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24 Settembre 2007

Principale

Teoria e Progetto

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20 Settembre 2007

Elementi di Pietra

Le pietre incise

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Mi chiamo Raffaello Galiotto, sono un designer e trovo molto interessante questo spazio di discussione sulla pietra.
Recentemente ho sviluppato un progetto in collaborazione con un’azienda per la lavorazione del marmo che ha dato origine ad un nuovo prodotto ed a una nuova realtà: “Le pietre incise” di Lithos Design.
Il progetto consiste nella realizzazione di lastre modulari di pietra a motivi decorativi. La lavorazione è ottenuta tramite un processo automatico industriale di asportazione con macchine a controllo numerico.

Tralasciando l’antico dilemma, ornamento si – ornamento no, e prendendo spunto da questo lavoro vorrei stimolare il dibattito intorno al disegno industriale della pietra.
Provenedo da una consolidata esperienza nel campo delle materie plastiche trovo questo “mondo” un po’ in ritardo nell’utilizzo della tecnologia. A parte alcuni brillanti esempi, noto che i potenti macchinari a disposizione vengono adoperati, nella maggior parte dei casi, per la realizzazione di opere artigianali, più per sostituirsi alla manualità non più competitiva e di difficile reperibilità piuttosto che per la realizzazione di progetti specifici.
Personalmente sono affascinato dall’estrema precisione di queste macchine, con esse infatti si possono ottenere forme mai viste prima, perchè non immaginabili o manualmente non realizzabili.

Per altri versi, trovo il design della pietra, un design di valore più alto, nel senso che ci si rova a lavorare un materiale unico, non ripetibile, che porta con se la storia del pianeta, i luoghi, i colori, del territorio. E’ profondamente diverso lavorare una pietra egizia rispetto ad una romana, è mai possibile che nell’uso comune le pietre siano riconducibili solamente al colore?
Inoltre, ritengo che il design della pietra possa contenere in parte il concetto di originalità, riacquistando un po’ l’aura persa nella riproducibilità tecnica dell’opera.

Distinti saluti
Raffaello Galiotto

Chiampo, 11 settembre 2007

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Altre immagini delle pietre incise sono visibili sul sito: www.lithosdesign.com

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18 Settembre 2007

News

OLTRE LE SUPERFICI
epidermidi, stratigrafie materiche e spazi nelle opere d’architettura

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Completamento Muralla Nazarí a Granada, (2003-06) di Antonio Jemènez Torrecillas

CORSO DI CULTURA TECNOLOGICA DELLA PROGETTAZIONE
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DI FERRARA AA. 2007-2008
prof. Alfonso Acocella
arch. Veronica Dal Buono
arch. Paola Rossi
arch. Davide Turrini

Un edificio non è una collezione di superfici…
“Sembra che le cose vadano in modo del tutto diverso per le forme dell’architettura e che queste siano soggette nella maniera più passiva, più legata, a dati spaziali immutabili. Ed è così, in certo senso, poichè, nell’essenza e per destinazione, quest’arte si attua nello spazio vero, in quello dove si muove il nostro cammino, in quello che l’attività del nostro corpo occupa. Ma consideriamo il modo di lavorare dell’architetto, e come le forme s’accordino tra loro per sfruttare questo dominio e, forse, per dargli una nuova figura. Le tre dimensioni non sono solo il luogo dell’architettura, ne sono pure la materia, coi suoi caratteri di pesantezza e d’equilibrio. Il rapporto che le unisce in un edificio non è mai indifferente, e nemmeno fisso. L’ordine delle proporzioni interviene nel loro trattamento, che conferisce alla forma la sua originalità e modella lo spazio secondo convenienze calcolate. La lettura della pianta e poi lo studio dell’alzato dànno soltanto un’idea molto imperfetta di queste relazioni. Un edificio non è una collezione di superfici, ma un insieme di parti, le cui lunghezza, larghezza e profondità s’accordano fra loro in un certo modo e costituiscono un solido inedito, il quale comporta un volume interno e una massa esterna.
Senza dubbio, la lettura di una pianta dice molto, fa conoscere l’essenziale del progetto e permette all’occhio esercitato di cogliere le principali soluzioni costruttive. Uno studio esattamente informato e con esempi numerosi può ricostruire teoricamente l’edificio in base alla proiezione sul suolo, e l’insegnamento delle scuole dà modo di prevedere per ogni categoria di piante tutte le conseguenze possibili nella terza dimensione, così come la soluzione esemplare per un dato piano.. Ma questa specie di riduzione, o se si vuole quest’abbreviazione dei procedimenti di lavoro non abbraccia tutta l’architettura, anzi la spoglia del suo fondamentale privilegio, che è quello di possedere uno spazio completo, e non soltanto come un oggetto massiccio, ma anche come stampo cavo che impone alle tre dimensioni un valore nuovo. La nozione di pianta, quella di struttura, quella di massa sono indissolubilmente unite, ed è pericoloso astrarle le une dalle altre. Non è questo che noi vogliamo, ma, insistendo sulla massa vorremo far subito capire che non è possibile cogliere pienamente la forma architettonica nello spazio abbreviato dello schema. (…)
L’originalità più profonda dell’architettura come tale risiede forse nella massa interna. Dando una forma definita a questo spazio cavo, esso crea veramente il suo proprio universo. Senza dubbio i volumi esterni e i loro profili inseriscono un elemento nuovo e del tutto umano nell’orizzonte delle forme naturali. Alle quali anche il loro conformarsi, o il loro accordo meglio calcolati, aggiungono sempre qualcosa d’imprevisto. Ma, a ben riflettere, la cosa più meravigliosa è l’avere in qualche modo concepito e creato un inverso dello spazio. L’uomo cammina ed agisce all’esterno di tutte le cose: egli è perpetuamente di fuori e, per penetrare le superfici, bisogna che le spezzi. Il privilegio unico dell’architettura tra tutte le arti, ch’essa costruisca dimore. Chiese o navigli, non è d’assumere un vuoto comodo e di circondarlo di garanzie, ma di costruire un mondo interno che si misura che si misura alo spazio e la luce secondo le leggi di una geometria, d’una meccanica naturale, ma su cui la natura non ha presa.”
Henry Focillon, “Le forme nello spazio” p. 31 e 35 in Vita delle forme, Torino, Einaudi, 1999 (tit. or. Vie des Formes suivi de Ê loge de la main, 1943), pp. 134

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Scuola materna ad Arcore di Massimo Carmassi

COMUNICAZIONI

INTRODUZIONE AL CORSO
Esperire_pensare_comunicare architettura

L’opera di architettura e i suoi fruitori
Il reale materiale
Esperire_Astrarre
Superfici. Volumi. Stratigrafie. Spazi
La rivoluzione delle immagini
Il mondo come superficie

TERRA CRUDA
Argilla: materia/materiale, innato/acquisito

L’argilla da materia a materiale.
La terra come materiale della tradizione costruttiva
Le tecniche: adobe, pisè, tecniche miste, ecc
Mutazioni tecnologiche: tradizione e innovazione

Terra cruda. Percorsi e metodi di ricerca

Il progetto contemporaneo d’architettura in terra cruda
Opere contemporanee in terra cruda fra Occidente e Oriente
Le ragioni della scelta delle tecniche in crudo.
La Normativa e il Caso italiano.

LATERIZIO
Riabilitare lo Stile laterizio

Natura del passato e dell’attualita’
Sequenze formali
Permanenza e mutamento
I materiali e le forme nel tempo. L’oblio
Il progetto riabilitativo

Le forme del laterizio. L’essere della materia
Le terrecotte architettoniche d’età arcaica
I mattoni ellenistici e l’opera muraria massiva
L’opus testaceum e l’opera muraria composita romana

Stereotomia laterizia. Il muro massivo
Louis Kahn
Opere contemporanee

Stereotomia laterizia. La simulazione del muro
Rivestimenti a spessore
Opere contemporanee

Superfici laterizie sospese
Rivestimenti sottili in cotto

“Rosso italiano”. Superfici pavimentali in cotto
Presentazione progetto
Visita guidata alla Mostra “Rosso italiano” presso il Saie di Bologna

PIETRE NATURALI
Riabilitare lo Stile tecnologico della pietra

Natura del passato e dell’attualita’
Sequenze formali
Permanenza e mutamento
I materiali e le forme nel tempo. L’oblio
Riabilitare
Il progetto riabilitativo de L’ARCHITETTURA DI PIETRA

Stone. Percorsi e metodi di ricerca

Le forme della pietra. L’essere della materia
Le pietre dell’architettura
Le pietre di scarto
I residui di lavorazione dei materiali lapidei: riduzione, scarto, problematiche ambientali, riciclaggio, prospettive di riuso creativo

La rinascita della pietra stutturale
Costruzioni monolitiche.
Nuove esperienze stereotomiche mediterranee.
La cultura anglosassone e la riabilitazione della pietra armata.
Opere di architettura contemporanea

Stereotomia litica
Figure e corpi stratigrafici murari
Simulare il muro. Rivestimenti a spessore
Opere di architettura contemporanea

Superfici sottili
L’assottigliamento estremo della materia litica
Il design delle superfici

La “leggerezza” della pietra. Opere di Kengo Kuma

PIETRE D’ARTIFICIO
Usare, imitare, re-inventare la materia

Natura e Artificio
Mimesis e Invenzione
Materia e materiali
“Pietre d’artificio”: le famiglie tra tradizione e contemporaneità

Pietre d’artificio Percorsi e metodi di ricerca

Dalla materia alle applicazioni costruite
Le tecniche produttive.
Pietre agglomerate e pietre ceramiche
Il calcestruzzo architettonico
Colore e superficie
Forme monolitiche
Opere di architettura contemporanee

Stratigrafie architettoniche ad n dimensioni
L’esame di Cultura tecnologica della progettazione è di natura applicativa, in modalità di ricerca seminariale guidata dal gruppo docente.
L’esercitazione è individuale o in gruppi di lavoro composti da due persone.
Durante le attività seminariale saranno svolte comunicazioni specifiche finalizzate alla trasmissione di una metodologia al lavoro di ricerca, all’astrazione e alla ri-organizzazione concettuale-grafico-espositiva dei dati e delle informazioni.
Tema generale di esercitazione: Stratigrafie architettoniche ad n dimensioni.
Elaborati dell’esercitazione:
1. Definizione del tema di ricerca e produzione di un folder esteso (testuale ed iconografico) formato A3 a stampa
2. Concept in format digitale sintetico utile alla comunicazione in proiezione in Aula dei risultati più significativi dell’esercitazione.

Bibliografia di riferimento
Sezione A | Astrarre: idee, concetti, immagini
Peter Zumthor, Pensare architettura, Milano, Electa, 2003 (tit. or Pensare architettura, 1998) pp. 65
Vilèm Flusser, Per una filosofia della fotografia, Milano, Bruno Mondadori, 2006 (tit. or. Für eine Philosophic der Fotografie, 1983), pp. 116
Marc Augè, Rovine del macerie (in particolare i saggi “Le rovine e l’arte” e “Turismo e viaggio, paesaggio e scrittura”), Milano, Bollati Boringhieri, 2004 (tit. or. Le temps en ruines, 2003), pp. 139
David Batchelor, Cromofobia. Storia della paura del colore, Milano Bruno Mondadori, 2001 (tit. or. Chromophobia, 2000), pp. 146
Edwin A. Abbott, Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni, Milano, Adelphi, 2001 (tit. or. Flatland, 1882), pp. 166
Ezio Manzini, La materia dell’invenzione, Milano, Arcadia, 1986, pp.255.

Sezione B | Materiali
Carla Langella, Nuovi paesaggi materici: design e tecnologia dei materiali, Firenze, Alinea, 2003, pp.207.
Thomas Herzog, Roland Knippener, Werner Lang, Atlante delle facciate, Torino, Utet, 2006, pp. 320.
Toshiko Mori (a cura di), Immateriale/Ultramateriale, Milano, Postmediapress, 2004, pp.123.
Blain Brownell, Transmaterial, New York, Princeton Architectural Press, 2004, pp.235
Mike Ashby, Kara Johnson, Materiali e design: l’arte e la scienza della selezione dei materiali per il progetto, Milano, Ambrosiana, 2005, pp.334.
Chris Lefteri, La ceramica. Materiali per un design di ispirazione, Modena, Logos, 2005, pp.160.
Marinella Levi, Valentina Rognoli, Materiali per il design: espressività e sensorialità, Milano, Polipress, 2005, pp.180.
Els Zijlstra (a cura di), Material Skills, Rotterdam, Materia, 2005, pp.168.
www.designnet.polimi.it
www.iuav.it/homepage/artec
www.materia.nl
www.materialatlas.com
www.materialconnexion.com

Terra cruda
Eugenio Galdieri , Le meraviglie dell’architettura in terra cruda, Bari, Laterza, 1982, pp. 295.
Hassan Fathy, Costruire con la gente, Milano, Jaca Book, 1985, pp. 286.
Gianni Scudo, Sergio Sabbadini (a cura di), Le regioni dell’architettura in terra. Culture e tecniche delle costruzioni in terra in Italia, Rimini, Maggioli Editore, 1997, pp. 220.
Martin Rauch, Otto Kapfinger, Rammed Earth, Basilea, Birkhäuser, 2001, pp. 159.
Gianni Scudo, Barbara Narici, Cinzia Talamo, Costruire con la terra. Tecniche costruttive, campi di utilizzo e prestazioni, Napoli, Esselibri-Simone, 2001, pp. 256.
Gernot Minke, Building with earth. Design and Technology of a Sustainable Architecture, Basilea, Birkhäuser, 2006, pp. 200.

Laterizio
Alfonso Acocella, L’architettura del mattone faccia a vista, Roma, Laterconsult, 1989
Alfonso Acocella, Involucri in cotto, Firenze, Sannini, 2000
Alfonso Acocella e Davide Turrini (a cura di), Rosso Italiano (Firenze, Firenze, Alinea, 2006)
www.laterizio.it

Pietra
Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Alinea, 2004
architetturapietra2.sviluppo.lunet.it

Pietre d’artificio
Augusto Romano Burelli, “Proteo o dell’artificio nel prodotto industriale per l’architettura”, pp.26-32, Materia, n.39, 2002.
Vincenzo Pavan, “Naturale e artificiale nell’architettura di pietra”, pp.32-39, Materia n.39, 2002
Paolo Portoghesi, “Pietre di cava e nuove pietre”, pp.20-26, Materia n.39, 2002.
David Bennett, The art of precast concrete: colour texture expression, Basel, Birkhäuser, 2005, pp.160.
Mario Collepardi, “Faccia vista e caffè”, pp.713-714, L’Industria Italiana del Cemento n.705, 1995.

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17 Settembre 2007

Principale

Junkspace – per un ripensamento radicale dello spazio urbano

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Osservatorio sull’Architettura è una iniziativa della Fondazione Targetti
Evento in collaborazione con l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Firenze e la casa editrice Quodlibet
La partecipazione è ristretta si prega di confermare la propria presenza all’indizzo e-mail osservatorioarchitettura@targetti.it

La conferenza sarà trasmessa in diretta on-line su: www.fondazionetargetti.org

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16 Settembre 2007

News

Puglia di Pietre

Mostra e convegno al 42° Marmomacc, Verona 4-7.Ottobre.2007
A cura di Domenico Potenza

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Alessandro Anselmi – Cimitero di Parabita (Lecce)

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“Puglia di Pietre” alla 42° edizione di MARMOMACC.
Sulla scorta del successo delle precedenti edizioni, la Regione Puglia, Assessorato allo Sviluppo Economico e Innovazione Tecnologica, conferma la partecipazione istituzionale alla 42° edizione di Marmomacc, mostra internazionale di marmi, pietre e tecnologie.
L’appuntamento si terrà a Verona, dal 4 al 7 ottobre.
“E’ un’occasione irrinunciabile – spiega Sandro Frisullo, Assessore allo Sviluppo Economico e Innovazione Tecnologica – per tutti i produttori, gli operatori e i decision makers che vogliono affermarsi in un contesto sempre più specializzato e competitivo. Il sistema Puglia non poteva mancare, non solo per far conoscere le sue pietre di eccellenza, ma anche per diffondere la storia delle tradizioni territoriali legate alla loro lavorazione e soprattutto, veicolare la conoscenza dell’evoluzione delle tecnologie e delle architetture contemporanee che hanno caratterizzato la loro trasformazione”.
La Regione Puglia, con l’Assessorato regionale allo Sviluppo Economico, intende riproporsi come grande protagonista di Marmomacc 2007 con la realizzazione di uno stand istituzionale che intende promuovere le eccellenze e le ampie potenzialità di sviluppo del settore lapideo pugliese.
Nel rinnovare la grande attenzione posta al confronto con gli operatori specializzati, nel corso della manifestazione, la Regione Puglia promuoverà, un’importante mostra ed un convegno specialistico sulle tematiche legate al percorso delle Pietre di Puglia, passando dalle architetture della tradizione che caratterizzano il paesaggio storico alle opere dell’architettura contemporanea.

Puglia di Pietre
Da quando l’uomo ha iniziato a segnare la modificazione del paesaggio con il gesto primordiale di alzare pietre (dolmen) a testimonianza del proprio passaggio, la Puglia ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella realizzazione di opere che hanno caratterizzato la storia dell’architettura fino ai nostri giorni.
Ne sono un valido esempio i resti delle costruzioni greche e romane diffuse sul territorio, e la forza delle opere romaniche e gotiche in pietra di Trani, dalle straordinarie cattedrali alle possenti fortificazioni militari, all’eleganza del rinascimento e dei suoi palazzi e chiese, per passare al barocco leccese caratterizzato dal virtuosismo insito della pietra tenera delle cave di Cursi e ancora fino alle sperimentazioni strutturali in pietra di Apricena del progetto di Renzo Piano per l’Aula Liturgica di Padre Pio.
Altrettanto valida la modificazione continua e spontanea delle architetture minori che pure segnano in maniera indelebile il paesaggio pugliese, dai trulli ai muri a secco della valle d’Itria, alle chiese rupestri dell’area messapica, alle masserie ed ai grandi borghi rurali dell’area garganica, fino alla sistemazione di spazi ed edifici pubblici della contemporaneità.
Tutto il territorio di Puglia è segnato dalla forza della pietra e dalla sua capacità di raccontare, attraverso le sue lavorazioni, la storia delle trasformazioni del paesaggio e delle architetture che lo caratterizzano.
L’ipotesi della partecipazione alla edizione 2007 della Mostra Internazionale dei Marmi di Verona, parte da questa premessa per realizzare un progetto in grado di presentare il carattere della Regione nel rapporto strettissimo che lega le pietre alla modificazione del paesaggio, dalle origini ai nostri giorni.

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Lorenzo Colonna – Edificio per uffici – Altamura (Bari)

Mostra
La mostra, curata da Domenico Potenza, illustrerà attraverso una sezione introduttiva dei territori storici della Regione, quelle opere di architettura degli ultimi anni, maggiormente significative dell’espressione del rapporto tra tradizione storica ed innovazione contemporanea, rappresentando i diversi territori con le peculiarità dei propri materiali, delle proprie lavorazioni e dei propri prodotti.
Per ognuno dei territori saranno selezionate opere di architettura contemporanea (tra quelle più significative per l’uso diffuso e consapevole dei materiali lapidei).
I territori sono quelli già individuati dalla Regione in molte delle occasioni di promozione e valorizzazione dei prodotti lapidei, ed in particolare le aree di Apricena, quella di Trani, quella di Corato Minervino e quella di Cursi e Lecce.
Ogni opera sarà rappresentata con quattro pannelli nei quali saranno evidenziati, con particolare attenzione i dettagli costruttivi nella utilizzazione dei materiali lapidei. Ognuna delle singole sezioni sarà presentata da due pannelli introduttivi utili a spiegare il rapporto tra territorio, materiali ed opere realizzate.
Completeranno la Mostra:
il video che accompagnerà i pannelli espositivi, per illustrare un’ideale viaggio nelle terre di Puglia attraverso i luoghi e le opere di maggiore interesse, mostrando con grande attenzione il legame strettissimo tra la natura delle sue pietre e l’immagine del suo paesaggio. Il video avrà durata breve (massimo 10 minuti) e sarà istallato come introduzione alla mostra, prima della esposizione dei pannelli.
il catalogo che raccoglierà, in un’unica pubblicazione, tutti i materiali della mostra, fornendo un supporto informatizzato di tipo interattivo per la riproduzione del video e per l’approfondimento di aspetti specifici di ognuna delle opera presenti nella mostra. Il catalogo conterrà un saggio storico introduttivo di Amerigo Restucci, una presentazione dell’opera di Alessandro Anselmi per il cimitero di Parabita (LE), una introduzione alle opere di architettura contemporanea di Alfonso Acocella.

Convegno
A Verona l’inaugurazione della mostra sarà celebrata con l’organizzazione di un convegno, al quale prenderanno parte, oltre ai curatori della mostra, esperti e studiosi che da sempre mostrano attenzione allo sviluppo degli studi e delle ricerche su questi temi.
Saranno invitati a discutere il tema della mostra:
– il prof. Amerigo Restucci dello IUAV di Venezia
– il prof. Alfonso Acocella della Università di Ferrara
– il prof. Alessandro Anselmi Università di Roma
La realizzazione del progetto e la produzione di tutti i materiali ad esso connessi costituiscono un primo indice di contenuti per la programmazione di un’area di comunicazione specializzata delle “Pietre di Puglia” all’interno di Portali regionali già esistenti o in allestimento. In esse si presenteranno la storia ed i luoghi della Regione, i materiali e le sue lavorazioni, i progetti e le sue architetture, i progettisti e le aziende di trasformazione, le attività e gli eventi proposti.

Il premio
Nel corso del convegno verrà conferito un riconoscimento speciale ad un’opera storica realizzata in pietra leccese, il cimitero di Parabita (in provincia di Lecce) in occasione dei quaranta anni dalla sua progettazione, un’opera che ha segnato un’intera stagione della storia dell’Architettura italiana e che a distanza di anni conserva ancora intatto il suo fascino e la sua forza progettuale. Per l’occasione sarà invitato l’arch. Alessandro ANSELMI (Gruppo GRAU) ad illustrare le peculiarità di un progetto così significativo per l’Architettura di Pietra di quegli anni.

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Renzo Piano Building Workshop – Aula Liturgica Padre Pio – San Giovanni Rotondo (Foggia)

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16 Settembre 2007

English

“Stone in Puglia” at the 42nd MARMOMACC.

The Region Puglia will once again attend the show and is organising an exhibition and a convention to outline the evolution of local stones and the architectures where they are characteristically used.

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In the wake of huge success at previous editions, the Puglia Region (Department for Economic Development and Technological Innovation) has reconfirmed institutional participation at the 42nd edition of Marmomacc, the International Natural Stone and Technology Show.
The event is scheduled in Verona 4-7 October.
“Marmomacc is a vital occasion,” said Sandro Frisullo, Councillor for Economic Development and Technological Innovation, “for all producers, operators and decision makers seeking to come to the fore in an increasingly specialised and competitive context. Puglia and its ‘system’ will attend once again, not only to enchance its excellent stone materials but also to promote the history of territorial traditions associated with their processing and, especially, communicate awareness of evolution in technologies and contemporary architectures characterising their conversion.”
The Puglia Region, through the Regional Department for Economic Development, intends to play a major role at Marmomacc 2007 with an institutional stand to promote excellence and the potential development scopes for the Pugliese stone industry.
The special focus on trade operators during the show will once again see the Puglia Region promote an important exhibition and specialist convention dealing with topics involving Puglia Stones, embracing the traditional architecture characterising the historic landscape and works of contemporary architecture.

STONE IN PUGLIA

Introduction
Ever since Man began to mark his modifications of the landscape with the primal gesture of raising stones (dolmens) bearing witness to his passage, Puglia has always played a fundamental role in the creation of works that have characterized the history of architecture through to modern times.
Superb examples include the remains of Greek and Roman buildings all over the territory, the imposing Romanesque and Gothic works in Trani stone, extraordinary cathedrals and mighty military fortifications, the elegance of the Renaissance and its palaces and churches, not to mention the Baroque in Lecce characterised by the inherent virtuosity of the “tenera” stone from the Cursi quarries and no less the structural experiments in Apricena stone in the project by Renzo Piano for the “Aula Liturgica” dedicated to Padre Pio.
Another equally valid aspect concerns the continual and spontaneous modification of the minor architectures that nevertheless indelibly mark the Pugliese landscape – the “trulli” and dry walls of Valle d’Itria, the craggy churches in the Messapia area, the farmsteads and large rural hamlets in the Gargano area, till to the contemporary redevelopment of public spaces and buildings.
Puglia the whole region is hallmarked by the power of stone and by its capacity to narrate – through the way it is processed – the history of changes in the characteristic landscape and architecture.
The idea of attending the 2007 edition of the Verona International Natural Stone Exhibition started from this introduction to develop a project to highlight the character of the Region and the close relationship that has always linked stone and landscape modifications from the remote past to our own days.

Presentation of the Exhibition
This exhibition, coordinated by Domenico Potenza, will illustrate – through a section introducing the historical territories in Region – those works of architecture over recent years that best express the relationship between historic tradition and contemporary innovation. The various areas will be outlined to highlight the special features of their materials, processing operations and products.
Each territory will be exemplified by works of contemporary architecture (especially the most important as regards widespread and informed use of stone materials).
These territories have already been identified by the Region on many occasions during events promoting and valorising stone products and particularly focus on areas around Apricena, Trani, Corato Minervino, Cursi and Lecce.
Every work will be illustrated by four panels carefully highlighting construction details, concerning the use of stone materials. Each section will be presented by two introductory panels to explain the relationship between territory, materials and the works themselves.

The exhibition will also include:
a Video alongside the exhibit panels outlining an ideal tour around Puglia taking in the places and works of most interest to emphasise the strong bond between the nature of local stones and the image of its landscape. This will be a short video (10 minutes) and will provide an introduction to exhibition prior to the display of the panels.
a catalogue embracing all exhibition materials complete with inter-active IT support for playing the video analysing the specific aspects of all the works included in the event. The catalogue will include an historic introductory essay by Amerigo Restucci, a presentation of the work by Alessandro Anselmi for Parabita Cemetery (LE) and an introduction to the works of contemporary architecture by Alfonso Acocella.

The Convention
The inauguration of the exhibition in Verona will be celebrated by a convention to which not only take part the curators of the exhibition but also experts and academics who have always focused on studies and research into these and related topics.
Speakers invited to discuss the central theme of the exhibition include:
Prof. Amerigo Restucci, IUAV, Venice
Prof. Alfonso Acocella, University of Ferrara
Prof. Alessandro Anselmi, University of Rome
The development of the project and the realisation of all related materials form the initial contents for programming a specialised communication area for “Stones of Puglia” in existing and future regional internet portals. They will outline the history and the places of the Region, its materials and processing operations, projects and architecture, designers and conversion companies, activities and events.

The Award
The convention will also host the presentation of a special award to an historic work in Lecce stone – Parabita Cemetery (province of Lecce) – to celebrate the 40th anniversary of its design. This work has exerted important influences on the current history of Italian architecture and still retains all its fascination and design impact. Architect Alessandro ANSELMI (GRAU Group) has been invited for to illustrate the special features of such an important project for stone architecture of those years.

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14 Settembre 2007

News

Network Tecnologici

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SITdA, come si legge nella Missione della società scientifica, è stata fondata con lo scopo di costituire un’ampia ed inclusiva rete di docenti, ricercatori e cultori della tecnologia dell’architettura.
Attraverso le diverse iniziative di SITdA, tale rete umana “Promuove, sviluppa e divulga iniziative e ricerche di alto profilo in tutte le aree della Tecnologia dell’Architettura. Stimola l’attenzione pubblica sul valore sociale, culturale, economico e politico della ricerca tecnologica nell’architettura. Offre accesso ad una pluralità di soggetti istituzionali, alle comunità accademiche, a quelle tecniche e imprenditoriali, nonchè al vasto pubblico e ai media, nei confronti di un vasto corpo di conoscenze e informazioni scientifiche, per contribuire a definire i termini di riferimento del dibattito sulla qualità dell’ambiente costruito.”
Per assolvere efficacemente e con successo a tali compiti è necessario che i membri di tale comunità, riguardabile come un Network, acquisiscano progressivamente una crescente automotivazione alla partecipazione del progetto generale e una determinazione allo sviluppo di relazioni e contenuti specifici.

Le ragioni intrinseche del Network Tecnologi
Più volte in questi ultimi mesi ci siamo indagati sulle motivazioni di fondo, di natura personale, per un impegno alla prefigurazione del Network Tecnologi e quali fra queste, eventualmente, condivisibili con gli altri membri fondatori della Società Italiana della Tecnologia dell’Architettura.
Per giustificare e interpretare l’entusiasmo d’avvio abbiamo scomodato, ad un certo punto, uno stato emotivo interiore portatore di senso, quasi collegabile al concetto di felicitas, o quantomeno di empatia per le opportunità, gli accadimenti della vita activa.
Riflettere sui valori e i diversi “ingredienti” della vita – approfonditi ormai anche all’interno delle teorie economiche evolvendo l’approccio classico – significa, ricollegarsi a due categorie fondamentali affatto omogenee: i beni relazionali, con i loro valori intrinseci e gli artefatti (fisici quali le merci, o anche di natura immateriale quali risultati, successo, notorietà) che sempre più cercano di surrogare i primi attraverso i loro valori estrinseci.
Nella ricerca e nell’accesso agli artefatti il comportamento può essere valutato prevalentemente, se non esclusivamente, un fatto strumentale, un mezzo attraverso cui raggiungere obiettivi personali o di gruppo. Ciò che conta sono i risultati acquisiti, o acquisibili.
Differentemente esistono esperienze in cui il comportamento umano non è unicamente strumentale ma diventa, per larghi tratti, un valore e un fine in sè, mosso ed alimentato empaticamente da motivazioni interiori.
Fra i valori intrinseci possiamo indicare sicuramente gli atti partecipativi ai beni relazionali (polis, comunità, volontariato, famiglia, amicizia…) nei quali risulta difficile disgiungere il comportamento (mezzo) dal risultato (scopo) in quanto il primo conferisce senso al secondo e il secondo orienta il primo.
È questa l’idea-forza posta, prima di ogni altra motivazione, alla base del nostro lavoro e che ci auguriamo possa essere condivisa dagli altri membri di SITdA dando vita alla costituzione e al consolidamento della comunità fondativa d’origine (quella del settore disciplinare ICAR 12) ri-organizzata nelle forme sociali del Network. Un Network che valutiamo come un “bene-relazionale” che vale in sè per i legami umani intrinseci e le condivisioni di conoscenze arricchenti che può dischiudere.
La partecipazione alla prefigurazione e allo sviluppo del Network Tecnologi è coinvolgimento alla condivisione del processo e delle scelte culturali che saranno poste dall’Associazione. Chiaramente la partecipazione comporta impegno e consumo di una parte del proprio tempo.
Può sorgere naturale, allora, la domanda: perchè devolvere tempo, lavoro, competenze ad un progetto collettivo senza evidenti, immediati e diretti ritorni personali ?
In realtà, oltre al valore intrinseco connesso alla partecipazione del bene relazionale, riteniamo esista – sia pur in forma intangibile – una sorta di “remunerazione” in termini di affinamento e crescita delle competenze personali interagendo all’interno delle attività e delle relazioni di un progetto identitario complesso, culturalmente ambizioso.

Le ragioni estrinseche del Network Tecnologi
Affrontare la competizione dell’attuale economia della conoscenza significa intravedere delle mete, lanciare delle sfide e assumere degli impegni e delle scelte utili a raggiungere gli obiettivi prefissati.
SITdA sembra volersi inserire, coscientemente, all’interno dell’orizzonte culturale che il nuovo millennio consegna su scala globale alle società avanzate quando inscrive nell’incipit del manifesto della sua costituzione i seguenti obiettivi:
“Promuovere la tecnologia dell’architettura, i suoi concetti guida, le sue innovazioni e le sue sfide, nei confronti dei soggetti istituzionali: ministeri, regioni, enti pubblici, enti locali, istituti di ricerca, nonchè nei confronti di enti, aziende e associazioni private.
Sostenere la cultura della ricerca nella tecnologia dell’architettura in Italia, attraverso la creazione di un ampio e inclusivo network di accademici strutturati nell’area disciplinare, offrendo risorse informative per la formazione e la qualificazione dei giovani ricercatori e incoraggiando l’esplorazione di aree emergenti dell’innovazione tecnologica in architettura, anche promuovendo ricerche di carattere teorico e applicativo.
Collaborare alla ricerca internazionale negli ambiti interessati e correlati alle tecnologie dell’architettura e all’innovazione nelle costruzioni, attraverso incontri per lo scambio di idee, rigorosi processi di valutazione dei contributi scientifici, coltivando i collegamenti con organizzazioni e istituzioni operanti a livello internazionale.”
Ma a porsi degli obiettivi, a lanciare le sfide sono sempre degli uomini e nel caso di SITdA i suoi soci_membri, molti dei quali già noti – riuniti “in linea teorica” in una comunità scientifica di natura accademica – e molti altri ancora da “rintracciare”, “raggiungere”, coinvolgere all’iniziativa, attivi nella società civile, produttiva, culturale, istituzionale.
È questo il compito che si sta davanti, un impegno di tutti i membri di SITdA.
Il Comitato Tecnico non potrà essere che un catalizzatore e un volano temporalizzato per attivare il processo aggregativo ed organizzativo iniziale.
L’obiettivo principale del Network Tecnologi è quello di incentivare, consolidando e strutturando rapporti e relazioni già esistenti o creando nuovi ponti e collegamenti, pratiche di scambio e collaborazione, sviluppo di progetti e ricerche scientifiche.
Il primo passo è tentare di coinvolgere i membri del Network, ricevendone attenzione e sollecitazioni, in vista del superamento delle diffidenze e delle inerzie alle pratiche collaborative nella produzione di contenuti e di progettualità di rete, necessarie all’attivazione d’origine di quel processo capace di suscitare confronti, condivisione di conoscenze, prefigurazione di iniziative in nome (e per conto) di una società scientifica quale vuole essere SITdA.
Il secondo passo, da effettuare in tempi ravvicinati, è l’evoluzione della piattaforma tecnologica di rete, quale infrastruttura e canale di comunicazione in grado di assicurare connessioni efficaci e condivisione di contenuti.
Alla piattaforma digitale di rete, con ruolo di spazio relazionale e comunicativo, sarà nel tempo associata una Rivista a stampa poste nell’insieme a rappresentare gli organi scientifici di accreditamento: canali di social networking, di medium comunicativi per la produzione e ridistribuzione dei contenuti culturali di SITdA.
Il mettere in atto un dialogo tra intelligenze e competenze diverse per un irradiamento nel Paese di una visione attualizzata della tecnologia dell’architettura si inscrive nella consapevolezza della irriducibile dimensione corale (e sempre più interdisciplinare e transdisciplinare) della ricerca scientifica contemporanea offrendo un circuito di condivisione a chi lo voglia partecipare.
In un momento storico (e purtroppo lungo) di crisi di intelligenze qual è quello attuale per la società italiana ogni Istituzione è ciò che “crea” e “mette in essere”. Il Network Tecnologici potrebbe provare a farsi sentire (costituendo ambito di sedimentazione, di elaborazione di linee di ricerca, ipotesi di lavoro ecc.) nel valore potenziale della sua massa critica interna e, a breve, anche esterna – come una presenza nuova e come risorsa per il settore e i suoi potenziali interlocutori istituzionali.

Il Netwok Tecnologi in rete
Il fenomeno recentemente esploso del social network – nella visione di spazio relazionale prodotto dall’incontro di molte persone che si esprimono attraverso un medium condiviso scambiandosi informazioni, contatti, artefatti culturali – riproduce le logiche di comunicazione e di fiducia dei gruppi sociali “trascinandole” e “ricollocandole” in ambienti virtuali potenti e pervasivi capaci di favorire relazioni condivise (e arricchenti) al di fuori di limitazioni di tempo e di spazio. Quel tempo e quello spazio profondamente cambiati negli ultimi venti anni proprio dal virtuale digitale, dalla velocità e fluidità dell’informazione, dall’interattività a distanza.
La fusione dei concetti di comunità e connessione, come sappiamo, ha oggi un nome preciso: connettività. La connettività è l’opportunità che l’attuale livello della tecnologia mette a disposizione dell’individuo contemporaneo “relazionandolo” ed “integrandolo” in una comunità in grado di produrre, scambiare, condividere informazioni; un modo di partecipare alla rivoluzione in atto dei sistemi di comunicazione rivolto a recuperare una “cittadinanza” e una pratica di ri-utilizzo attivo delle tecnologie per sviluppare pratiche di interazione legate alla visione del social networking, rafforzative e non sostitutive delle relazioni dirette e frontali all’interno delle comunità: in tal senso si recupera l’accezione scolastica di virtualità come potenzialità operativa, e dunque non sostitutiva di quest’ultima.
Anche il Network Tecnologi, comunità accademica e scientifica nazionale e, al futuro prossimo, internazionale – può sperimentare l’orizzonte e le opportunità della connettività di rete.

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Lo spazio di visualizzazione dinamica e processuale dei contenuti, delle azioni_interazioni dei membri del Network Tecnologi può essere aperto sulla rete di internet in un ambiente di registrazione, accumulo, capitalizzazione e condivisione di contenuti identificabile nel web site istituzionale della società scientifica riguardabile come baricentro pulsante della comunità, articolato in aree istituzionali, in agenda, in blog, in progetti scientifici, in banche dati bibliografiche ecc.; a questo spazio la connettività della rete assicura i flussi complessi di relazione e di scambio. Sarà qui possibile:
– visualizzare e condividere competenze, risorse e contenuti (di origine individuale, di gruppo o collettive) in auto produzione e distribuzione
– ridurre il concetto di distanza e di “dispersione” territoriale, rafforzando i rapporti soprattutto fra coloro che più raramente si frequentano per motivi di lontananza
– ottimizzare e tesaurizzare i plus di rete in quanto canali comunicativi complessi e multipolari con elaborazione parallela dell’informazione e feedback continuo
– amplificare le connessioni relazionali e contribuire ad un ambiente stimolante e creativo
– gestire i contenuti prodotti dal Network Tecnologi nei loro valori di beni economici e di attrattività attraverso l’ipotesi di un sapere liberato da titolarità dell’editoria proprietaria
– radicare e consolidare l’identità di SITdA e i valori stessi dei progetti della società scientifica.

Livelli partecipativi
Il Network Tecnologi in rete può essere “spinto” verso un processo altamente in-formativo, auto-formativo e relazionale sviluppando nel tempo azioni utili al consolidamento dell’identità della Comunità SITdA che si orienta dinamicamente verso un sistema di scelte, di progetti, di azioni.
La processualità della sedimentazione della coscienza e delle potenzialità del Network, da ricercare in un circuito ampio ed articolato di opinione, è indirizzabile alla creazione di una rete attiva di intelligenze in grado di esprimersi liberamente in forma individuale, in gruppo o collettivamente.
Nei progetti di rete ad alta partecipazione la visione del tradizionale concetto di gestione centrale (o quella di poli chiusi ed autoreferenziali) non ha più ragione di esistere a favore di una filosofia collaborativa a guadagno condiviso qual è quella che permea la parte migliore e più innovativa delle comunità scientifiche e culturali in Rete. La collaborazione e il valore del collettivo, tipici di ogni processo di social network, spinge ad affrontare con più slancio e determinazione sfide e progetti. La filosofia dei valori condivisi presuppone interazioni ed azioni che si producono lungo i canali comunicativi attraverso cui ciascuno dona (o scambia) qualcosa e ciascuno ne guadagna qualcosa dalla capitalizzazione comune delle informazioni e della conoscenza.
Abbiamo provato a prefigurare uno scenario di connettività per SITdA in cui human Network, Comunità, connessione si fondono dando vita a un processo unitario e condiviso.
Per il quadro culturale dell’Italia, riteniamo, si tratterebbe di una vera innovazione in quanto sono poco diffuse le piattaforme abilitanti di social networking e i progetti sviluppati in rete sono patrimonio di ambienti ristretti e di piccoli gruppi.
La partecipazione alla vita del Network Tecnologi attraverso la produzione di contenuti, la condivisone di iniziative scientifiche è vista e prefigurata attraverso un approccio aperto che presuppone un modello collaborativo e paritetico fra i membri del Network. Il processo di costruzione del progetto culturale (fondazione, sviluppo e capitalizzazione di contenuti in rete) si articola su tre livelli di contribuzione: individuale, di gruppo, collettivo.

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Il primo livello è individuale. Si riserva, in questo caso, un assoluta “attribuzione” dei contenuti prodotti dal singolo membro del Network, associandoli alla sua personale reputazione. Siamo di fronte alla forma tradizonale di produzione di artefatti culturali; questi ultimi si stratificano e si diffondono, però, nel caso specifico, in uno spazio comunicativo molto particolare e diverso.
Al processo di produzione di contenuti si associano infatti gli atti nuovi ed autonomi della editazione, della trasmissione e ridistribuzione elettronica, della stessa titolarità proprietaria nello spazio della Rete. Il modello tradizionale si è trasformato; il valore (anche “economico”) dei contenuti, della conoscenza non ha più una regime proprietario esterno (l’editore tradizionale) ma rimane valore e patrimonio dell’autore che lo condivide (all’interno e all’esterno Network) e lo consegna alla capitalizzazione dello spazio editoriale di SITdA.
Il secondo livello di contribuzione è di gruppo. Aggregando competenze, creando relazioni i gruppi interpretano le potenzialità completamente nuove del Network Tecnologi. È il caso in cui singoli componenti si aggregano in team per lo sviluppo di ricerche, studi, progetti valorizzando conoscenze e professionalità diverse riportando poi i risultati di lavoro in rete per la loro condivisione e diffusione.
Questo livello impone, a chi vi partecipa, una maggiore finalizzazione alle mission condivise di una parte della propria autonomia e personalità, e il cumulo di intelligenze e l’aumento della creatività che si sviluppano in un ambiente collaborativo offrono ai team i vantaggi tipici dell’effetto squadra.
Il terzo livello dell’essere in rete dei membri del Network Tecnologi è quello della comunità. Sia pur agenti singolarmente o riuniti in gruppo, tutti i partecipanti attivi nel processo di social networking producono uno sull’altro contenuti creando valore che va ad accumularsi nel tempo, ricadendo con i sui benefici sia sui produttori specifici che sulla comunità rappresentata da SITdA.

Il volano del Network | Redazione territoriale di rete
All’interno di quella che è la strategia di fondo del Network Tecnologi, orientata a promuovere relazioni e condivisione di percorsi culturali e scientifici a tutti membri senza esclusione alcuna, si ravvisa la necessità – soprattutto nella fase di avvio del processo di connettività – di individuare, sulla maglia della geografia multipolare delle Università che hanno aderito a SITdA, una serie di membri fortemente motivati allo sviluppo del progetto del Network e alla creazione dei contenuti di partenza da condividere in rete.
L’idea di fondo è la prefigurazione di una redazione, aperta e spazializzata territorialmente nel Paese, capace di essere rappresentativa di tutte le Università che hanno aderito al progetto SITdA. La dislocazione delle Facoltà di Architettura sui diversi territori regionali copre quasi interamente il Paese con l’eccezione delle regioni Basilicata, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Valle d’Aosta.

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Si punta, in particolare, all’individuazione e alla messa in connessione di membri di SITdA interessati alla produzione di contenuti.
Ogni singolo nodo della redazione rappresenta un punto di riferimento, di organizzazione e di proposizione decentrata che converge verso la struttura degli organi elettivi (o loro delegati) di SITdA.
Nodi interconnessi fra loro e caratterizzati alla massima agilità e flessibilità di proposizione e implementazione del blog e/o dei progetti scientifici in rete che nel tempo saranno sviluppati.
I compiti della redazione in rete possono essere schematizzati:
– partecipazione attiva al monitoraggio e alla produzione dei contenuti da editare all’interno del web site Tecnologi.net
– comunicazione ed interazione interna al polo di Facoltà di riferimento
– attività di coinvolgimento alla produzione di contenuti e di progettualità rispetto agli altri membri SITdA della Facoltà di riferimento.
L’obiettivo strategico della redazione di rete è di generare contenuti, idee, proposizioni, interazioni, immaginazioni e motivazioni più sentite.
Il successo del progetto digitale (e anche di quello più generale SITdA) sarà legato alla capacità di saper rispondere alla domanda personale di senso (ma anche a quella che potrebbe essere posta dall’esterno): “che cosa ci faccio qui, in questo progetto”?
La redazione del Network Tecnologi, quindi, come gruppo coeso ed aperto di membri che voglia assumersi la responsabilità di animare il progetto dei contenuti e, insieme a questi, anche lo sviluppo delle relazioni interpersonali con le soddisfazioni – future – del successo (o la delusione del fallimento) dell’iniziativa culturale.
I nodi della Redazione di rete sono di seguito elencati:

POLITECNICO DI TORINO | Facoltà di Architettura
POLITECNICO DI MILANO | Facoltà di Architettura e Società
UNIVERSITA’ DI UDINE | Facoltà di Ingegneria
UNIVERSITA’ IUAV DI VENEZIA | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI FERRARA | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI GENOVA | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI BOLOGNA | Facoltà di Architettura di Cesena
UNIVERSITA’ DI FIRENZE | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI CAMERINO | Facoltà di Architettura di Ascoli
UNIVERSITA’ DI CHIETI | Facoltà di Architettura di Pescara
UNIVERSITA’ DI ROMA La Sapienza | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI ROMA TRE | Facoltà di Architettura
POLITECNICO DI BARI | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI NAPOLI Federico II | Facoltà di Architettura
SECONDA UNIVERSITA’ DI NAPOLI | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI REGGIO CALABRIA | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI PALERMO | Facoltà di Architettura
UNIVERSITA’ DI CATANIA | Facoltà di Architettura di Siracusa

I poli di rete si identificano attraverso un autonomo e paritetico valore propositivo e comunicativo. I loro compiti attengono:
– produzione contenuti del progetto digitale SITdA
– coinvolgimento alla produzione di contenuti
– comunicazione interna alle singole sedi
– editazione contenuti on web
L’organizzazione dei poli della redazione di rete è prefigurata attraverso nuclei di membri SITdA da individuare all’interno dei soci ordinari con un coordinamento delle attività svolto dagli organi direttivi di SITdA (o suoi delegati).

L’architettura dei Network
Nello sviluppare un network sociale è fondamentale valutare l’assetto costitutivo ed organizzativo di partenza, le relazioni e le interazioni sviluppabili, la sua flessibilità evolutiva nel tempo.
Il Network Tecnologi trova la sua architettura nella struttura organizzativa e relazionale dei soci che formano l’human network d’avvio.
Le classi dei soci contemplate dallo Statuto sono quattro ma, sostanzialmente, riconducibili – quanto a tipologie di profilo – a tre categorie:
– soci ordinari (inclusivi dei soci fondatori)
– soci onorari e benemeriti
– soci sostenitori.

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Soffermarsi brevemente sui profili delle classi dei soci può essere utile per iniziare a delineare i caratteri del Network Tecnologi offrendo una fotografia del momento fondativo ed aprire la riflessione sulle potenzialità evolutive e strategie future.
Omogenea, e identificata in partenza – almeno al momento -, risulta la categoria relativa ai soci ordinari, formata da docenti, ricercatori di ruolo, dottori di ricerca del settore disciplinare della Tecnologia dell’Architettura ICAR 12.
È prevista la possibilità di uno “slargamento” dell’area dei soci ordinari con “altre immissioni”: “Possono ottenere l’iscrizione – si legge nello Statuto – come soci ordinari anche persone che non rientrino nelle categorie precedenti e che per loro formazione scientifica o tecnica, o per la loro esperienza aziendale o per la loro attività professionale attuale rientrano tra i cultori delle discipline dell’area della Tecnologia dell’Architettura.”
Dalla politica che verrà adottata per tali immissioni – più o meno indirizzata nel futuro ad “aprire” e “diversificare” rispetto al nucleo d’origine di natura accademica di SITdA – ne deriverà, chiaramente, un’articolazione della compagine delle figure e dei profili presenti nella categoria dei soci ordinari, destinata ad essere, molto probabilmente, quella più numerosa.
La seconda categoria inerente i soci onorari e benemeriti, sarà alimenterà “per chiamata” coinvolgendo al progetto e alle iniziative della società scientifica: “esponenti del mondo culturale e professionale, italiani e stranieri, che si siano particolarmente distinti nell’ambito disciplinare della Tecnologia dell’Architettura”.
Questa classe di soci sembra potersi leggere come una sorta di comitato scientifico onorario internazionale, in cui, a fianco dei “padri benemeriti” italiani dell’area disciplinare della Tecnologia dell’Architettura, potranno aggiungersi quanti oggi nell’operatività o nell’approccio teorico rappresentano riferimenti significativi rispetto alle linee di sviluppo precisate nella Missione di SITdA
La proiezione questa classe di soci onorari verso l’orizzonte transnazionale appare fondamentale, sia per i valori intrinseci di apertura a scambi culturali vasti su base globale, sia per quelli eminentemente strategici di attrattività esercitabile da personaggi di comprovata reputazione.
La terza categoria dei soci dell’Associazione è quella dei soci sostenitori: “Istituzioni scientifiche, Società, Enti pubblici o privati, Istituzioni ed Associazioni culturali e professionali”. L’iscrizione avviene – in questo caso – per domanda e su parere favorevole del Comitato Tecnico SITdA. Questa classe di soci rappresenta, indubbiamente, il ponte di collegamento e radicamento nella realtà istituzionale, culturale, produttiva, professionale del Paese.

Alfonso Acocella

Il 15 settembre si terrà a Lecco il

2° Workshop SITdA
Verso la Società Italiana di Tecnologia dell’Architettura

Politecnico di Milano
Polo Regionale di Lecco
Via Marco D’Oggiono 18/A Lecco

Tutte le informazioni e il programma su Tecnologi.net

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12 Settembre 2007

Elementi di Pietra

La ricerca di Marmart a tutto tondo

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Parete “Oriente”, insieme e particolare

Marmart, l’azienda pugliese che da due generazioni nel settore della lavorazione dei lapidei, avviata da Francesco Ricciardi e ora portata avanti assieme ai figli Filomena, Tommaso e Grazia, negli ultimi anni ha deciso di sfruttare il proprio bagaglio conoscitivo e le proprie risorse per rileggere la pietra in tutti i suoi aspetti.
Il rinnovamento del settore è globale e interessa tutte le sue fasi, a cominciare, naturalmente, dal materiale in se stesso.
Oltre ad approfondire la conoscenza e l’uso delle pietre locali infatti, in particolare quelle provenienti dalle cave di Apricena e di Trani, il costante sforzo è nella ricerca di nuovi materiali e riscoperta di quelli in disuso, cercando di superare le mode che di volta in volta prediligono una pietra piuttosto che un’altra.
Segue, uno studio delle caratteristiche tecniche, delle lavorazioni alle quali può essere sottoposto, delle espressioni artistiche più congeniali ai vari tipi di pietre e marmi.
La pietra, il marmo, l’onice vengono guardati, insieme, dall’occhio del marmista, di chi vive di pietra, e dall’occhio di chi proviene da altri ambiti culturali e sociali pur se vicini alla pietra, come l’architetto, il designer o l’artista.
Da una parte lo sguardo esterno che può vedere nel materiale nuove possibilità espressive, dall’altra l’esperienza dell’artigiano che evita approcci irrispettosi e collabora con il progettista nel tentativo di esaltare, attraverso il manufatto, la pietra.
L’innovazione di Marmart, prima ancora che nei prodotti, sta proprio in questo, nel capovolgimento del tradizionale rapporto tra azienda e mondo della progettazione. Non più l’architetto che si serve dell’artigiano per la realizzazione dell’opera, neanche l’azienda che cerca l’aura della firma prestigiosa per dare valore promozionale a una collezione, ma un reale tentativo di rinnovamento della maniera di utilizzare la pietra. Per questo l’azienda … mette a disposizione di tutti i progettisti che vogliano tentare strade alternative, la sua esperienza e i suoi macchinari, tra i più avanzati del settore. Sempre nel tentativo di far procedere all’unisono progettazione ed esperienza del materiale, l’azienda ha deciso di avvalersi di risorse progettuali proprie. È così cominciata la collaborazione con l’architetto Terlizzi che, all’interno dell’azienda, si occupa di sviluppare collezioni e nuove soluzioni progettuali selezionando i materiali e seguendo le fasi di sviluppo prototipi assieme all’azienda.

I diversi campi della ricerca
La sperimentazione sta riguardando i seguenti ambiti:

SUPERFICIE

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Biancone di Trani. Rivestimento “Ombre”

La superficie viene incisa, colorata, scavata, traforata, riplasmata, così da creare motivi decorativi, effetti chiaroscurali, ‘increspature’. Diverse operazioni di finitura concorrono a creare l’effetto desiderato

ASSOCIAZIONE

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Marmo Carrara. Rivestimento “Liberty”

Si studia la possibilità di associare la pietra con materiali diversi, in particolare resine, plexiglass, vetro, acciaio, pelle. Non si tratta di semplice accostamento dei due materiali ma di farli collaborare a creare un corpo unico.

MODELLAZIONE

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Rosa Egitto. Rivestimento “Sipario”

Compatibilmente alle caratteristiche del materiale, dare alla pietra un nuovo repertorio formale, in particolare separarla dall’idea di staticità connaturata nell’immaginario collettivo.

PIETRA E LUCE

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Studi di luce sul marmo rosa Portogallo-varietà extremos

Non solo pietra come contenitore di luce ma anche come veicolo della stessa. Non solo l’onice ma anche molte pietre e marmi hanno la capacità di trasferire la luce. Inoltre il materiale stesso si trasfigura e cambia anche in funzione della qualità della sorgente luminosa.
Altro aspetto è la possibilità di cambiare l’aspetto della superficie lapidea cambiando il tipo di illuminazione. Determinati disegni sulla superficie, realizzati lavorando sul chiaroscuro, assumono la caratteristica di accentuarsi o quasi sparire in funzione della posizione della luce. Sviluppando questo aspetto si creano rivestimenti esterni o interni che mutano nelle diverse ore del giorno.

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Pietra Brown. Rivestimento “Terra”

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Il tentativo perseguito, più in generale, è quello di far riscoprire il valore tattile della pietra. Determinate lavorazioni di finitura o di modellazione e decorazione hanno il vantaggio di porre l’accento sull’espressione materica vera e propria oltre che semplicemente su quella visiva. Una delle soddisfazioni maggiori per Marmart nel riscontro con il pubblico è quella di aver stimolato l’utente al contatto diretto con la pietra per apprezzarla anche nelle caratteristiche tattili. Durante l’esposizione di alcuni prodotti a Tokyo lo scorso giugno, per esempio, all’interno della manifestazione “Primavera italiana”, i visitatori dello stand chiedevano con ricorrenza di poter toccare i marmi esposti, stupendosi delle sensazioni che ne scaturivano.
Il concetto che si cerca di trasmettere è che la pietra sia un materiale che stimola i sensi.
Altro aspetto fondamentale del processo intrapreso dall’azienda pugliese volto alla riscoperta della pietra, è la poliedricità. Non più un utilizzo limitato alle stanze da bagno, ai camini e all’edilizia. La pietra è duttile e può essere utilizzata in qualsiasi ambito, per questo Marmart sta sviluppando una linea di complementi che mira proprio ad aprire orizzonti nuovi.
Il passo successivo sarà quello del salto di scala. La sperimentazione ora avviene alla scala del rivestimento interno, ma l’obiettivo è quello di raggiungere la scala architettonica e urbana. È un’idea ambiziosa ma niente di meno che un richiamo all’utilizzo storico dell’elemento lapideo, quando non vi era timore nell’utilizzo della pietra su larga scala.
Ciò che emerge dalla strada percorsa è il costante lo sforzo alla comprensione del materiale ed a svilupparne tutte le caratteristiche, massività e leggerezza, opacità e trasparenza, policromia e monocromia, varietà e omogeneità, nella convinzione che, quasi sempre, la pietra, nonostante molto la si utilizzi, poco la si conosca, poco la si capisca, molto meno la si immagini.

Annamaria Terlizzi

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9 Settembre 2007

Appunti di viaggio

Pietra e luce nello spazio del Sacro.
Il Battistero montiniano di Concesio

“L’artista è profeta e poeta, a suo modo,
dell’uomo d’oggi, della sua mentalità,
della società moderna”.1

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Battistero della Pieve di Concesio (BS). L’antico fonte in marmo botticino ricollocato nel nuovo allestimento dello spazio sacro concepito e realizzato da Gabriella Furlani e Francesco Landucci.

Dall’autunno del 2005 il visitatore che entra nella Pieve di Sant’Antonino Martire a Concesio trova una magistrale opera d’arte contemporanea incastonata nel corpo seicentesco della chiesa. La cappella battesimale, dove nel 1897 ricevette il primo sacramento Giovan Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, è stata completamente riallestita secondo il progetto di Gabriella Furlani e Francesco Landucci, artisti toscani vincitori di un concorso di idee appositamente indetto per l’occasione.
Il programma iconografico e architettonico contenuto nel bando, e basato su di un preciso significato liturgico, è stato interpretato dai due artisti con rigore di contenuti e al contempo con approccio creativo del tutto originale, come un omaggio sentito alla figura di Paolo VI, cultore e sostenitore dell’arte di ogni tempo nonchè delle sue risorse sacrali.
Lo spazio del battistero, che dopo il rinnovamento appare dilatato e rarefatto grazie ad un paziente lavorio di trasformazione delle sue qualità luminose e materiche, contiene le presenze arcane dei quattro elementi naturali; acqua, aria, terra e fuoco che vanno a comporre un ritratto simbolico della vita del pontefice. Nella progettazione della cappella la Furlani e Landucci “hanno congiuntamente sacralizzato tali archetipi in senso cristiano, così da introdurre l’indeterminazione della terra, da enfatizzare l’imponderabilità dell’aria, da indicare la detergenza dell’acqua, da confermare la sacralità del fuoco. Se, da una parte, si ricorda l’uomo che plasmato dalla polvere alla polvere ritorna, dall’altra, si rievoca l’acqua nelle sue limpide trasparenze, l’aria nella sua ineffabilità spirituale, il fuoco nella sua forza purificatrice”.2

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Battistero della Pieve di Concesio (BS). Vista e dettaglio della vetrata-scultura in cristallo, opera di Francesco Landucci.

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Sul muro di fondo del vano due grandi ante dipinte dalla Furlani, sormontate da una lunetta con sette fasci luminosi rivolti verso il fonte battesimale, alludono alla discesa dello Spirito Santo con i suoi sette doni (Isaia 11,2): l’installazione luminescente dei raggi è stata realizzata impastando fibre ottiche con l’intonaco a calce mentre i grandi e scenografici teleri delle ante, appena dischiuse e applicate su di un sottofondo di marmorino bianco e ombrato, sono ricoperti di delicati tratteggi dalle nuances grigio-azzurre con sfumature argentee.
Sulla parete di sinistra si apre una vetrata-scultura realizzata da Francesco Landucci con l’ausilio di Pier Riccardo Olivari, maestro cristalliere di Cerreto Guidi (FI) non nuovo a collaborazioni con artisti e architetti contemporanei; l’opera filtra la luce naturale e richiama l’immagine contorta del serpente con la testa ad entrambe le estremità: simbolo cristiano ancestrale del male originale che solo il battesimo può sconfiggere. Una lacrima vitrea scende sul muro sotto il lato inferiore della finestra trattenuta dalla presenza dello Spirito Santo, mentre le spire del serpente tornano ad avvolgere il piedistallo per il cero pasquale progettato dallo stesso artista.
Una luce limpida e vibrante è protagonista dello spazio, si addensa nelle sculture trasparenti di Landucci, dapprima liquefatta nella fusione amorfa della sabbia silicea con l’ossido di piombo, poi solidificata nella struttura rilucente del cristallo.
È ancora la “materia luminosa” ad essere riflessa dagli astratti grafismi che la Furlani ha ottenuto sulle tele grazie all’applicazione della tecnica della punta d’argento; con essa l’artista ha tracciato un sottile tratteggio su di uno spesso strato di grassello o di biacca utilizzando uno stiletto di argento: i segni, costanti e nitidi sono poi divenuti visibili per effetto dell’ossidazione del metallo e sono stati ingrossati o assottigliati grazie al passaggio di più strati finitura.
L’antico fonte battesimale in marmo botticino, da sempre appartenuto agli arredi della cappella, è stato ricollocato al centro del vano, appoggiato a terra ad una quota ribassata rispetto al piano pavimentale; nell’incasso dove si trova la base di tale elemento scultoreo Gabriella Furlani ha creato una serie di increspature che ricostruiscono plasticamente l’idea dell’acqua scaturita dalla terra per il primo sacramento. La presenza dell’elemento liquido è restituita da un modellato di strisce di tessuto, colla e terra proveniente dal cortile della casa natale del pontefice così da riunire idealmente, sulla superficie pavimentale, la nascita di Paolo VI con la sua morte ricordata dal nuovo piano di calpestio in lastre di travertino romano oniciato, lo stesso materiale lapideo utilizzato per ricoprire il sepolcro del pontefice in Vaticano.
Pietra e cristallo, pellicole di metallo ossidato e fibre ottiche, striature pigmentate e tenui ombreggiature compartecipano così, in un delicato equilibrio tra opacità e trasparenza, alla definizione di un’opera d’arte totale in cui pittura, scultura e architettura si integrano porgendo al visitatore il ricco messaggio simbolico del mistero e della sacralità della vita umana.

di Davide Turrini

Note
1Paolo VI, Allocuzione inaugurata la collezione d’arte religiosa moderna nei Musei Vaticani, 23 giugno 1973.
2 Carlo Chenis, “Luminosità arcane nel linguaggio contemporaneo. Un battistero montiniano per Sant’Antonino Martire” p. 13, in Il battesimo e la rinascita a nuova vita, Brescia, Centro Studi Paolo VI, 2006, pp. 94.

Vai a: Comune di Concesio
Marmo Botticino
Travertino Romano
Cristallo Cerreto Guidi

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9 Settembre 2007

Principale

Abitare il Tempo, Verona, XXII Edizione

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Luca Scacchetti, Concept per la casa di pietra

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Si terrà a Verona dal 20 al 24 settembre 2007 la XXII edizione di Abitare il Tempo, le giornate internazionali dedicate all’arredo di qualità, che da sempre punta su un format fieristico di grande rigore e fascino: un mètissage fra classico e moderno, design e decorazione che oggi è accreditato in tutto il mondo.
Abitare il tempo che si snoda su 100.000 m², di cui 30.000 dedicati a eventi speciali di ricerca, ospiterà quest’anno 700 espositori, di cui 142 produttori esteri, provenienti da 26 paesi. Nei suoi padiglioni fieristici che si distinguono per eleganza e cura degli allestimenti, hanno accolto nella passata edizione 53.132 visitatori di cui 10.094 provenienti da 96 paesi.

Quest’anno il Salone presenta un’assoluta novità legata al settore Contract.
Il nuovo sforzo di Abitare il Tempo prende forma nella mostra-evento “Linking People”, nel nuovo padiglione 7bis, che si estende su un’area di 11.000 mq.
“Linking People”, con le sue nove straordinarie installazioni firmate da brillanti architetti (Lorenzo Bellini, Gianfranco Bestetti, Aldo Cibic, Giugiaro Architettura, Francesco Lucchese, Simone Micheli con Beniamino Cristofani e Salvatore Re, Ettore Mocchetti, Pierandrei Associati, Luca Scacchetti), affronta il tema del Contract esteso alle nuove espressioni del mercato immobiliare del made in Italy che si stanno sviluppando sul territorio inventando nuove tipologie abitative, terziarie e turistiche.
Accanto alle installazioni, è inoltre prevista un’area espositiva rappresentata da aziende leader con marcate specificità contract.

Icona di Abitare il Tempo 2007
Icona di Abitare il Tempo 2007 quest’anno è la Up Chair di Gaetano Pesce, di cui viene riproposta una versione assolutamente inedita della Up5 e Up6, la poltrona in poliuretano dalla forma antropomorfica che il grande designer creò per B&B nel 1969.
Up5, che rievoca figure femminili preistoriche dalle forme giunoniche, è anche metafora di una visione della donna che negli anni ’60 si sentiva prigioniera di se stessa e veniva infatti rappresentata con una palla legata al piede.
Nella trasposizione odierna, quella voluta per Abitare il Tempo 2007, la catena è stata spezzata come rappresentazione della liberazione della donna/poltrona dalla palla/piede e viceversa. Ora entrambi sono finalmente… contenti!
Nel 2005 Alessandro Mendini aveva creato una versione unica della Proust Chair, mentre nel 2006 Marcel Wanders aveva proposto la Knotted Chair, dando vita a un percorso teso a reinterpretare oggetti-icone del design internazionale, ma capaci di trasmettere il significato di un’artigianalità tutta italiana.

Mostre di ricerca
Da sempre la volontà e la capacità di Abitare il Tempo di promuovere i nuovi sviluppi nel campo del design e degli scenari della visualità, delle tecnologie, della produzione contemporanea è testimoniata dalle mostre di ricerca nel padiglione 8, allestito da Luca Scacchetti e Peter Bottazzi, come una grande piazza interna dove il pavimento si muove, si alza, diventa seduta, arco, passaggio, vela, nastro.
Il padiglione 8 accoglierà cinque grandi esposizioni, a partire da Totemcity: un mondo incantato vera e propria galleria d’arte, che nasce da un progetto di Federica Marangoni con la partecipazione della Berengo Fine Arts, un percorso fiancheggiato da totem colorati, 20 opere in vetro di Murano progettate da artisti di tutto il mondo, realizzate a mano con tecniche varie.
Italian New Wave raccoglie le testimonianze del lavoro di 10 università e scuole di design italiane. La mostra, ha come obiettivo quello di esplorare cosa si va sviluppando tra i giovani designer, indagando sulle nuove direzioni di ricerca, in relazione al rilancio del made in Italy nel mondo. Il tema verrà affrontato anche in una tavola rotonda con esperti, critici, imprenditori, che cercheranno di stabilire se oggi si può parlare di una new wave italiana. L’intenzione è quella di far proseguire questo lavoro di approfondimento con una seconda mostra nel 2008, aperta anche al design europeo. Interverrà Philippe Daverio.
Il progetto espositivo di Vittorio Locatelli e Carlo Ninchi, In cerca di Alice è un percorso onirico lungo il quale si muove una moderna Alice, in un campo nero disegnato come una scacchiera, luci intermittenti fanno emergere installazioni che segnano lo spazio, luoghi mentali popolati da mobili, complementi, oggetti, opere d’arte. Lo spettatore-Alice si muove liberamente da un episodio all’altro secondo le associazioni e i moti del proprio pensiero, ma sollecitato insieme dalle evocazioni e dalle correlazioni che la luce sottolinea o suggerisce.
Il visionario artista belga Arne Quinze, creatore della design agency Quinze & Milan presenterà la mostra Mutagenesis. Quinze è un vero e proprio self-made architect che non ha alle spalle università o scuole: è uno street artist, graffitista e membro di una rock band.
Dotato di straordinaria sensibilità per i materiali e di una speciale percezione delle persone e dei temi dei nostri tempi, non è nuovo a insolite performance. Nel 2006 realizza Uchronia, un’enorme scultura costruita con 160 km di legno nel deserto del Nevada, alla quale l’artista trentaseienne ha poi dato fuoco di fronte a 45.000 spettatori.
Imbevuto di una cultura trasversale che vive la globalizzazione come situazione naturale e la esprime indagandone i mutamenti, Arne Quinze è autore di grandi scenografie dove l’organicità esprime la “mutagenesi” come capacità delle forme di mutare.
Nel suo grande allestimento, Quinze collocherà insieme collezioni di arredi e performance metropolitane, una sintesi della sua idea di design ma insieme della sua maniera di guardare al mondo contemporaneo.
A pochi mesi dalla sua scomparsa Abitare il Tempo rende omaggio a Dino Gavina, personaggio geniale e “sovversivo” come lui amava definirsi. Voluta e curata da Carlo Amadori, Vanni Pasca e Luca Scacchetti, la mostra Dino Gavina: omaggio ad un progetto estetico ricorda con prodotti immagini e filmati la figura dell’imprenditore, collezionista-mecenate che ha attraversato la storia del design italiano sempre proteso verso l’innovazione.

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Concept House di Carlo Colombo

Architetture d’interni
All’interno del padiglione 9, “Architetture di Interni” presenta le proposte abitative di designer e aziende che si sono moltiplicate negli ultimi anni. Una serie di progetti in cui il tema dell’abitare viene esplorato secondo ottiche progettuali diverse, sempre nel tentativo di formulare idee che interpretino e insieme offrano risposte alla complessità del mondo contemporaneo. Si tratta di progetti dove l’architetto-curatore è completamente libero da qualsiasi vincolo allestitivo.
Le Architetture sono progettate da:
Peter Bottazzi, Carlo Colombo, Maurizio Duranti, Mario Mazzer, Simone Micheli, Nucleo+Piergiorgio Robino, Matteo Nunziati, Luca Scacchetti, Roberto Semprini, Giovanna Talocci, Enrico e Viola Tonucci, Marco Viola.

Premio Abitare il Tempo 2007
Ad Alessandro Mendini, figura centrale del design italiano e personalità poliedrica, sarà consegnato il Premio Abitare Il Tempo 2007 giovedì 20 settembre.
La giornata di apertura di Abitare il Tempo si concluderà con una serata di gala a Palazzo della Ragione, e gli eventi serali proseguiranno fino al 23 settembre con tre spettacoli di musica, suoni e luci al Museo Lapidario Maffeiano.

Vai a www.abitareiltempo.com

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