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Notizie

9 Maggio 2008

Principale

Architetture in cemento

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Venerdi 16 maggio 2008 alle ore 17:00 presso l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici al Palazzo Serra di Cassano e
mercoledi 28 maggio alle ore 16:30 presso il Palazzo Sant’Agostino a Salerno, Sede dell’Amministrazione Provinciale

si terrà la presentazione del libro edito da CLEAN EdizioniARCHITETTURE IN CEMENTO ARMATO
Sarà presente l’autore Enrico Sicignano

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9 Maggio 2008

News

Costruire con il cartone

Nell’ambito di Città Sottili, Lucense (Lucca Centro Servizi per l’economia), in collaborazione con COMIECO (Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli imballaggi a base Cellulosica), ha realizzato un quaderno sulle caratteristiche tecniche dei materiali cellulosici in commercio.
Il volume, disponibile anche in formato cartaceo su richiesta, è scaricabile gratuitamente dal sito COMIECO in pdf
Il quaderno nasce dal crescente interesse che si sta concentrando nei confronti del cartone e dei suoi derivati da parte del mondo universitario, del design e della produzione. Senza aver la pretesa di la pretesa di essere esaustivo o di costituire un punto di riferimento per gli esperti del settore, quanto di presentare una selezione di materiali, da cui poter trarre validi spunti per impieghi innovativi.

Dall’introduzione
Costruire con il cartone nasce dal crescente interesse che si sta concentrando nei confronti del cartone ed i suoi derivati da parte del mondo universitario, del design e della produzione.
Le conoscenze acquisite nell’ambito della sperimentazione sul cartone possono essere progressivamente trasferite verso il mercato, con applicazioni e realizzazioni di prodotti innovativi.
Il cartone è un materiale vivo. L’attenzione verso materiali organici, eco-compatibili ed innovativi al tempo stesso è sempre maggiore, ed è diretta conseguenza di un circolo virtuoso che inizia dalla raccolta differenziata, passando dal riciclo dei materiali, fino alla nascita di nuovi prodotti, sia di nicchia, che di uso quotidiano.
Tutti i materiali presentati sono realizzati interamente o prevalentemente con carta riciclata e sono a loro volta riciclabili.
Questo quaderno non ha la pretesa di essere esaustivo o di costituire un punto di riferimento per gli esperti del settore, quanto di presentare una selezione di materiali, da cui poter trarre validi spunti per impieghi innovativi.

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7 Maggio 2008

Eventi

LITOTECA | PIETRE D’ITALIA

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LITOTECA | PIETRE D’ITALIA
Lecture di ANNA MARIA FERRARI | Tenax s.p.a. Verona

8 MAGGIO 2008 ORE 11.30 AULA A4
IN COLLABORAZIONE CON VERONAFIERE MARMOMACC
CORSO DI COSTRUZIONI IN PIETRA A.A. 2007/2008
PROF. ALFONSO ACOCELLA PROF. VINCENZO PAVAN

Da rock a Stone: da sempre la pietra è stata usata ed ha condizionato la storia e l’evoluzione umana. Un tempo ricche di simbolismi che anche a tutt’oggi si confermano messaggeri di lusso e ricchezza.
Troppo poco conosciute, però, nella loro più intima fisicità, e troppo spesso usate con aspettative eccessive che inducono talora problematiche rilevanti. Questo perchè manca a tutt’oggi la cultura della pietra o meglio, perchè fino a pochi lustri fa la tradizione marmoraria veniva tramandata oralmente, mentre oggi in piena era tecnologica, tale cultura si sta sfilacciando e scomparendo quale neve al sole proprio in questo impatto sempre più massiccio e internettiano con il mercato globale. E se nel passato più prossimo i dati tecnici di una pietra erano a cappello di una conoscenza già conclamata da parte dei marmisti, ora purtroppo sono solo un punto di partenza necessario ma non sufficiente per la conoscenza del comportamento dei materiali lapidei, poichè, in aree sempre più lontane da quelle di estrazione, cambiano tutti i fattori di utilizzo, conoscenze indispensabili per un corretto uso delle pietre.
In questo panorama, culturalmente fragile, vuole porsi “Pietre d’Italia”, tentativo di connessione e ricucitura tra le informazioni scientifiche e culturali di alto livello ed il recupero della cultura di base legata all’uso dei lapidei. Una “spiegazione” di quelli che sono i materiali italiani per arrivare a suggerirne un corretto uso ed una corretta valorizzazione.

Anna Maria Ferrari
Dall’anno 1988 al giugno 2004 ha svolto attività di docente di geologia presso il Centro di Formazione Professionale del marmo di Sant’Ambrogio di Valpolicella; in vari corsi di Formazione Continua FSE e nel progetto I.F.T.S. STONEMASTER organizzato da Verona Innovazione Azienda Speciale della C.C.I.A.A. – VR; Scuola del Marmo S.Ambrogio di Valp.lla; I.T.G.S. “Cangrande della Scala ” Verona; Università degli Studi di Verona; Videomarmoteca Verona S.C.a r.l.
Fino al 2000responsabile del laboratorio di Prove Tecniche del Centro di Formazione Professionale del Marmo.
Consulente di parte sull’utilizzo e sulla posa di materiali lapidei.
Consulente della CCIAA di Verona per stesura e realizzazione del “Progetto per la realizzazione di un laboratorio di prove tecniche sui prodotti lapidei” approvato con delibera regionale il 29/07/1996 e dal 1996 consulente esterno per la revisione dei progetti relativi a tale laboratorio.
Dal 1997 collaboratrice della Soprintendenza Archeologica di Verona per il riconoscimento di materiali lapidei (marmi antichi) provenienti dal veronese (prot.n.1763 del01/12/1997).
Collaboratrice scientifica nella realizzazione della mostra “I pavimenti settecenteschi disegnati dall’architetto veronese Luigi Trezza (1752-1823)” tenutasi presso la chiesa di Sant’Elena a Verona tra il 26 settembre ed il 26 ottobre 1998.e redattrice del saggio “La materia ed i colori” pubblicato nel catalogo “I pavimenti settecenteschi disegnati dall’architetto veronese Luigi Trezza (1752-1823)” edito nel 1998 dal Gruppo Editoriale Faenza S.p.A..
Collaborazione continua dall’anno 1990 al 2000 con vari periodici di settore (“AZ MARMI”; “Marmomacchine”) e dal 2007 collabora con il Professor Acocella nella realizzazione del Blog architetturapietra2.sviluppo.lunet.it in cui cura l’aspetto petrografico e scientifico dell’analisi delle pietre editate.
Dal 1999 è membro UNI del gruppo di lavoro GL9/SC4 pavimenti lapidei.
Dal 1999 collabora come petrografa presso il laboratorio della ditta Dellas, produttrice di settori e lame diamantati e come docente di “petrografia delle rocce” in un corso tenuto presso la medesima ditta nell’ambito di un progetto di Formazione Continua ex L.236/93 rivolto ai responsabili di laboratorio della ditta medesima.
Da luglio 2000 2005 è responsabile del Centro Prove sul marmo – Laboratori di prova di Volargne (Dolcè) dove si eseguono tests fisico meccanici, chimici, e petrografici su marmi, pietre e graniti secondo normative EN, DIN, ASTM, UNI. Ne ha curato e stabilito il lay out delle apparecchiature, la metodica delle prove con relativa modulistica, il prezziario.
Dal luglio 2005 è assunta dalla ditta Tanax S.p.A per lavoro di ricerca e controllo presso il laboratorio della medesima ditta, nel cui interno segue il progetto GeoLab
Dal 2006 è Fornitore I.C.E. per servizi inerenti i materiali lapidei
Ha al suo attivo una settantina di articoli relativi il mondo delle “Dimensional Stone”

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6 Maggio 2008

Eventi

PRODUCT DESIGN DELLA PIETRA
Relazioni tra cicli di produzione, tecnologie ed impiego della pietra

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PRODUCT DESIGN DELLA PIETRA
Relazioni tra cicli di produzione, tecnologie ed impiego della pietra

Lecture di PIERO PRIMAVORI | Università di Bergamo
7 MAGGIO 2008 ORE 16.30 AULA A4
IN COLLABORAZIONE CON VERONAFIERE MARMOMACC
CORSO DI COSTRUZIONI IN PIETRA A.A. 2007/2008
PROF. ALFONSO ACOCELLA PROF. VINCENZO PAVAN

Nel settore lapideo – uno dei pochissimi per i materiali da copertura/finitura dove l’offerta può adeguarsi alla domanda – il progettista/designer ha la grandissima opportunità di intervenire attivamente nella filiera produttiva per condizionare/orientare il risultato della produzione stessa in funzione delle (sue) esigenze di progetto.
Dalla trasformazione, in particolare – la fase che, nella filiera, segue quella dell’escavazione – un progettista non deve “attendere passivamente il risultato”; tutt’altro: egli può intervenire sulla medesima, modificando radicalmente il risultato finale, nell’ottica della soddisfazione dei requisiti tecnici, estetici e funzionali di un progetto.
Per trarre il massimo dalle possibilità di un materiale lapideo (espressive, cromatiche, tecniche, decorative) è tuttavia essenziale familiarizzare un poco sia con alcune caratteristiche di base della materia prima – la roccia – sia con le tecnologie di produzione. Si scoprirà allora che esistono delle relazioni strettissime tra la pietra, le tecnologie impiegate per lavorarla, i risultati tecnico-estetico-funzionali ottenibili, la posa in opera e la resa in esercizio dell’opera realizzata. Relazioni dalle quali è impossibile prescindere.
Facendo ricorso ad alcuni esempi, il seminario si prefigge lo scopo di illustrare in che modo la risorsa pietra influenza i cicli di produzione e in che modo il design è condizionato dalla pietra stessa.
Nell’ambito degli esempi riportati, ricevono maggior enfasi:
– la descrizione dei cicli produttivi (lastra; marmetta; lavorazioni speciali);
– l’importanza di conoscere la materia prima;
– la finitura superficiale;
– il “taglio a misura” (cut-to-size).
L’esposizione viene completata con un cenno al riutilizzo degli scarti, sottolineando, sempre nell’ottica delle relazioni tecnologia produttiva-design, l’influenza di alcune scelte progettuali.

Piero Primavori
(PI – 15/12/1957); Via P.F. Prinetti, 19 – 56124 PISA (ITALIA);
Tel=Fax 050/576545; Cell.: 348/4129409; e-mail: pieprima@tin.it; pieprima@gmail.com
Laurea Scienze Geologiche (1983), Univ. PI (110/110)
Posizione Attuale: Libero professionista, consulente internazionale settore lapideo; Docente incaricato presso Università di Bergamo (Facoltà di Ingegneria Edile – Corso: TECNOLOGIE ED IMPIEGO DEI MATERIALI LAPIDEI) (unico in Italia)
Posizioni passate: Libero professionista, consulente internazionale settore lapideo. Per 5 anni Titolare ed Amministratore soc. PRISMA s.r.l. Direttore lavori cava “Piastrone” (MS) ’93-’01. Docente incaricato presso le seguenti Università: Dip.to Sc. Terra Univ. Genova, a.a.95/96; Dip.to Sc. Terra Univ. Torino, a.a.96/97, 97/98; Dip.to Sc. Terra Univ. Parma, a.a.00/01; Dip.to Sc. Terra Univ. Siena, a.a.01/02, 02/03.
Affiliazioni professionali: A.N.I.M (Associazione Nazionale Ingegneri Minerari; membro aderente), Ordine Regionale dei Geologi (membro ordinario; N° 607)
Sintesi del profilo professionale: 25 anni di esperienza nel settore dei materiali lapidei. Attività professionale svolta nei cinque continenti (52 paesi):
EUROPA: ARMENIA, ITALIA, SPAGNA, PORTOGALLO, BELGIO, SVIZZERA, UNGHERIA, GRECIA, TURCHIA, FRANCIA, ROMANIA, CROAZIA, SLOVENIA, SERBIA-MONTENEGRO, BOSNIA-HERZEGOVINA
AFRICA: MAURITANIA, GHANA, EGITTO, ZAMBIA, NAMIBIA, SUDAFRICA, ERITREA, ETIOPIA, TANZANIA, KENIA, UGANDA, ANGOLA, MADAGASCAR, ZIMBABWE
AMERICHE: U.S.A., CANADA, REPUBBLICA DOMINICANA, SURINAME, GIAMAICA, BRASILE, ARGENTINA, ECUADOR, PERU
MEDIO ORIENTE: IRAN, ARABIA SAUDITA, GIORDANIA, SIRIA, EMIRATI ARABI UNITI, OMAN, QATAR
ESTREMO ORIENTE: CINA, INDIA, TAILANDIA, VIETNAM, INDONESIA
AUSTRALIA: QUEENSLAND, VICTORIA, NEW SOUTH WALES

Attività di consulenza: Consulente C.D.E. (Centre for the Development of Enterprise, UE – Bruxelles) (dal 1994); Consulente ASSOCIAZIONE ITALIANA MARMOMACCHINE, MI (dal 1993); Consulente I.C.E. (Istituto per il Commercio Estero – Ministero Attività Produttive) (dal 1997); Consulente IS.I.M. (Istituto Internazionale del Marmo, MI) (dal 1997).
Attività seminariale/conferenze (81 sedi Italia + Estero);

Attività editoriale:
113 pubblicazioni su riviste specializzate di settore;
Autore di 14 tra Libri e Trattati (5 libri ed 9 Trattati inseriti in pubblicazioni settoriali), tra cui “IL PRIMAVORI” (il più completo lessico bilingue settoriale; 2500 termini)
Collaboratore permanente dal 1993 rivista specializzata “MARMOMACCHINE CLASSIC” (MI) e “MARMOMACCHINE INTERNATIONAL” (MI); Membro del Comitato Tecnico-Scientifico della medesima.

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5 Maggio 2008

Eventi

L’INVENZIONE DEL FUTURO

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Momenti di incontro come quello organizzato a Napoli (7-8 Marzo 2008) ed ancora prima a Firenze e a Lecco sono occasioni che invitano nuovamente a riflettere sul significato che assumono nei diversi ambiti della ricerca disciplinare termini quali innovazione, invenzione, sperimentazione, novità ed evoluzione.
Si tratta di termini ricorrenti i cui confini semantici non sono sempre univocamente definiti se si considerano i numerosi concetti, sinonimi e contrari, a cui siamo soliti associarli. La tendenza è di ricercare il significato di questi termini ponendosi dei quesiti (può esserci innovazione se non c’è sperimentazione? Che differenza c’è tra sperimentazione di progetto e sperimentazione di sistema? E qual’è la differenza tra innovazione formale e novità di produzione, tra atti rivoluzionari e processi in evoluzione, … ?); si tratta di questioni aperte a cui non fanno seguito definizioni univoche almeno che non siano interpretate nell’ambito della ricerca, sia essa di base o applicata. Non a caso le tematiche affrontate negli incontri della SITdA sono concordi nell’interpretazione semantica di questi termini e gli ambiti evidenziati, che delineano abbastanza univocamente l’invenzione del prossimo futuro, riescono a collegare lo sviluppo del progetto d’architettura con il mutare delle esigenze, il miglioramento delle prestazioni con l’evoluzione del processo, il ritorno degli archetipi con il flusso di quegli elementi nuovi che mutano continuamente la nostra realtà; gli interventi sono stati condotti con un approccio inter e multi disciplinare alle diverse scale del progetto e del processo senza prescindere dalle molteplici variabili riferite ai modelli di comportamento e di funzionamento, con ripetuti e continui collegamenti alle specifiche attività in un contesto regolato da norme sociali, economiche ed etiche.

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La sala affollata del Centro Congressi ospitante il Convegno

Un filo rosso lega gli interventi dei relatori che evidenziano con chiarezza gli obiettivi della società stessa indirizzati ad affiancare alle teorie disciplinari di base esperienze applicate e voci rappresentative della nostra attualità. L’ing. Rita Finzi (direttore progetti speciali del Consorzio Cooperative Costruzioni), ad esempio, nella sessione dedicata alla domanda di management del processo edilizio e i nuovi modelli di offerta ha tradotto, con riferimento alla metodologia di processo, le possibilità di invenzione in un contesto ancora troppo conservatore quale è quello italiano. Se da un lato le amministrazioni diffidenti e le norme non sempre adeguate rendono difficoltosa la sperimentazione di forme nuove e materiali non tradizionali, dall’altro la nostra scuola di architettura è ancora in grado di formare persone dotate di una buona coscienza critica e capaci di rimettersi continuamente in discussione all’interno di un processo mutevole. Come testimoni dell’evoluzione del processo, interessante è stato anche il contributo dei moderatori dei dibattiti delle singole sessioni (Gestione degli appalti e la progettazione esecutiva, Innovazione tecnologica e la competitività, Sostenibilità e consumo delle risorse, Domanda di management del processo edilizio e i nuovi modelli di offerta) esponenti di quell’editoria tecnica -Costruire, Modulo, Il nuovo cantiere, Il giornale dell’architettura- che periodicamente ci informa criticamente sugli avvenimenti del settore delle costruzioni.

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Salvatore Dierna e Fabrizio Schiaffonati

L’approfondimento delle problematiche inerenti l’invenzione del futuro si complica, come si è potuto chiaramente evincere nei dibattiti sviluppati all’interno delle singole sessioni, quando ai termini innovazione o invenzione si associa una promessa di novità di difficile attuazione in un contesto quale quello dell’architettura ed in particolare del settore delle costruzioni caratterizzato da un grado massimo di indeterminazione sia per il tipo di prodotto che per la struttura dei processi di produzione. Per la realizzazione di opere di per sè non standardizzabili si impiegano manufatti che sottostanno alle logiche seriali dell’industrializzazione in un processo che vede coinvolti molteplici soggetti con differenti gradi di specializzazione e diversamente vincolati al contesto in cui operano. Ogni progetto è conseguenza di un atto sperimentale che deve rispondere a specifiche esigenze d’uso culturali, sociali, economiche, e tecnologiche di funzionamento; esigenze che a loro volta variano in dipendenza dalla localizzazione, dall’epoca, e dagli strumenti disponibili. Tale specificità, pur essendo condizionata anche da fenomeni tipici della nostra attualità quali l’informatizzazione, la globalizzazione e l’internazionalizzazione, garantisce il permanere della tradizione all’interno del settore delle costruzioni rendendolo un sistema stabile che risponde con lentezza ai cambiamenti registrando le novità introdotte solo dopo un lungo periodo di adattamento delle componenti consolidate. Non è infatti un caso che l’innovazione in edilizia sia prevalentemente funzionale e di tipo adattivo, spesso derivata da altri comparti.

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Il pubblico in sala Convegno

In questo contesto, così come evidenziato dal Prof. Paolo Felli nell’intervento di presentazione della SITdA stiamo ponendo le basi dello sviluppo futuro della disciplina partendo dall’opera dei fondatori e relazionandola a tutto ciò che nel frattempo ha reso sempre più urgente moltiplicare le attenzioni nei confronti dell’ambiente costruito, per non rischiare di dover subire gli effetti negativi di scelte frettolose e cieche. Una disciplina poliedrica fondata negli anni del rinnovamento, periodo che vide concretizzarsi le potenzialità della standardizzazione secondo quei principi che per i grandi pensatori del Moderno avrebbero dovuto basarsi su principi di razionalità e di funzionalità estremi così da realizzare soluzioni progettuali standard, valide a prescindere dalla specificità dei luoghi e delle loro caratteristiche. Il percorso dagli anni ’60 è stato complesso e lungo ed ha portato al riconoscimento attuale della necessità di recuperare il rapporto con l’identità dei luoghi individuando l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città.

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La conclusione della prima giornata convegnistica. Museo MADRE

Infine, riportando l’attenzione sui recenti eventi della SITdA, si evidenzia come questi momenti di incontro comportino delle ricadute più o meno dirette anche sulla definizione delle linee personali di ricerca e di didattica; un processo positivo e particolarmente sentito soprattutto all’interno delle sedi universitarie di recente istituzioni quali ad esempio il Corso di Studi in Architettura della Facoltà di Ingegneria di Udine, a cui appartengo. Se da un lato operare in una struttura in formazione contribuisce all’apertura interdisciplinare della ricerca dall’altro tende a limitare il confronto disciplinare garantito solo dai rapporti personali e, nelle occasioni più fortunate, dalle ricerche nazionali cofinanziate; nei contesti decentrati ed in formazione, l’istituzione di una rete di tecnologi quale il network della SITdA è una ulteriore occasione di condivisione dei risultati. E’ ormai riconosciuto come la rete Web sia un canale d’informazione fondamentale nel nostro contemporaneo; uno strumento autoreferenziale che, se condiviso da una utenza selezionata, può avere un elevato valore aggiunto veicolando anche la cultura della tecnica. Inoltre i caratteri propri dello strumento Web contribuiscono alla formazione di quell’interdisciplinarietà dei contenuti che arricchisce la disciplina di nuovi punti di vista generando di conseguenza quella “pluridisciplinarietà trasversale tra i saperi” che il Prof. Eduardo Vittoria nel suo intervento “L’invenzione del futuro: arte di costruire” riconosce come fondamentale ed “appropriata a designare la molteplicità immanente della natura naturans, principio e ragione, di memoria spinoziana, che può ben assicurare anche la forma del futuro paesaggio umanizzato e abitato del ventunesimo secolo”.

Christina Conti

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30 Aprile 2008

Letture

I Martinori. Scalpellini, inventori, imprenditori dalla città dei papi a Roma Capitale

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Simonetta Ciranna
I Martinori. Scalpellini, inventori, imprenditori dalla città dei papi a Roma Capitale

Roma 2007, 385 pp., 46 tavv.

Simonetta Ciranna nell’ambito della propria attività di ricerca, ha avuto modo di approfondire alcune tematiche legate all’arte e all’architettura dell’Ottocento romano, pubblicando saggi diversi; quest’ultimo lavoro, in particolare, insieme a contributi di altri autori, focalizza l’attenzione su alcuni personaggi, i Martinori, famiglia di artieri della pietra la cui operosità è sicuramente ancora poco conosciuta. Attraverso l’indagine delle loro vicende di vita e di professione, l’autrice analizza un periodo importante dell’attività e del significato artistico dell’Ottocento, comprese le motivazioni degli obiettivi e dei programmi progettuali che caratterizzano tale contesto cronologico.
La ricerca documentaria, lunga e dettagliata, ha rappresentato, nel lavoro della studiosa, uno strumento immediato e particolarmente efficace che gli ha permesso di delineare un quadro particolareggiato dell’attività imprenditoriale romana di quegli anni; d’individuare e, puntualmente, collegare tra loro presupposti artistici e traguardi sociali dei singoli protagonisti di questo nucleo familiare, interprete di un secolo complesso e testimone della modernità che attraversa tutto l’Ottocento.
Un’indagine dedicata alle maestranze, all’organizzazione dei cantieri, alla lavorazione dei materiali lapidei, all’architettura, all’arte ma, contestualmente, anche al dilagante fenomeno del collezionismo e del ‘recupero’ di marmi antichi, il tutto raccontato con taglio incisivo e in una prospettiva dinamica che mette in relazione mestieri tradizionali, ricerca tecnologica, crescita sociale ed economica con gli eventi politici della nazione.
L’autrice incoraggia il lettore all’approfondimento con un libro di piacevole lettura, ben evidenziando lo stretto nesso esistente tra avvenimenti storici, attività artistica e intraprendenza imprenditoriale. Non si può dimenticare, infatti, che questo secolo ha rappresentato per l’Italia un periodo storico appassionato, vale a dire il momento della conquista della libertà e dell’indipendenza nazionale in cui gli entusiasmi, tra indugi e disillusioni, hanno consegnato un Ottocento più ‘moderno’ e sorprendente.
Il volume, infatti, presenta un caleidoscopio di occasioni, di situazioni, di circostanze, il tutto analizzato attraverso documenti e testimonianze, a supporto delle numerose tappe professionali dei Martinori: un’avvincente e coinvolgente ricostruzione dell’esperienza umana e lavorativa di questa famiglia di ‘scalpellini’ e del substrato che rotea tra le maestranze dell’epoca; attraverso la conoscenza di queste professioni minori, si riesce a far luce nell’intricato tessuto sociale ottocentesco da cui emergono rapporti interpersonali, contesti competitivi e, in particolare, una classe borghese in formazione.

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Luigi MARTINORI, Oratorio del Santissimo Sacramento, particolare della cupola con gli angeli (foto di Gianni Ferrero Merlino).

Simonetta Ciranna (Fortunato, Pietro e Domenico Martinori. Tre artieri della pietra nella Roma dell’Ottocento, pp. 12-136) delinea un accurato ‘profilo’ per ogni protagonista, iniziando dal capostipite Giacomo, scalpellino della romana Confraternita dei Santi Quattro Coronati, impegnato nell’ultima grande impresa della ‘Roma papalina’, vale a dire la riedificazione della basilica di S. Paolo fuori le Mura, successiva all’incendio del 15 luglio 1823; occasione lavorativa questa, peraltro favorita dai rapporti della famiglia con la Curia romana, che segna decisamente l’ascesa economica e sociale del modesto ‘tagliapietre’. L’autrice prosegue approfondendo, in maniera analitica, gli altri personaggi del nucleo familiare: Carolina Pittarelli, vedova di Giacomo, donna volitiva che continua l’attività del marito sostenendo contemporaneamente il peso della bottega e quello del cantiere ostiense; Fortunato, “scultore di ornati e scalpellino” occupato nella continua ricerca di uno ‘status’ specifico, quello di architetto; Pietro, intraprendente e abile artigiano del marmo, impegnato nel ruolo d’impresario emergente nella ricca borghesia imprenditoriale romana; Domenico, dinamico e industrioso personaggio, “il più legato all’aspetto tecnico del suo mestiere” (p. 22); per finire, con il più giovane dei fratelli Martinori, Luigi, pittore e architetto.
Un panorama davvero inedito, lungo un arco di tempo che si snoda dall’inizio alla fine del secolo XIX, che affronta, attraverso le occasioni della famiglia Martinori, anche la situazione culturale e imprenditoriale romana: le peculiarità formative dei protagonisti che frequentano scuole di disegno (San Salvatore in Lauro) e accademie (San Luca) dove agiscono personaggi sintomatici del panorama culturale ottocentesco (Pietro Holl e Gaspare Salvi); le relazioni professionali e le committenze (Virginio Vespignani, Andrea Busiri Vici e Pietro Camporese) che permettono ai fratelli d’operare nei più significativi cantieri ottocenteschi – da S. Paolo f. l. M. (Fortunato, Pietro e Domenico) a villa Torlonia (Fortunato), da S. Maria in Trastevere (Pietro e Domenico) al duomo di Perugia (Pietro e Domenico), dalla colonna dell’Immacolata Concezione in piazza di Spagna a S. Nicola in Carcere (Pietro e Domenico), dai Palazzi Apostolici (Pietro) alla Piramide Cestia (Pietro), dalla piazza del Quirinale (Domenico) alla palazzina Corsini (Domenico) -; l’attività d’inventori di macchinari (tele e lime abrasive, macchine per il taglio e la lavorazione delle pietre) e promotori di nuovi materiali per l’edilizia (pietra di Malta e di Bagnorea) intrapresa da Pietro e Domenico; oltre alla particolare specializzazione di Pietro quale abile conoscitore di materiali lapidei che gli permette di partecipare all’Esposizione Internazionale di Londra, nel 1862, di Dublino, nel 1865, e di Parigi, nel 1867, preziosa occasione quest’ultima in cui riceve stime e consensi per aver ideato un tavolo di marmo istoriato con una raccolta di 120 pietre antiche proveniente dagli scavi nel Palazzo Imperiale sul Palatino.

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Pietro MARTINORI, tavolo composto da una collezione di marmi provenienti dalle “ruine del Palazzo Imperiale sul Palatino”, medaglia d’argento all’Esposizione di Parigi del 1867 (Fontainebleau, castello, appartamento del papa F 3226 C). Al centro lo stemma del pontefice Pio IX.

Viene, così, a delinearsi il ritratto di una particolare ‘categoria professionale’, consolidatasi proprio nell’Ottocento, che, con grande competenza conoscitiva, sagace abilità e ricerca attiva, riesce a esprimere nuove potenzialità sia nell’arte sia nell’architettura.
Un approccio attraente, quindi, per avvicinarsi a mestieri e attività, a volte poco compresi; per conoscere storie ed esperienze umane di artigiani i quali, partendo dalla semplice lavorazione della pietra e dalla sua applicazione nell’arte del costruire, conquistano i più alti livelli della borghesia imprenditoriale ottocentesca. Esecutori in grado di coniugare la tradizione, creativamente rinnovata e contraddistinta da una positiva rivalutazione, con originali forme espressive; la rinascita, quindi, dell’abilità, una volta essenzialmente manuale, degli scalpellini i quali attraverso la fantasia, nelle loro botteghe piene di campioni di travertini e marmi, raggiungono peculiari livelli artistici, come ben delineato nell’attività di pittore e architetto di Luigi Martinori.
Particolarmente interessante appare, sempre attraverso le vicende lavorative della famiglia, il contestuale approfondimento dell’autrice sul diffuso reimpiego dei materiali antichi e delle relative problematiche che ne scaturiscono, legate essenzialmente al rapporto antico-nuovo. A Roma, infatti, sopratutto tra XVIII e XIX secolo, prolifica il fenomeno del collezionismo; curiosità manifestata oltre che dall’amministrazione statale anche da parte di privati facoltosi in continua ricerca di pietre, belle e rare, che possano dare lustro alle loro dimore. Esplicativi di questa ‘affannata’ ricerca sono i ritrovamenti ottocenteschi degli scali marmorari di Roma, come quello del Lungotevere alle pendici dell’Aventino (Statio Marmorum), dove vengono raccolti centinaia e centinaia di marmi – blocchi, fusti di colonna, basi, capitelli, trapezofori, bacini ecc. – non ancora utilizzati e con tutti i segni della lavorazione. Tutto questo suscita grande fermento e, sopratutto, i privati iniziano a commissionare, per le loro abitazioni borghesi, componenti d’arredo di gran pregio con inserti di lastrine di marmi, allo scopo di costituire vere e proprie litoteche. Fra le più famose collezioni viene citata quella di Faustino Corsi ma non deve essere certamente sottovalutata anche quella di Tommaso Belli, entrambi avvocati romani ma anche grandi conoscitori di pietre antiche.
Faustino Corsi, ricordato più volte da Ciranna, è considerato il più autorevole esponente del collezionismo di marmi antichi; insieme a una ricca collezione composta di circa 1.000 campioni, perfettamente squadrati e politi, ha lasciato un ampio trattato sulla materia (Delle pietre antiche), significativo per il tentativo di combinare l’aspetto filologico con le conoscenze scientifiche del momento.
Nel lungo excursus della famiglia Martinori, emerge essenzialmente la figura di Pietro, eclettico personaggio il quale partendo da una semplice condizione di scalpellino presto si afferma quale abile e pragmatico imprenditore “lucidamente mirato a migliorare la sua posizione sociale ed economica” (p. 44); importanti i suoi rapporti con la Curia romana, in particolare con Pio IX, e le relazioni con la Venerabile Arciconfraternita degli Scalpellini dei Quattro Martiri Coronati di cui fa parte sin dal 1843. L’autrice ne ripercorre l’attività illustrandone le varie fasi, le vicende personali, artistiche, politiche e l’ascesa economica derivata, oltre che dalla scaltrezza nell’intessere relazioni e dall’abilità mercantile, soprattutto da una grande conoscenza dei materiali e delle differenti lavorazioni, dalla continua ricerca di alternative soluzioni tecnico-organizzative e di nuovi materiali per l’edilizia.
Pietro, con la sua intraprendenza, ben esemplifica l’evoluzionismo storico peculiare dell’epoca caratterizzato da un eclettico sperimetalismo pluridirezionale, prodotto di un momento di passaggio spinto verso la moderna società industriale e rafforzatosi, nella Capitale, sin dagli anni della Restaurazione ma, più significativamente, dal pontificato di Pio IX, pontefice curioso e attento alle novità.

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La Roma d’inizio secolo si presenta, ancora, come un “centro urbano arretrato e scarsamente produttivo” con uno stato delle industrie deplorevole, essendo ancora assente “una tecnica progredita, una classe … addestrata e disposta ad offrirsi, e soprattutto mancano i capitali indispensabili ad ogni progresso” (A. Caracciolo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale, Roma 1993IV, p. 30); la città, caratterizzata essenzialmente da “piccoli opifici urbani e rurali”, vive al momento “al margine dell’evoluzione del capitalismo europeo” (ibidem, p. 33).
Solo successivamente, proprio da quell’ambiente, “agitato da accesi interessi materiali e ideali” (ibidem, p. 97), di cui Pietro Martinori rappresenta un valido esponente, prendono le mosse lo sviluppo economico e urbano della Capitale, contraddistinto dalle grandi trasformazioni urbanistiche.
L’autrice riesce a evidenziare il forte intreccio esistente, in questo periodo, fra eventi storici, architettura e arti figurative e come quest’ultime rappresentino una sorta di mezzo ‘promozionale’, di diffusione della conoscenza dell’industria che si va affermando. Ciranna individua e chiarisce, altresì, problemi di datazione e attribuzione, di committenze e di fruizione, ricreando, con grande lucidità e chiarezza, un vero e proprio spaccato dell’intensa vitalità della Roma ottocentesca.
Una ricostruzione ragionata e dinamica che prosegue anche grazie al lavoro degli altri autori.
Monica Capalbi (I Martinori da Scalpellini a imprenditori, da popolo a borghesia, pp. 169-224) riprende a ricostruire, con ulteriori approfondimenti, l’esperienza professionale e umana dei Martinori per inserire – come scrive l’autrice – “un tassello nel capitolo della storia dell’arte e dell’architettura, del cantiere e delle maestranze della Roma pre e post unitaria” e, contestualmente, per “illuminare ed arricchire la storia dell’economia e dell’impresa della Roma ottocentesca” (p. 171). Oltre a tracciare i profili di Giacomo, il capostipite, di Fortunato, di Domenico e di Pietro delinea anche la personalità di Luigi, l’unico dei fratelli che non abbia mai svolto attività di scalpellino, essendosi dedicato, attraverso i suoi studi accademici, inizialmente alla pittura (quadriportico del cimitero del Verano, S. Nicola in Carcere, S. Maria del Suffragio in via Giulia, chiesa degli Agonizzanti, oratorio di S. Maria in via) e, quindi, all’architettura (palazzo del Ministero delle Finanze, edifici d’abitazione in via XX Settembre, via Palestro) con un atteggiamento che non si allontana dall'”accademismo neocinqucentesco” (p. 215). L’autrice affronta, altresì, la figura di Edoardo Martinori, figlio di Pietro, laureatosi nella facoltà di Ingegneria di S. Pietro in Vincoli, espressione di “raffinato intellettuale, viaggiatore, sportivo e conoscitore di lontani mondi” (p. 170).
Marina Docci (I Martinori a San Paolo Fuori le Mura, pp. 225-254) si è già occupata più volte, nell’ambito dei suoi studi e pubblicazioni, di tematiche relative alla basilica di S. Paolo fuori le Mura; in particolare, in questo suo ultimo contributo, prende in esame il ruolo assunto nel cantiere ostiense dai Martinori; incarico questo, ottenuto grazie all’appoggio del cardinale Pier Francesco Galeffi, che “costituirà per Giacomo una sorta di trampolino di lancio, dal quale dimostrare le proprie capacità” (p. 240).
L’autrice rivisita le vicende della basilica paolina dopo l’incendio, le motivazioni che ne determinano la riedificazione oltre che le scelte di cantiere. In particolare, viene analizzato il ruolo assunto da Giacomo nell’esecuzione di alcune basi e dei primi dieci archi in marmo di Carrara della navata centrale; argomento questo analizzato puntualmente anche attraverso un grafico impostato sulla base di un ricco repertorio documentario estremamente importante ai fini della comprensione di un cantiere storico vissuto all’epoca con tanto entusiasmo e risvolti appassionati.
Similmente vengono accuratamente individuati: i problemi pratici che caratterizzano il cantiere; il ruolo svolto da Carolina Pittarelli la quale, anche dopo la morte del marito, continua a “mantenere i contatti con la Commissione, cercando, nei momenti di riduzione del lavoro, di assicurarsi nuovi incarichi per “continuare a mantenere la numerosa sua famiglia”” (p. 250); l’impegno di Fortunato, che continua i lavori del padre, e di Pietro, il quale conclude il rapporto professionale con l’allestimento del pavimento nelle navate laterali. Sicuramente il lavoro intrapreso dai due fratelli in S. Paolo ha rappresentato “il primo approccio alla professione, ma … probabilmente anche un’ottima palestra della quale dovettero fare tesoro, sfruttando poi le ottime referenze ricevute, nei successivi e importanti lavori che entrambi intrapresero sia a Roma sia a Perugia” (p. 253).
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Il ridisegno della piazza del Quirinale, con i nuovi edifici su via della Dataria e la sistemazione della salita di Montecavallo alla cui realizzazione parteciparono entrambi i fratelli Pietro e Domenico Martinori (foto di Gianni Ferrero Merlino).

Gli altri saggi, in cui si articola il volume, approfondiscono ulteriori argomenti: la figura dei Martinori all’interno dell’Università romana degli scalpellini e della Compagnia dei Santi Quattro Coronati e in particolare la posizione di Pietro prima come scalpellino, poi come amministratore finanziario e patrimoniale e, infine, quale protagonista nelle dispute e nel controllo dell’attività professionale delle maestranze (Alessia Pompei, La famiglia Martinori e l’Università degli Scalpellini e Marmorai di Roma, pp. 255-266); la partecipazione di Pietro nell’esecuzione del pavimento nella cattedrale di S. Lorenzo a Perugia, le relative controversie per la selezione del materiale lapideo e l’individuazione delle cave di estrazione dei vari tipi di marmo (Elena Piselli, Le pietre della cattedrale di San Lorenzo a Perugia e le cave da cui furono estratte, pp. 267-274); l’acquisto da parte di Pietro di palazzo Antinori, oggi Gallenga-Stuart, a Perugia legato alla permanenza in città per esigenze di lavoro e alla sua ascesa economica e sociale nel contesto competitivo cittadino (Simona Salvo, Pietro Martinori e palazzo Antinori a Perugia, pp. 275-286); i legami familiari di Domenico con l’architetto Pietro Camporese, presidente della municipale Commissione di architetti e ingegneri, e i suoi rapporti con il Comune di Roma per le opere di manutenzione dei lastricati pavimentali, le relative proposte e creazioni (Patrizia Gori, Domenico Martinori e le strade di Roma capitale: ascesa e declino di un imprenditore, pp. 287-314); per finire con un accurato e puntuale approfondimento sulla figura di Luigi, pittore e architetto (Nicoletta Cardano, Luigi Martinori pittore, pp. 315-324).
A supportare il testo è presente un ricco apparato di disegni e fotografie, sia distribuito lungo il percorso narrativo sia raccolto in tavole a colori.
Si tratta, quindi, di un itinerario selezionato e significativo che ripercorre la storia artistica e architettonica romana dell’Ottocento, di una Roma, forse ancora poco conosciuta, ma vivace, pulsante e produttiva.Maria Grazia Turco

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28 Aprile 2008

Eventi

PIBA MARMI| Chiampo, Vicenza
Design di pietra per il corpo

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Michele De Lucchi, Allestimento dello Stand PIBA MARMI, MarmoMacc, Verona 2007 ph. Peppe Maisto
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PIBA MARMI | Chiampo, Vicenza
DESIGN DI PIETRA PER IL CORPO
30 APRILE 2008 ORE 14.00 AULA A4
IN COLLABORAZIONE CON VERONAFIERE MARMOMACC
CORSO DI COSTRUZIONI IN PIETRA A.A. 2007/2008
PROF. ALFONSO ACOCELLA PROF. VINCENZO PAVAN

L’Azienda
Pibamarmi è un’azienda che ha 40 anni di storia alle spalle, durante i quali ha maturato una notevole esperienza nel settore, sia dal punto di vista tecnologico e produttivo che sul versante dell’innovazione del prodotto.
Attualmente ciò che la contraddistingue nell’ambito del settore lapideo è la continua ricerca nel campo della creazione di nuove superfici-texture e nell’esplorazione e utilizzo di nuove essenze litiche.
Affianca a tale impegno l’elaborazioni di nuove proposte applicative della pietra nell’ambiente bagno, con soluzioni che mettano in luce la duttilità del materiale e la sua predisposizione ad interagire con l’acqua.
Pibamarmi è organizzata con una rete di agenti che copre l’intero territorio italiano e l’Europa occidentale e si rivolge ad una clientela formata da rivenditori specializzati in pavimenti e arredo bagno e da studi di architettura.
Attualmente il 50% della produzione è destinato al mercato estero.
Da circa 20 anni l’azienda è presente nei principali appuntamenti fieristici del settore (Cersaie, Marmomacc, Saiedue, Stotech Nurberg).

Dati Aziendali:
n. 3 unità produttive, 24000 m2 scoperti, 9000 m2 coperti
n. 40 dipendenti + 12 agenti tra mono e plurimandatari
Fatturato del gruppo 8,5 mil di euro.

www.pibamarmi.it

Programma del Corso
Lectures
Brand Partners
Atelier di progettazione

In collaborazione con
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27 Aprile 2008

Eventi

DESIGN LITICO

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Eero Saarinen, Serie di tavoli, Knoll International, 1956
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DESIGN LITICO
Lecture di VERONICA CUPIOLI | Università di Ferrara

30 APRILE 2008 ORE 14.00 AULA A4
IN COLLABORAZIONE CON VERONAFIERE MARMOMACC
CORSO DI COSTRUZIONI IN PIETRA A.A. 2007/2008
PROF. ALFONSO ACOCELLA PROF. VINCENZO PAVAN

Il design riassume in sè un numero mai finito di gesti. A cominciare dai gesti che ne delineano la forma, a quelli che ne studiano l’ergonomia, a quelli che progettano i componenti e che plasmano i modelli. Fino ad arrivare a quelli che ne programmano la vendita, che pianificano la comunicazione e che stimolano l’interesse del pubblico. Per concludere con i gesti di coloro che lo realizzeranno, lo impacchetteranno e che spediranno il prodotto finito sugli scaffali. Dove, ad essere venduto non sarà l’oggetto, ma il progetto di una serie mai finita di gesti.
Non lontano da quegli scaffali ci saranno infiniti oggetti simili al nostro progetto, pronti tanto quanto questo ad essere acquistati e gustati nella loro perfezione materica, nella loro forma plastica e nella loro consistenza effimera. Ma il gusto impone anche un altro tipo di scelta, basata sulla sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di perfetto, un progetto, appunto, che rivela solo all’occhio esperto la sua perfezione, ma che stupisce tutti per il suo equilibrio.
La storia del design ha origini lontane, nella ricerca intorno ad un oggetto di uso comune, fino alla ricerca di oggetti non comuni per farli diventare tali. L’icona non nasce da esigenze moderne, ma è il frutto di antichi campanilismi, solo, ora, estesi su una scala molto più larga. Valutazioni storiche, economiche, progettuali, tecniche e industriali si sommano nel dar vita ad un oggetto di design. Comunicare il design diventa, quindi, una missione più alta: l’intento di diffondere una disciplina che cinge numerose altre discipline, ed in cui il rapporto tra progetto e produzione diventa un sodalizio lungo una vita.

Veronica Cupioli
Laureatasi presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, svolge attualmente il Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura presso lo stesso ateneo. La sua ricerca è iniziata all’interno dell’ambito del design di prodotto e dell’Interior Design legati al mondo della pietra. Collabora al sito architetturapietra2.sviluppo.lunet.it e della sua evoluzione sui temi del design. Collabora attivamente alla nascita del Centro di Ricerca Material Design presso la Facoltà di Architettura di Ferrara.

Programma del Corso
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Atelier di progettazione

In collaborazione con
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26 Aprile 2008

Ri_editazioni

Il restauro di S.Caterina in Pisa. intervento di alta specializzazione*

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La Chiesa
La facciata di Santa Caterina in Pisa è stata recentemente oggetto di un intervento di restauro da parte della Restauroitalia Srl di Capezzano, durato dal 2006 al 2007 e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. La chiesa fu edificata tra il 1251 e il 1326, mentre solo nel 1927 fu realizzato il rosone contestualmente alla posa sopra la porta di un mosaico raffigurante la Madonna con Bambino.

La situazione prima dell’intervento

I marmi presentavano vari tipi di degrado, da diffusi depositi superficiali di varia coerenza costituiti da particelle atmosferiche e aderenza al substrato lapideo. I depositi più consistenti si ritrovavano nelle zone più protette dall’azione di dilavamento dell’acqua, mentre le superfici più esposte alla pioggia e al vento erano erose ed in alcuni casi mancanti di alcune parti. Oltre alla presenza di piante infestanti, sulle cornici, sui capitelli e nei sottarchi, si trovavano vere e proprie croste nere, costituite da gesso e depositi nerastri di origine carboniosa; sotto di esse, patine giallastre che le analisi hanno identificato come pellicole ad ossalato di calcio. Erosione e microfessure sui conci del paramento, come pure deteriorati erano i giunti di malta.

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L’intervento di restauro
Tutto il paramento è stato dapprima pulito a secco, con spazzole, e trattato con biocida, in maniera da eliminare i biodeteriogeni. Le piante infestanti sono state seccate con diserbante ed estirpate. Contestualmente, sono state tolte tutte le stuccature realizzate con materiali non idonei e quindi c’è stato il preconsolidamento, con resine idonee, di tutti i frammenti a rischio di caduta. Le teste scolpite e i bassorilievi del rosone sono stati puliti con Carbonato di Ammonio applicato a pennello e risciacquato con acqua. La pulitura si è poi concentrata su cornici, capitelli, mensole e rosone, dove erano presenti vistose croste nere. Sono stati effettuati dei test di pulitura ad impacco su zone a campione, in maniera da individuare la metodologia più idonea, sia come materiali e relative percentuali, sia come tempi di applicazione. Su tutte queste zone sono stati applicati impacchi a base di Carbonato di Ammonio, con tempi di applicazione diversi. Finita questa operazione, la superficie si presentava disomogenea come colore: le zone più protette del loggiato più scure mentre le zone esposte, bianche. Così, per omogeneizzare il tutto ed avere un risultato estetico più gradevole, è stato deciso di abbassare il tono di colore, sottoponendo le zone interessate ad una microsabbiatura dolce, a bassissima pressione.

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Sui capitelli, invece, la pulitura è stata rifinita con la tecnica laser, al fine di rendere il tono di colore uniforme.
Particolarmente critica appariva la situazione del cornicione sotto il loggiato del primo ordine, che perdeva porzioni di modellato sotto la minima sollecitazione. In questo caso, la pulitura è stata effettuata esclusivamente con tecnica laser, in maniera da evitare completamente l’uso di acqua, laddove vi erano frammenti a rischio di caduta. Il laser ha consentito di rimuovere interamente le croste nere preservando le pellicole sottostanti e di raccordare anche esteticamente le superfici, uniformandone il colore.

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Terminata la pulitura, si è proceduto alla stuccatura dei giunti, con malta a base di grassello di calce, sabbia di diverse granulometrie e polveri di marmo di diversi colori. Tutti i frammenti sono stati incollati con resine poliesteri e le porzioni di dimensioni più elevate sono state imperniate, con l’ausilio di barre di acciao filettato o di vetroresina. Su tutto il paramento è stata applicata, come protezione finale, cera microcristallina.

* Tratto da “VersiliaProduce”
ANNO XIV Aprile 2008 n. 60

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25 Aprile 2008

Principale

EveryVille 2008

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EveryVille 2008
Comunità oltre il Luogo, Senso Civico oltre l’Architettura
Concorso internazionale on line per studenti universitari

In occasione dell’11. Mostra Internazionale di Architettura Out There: Architecture Beyond Building, la Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, presenta, con Telecom Italia, il concorso internazionale on line EveryVille 2008. Comunità oltre il Luogo. Senso civico oltre l’Architettura, a cura di Aaron Betsky e Francesco Delogu, aperto agli studenti delle Università italiane ed estere di tutte le discipline, non ancora laureati in data 1 gennaio 2008.
EveryVille 2008 è un’iniziativa resa possibile dalla collaborazione della Biennale di Venezia con il Gruppo Telecom Italia, che mette a disposizione le tecnologie più innovative per la realizzazione del concorso e per l’esposizione dei progetti vincitori. Software powered by newitalianblood . com . In collaborazione con domus.
Intervengono l’8 aprile 2008 alla presentazione di EveryVille 2008, nell’Auditorium di Santa Marta dell’Università IUAV di Venezia, il Presidente della Biennale Paolo Baratta, il Rettore dell’Università IUAV Carlo Magnani e il Direttore dell’11. Mostra Internazionale di Architettura Aaron Betsky, con una lezione aperta.
La Biennale di Venezia, per vocazione, crede nei giovani, nella loro capacità creativa, nella forza delle loro idee. Una convinzione che nel tempo si è tradotta in iniziative e progetti dedicati e che, in occasione dell’11. Mostra Internazionale di Architettura (14 settembre – 23 novembre 2008), si concretizza nel concorso EveryVille 2008.
Il concorso invita i partecipanti ad elaborare una idea-progetto sulla base di un testo teorico-critico del Direttore dell’11. Mostra, Aaron Betsky. La grande novità, elemento di sfida e di stimolo del concorso, sta nel fatto che i lavori dei primi 10 classificati e delle 40 menzioni d’onore, selezionati dalla giuria internazionale – presieduta dal Presidente della Biennale Paolo Baratta e composta da Aaron Betsky, Francesco Delogu, Zaha Hadid, Thom Mayne, Luisa Hutton, Flavio Albanese e Luigi Centola – diverranno parte integrante della 11. Mostra e saranno esposti in una sezione dedicata all’interno del percorso espositivo, alle Artiglierie dell’Arsenale di Venezia. In occasione dell’inaugurazione dell’11. Mostra, si terrà la cerimonia ufficiale di premiazione dei 50 gruppi, alla presenza del Presidente Paolo Baratta e del Direttore Aaron Betsky, con il conferimento dei diplomi e degli attestati di merito.
I concorrenti possono effettuare l’iscrizione on line a partire dall’8 aprile 2008 ed entro l’1 luglio 2008 (10 AM ora italiana), compilando il modulo disponibile sul sito www.everyville.labiennale.org. La partecipazione può avvenire sia in forma singola che attraverso la formazione di un gruppo. Sono incoraggiate le collaborazioni interdisciplinari e multiculturali. È previsto un pagamento di 10 euro per ogni iscritto al concorso, o per ogni componente dei gruppi che intendono parteciparvi. Tutti i partecipanti otterranno l’ingresso gratuito all’11 Mostra Internazionale di Architettura.
Nel testo alla base del concorso, Aaron Betsky illustra una città immaginaria e allo stesso tempo reale, EveryVille, e la osserva nel futuro; il tema sul quale si propone di lavorare è la costituzione di un senso di comunità al di là dello spazio fisico e – viceversa – l’immaginazione di un sistema architettonico in grado di creare un senso di appartenenza. Gli studenti sono invitati a confrontarsi con i contenuti e i metodi dell’architettura sperimentale e innovativa; e contemporaneamente a riflettere sui concetti legati alla tecnologia e alla comunicazione.
Si immagina che gli amministratori di EveryVille stiano discutendo su “come dare identità e coerenza” a questa nuova formazione urbana, coinvolgendo nella decisione i cittadini. Questi ultimi, durante una consultazione, si dividono su quale debba essere “il fulcro simbolico della nuova comunità”. C’è chi propone un edificio simbolico e monumentale; chi un istituto para-universitario e un campus in grado di ospitare gli uffici amministrativi; altri ancora propongono di costruire uno stabile municipale più tradizionale. La maggior parte dei cittadini però ritiene che gli edifici civici siano “uno spreco di tempo e di denaro”, e che sia più utile e più bello uno Starbuck’s. Il Sindaco di Everyville è interessato a sviluppare “una pianificazione che si muova al di là degli edifici”, a tracciare delle linee guida che permettano alla città di “crescere come una comunità coesa e partecipativa, in un ambiente sano”. I partecipanti al concorso dovranno pensare delle soluzioni che conferiscano alla cittadina “un’immagine, una coerenza, un carattere e un senso civico” in linea con la sua collocazione, la sua storia, il sito e il suo futuro. Le proposte potranno essere eccentriche e persino utopiche. La proposta dovrà svilupparsi in un’idea-progetto che mostrerà “ai cittadini come sarà EveryVille tra 10 anni e come questa comunità acquisterà senso attraverso l’architettura”. I materiali richiesti sono 2 immagini (che possono includere diversi disegni) dell’idea-progetto ed un testo descrittivo in lingua inglese della lunghezza massima di 2000 battute.
L’11. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo Out There: Architecture Beyond Building, diretta da Aaron Betsky e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, si terrà a Venezia da domenica 14 settembre a domenica 23 novembre 2008, ai Giardini e all’Arsenale. La vernice avrà luogo nei giorni 11, 12 e 13 settembre 2008.

Aaron Betsky – già direttore per sei anni del Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam, uno dei più importanti musei e centri di architettura del mondo, e dallo scorso anno direttore del Cincinnati Art Museum – sta assemblando l’11. Mostra Internazionale di Architettura con l’aiuto di un gruppo internazionale di curatori: Francesco Delogu, Emiliano Gandolfi, Casey Jones, Reed Kroloff e Saskia van Stein. Questo lavoro sarà alla base di un catalogo e di una serie di conferenze e dibattiti. Il catalogo dell’11. Mostra sarà edito da Marsilio.

Per ulteriori informazioni
Ufficio Stampa Architettura la Biennale di Venezia
Tel. 041 – 5218 846/ 849/ 716
Fax 041 – 5218812
e-mail infoarchitettura@labiennale.org
www.labiennale.org

Il sito web ufficiale è www.labiennale.org

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