc 2006 dedica al rapporto tra la cultura del materiale lapideo e la rivoluzione delle tecnologie digitali.
architetturapietra2.sviluppo.lunet.it è la prima tappa di un viaggio attraverso le infinite sorprese che la rete può riservare.
Il blog di Alfonso Acocella, docente di Tecnologia dell’Architettura presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, esplora le possibili forme del dialogo tra un materiale eterno, sempre esistito e utilizzato – la pietra – e le potenzialità degli strumenti di comunicazione di ultima generazione. L’avventura comincia nel 2004, quando Acocella pubblica L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costruttivi per I Tipi di Lucense-Alinea. Il volume – imponente, importante, ricco – registra immediato successo. Il passo successivo è Internet. Dalla carta al web, si intuisce subito la possibilità di compiere un passo importante, assolutamente significativo: creare una comunità forte di quello spirito di collaborazione che consente lo scambio di idee e l’interazione. L’anno successivo, nasce il primo portale tematico, in forma di blog, dedicato alla cultura della pietra nel progetto di architettura.
Il convegno-tavola rotonda, al quale partecipano i direttori dei principali magazine, newsletter, blog, siti e portali di architettura, intende raccontare questo percorso e promuovere una riflessione sul contributo delle nuove tecnologie digitali nella società dell’informazione. Si discuterà sulle virtù di weblog, forum online e newsgroup come strumenti capaci di attivare nuove forme di discussione e di dibattito, non più statiche e legate necessariamente ad un luogo, non più formali e gerarchiche, finalmente "aperte". La comunicazione "naviga" sempre più veloce, spedita, dinamica. E si arricchisce di contenuti, a volte affidati ad una fotografia di architettura, altre ad una riflessione durante un viaggio o una passeggiata per città storiche. Il blog diventa un taccuino di appunti rapidi che tutta la comunità del web può consultare. Il sapere si fa democratico.

STONE ON INTERNET
Touring the endless suprises of Internet

Symposium-Round Table
Friday October 6th 2006, 3.30 p.m.
Veronafiere, Palaexpo, First Floor, Respighi Hall

Speeches by:
Alfonso Acocella,
editor of blog L’Architettura di Pietra
architetturapietra2.sviluppo.lunet.it
Lloyd Marcus Andresen, editor of website europaconcorsi.com
www.europaconcorsi.com
Massimo Bergamasco, Scuola Superiore Sant’Anna dell’Università di Pisa
www.percro.org
Marco Brizzi, editor of ARCH’IT
www.architettura.it
Luigi Prestinenza Puglisi, editor of presS/Tletter
www.prestinenza.it
www.presstletter.com

Stone – the timeless material – matches up with new communication media. Stone comes at last to the fore on Internet – the fastest and most open information media ever known. Stone on internet is the convention at Marmomacc 2006 dedicated to the relationship between stone culture and the revolution in digital technologies.
architetturapietra2.sviluppo.lunet.it is the first stage in a tour around the endless surprises that only Internet could ever provide.
The blog by Alfonso Acocella – Professor of Architectural Technology at the Faculty of Architecture, Ferrara University – explores the possible forms of dialogue between stone – an eternal material – and the potential of latest-generation communication tools. It all began in 2004, when Acocella published Stone Architecture. Ancient and New Building Masterships (Lucense- Alinea). This impressive, important, superbly illustrated and evocative book was an immediate success. The step next was Internet. From the printed page to the Web was immediately seen as an important and absolutely significant step: the creation of a community focusing on collaboration to ensure the exchange of ideas and interaction. The following year saw the creation of the first thematic portal – in blog format – dedicated to stone culture in architectural design.
The symposium-round table – that will be attended by the directors of the main magazines, newsletters, blogs, sites and portals in the architecture field – aims to illustrate this approach and promote thought about the contribution of new digital technologies in the information society. Debate will focus on the advantages of weblogs, online forums and newsgroups as tools capable of encouraging new forms of discussion, new ideas and new relationships that are no longer “static” and necessarily linked with a place, no longer formal and hierarchical but – finally – "open-ended". On-line communication is increasingly faster, more streamlined and more dynamic. Content is expanding, at times through photographs of architecture, at others to thoughts coming to mind while travelling or strolling around historic cities. Blogs are fast “diaries and notebooks” that the entire web community can exploit. Knowledge becomes democratic.

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3 Ottobre 2006

Eventi

Luce e pietra / Light and stone

LUCE E PIETRA
Percorsi e temperamenti diversi nell’architettura contemporanea in Spagna

Convegno
Sabato 7 ottobre 2006, ore 10.00
Veronafiere, Centro Congressi Arena, Sala Rossini

Interventi di:
Alberto Campo Baeza
, Madrid
www.campobaeza.com
Oriol Bohigas, MBM Arquitectes, Barcellona
www.mbmarquitectes.com
Antonio Cruz, Cruz y Ortiz Arquitectos, Siviglia
www.cruz-ortiz.com
Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa, Paredes Pedrosa Arquitectos, Madrid
www.paredespedrosa.com
Antonio Pizza, Escuela Tècnica Superior de Arquitectura de Barcelona, Barcellona

Da due decenni la Spagna occupa un posto chiave nel rinnovamento dell’architettura contemporanea. Grazie a una intelligente e creativa rielaborazione dei principi del Movimento Moderno e all’opera di geniali personalità internazionalmente riconosciute, questo paese sta percorrendo un proprio originale e straordinario percorso nella cultura architettonica odierna. Elemento significativo e in un certo senso unificante dei diversi linguaggi e tendenze che caratterizzano il panorama della recente architettura spagnola è il frequente ricorso ai materiali lapidei come elemento fortemente identificativo di una cultura costruttiva di grande qualità, da sempre presente su tutto il territorio. L’altro aspetto che ha giocato un ruolo importante in questa ascesa della qualità architettonica è da assegnare alla precoce apertura, rispetto ad altri paesi, alle numerose esperienze degli autori più innovativi della attuale architettura internazionale che con le loro opere sul territorio iberico hanno favorito un intenso confronto critico. Già da tre lustri Barcellona, Madrid, Siviglia e, più recentemente, Bilbao sono divenuti veri e propri laboratori, aperti a concrete esperienze leggibili nei grandi interventi sul tessuto urbano e a una sempre maggiore disponibilità a recepire nuove idee. L’architettura di pietra, profondamente radicata nella tradizione spagnola, è emersa nell’ultimo decennio come punto di forza in cui maggiormente si esprime la creatività dei grandi maestri come dei giovani architetti di questo paese. Attraverso marmi e pietre la nuova architettura si rappresenta più compiutamente nella propria materialità esprimendo il senso luminoso e solare delle città e del paesaggio delle diverse identità regionali.
Su queste esperienze e sui loro sviluppi futuri Veronafiere organizza un convegno all’interno degli eventi culturali di Marmomacc 2006. Il convegno "Luce e Pietra. Percorsi e temperamenti diversi nell’architettura contemporanea in Spagna" si terrà a Verona il prossimo 7 ottobre, con lo scopo di favorire il confronto tra le diverse posizioni dei relatori in relazione all’architettura spagnola odierna e in particolare al linguaggio costruttivo e alla ricerca estetica nell’uso dei materiali lapidei. Sono stati invitati architetti, storici e critici e esponenti di diversi indirizzi, coinvolti in importanti esperienze di costruzione con la pietra, tra i quali Alberto Campo Baeza, Oriol Bohigas, Antonio Cruz, Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa, Antonio Pizza.


Vista dell’Impluvium da Luz della Caja General de Granada © Hisao Suzuki
fg252
LIGHT AND STONE
Courses and different temperaments in contemporary Spanish architecture

Symposium
Saturday October 7th 2006, 10.00 a.m.
Veronafiere, Arena Convention Centre, Rossini Hall

Speeches by:
Alberto Campo Baeza
, Madrid
www.campobaeza.com
Oriol Bohigas, MBM Arquitectes, Barcelona
www.mbmarquitectes.com
Antonio Cruz, Cruz y Ortiz Arquitectos, Seville
www.cruz-ortiz.com
Ángela García de Paredes and Ignacio Pedrosa, Paredes Pedrosa Arquitectos, Madrid
www.paredespedrosa.com
Antonio Pizza, Escuela Tècnica Superior de Arquitectura de Barcelona, Barcelona

From two decades Spain plays a leading role in the renovation of contemporary architecture. Thanks to an intelligent and creative re-elaboration of the principles of Modern Movement and to the work of international ingenious personalities, this country are making an original and extraordinary course in actual architecture culture. Significant element, and in one way unifying of the different languages and trends that distinguish the panorama of the recent Spanish architecture, is the frequent use of stone materials as element greatly identified of a high grade-constructive culture, always present in all Spanish territory. The other aspect that has played an important role in this ascent of the architectural quality is to assign to the precocious opening, with regard to other countries, to the numerous experiences of the most innovative authors of actual architecture, that with their works in Iberian territory has favoured an intense critical confrontation. Already from three lustrums Barcelona, Madrid, Seville and, more recently, Bilbao are became real laboratories, opened to concrete experiences readable in the great interventions on urban tissue and in an always more availability in getting new ideas.
The Stone Architecture, deeply rooted in Spanish tradition, is risen in the last decade as force point in which the creativity both of the great masters and of the young architects in this country expresses.
Through marbles and stones the new architecture represents more completely its own materiality expressing the bright and solar sense of the towns and of the landscape in the different regional identities.
About these experiences and their future development Veronafiere organize a symposium included in the cultural events of Marmomacc 2006. The symposium "Light and Stone. Courses and different temperaments in contemporary Spanish Architecture" will take place in Verona on next October 7th, with the purpose of favouring the confrontation between the different positions of the speaker about the Spanish present architecture and particularly about the construction language and the aesthetic research in the use of stone materials. Architects, historians and critics, exponents of different orientation, involved in important experiences of building with stone, are invited to a participate, including Alberto Campo Baeza, Oriol Bohigas, Antonio Cruz, Ángela García de Paredes and Ignacio Pedrosa, Antonio Pizza.

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3 Ottobre 2006

Eventi

Marmo è femminile / Women in marble

MARMO È FEMMINILE
Un’indagine sulla relazione tra il marmo e il mondo femminile

Convegno
Sabato 7 ottobre 2006, ore 16.00
Veronafiere, Centro Congressi Arena, Sala Puccini

Conversazione con:
Benedetta Tagliabue Miralles,
architetto, studio EMBT, Barcellona, Spagna
www.mirallestagliabue.com
Nanni Strada, stilista, Milano
www.nannistrada.com
Amalia Zordan, giornalista, Casa e Servizi Speciali di D la Repubblica delle Donne
www.dweb.repubblica.it

Specchio fedele e sintetico dell’immaginario, il linguaggio definisce "duro come la pietra" un cuore che non sa amare, ma "liscia come il marmo" la morbida pelle della donna, il cui corpo merita non di rado l’attributo di "statuario". Così, se la pietra richiama alla mente l’idea di compattezza e rigidità e "monolitico" è spesso l’ironico attributo del carattere maschile, le irregolari, sinuose venature del marmo sembrano solidificare le mutevoli onde dell’acqua, elemento femminile per eccellenza. Il ricorso, poi, che a questi materiali fanno l’architettura e l’interior design, che attingono alla pietra, in particolar modo per i rivestimenti e le pavimentazioni degli esterni, e alla raffinata sensualità del marmo per i dettagli "nobili", le decorazioni e gli interni, accentua ulteriormente una dicotomia confermata dalla storia, dalla tradizione e dall’uso, che frequentemente ricorrono allo straordinario, variegato e "polifonico" cromatismo del marmo per effetti simili a quelli del tessuto e del broccato. Al fine di indagare la relazione tra il marmo e il mondo femminile, sia a livello metaforico che professionale e imprenditoriale, Marmomacc 2006 dedica a questo tema uno speciale convegno, che vedrà la partecipazione di tre celebri protagoniste – rigorosamente donne – del mondo dell’architettura, della moda e del giornalismo. A rappresentare l’architettura sarà l’italo-spagnola Benedetta Miralles Tagliabue, titolare dello studio EMBT che costituisce una tra le più note e prestigiose realtà dell’avanguardia internazionale, a cui si devono recenti capolavori, pubblicati sulle più note riviste di tutto il mondo, come il mercato di Santa Caterina a Barcellona o il Parlamento Scozzese di Edimburgo. Un edificio, quest’ultimo, in cui l’innovativo uso della pietra per gli esterni si fonde, non a caso, con quello del marmo che connota e nobilita il mondo degli interni, e che le è valso il prestigioso Stirling Price 2005 da parte della RIBA (Royal Institute of British Architects).
Il marmo è femminile fornirà, infine, l’occasione per dare voce e visibilità a una nuova realtà imprenditoriale, anche in questo caso interamente femminile. Come, ormai da quasi vent’anni, accade per il mondo dell’enologia grazie all’associazione Donne del vino, sarà presentata un’analoga iniziativa dedicata alle molte donne variamente coinvolte nell’uso, nella lavorazione e nella produzione di quel materiale naturale, ma anche sofisticato e da sempre collegato all’idea di lusso e preziosità, che è il marmo.


Ritratto di Benedetta Tagliabue Miralles © EMBT
fg251
WOMEN IN MARBLE
Investigating relationships between natural stone and women

Symposium
Saturday October 7th 2006, 4.00 p.m.
Veronafiere, Arena Convention Centre, Puccini Hall

Conversation with:
Benedetta Tagliabue Miralles,
architect, EMBT studio, Barcelona, Spain
www.mirallestagliabue.com
Nanni Strada, fashion designer, Milan
www.nannistrada.com
Amalia Zordan, journalist, Casa e Servizi Speciali, D la Repubblica delle Donne
www.dweb.repubblica.it

Language itself is a faithful, summary mirror of social imagination, through sayings such as "hard as stone" to define a loveless heart, "smooth as marble" to describe a woman’s soft skin and "statuary" for imposing femininity. While stone brings to mind the idea of compactness and stiffness, and "monolithic" is often the ironic attribute of the male character, the irregular, sinuous veins of marble seem to solidify the changeable waves of water, the classic female "element". Stone materials are used in architecture and interior design particularly in cladding and exterior paving, exploiting the refined sensuality of marble for "noble" details, decorations and interiors, further emphasising the dichotomy confirmed by history, tradition and established applications, that frequently take advantage of the extraordinary, variegated and "polyphonic" colours of marble for effects resembling fabrics and brocade. In order to survey the relationship between marble and the female world in metaphoric, professional and entrepreneurial terms, Marmomacc 2006 will host a special convention involving three well-known female figures in the world of architecture, fashion and journalism.
Women and Marble will also be an occasion for giving voice and visibility to a new entrepreneurial reality – again, entirely female. Over the last twenty years or so, the Women of Wine Association has promoted female involvement in this sector; in this context, a similar initiative will be dedicated to the many women variously involved in the use, processing and production of natural, sophisticated, luxurious and precious marbles and natural stone.

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1 Ottobre 2006

Eventi Pietre dell'identità

Costruire con le pietre di Puglia

Il convegno è dedicato da una parte ad illustrare le rinnovate potenzialità delle pietre pugliesi quali materiali strutturali a seguito dello sviluppo delle tecnologie cad/cam; dall’altra le problematiche più generali della costruzione in pietra contemporanea.

Il convegno, coordinato dall’architetto Vincenzo PAVAN, responsabile della “Cittadella di Marmo Arte e Cultura” di Veronafiere prevede gli interventi introduttivi di:
Dott. Sandro FRISULLO, Vice Presidente Regione Puglia
Dott. Dario STEFANO, Presidente Commissione Attività Produttive Regione Puglia
Arch. Franco PARISI, Vice Presidente della Provincia di Foggia

e la presenza in qualità di relatori di:
Prof. Claudio D’AMATO GUERRIERI, Politecnico di Bari
che affronterà il problema della costruzione in pietra portante oggi attraverso l’illustrazione dell’esperienza costruttiva recentemente condotta nell’ambito della 10. Biennale di Architettura
Prof. Romano BURELLI, Università di Udine
che affronterà le questioni generali della costruzione in pietra oggi come “rivestimento”
Prof. Amerigo RESTUCCI, IUAV, Venezia
che affronterà le questioni “identitarie” connesse all’uso/rifiuto oggi della pietra nell’architettura contemporanea
Prof. Amedeo VITONE, Politecnico di Bari
che affronterà le problematiche della pietra armata

Verona – sabato 7 ottobre 2006
ore 15.30 – 18.00

Centro Congressi Europa – Sala Vivaldi (150 posti)

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