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4 Agosto 2008

English

FIRENZUOLA SWIMMING POOL
Fabrizio Rossi Prodi

Versione italiana

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Coming down the Giogo Pass towards Firenzuola, I had been impressed by the view of the rocks surfacing in the pastures and by the soft fields furrowed by streams and interrupted by the remains of the woods. The waters of the Santerno river engrave the earth, rip pebbles and stones away from the stratifications of the rock walls, and accumulate them in its bed, excavating them just like the workmen of these valleys quarry and then accumulate and organize pietra serena, a bluestone typical to the area. Later they will put it back together, in layers, as they cover walls, overlie the wood of coverings, or sometimes even a coarser metal sheet.
The unusually repeated conspicuousness of these three materials is tied to some thoughts on water and swimming. Bodies in movement, lightness, bodies exposed to the sun, looks. Shelter, water, and nature are strong sensations, almost as a jump of scale: deep chill, high heat, the contact of skin with stones, with grass, with water. All this with a vertigo from distance, with excessively fluid perspectives, with time as still as that of the slow sun in the heat of a summer afternoon. It’s an occasion of sensual experiences: breeze flows on the skin and on the limbs, seeming to make them breathe. It’s pores dilating, it’s the revelation of plastic physicality, startle and vertigo opposed to a classical principle of a balance between self and nature.
So it’s the order of a classical organism that governs, as well as the disorder and the estrangement of individual desires. The horizontality of water and stone against light and vegetation’s verticality. The undeletable traces of memories, all of them regarding thermal baths, porticos, and stoà, are opposed by the anti-perspective distance of tactile impressions, like the fear of slipping, the importance of contact with material, breeze and heat, deepening space, the vegetation, leaving the scene to views that evaporate in the sun, when reality yields to the dream of sensual light and glare, and arises surreal images of objects that lose the limits of their image, like the remains of an acropolis against the sky and the landscape.
The organism turns out to be interrupted both in its plan, stripped of some of its parts, and in its roofing, which is frequently cut open. But most of all it searches for a contrast between the stone-like shell of the structure, and the soft compensation carried out by the fixtures, the wood panels and the roofing, which is lightly set on the walls and pillars. The outcome is an assembly of dug out solids, set within an outline whose edges are constantly varied, towards the city or towards the river, just as if the organism had undergone erosions and washings by the waters of the river.

di Fabrizio Rossi Prodi

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4 Agosto 2008

Opere di Architettura

PISCINA COMUNALE A FIRENZUOLA
Fabrizio Rossi Prodi

English version

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Nel ridiscendere il Passo del Giogo, verso Firenzuola, mi avevano colpito quelle vedute di rocce che affiorano dai pascoli e poi ancora i campi morbidi interrotti dai resti del bosco, solcati dai torrenti. L’acqua del Santerno incide il terreno, strappa ciottoli alla stratificazione delle pareti rocciose, li accumula sul suo fondo, li scava, come i lavoratori di queste valli cavano la pietra serena e poi l’accumulano e la ordinano; più tardi la rimontano, a strati, nel rivestire i muri, vi sovrappongono il legno delle coperture, talvolta una più volgare lamiera. L’evidenza insolitamente ripetuta di questi tre materiali si lega ad alcuni pensieri sull’acqua e sul nuoto. Corpi che si muovono, leggerezza, corpi che si mostrano al sole, sguardi. Il riparo, l’acqua e la natura sono sensazioni forti, quasi come un salto di scala: grande freddo, grande caldo, il contatto della pelle con le pietre, con l’erba, con l’acqua; e tutto con una vertigine da distanza, con prospettive troppo fluide, con un tempo immobile, come quello del sole lento nella calura di un pomeriggio estivo. E’ un’occasione di esperienze sensuali: la brezza inonda la pelle e le membra e par le faccia respirare. Sono pori che si aprono, sono rivelazioni di fisicità plastica, trasalimento e vertigine che si oppongono a un principio classico di equilibrio del sè con la natura.
Dunque governa l’ordine di un organismo classico e il disordine e lo straniamento dei desideri individuali, l’orizzontale dell’acqua e della pietra contro la verticale della luce e della vegetazione. Le tracce incancellabili di memorie, tutte di terme, di portici e di stoà sono avversate dalla distanza antiprospettica delle impressioni tattili, come il timore di scivolare, l’importanza del contatto con la materia, la brezza e il calore, la profondità spaziale, il verde, lasciando la scena a vedute che evaporano al sole, quando la realtà cede al sogno della luce sensuale e del riverbero e suscita immagini surreali di oggetti che perdono i limiti della loro figura, come resti acropolici contro il cielo e il paesaggio.

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La piscina sorge in una valle ai margini del Santerno che corre a sud di Firenzuola, piccolo centro posto nell’Appennino tosco-emiliano. Comprende una vasca regolamentare e una per bambini, gli spogliatoi, un bar e una piccola palestra con sauna. I servizi sono circondati da ampi spazi all’aperto, da pergolati e portici. La pietra serena cavata in queste montagne attorno a Firenzuola, il legno dei boschi e il colore dell’acqua e della natura, costituiscono i materiali della costruzione. La struttura è in muratura rivestita di pietra serena con un motivo orizzontale con lastre allungate, alternate a travertino a ricorsi variati, in modo da esaltare – nel contrasto – il principio della stratificazione litica. Una griglia di travi in legno copre gli ambienti e crea i loggiati, sostenendo la copertura, rivestita in zinco-alluminio. Anche gli infissi sono in legno, mentre i cristalli sono caratterizzati da una sfumatura verde acqua. Le pavimentazioni esterne – e parte di quelle interne – sono in pietra serena, oltre al klinker di alcuni ambienti e del piano vasca. La copertura e i loggiati sono interrotti e incisi da alcune aperture, attraversate dalla luce e da alcune piante. Pur assumendo orientamenti e regole osservati nei principi insediativi della città di Firenzuola, l’organismo architettonico è deliberatamente interrotto sia nella pianta, privata di alcune parti, sia nella copertura, frequentemente incisa, ma soprattutto ricerca un contrasto fra il guscio petroso della struttura e la morbida azione di risarcimento compiuta da infissi e pannelli in legno, contrasto accentuato dalla fragilità della copertura, appoggiata su muri e pilastri. Ne deriva un montaggio di solidi cavati, disposti all’interno di una sagoma geometrica che subisce anch’essa alcune variazioni ai suoi margini, verso la città o verso il fiume, proprio come se tutto l’organismo avesse subito erosioni e dilavamenti dalle acque del torrente.

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PISCINA COMUNALE A FIRENZUOLA
Committente:
ProMiTav – Comune di Firenzuola
Progettisti: Prof. Arch. Fabrizio Rossi Prodi, ing. Massimiliano Larinni
Collaboratori: Arch. Marco Zucconi, Arch. Simone Abbado, Arch. Emiliano Romagnoli, arch. Jacopo Maria Giagnoni, Arch. Nicola Spagni
DL: ing. Massimiliano Larinni
Impresa costruttrice: Fortuna Costruzioni Generali – Elettrica meridionale Impianti
Cronologia del progetto: 2002-2006
Dati dimensionali: 750 mq

di Fabrizio Rossi Prodi
foto Alessandro Ciampi

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2 Agosto 2008

English

BEST COMMUNICATOR AWARD

Versione italiana

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Cibic & Partners per Grassi Pietre, one of the winner of the first edition

43rd Marmomacc – Verona 2/5 October 2008
Marmomacc presents the second edition of the Best Communicator Award for exhibitors at the Show. The Award aims to highlight the importance of “exhibit design” for understanding of the constructive and decorative potential of stone materials, as well as the services offered by exhibitors. The second edition of the Award is also an occasion for Marmomacc to valorise its image.

The design of stands for exhibition events, even in the stone sector, ensures added value since it is a very effective tool in communicating the vocation of the company. In such an important context as Marmomacc (2007 saw 1,536 exhibitors from 53 countries over a net area in excess of 71 thousand square metres, not to mention 63 thousand visitors from 120 countries), stands must be capable not only of attracting visitors through a high-impact image but also and especially of representing exhibitors themselves.
It is no coincidence that the winners of the last edition of the Award highlighted important collaborations between stone industry professionals and well-known architects: Il Casone with Kengo Kuma; Grassi Pietre with Cibic & Partners; Piba Marmi with Damiano Steccanella. The set-up designed by Kengo Kuma saw Serena stone transformed into thin slabs of different thicknesses, assembled in a modular structure resembling a house of cards. This solution for the backdrops of the stand embellished the environment with transparencies and plays of light and shade that turned this essentially “heavy and monochromatic” material into something perceived as lightweight and expressive. In the same way, Aldo Cibic focused – in a rather small space – on the interpretation of the vertical “brise soleil” cladding details proposed by the company. This set-up hid service, reception and product catalogue areas to focus on a communicative synthesis: the two vertical, corner walls could be approached by means of a stone gangway on a bed of greenery that embraced nature and artifice. Lastly, Damiano Steccanella designed a stand with a continual passage between the exterior and the interior where various objects were displayed: from the marble drawers by Michele de Lucchi, to the product catalogue of Piba Marmi.
These examples demonstrate the versatility of stone materials in creating temporary spaces and express the capacity of such set-ups to achieve a poetic vision, emotional impact and communicative effects. Exhibition stands do not merely indicate the simple presence of the company but can highlight research and production quality. And these values emerge in the care devoted to the setting itself, its details – the sensitive juxtaposition between products on show and the components of the set-up itself or else their coherence. It is not just a question of highlight architecture but first and foremost the interpretation of the identity of the exhibitor.
Stone it is a particularly stimulating element for “exhibit design”, since it promotes elegant dialogue between different materials, surfaces and finishes, forms and functions of the objects and the space. As already mentioned, such set-ups make it possible to demonstrate to visitors the potential use of materials and processing operations. Inasmuch, the exhibit design project also becomes a kind of “joint venture” between the architectural sphere and company marketing.
During Marmomacc 2008, an authoritative jury comprising Mauro Albano (Brand Manager of Marmomacc), Aldo Bottoli (ADI Industrial Design Association), Oscar Colli (Il Bagno Oggi e Domani), Vincenzo Pavan (Marmomacc Consultant for Architecture), Livio Salvadori (Casabella) will make the award to the best stand.

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2 Agosto 2008

English

BUILDING IN HIGHLANDS – Convention – Curator: Vincenzo Pavan

Versione Italiana

Stone and architecture in Alpine areas – the Swiss identity
43rd Marmomacc – Verona 2/5 October 2008

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CAVADINI RAFFAELE – Iragna

Oscillating between wood and stone, contemporary Alpine buildings currently – and indeed for some decades – have focused on typical traditions, tenaciously opposing critical comparisons with the conceptual settings and languages of “modernity”, thereby generating a generic and approximate neo-vernacular eclectics bordering on kitsch or, in the best examples, resorting to repetitive, regional “mannerisms”. Only in rare cases have authentic works of architecture, in the wake of the Modern Movement, taken alternative approaches.
Some signs of a change in direction seem to emerge in the quality architecture of more recent years, where one can glimpse new terrain for research involving committed architects working in various Alpine regions. Various works bear witness to the development of such research and appear with their own identity and independent theories, finally setting aside the pretext of imposing an “Alpine style”. One of the schools that has most coherently followed up this approach is in Switzerland, where – despite different identities – it has been possible to blend nature, technique, modernity and tradition in a creative manner, thereby ensuring special co-existence between traditional materials such as stone and wood and modern materials such as steel, glass and concrete. This line of research was already active in the early 1990s throughout Switzerland and has also influenced neighbouring regions, thereby giving an impulse to the distribution of a contemporary language embracing different type of harmony with the landscape and architectural context of mountain areas.
The distribution of a new vision for Alpine architecture, moreover, was especially stimulated by shows, publications and awards such as the event organised by Sesto City Council in the Italian Tyrol. Renewed attention on architecture “without architects” has also promoted a new awareness of the essential values of traditional Alpine architecture by highlighting its contents in terms of rationality, essentiality and substantial rejection of every fashion or stylistic concept. This is equally the context for the “Vernacular Architecture” Award assigned by Marmomacc – during the tenth edition of the International Stone Architecture Awards in 2007 – to Stone Architecture in Lessinia, one of the most extraordinary examples of popular European architecture and the result of the constructive intelligence of the country people living in the mountain areas north of Verona.
The intense and menacing development of building in the “high lands” seen in recent decades, essentially in the wake of mass tourism, makes comparison between an architectural concept linked with the stereotypes of country tradition and contemporary interpretation in all its many forms even more vital.
This debate sees Marmomacc emphasise the potential offered by stone materials in the development of new potential wherein traditional materials are the precise landmark focusing on coherent research into building language rather than formal models.
These themes thus see Marmomacc organise a convention, coordinated by Vincenzo Pavan, titled “Building in Highlands”, which will focus on comparisons between several important and effective experiences in Alpine areas with the use of local and traditional stones and marbles, as well as materials of other origins.
In particular, the convention will investigate architectural production in Switzerland which has seen over the last decade the growth of “schools” hallmarked by different conceptual visions but all distinguished by committed research and extraordinary quality.
The convention has invited well-known international historians of architecture and committed architects closely involved in the themes of contemporary Alpine architecture.

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31 Luglio 2008

News

PREMIO BEST COMMUNICATOR AWARD

English version

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Cibic & Partners per Grassi Pietre, uno dei progetti vincitori della prima edizione

43ª Marmomacc – Verona 2/5 ottobre 2008
Marmomacc presenta la seconda edizione del premio Best Communicator Award rivolto agli espositori in fiera. Il premio punta a sottolineare l’importanza dell’exhibit design nella comprensione delle potenzialità costruttive e decorative dei materiali lapidei, nonchè dei servizi offerti dall’espositore. La seconda edizione del premio è anche un’occasione per Marmomacc di valorizzare la propria immagine.

La progettazione dello stand fieristico rappresenta, anche nel settore lapideo, un valore aggiunto poichè è uno strumento efficace nella comunicazione della vocazione dell’azienda. In un contenitore della portata di Marmomacc (nel 2007, si sono registrati 1.536 espositori da 53 Paesi, distribuiti su una superficie netta che supera i 71 mila metri quadri) con un’affluenza di più di 63 mila visitatori da 120 paesi, lo stand deve saper attrarre i visitatori con un’immagine d’impatto, ma soprattutto conforme all’espositore.
Non è un caso che i vincitori della scorsa edizione del premio abbiano evidenziato importanti collaborazioni tra professionisti del settore lapideo e noti architetti: l’azienda Il Casone con Kengo Kuma; Grassi Pietre con Cibic & Partners; Piba Marmi con Damiano Steccanella. Nell’allestimento curato da Kengo Kuma, la pietra serena è stata trasformata in sottili lastre a profondità diverse, assemblate in una struttura modulare che richiamava i castelli di carte. L’utilizzo di questa soluzione nelle quinte dello spazio ha arricchito l’ambiente con trasparenze e giochi di luce ed ombra e, principalmente, ha permesso ad un materiale, per sua natura pesante e monocromatico, di essere percepito come leggero ed espressivo. Analogamente Aldo Cibic, in uno spazio dalle dimensioni esigue, ha puntato sull’interpretazione del particolare rivestimento verticale a brise soleil proposto dall’azienda. L’allestimento ha eliminato dalla vista gli spazi di servizio, la reception e il catalogo dei prodotti, puntando su una sintesi comunicativa: le due pareti verticali ad angolo, avvicinabili a mezzo di una passerella in pietra su di un letto vegetale, invitavano ad un percorso tra natura e artificio. Infine, Damiano Steccanella ha concepito uno stand con un passaggio continuo tra esterno ed interno, in cui alloggiare in modo comprensibile oggetti diversi: dalle casette in marmo di Michele de Lucchi, al catalogo dei prodotti di Piba Marmi.
Tali esempi dimostrano la versatilità del materiali lapidei nella costruzione di spazi temporanei ed esprimono la capacità dell’allestimento di rendere visione poetica, suggestione emozionale e impatto comunicativo. Lo stand fieristico non denota la semplice presenza dell’azienda, ma ne può evidenziare la ricerca e la qualità produttiva. E questi valori si esternano nella cura dell’ambiente e dei suoi dettagli, nella sensibile giustapposizione tra prodotti in esposizione e componenti dell’allestimento, oppure nella coerenza tra gli stessi. Non è l’architettura accattivante che deve prevalere, quanto la rappresentazione dell’identità dell’espositore.
La pietra è un elemento particolarmente stimolante per l’exhibit design, perchè permette di costruire un elegante dialogo tra materie diverse, superfici e finiture, forme e funzioni sia degli oggetti sia dello spazio. Come accennato, l’allestimento permette di mostrare ai visitatori le potenzialità di utilizzo dei materiali e le relative lavorazioni. Dunque, il progetto di exhibit design diviene anche una sorta di concertazione tra l’ambito architettonico e il marketing aziendale.
Nel corso dell’edizione di Marmomacc 2008 un’autorevole giuria composta da: Mauro Albano (Brand Manager di Marmomacc), Aldo Bottoli (ADI Associazione per il Disegno Industriale), Oscar Colli (Il Bagno Oggi e Domani), Vincenzo Pavan (Consulente Marmomacc per l’Architettura), Livio Salvadori (Casabella), premierà con un riconoscimento i migliori stand.

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28 Luglio 2008

Eventi

Nuovi scenari ceramici.
Grand Prix Casalgrande Padana 2007-2009

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Giansandro Schina, Cripta ipogea in onore di Don Antonio Seghezzi a Premolo (BG), 2006.
Opera premiata alla settima edizione del Grand Prix Casalgrande Padana.

Attenta da sempre ai fenomeni di evoluzione e innovazione che interessano il panorama architettonico contemporaneo, Casalgrande Padana – azienda leader nella produzione di materiali ceramici – ha ideato il concorso internazionale Grand Prix che da sette edizioni, con cadenza biennale, seleziona e premia opere di architettura in cui hanno trovato applicazione significativa le proprietà tecniche e le qualità espressive degli elementi in grès porcellanato.
L’ultima edizione del concorso, conclusa nella primavera 2007, ha visto la partecipazione di oltre centottanta progettisti provenienti da tutto il mondo, con proposte di elevato livello qualitativo a testimonianza della crescente diffusione e valorizzazione del materiale ceramico in architettura. La giuria composta da Alfonso Acocella, Riccardo Blumer, Adalberto Dal Lago, Biagio Furiozzi, Tersilla Giacobone, Bengt Lundsten, Jean-Michel Place, Italo Rebuli e Franco Manfredini ha premiato opere costruite in Arabia Saudita, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Russia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Ungheria.
Selezionando realizzazioni provenienti da tutto il mondo, Grand Prix mette a confronto esperienze tra loro molto differenziate rappresentando un’occasione importante per verificare lo stato di evoluzione tecnica ed elaborazione progettuale di un materiale, la ceramica, che è sempre più sinonimo di creatività e si impone in tutti i campi applicativi dai rivestimenti di facciata alle pavimentazioni esterne, dalle superfici per l’interior design alle molteplici applicazioni speciali in cui si concentrano le punte più elevate dei processi di innovazione.

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L’intervento di Kengo Kuma durante la cerimonia di premiazione della scorsa edizione del Grand Prix Casalgrande Padana. Firenze, Palazzo Vecchio, maggio 2007.

Se da un lato il premio intende porre in evidenza i progetti capaci di interpretare al meglio le forme e le esigenze dell’architettura contemporanea attraverso l’impiego di materiali ceramici di ultima generazione, dall’altro esso vuole sviluppare e rendere più ravvicinato e proficuo il legame tra chi produce e chi impiega tali materiali, in modo da innescare un rapporto biunivoco virtuoso capace di generare prodotti e progetti orientati alla qualità e all’innovazione. Questo legame profondo con il mondo progettuale, che accompagna la storia di Casalgrande Padana, si consolida e s’intensifica anno dopo anno rinnovandosi ancora una volta con l’ottava edizione del Grand Prix il cui bando, aperto da alcuni mesi si chiuderà il 30 settembre 2009.
La nuova edizione del concorso focalizza la sua attenzione sui nuovi scenari applicativi del gres porcellanato, sia sui suoi caratteri estetici che su quelli prestazionali, nella consapevolezza che tale materiali è protagonista in un insieme sempre più diversificato di settori di intervento. Negli ultimi anni infatti i progettisti hanno esteso le applicazioni dei prodotti ceramici dalle grandi superfici commerciali e direzionali, alle architetture civili per giungere poi alle opere residenziali e ai luoghi dello sport e del benessere, come piscine e centri termali, in cui i materiali ceramici trovano inediti scenari evolutivi legati alle ricerche contemporanee sulla polisensorialità delle superfici.

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Luca Gazzaniga e Michele Zago, Villa Privata a Lugano, 2005-2006.
Opera premiata alla settima edizione del Grand Prix Casalgrande Padana.

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Alla nuova edizione del concorso, dotata di un montepremi complessivo di 37.200 euro, possono partecipare tutti i professionisti che singolarmente o in gruppo abbiano progettato opere – realizzate nel periodo 2005-2009 – in cui siano stati impiegati materiali Casalgrande Padana delle linee Granitogres, Marmogres, Pietre Native, Granitoker e Padana Piscine per pavimentazioni e rivestimenti in interni o in esterni, in architetture civili, centri commerciali e direzionali, in abitazioni collettive o residenze private, nell’edilizia industriale e specialistica, in spazi aperti, nelle nuove costruzioni come anche nella ristrutturazione e nel ripristino di fabbricati esistenti.

Il bando e la scheda di adesione della ottava edizione del Grand Prix Casalgrande Padana si possono richiedere al numero verde 800210311, oppure scaricare dalla sezione “Spazio Progettisti” del sito www.casalgrandepadana.com.

Il termine ultimo per l’invio delle opere in concorso è fissato al 30 settembre 2009.

di Davide Turrini

Scarica il bando

Vai a: Casalgrande Padana

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26 Luglio 2008

News

COSTRUIRE NELLE TERRE ALTE
Convegno a cura di Vincenzo Pavan

English version

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CAVADINI RAFFAELE – Iragna

Pietra e architettura nelle aree alpine – L’identità elvetica
Oscillante tra il legno e la pietra l’edilizia alpina contemporanea, nelle sue manifestazioni correnti, si è attestata per decenni nella tradizione tipologica opponendo una resistenza a oltranza al confronto critico con l’impostazione concettuale e i linguaggi della “modernità”, finendo per produrre un generico e approssimativo eclettismo neovernacolare, al limite del kitsch, o nel migliore dei casi proponendo il ricorso a ripetitive “maniere” regionalistiche. Solo in rari casi autentiche opere di architettura, nel solco del Movimento Moderno, hanno saputo affermare dei percorsi alternativi.
Alcuni segni di un mutato approccio al tema emergono nell’architettura di qualità degli ultimi anni, nella quale è possibile scorgere nuovi terreni di ricerca su cui si sono confrontati architetti operanti in diverse regioni alpine. Varie opere testimoniano lo sviluppo di ricerche che si manifestano con proprie identità e autonome teorie, accantonando definitivamente la pretesa di imporre uno “stile alpino”. Tra le scuole che più coerentemente hanno intrapreso questo percorso, quella di area svizzera, pur connotata da diverse identità, ha saputo coniugare in modo creativo natura e tecnica, modernità e tradizione, realizzando una particolare coesistenza tra materiali della tradizione come la pietra e il legno e materiali della modernità come acciaio, vetro e cemento. Tale linea di ricerca, già attiva a partire dall’inizio degli anni Novanta nella confederazione elvetica, ha influenzato anche le regioni vicine dando impulso alla diffusione di un linguaggio della contemporaneità in diversa sintonia con il contesto paesaggistico e architettonico delle aree di montagna.
Alla diffusione di una nuova visione dell’architettura alpina hanno inoltre decisamente contribuito mostre, pubblicazioni e premi come quello organizzato dal Comune di Sesto nel Tirolo italiano. Anche la rinnovata attenzione per l’architettura “without architects”, ha favorito una nuova consapevolezza dei valori essenziali dell’architettura tradizionale alpina evidenziandone i contenuti di razionalità, essenzialità e sostanziale rifiuto di ogni moda o concezione stilistica. Si inserisce in questo contesto il premio “Architettura Vernacolare” assegnato da Marmomacc, all’interno della decima edizione dell’International Award Architecture in Stone del 2007, all’architettura di pietra della Lessinia, uno degli esempi più straordinari di architettura popolare europea frutto della intelligenza costruttiva delle popolazioni contadine dei territori montuosi a nord di Verona.
L’intenso e minaccioso sviluppo edilizio nelle “terre alte” a cui assistiamo negli ultimi decenni, principalmente dovuto alla spinta del turismo di massa, rende ancor più attuale il confronto tra una concezione architettonica legata agli stereotipi della tradizione contadina e l’interpretazione contemporanea nei suoi molteplici indirizzi.
In questo dibattito si inserisce Marmomacc per sottolineare le potenzialità offerte dai materiali lapidei nello sviluppo di una potenzialità nuova che ha nei materiali della tradizione la propria base fondativa e che antepone la coerente ricerca del linguaggio costruttivo ai modelli formali.
Su questi temi Marmomacc organizza un convegno, curato da Vincenzo Pavan, dal titolo “Costruire nelle Terre Alte”, nel quale saranno messe a confronto alcune importanti esperienze compiute nelle aree alpine con l’uso di pietre e marmi della tradizione locale, ma anche di altra provenienza.
In particolare il convegno indagherà sulla produzione architettonica della confederazione elvetica che ha visto nell’ultimo decennio la crescita di “scuole” connotate da visioni concettuali diverse ma tutte contrassegnate da una impegnata ricerca e da una qualità straordinaria.
Al convegno sono invitati a intervenire illustri storici di architettura e architetti internazionalmente impegnati che hanno affrontato con particolare profondità i temi dell’architettura alpina contemporanea.

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23 Luglio 2008

Opere Murarie

Il sito archeologico di Solunto, Palermo
Materiali lapidei e tessiture murarie

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Veduta aerea del sito di Solunto

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Solunto: profilo storico-topografico
Solunto è un sito ellenistico-romano situato in provincia di Palermo, databile dalla metà del sec. IV a. C.. Il sito è caratterizzato da un impianto di tipo ippodameo, costituito da insulae delle dimensioni di m 40 x 80, suddivise in lunghezza da un ambitus, per la raccolta e il convogliamento delle acque. Tale insediamento, arroccato sulle propaggini sud-orientale del Monte Catalfano, nacque in seguito all’abbandono del vecchio impianto punico in prossimità del mare, avvenuta dopo la vittoria del siracusano Dionisio sulle città puniche della Sicilia occidentale. Solunto presenta una suddivisione netta tra le aree pubbliche, con la grande agorà, il teatro, le terme e una cisterna pubblica, e le aree residenziali, nelle quali si rilevano diverse case a peristilio arricchite da mosaici e pitture parietali. Nel 254 a. C., a seguito delle Guerre Puniche, la città passò sotto il dominio romano e, verso la fine del II e gli inizi del sec. III d. C., venne gradualmente abbandonata dagli abitanti, probabilmente per il mutare delle condizioni storiche che per secoli avevano determinato il popolamento in questa parte dell’isola.

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Veduta aerea del tessuto urbano

Caratterizzazione dei materiali lapidei naturali
Al fine di caratterizzare i materiali lapidei con i quali sono realizzate le murature nel sito, è stata eseguita una campagna di indagini diagnostiche su campioni di materiale prelevati direttamente nel sito a cura dell’Università degli Studi di Palermo. Dopo il prelievo, i campioni sono stati catalogati e schedati e sugli stessi sono state effettuate osservazioni al microscopio ottico su sezioni sottili, diffrattometrie ai raggi X, analisi FTIR, analisi semiquantitative dei sali solubili, prove di assorbimento d’acqua per immersione totale, per capillarità e porosimetrie al mercurio. Sono stati analizzati due campioni di natura carbonatica, prelevati direttamente dalle murature, che costituiscono i litotipi maggiormente diffusi nel sito.
Dalle osservazioni petrografiche effettuate risulta che entrambi i campioni presentano l’aspetto di una calcarenite detritica, a grana variabile, costituita essenzialmente da resti di fossili (bioclasti), misti a frammenti di materiale roccioso preesistente (litoclasti), legati da cemento calcitico cristallino. I bioclasti sono costituiti da frammenti di organismi a guscio calcareo (piccoli echinidi, briozoi, alghe, gasteropodi e lamellibranchi) e microfossili (foraminiferi). I litoclasti risultano costituiti da frammenti di calcite e dolomite, con tracce di minerali silicatici, quali il quarzo e i feldspati alcalini. Fenomeni di impregnazione dei granuli, da parte di sostanze di natura ferrosa, hanno determinato la colorazione delle rocce, variabile dal giallognolo all’avana. L’osservazione petrografica, effettuata al microscopio mineralogico, ha permesso di definire i due tipi di calcareniti detritiche: la prima classificabile come biosparite a tessitura grainstone, la seconda come biomicrite a tessitura packstone.

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Campione di biosparite

Caratterizzazione dei mattoni crudi
Nel sito sono presenti alcuni casi di murature realizzate in mattoni crudi, dei quali si è ritenuto opportuno effettuare una caratterizzazione. I mattoni in terra cruda venivano realizzati con un impasto di argilla locale e inerti vari, formati a mano o con l’uso di uno stampo in legno, in genere nelle dimensioni di cm 30 per 20 e altezza di cm 7, per poi essere lasciati ad essiccare al sole. Il mattone così ottenuto era un materiale da costruzione solido e molto maneggevole, che poteva essere messo in opera senza l’ausilio di altri materiali, quali le casseforme, e poteva essere assemblato solo con argilla umida. Non si esclude che i materiali potessero venire dai torrenti della sottostante pianura e che gli inerti e i fossili derivassero dalla disgregazione naturale della roccia.
Ai fini della caratterizzazione chimico-fisica del materiale utilizzato per la realizzazione delle murature rilevate, sono state eseguite alcune indagini in laboratorio su campioni di materiale prelevato in situ. Dall’osservazione al microscopio mineralogico il materiale si presenta come un conglomerato di elementi carbonatici, provenienti dalla frantumazione di rocce carbonatiche che presentano le stesse caratteristiche mineralogiche e petrografiche del lapideo utilizzato per la realizzazione delle murature in pietra; ciò giustifica pertanto la sporadica presenza di frammenti di fossili nell’impasto. Le caratteristiche del materiale rilevate nella fase diagnostica, quali l’elevata porosità, la presenza di sali solubili e di argille a reticolo espandibile, giustificano l’elevata deperibilità dello stesso e la particolare sensibilità ai fenomeni legati allo scorrimento superficiale dell’acqua e all’imbibizione del materiale, nel caso di prolungata esposizione alle acque meteoriche o a fenomeni di umidità di risalita.

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Muratura in opus soluntinum

Tessiture murarie
Nell’intero sito sono state individuate cinque modalità di assetto murario, che identificano altrettante tipologie principali: irregolare, squadrato (a corsi sub-orizzontali, pseudo-isodomo, isodomo), opus soluntinum, a telaio e mattoni crudi.
L’assestamento irregolare, il più diffuso nel sito, non presenta corsi ed è costituito da pietrame informe ed eventuali bozze. Nell’assestamento a corsi sub-orizzontali sono invece riconoscibili dei corsi con andamento discontinuo e non perfettamente orizzontale. Si sono, inoltre, rilevati alcuni casi di murature pseudoisdome e isodome realizzate con blocchi di grandi dimensioni in alcuni edifici pubblici. In un solo caso, nell’Odèon, la struttura muraria isodoma presenta un elegante disegno, creato da diátoni con la faccia a vista diamantata. Si è inoltre identificata una particolare apparecchiatura che è stata denominata opus soluntinum, simile ad un’opera irregolare a “scacchiera”, costituita da blocchi più regolari ma di dimensione variabile, misti a tozzetti dello stesso materiale disposti in verticale. L’assestamento a telaio a Solunto è realizzato con ortostati monolitici, costituenti lo scheletro murario, e un tompagno litico con bozze di pietrame irregolare, o con un tompagno in terra cruda.
Tutte le murature, tranne le opere irregolari a secco e le isodome, sembra siano state poste in opera con una malta che all’osservazione macroscopica risulta essere una malta bastarda con legante costituito da argilla e calce. A differenza di altri siti archeologici di ambiente punico, nei quali le opere in mattoni crudi rappresentano anche quantitativamente una presenza rilevante, a Solunto tali tipi murari sono utilizzati occasionalmente per interventi puntuali di tamponamento e, solo sporadicamente, all’interno di unità edilizie per evidenti esigenze di modificazione dell’impianto planimetrico. Altra caratteristica peculiare di tale tipo è l’utilizzo di uno stereobate in pietra in opus soluntinum, che permette di isolare dal terreno il deperibile impasto terroso di cui sono costituiti i mattoni.

A. Sposito1 e F. Fernandez2
1 Professore Ordinario, Facoltà di Architettura di Palermo
2 Assegnista di Ricerca, D.P.C.E. Università di Palermo


Bibliografia essenziale
Adam J.P. (1984), L’arte di costruire presso i Romani, Longanesi, Milano.
Belz W. (1998), Atlante della muratura, UTET, Torino.
Bigaux G. (1965), Opere in muratura, Celi, Bologna.
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Fernandez F. (2006), Le murature archeologiche: conoscenza storica, tecnologica e materica, Il Prato, Saonara (PD);
Fernandez F., Lucchesi Palli A., Russo G. (2005), Il sito archeologico di Solunto, Studi per la conservazione delle murature, Kronos, Palermo.
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22 Luglio 2008

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20 Luglio 2008

News

Cattedrali da ascoltare

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Cattedrale. Foto Olga Feigelman

Sul fare della sera, proprio all’ora ideale per fermarsi e staccare dal lavoro concedendosi di rallentare, lasciare che i pensieri scorrano e si rigenerino, Radio2Rai offre, da diversi anni, trenta minuti di assoluto piacere uditivo nell’ascolto dei temi più interessanti ed eterogenei che possano individuarsi. E se talvolta si hanno gli occhi stanchi per la lettura, ascoltare, farsi guidare dalla voce dei relatori, ora possibile anche in podcast o in funzione “riascolta” online, è una vera soluzione.
Questo mese la trasmissione cult Alle8DellaSera dedica il proprio tempo ad un affascinante viaggio nel medioevo. L’oggetto del programma sono le pietre, e non solo, delle cattedrali, in una sequenza di venti puntate redatte da Marco Meschini per la regia di Sara Zambotti. Ad occhi chiusi, seguendo la narrazione con attenzione, possiamo conoscere storia, protagonisti, tecniche, materiali, strumenti e misteri che diedero forma all’universo delle cattedrali del medioevo, imparando ad uscire dai preconcetti, se mai li avessero, che gli spazi del sacro siano solo opere da museificare e non un luogo di vita, di pietra e di carne, sintesi dell’esperienza spirituale e culturale dei mille anni che son stati radici del rinnovamento e giovinezza del mondo occidentale segnando il tempo delle cattedrali.
La lettura di Meschini offre una visione del medioevo rinnovata, in sintonia con aggiornate teorie storiografiche e mostrando alle spalle un intenso lavoro bibliografico, pur nella leggerezza e incanto dell’oralità; illustra le interferenze e interazioni tra le vicende artistiche e la storia sociale-politica-culturale del mondo medievale.
Post scriptum: l’undicesima puntata è la summa delle nozioni tecnico-architettoniche sul tema del cantiere della cattedrale. Fondamentale. Concedetevi una mezzora almeno…

di Veronica Dal Buono

Indice delle puntate:
1. Prologo
2. La madre di tutte le cattedrali
3. L’intronizzazione del papa
4. La Sapienza Divina
5. I mosaici
6. Il tesoro della cattedrale
7. Le reliquie della cattedrale
8. I pellegrini e gli scultori della cattedrale
9. La cultura della cattedrale
10. Il committente e il pubblico della cattedrale
11. La costruzione della cattedrale
12. Gli artefici della cattedrale
13. Gli architetti della cattedrale
14. Le vetrate
15. La questione delle immagini
16. La vita nella cattedrale
17. La morte nella cattedrale
18. L’atto creativo cattedrale
19. I simboli delle cattedrali
20. Il senso ultimo delle cattedrali

Le pietre e la luce: la cattedrale del Medioevo
di Marco Meschini
regia di Sara Zambotti
Radio2 – Programma “Alle 8 della sera”
Da lunedì 16 giugno a venerdì 11 luglio 2008
Dal lunedì al venerdì, dalle 20:00 alle 20:30

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