Notizie
15 Settembre 2008
Design litico
Il Chiampo: riunirsi verso nuovi orizzonti del design
Esperienza coordinata: il Consorzio Marmisti Chiampo
La Valle del Chiampo, nella fortunata posizione ai piedi dei Monti Lessini, lungo il bacino dell’omonimo torrente che affluisce nell’Adige, si pone per la provincia di Vicenza come un’importante e peculiare appendice produttiva. Attraversata in lunghezza dalla strada provinciale “Valdichiampo”, concentrate su di essa si affacciano una sequenza significativa di imprese leaders del settore lapideo. Singolarmente ciascuno porta la propria specializzazione, nell’insieme costituiscono un raggruppamento forte, fondando un vero e proprio “sistema”.
Dopo più di un secolo di attività e tre generazioni di esperienza nel settore della pietra naturale, uomini, tecnologie e idee del territorio del Chiampo dal 2005 sono associate in consorzio, il Consorzio Marmisti del Chiampo.
La peculiarità e forza di questo bacino produttivo risiede proprio nella rete di relazioni esistente tra le venticinque aziende consorziate, nella capacità applicata di rendere sinergiche le proprie differenti competenze.
La realtà del Chiampo è capace nel suo insieme di coprire l’intera filiera produttiva del lapideo partendo dall’estrazione della materia prima, attraverso tutte le fasi di lavorazione fino alla realizzazione dei manufatti finiti; il comparto vicentino lavora ogni tipo di lapideo – sia esso marmo, granito o pietra – su ogni scala, dall’elemento di arredo al progetto architettonico. I numeri parlano da sè: 23 aziende per oltre 400 dipendenti, 65000 metriquadrati coperti di capannoni per 90000 coperti; 32 telai, 43 tagliablocchi, 50 frese, 17 macchine a controllo numerico e molte ancora, per raggiungere elevati standard qualitativi di prodotto. I risultati sono raggiunti avvalendosi dell’esperienza artigiana, dell’aggiornamento tecnologico, della competenza progettuale degli studi tecnici e soprattutto di energie imprenditoriali e creative messe in rete e condivise con l’intera comunità.
Il team direttivo a guida del consorzio, grazie all’assiduo impegno e disponibilità profusa, accoglie, vaglia e promuove eventi culturali, progetti formativi, manifestazioni, volti a valorizzare e sostenere il comparto vicentino ed i suoi consorziati, su scala internazionale.
Riunirsi a consorzio ha significato per i marmisti del Chiampo non solo concentrare le proprie forze materiali ma, in particolare, evidenziare la necessità di un approccio alla produzione capace di guardare all’ambito del design nell’accezione estensiva del termine, cioè come processi, prodotti, sistemi, esperienze e comunicazione.
Affiancare al progetto azioni di informazione integrata e multicanale è infatti operazione oggigiorno essenziale per affermare e conservare la competitività dei beni sull’esteso banco del mercato globale, superando le geografie materiali e immateriali consolidate, confermando il valore dell’Italia “di punta”, grazie a quelle eccellenze ancor con merito note come Made in Italy.
Dunque il know-how di marmo, granito e pietre, è orgogliosamente custodito dai consorziati della Val di Chiampo.
Con il passaggio alla stagione autunnale e l’avvio del periodo degli importanti eventi culturali e promozionali in chiusura dell’anno, si è ormai giunti alla presentazione e inaugurazione ufficiale della particolare iniziativa di cui le aziende del Consorzio Marmisti del Chiampo sono sostenitrici ed entusiaste esecutrici: l’annunciata mostra “Palladio e il design Litico”.
Un elemento della collezione Palladio e il Design Litico in lavorazione. Raffaello Galiotto Designer
Palladio, design e pietra: un trinomio consolidato
“Palladio e il design litico” è un progetto di industrial design e insieme una ricerca storico-artistica, un progetto di marketing, un evento espositivo: in sintesi un articolato e originale programma di azioni progettuali. L’idea si è concretizzata grazie al connubio di alcune fondamentali componenti: una fase di studio filologico condotto dal CISA, la rielaborazione creativa del progettista Raffaello Galiotto, l’applicazione della stessa alla produzione grazie alle tecnologie messe a disposizione dalle aziende del Consorzio del Chiampo; in seguito ancora la divulgazione promozionale del risultato attraverso la mostra fisica-reale dei progetti realizzati, organizzata dallo stesso Consorzio del Chiampo e quindi la produzione di contenuti di comunicazione connessi che, come illustra l’eccellente catalogo, pongono al centro la cultura e la storia, le radici delle competenze locali, coinvolgendo alle iniziative ospiti, studiosi e ricercatori di nota fama.
Quattordici aziende del Consorzio hanno reso disponibile il proprio serbatoio di competenze, artigianali e industriali, dimostrando estrema flessibilità alla lavorazione della pietra naturale nel volgersi al progetto ideato e curato da Raffaello Galiotto, giovane designer che opera con il proprio team proprio nel contesto del Chiampo. L’originale ricerca di Galiotto confluisce nella esposizione itinerante “Palladio e il design litico”.
Partendo dall’inaugurazione che avrà luogo presso la prossima esposizione di Abitare il Tempo, i 150 metriquadri di allestimento espositivo ritornano negli spazi di Marmomacc, sempre presso la Fiera di Verona; da novembre 2008 all’estate 2009, la collezione si sposterà verso siti di prestigio comunitario e altre importanti fiere internazionali.
Punto di partenza dell’esperienza, com’è evidente, l’opera del Palladio, il grande architetto universalmente conosciuto e per il territorio veneto vero e proprio manifesto culturale.
Il maestro, noto oggi soprattutto come “architetto delle ville”, è stato progettista anche di opere minori, elementi plastici, scultorei, quali camini, lavamani, vere da pozzo, pavimentazioni, balaustre, frontoni… L’obiettivo del progetto “Palladio e il design litico” è la realizzazione di oltre venticinque prototipi di opere in marmo, granito, pietra, scultoree quanto funzionali, progettate partendo dallo studio di alcuni segni inconfondibili del Palladio e concepite come oggetti d’uso con possibilità di riproduzione seriale e diffusione sui mercati internazionali, in sintesi oggetti di design contemporaneo.
Elemento d’arredo realizzato in occasione di Palladio e il Design Litico. Raffaello Galiotto Designer
La creatività di Galiotto ha guidato le aziende a produrre elementi d’arredo o di rivestimento da interni ed esterni, carichi di energia sperimentale, interessanti esempi di ricerca applicata ad integrare idea, materia e macchina.
Prezioso il contributo del Centro Internazione di Studi di Architettura Andrea Palladio che ha reso disponibili le proprie ricerche storico-artistiche nonchè minero-petrografiche, volte a individuare e riconoscere alcune opere cosiddette “minori” del Palladio, elementi decorativi integranti della sua architettura, come punti di partenza per il progetto.
Raffaello Galiotto ha saputo rileggere le singole opere di partenza restituendole graficamente per poi individuare dalle superfici delle stesse, attraverso un’opera di astrazione e sintesi, la curva ricorrente, la “misura” del ripiegamento della materia che ritorna con proporzione nei sereni ed eleganti motivi a voluta del maestro. Dallo studio, ridisegno e interpretazione dei profili di pietra sono nati i principi di base per la creazione di nuovi oggetti d’uso, originali e contemporanei, realizzati grazie ad avanzate tecnologie, in taluni casi appositamente studiate, dalle aziende del Chiampo.
La serie fortemente differenziata di prototipi, variegata nella forma quanto nella resa materica espressa dagli eterogenei litotipi adottati, è oggi un originale omaggio al grande Palladio in occasione delle celebrazioni del suo cinquecentenario dalla nascita (1508-2008).
di Veronica Dal Buono
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11 Settembre 2008
Eventi Flash
CONCRETE2009 EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEL CALCESTRUZZO
La Facoltà di Ingegneria dell’Universita’ degli Studi del Molise, in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Universidad de la Republica dell’ Uruguay e con l’Istituto Torroja di Madrid ha messo a punto l’organizzazione di un Convegno di Studi Internazionale dal titolo CONCRETE2009 EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEL CALCESTRUZZO Tradizione, attualità, prospettive. L’evento rientra nell’ambito di un programma di approfondimento delle tematiche relative ai contenuti tradizionali dell’Architettura Tecnica ed agli sviluppi tecnologici dei materiali e delle tecniche costruttive che la facoltà di Ingegneria dell’Università del Molise ha avviato da tempo con un ciclo periodico di Giornate di Studi e Seminari Internazionali che hanno messo a confronto esperti e studiosi provenienti da diversi paesi. Il ciclo, dal titolo LE TECNICHE DEL COSTRUIRE vede nel convegno CONCRETE2009 il punto di arrivo di un percorso di confronto culturale accademico e professionale ed il punto di partenza per la sperimentazione di nuovi spunti di conoscenza per l’approfondimento, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica nell’ambito edilizio. Il Convegno avrà luogo nel Febbraio 2009 a Termoli, sede della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Molise.
Il tema trattato parte dalla considerazione che la progettazione di sistemi costruttivi con uso di conglomerato cementizio si è sviluppata in un periodo temporale talmente esteso da mostrare la sua presenza anche in edifici che fanno parte dell’area archeologica. Il materiale ha espresso proprietà di progetto tecnologico-edilizio, chimico, strutturale e sismico, nonchè di tecnica di cantiere, che devono essere ancora analizzate diffusamente in maniera critica per una lettura, maggiormente legata a principi evolutivi, che porti anche alla valorizzazione di opere edili e di ingegneria civile poco conosciute così come i progettisti.Analogamente si analizzerà una fase evolutiva del progetto del sistema costruttivo in calcestruzzo cementizio armato, rafforzata dalla sinergia tra la ricerca ingegneristico- tecnologica e le case produttrici, che conduca sempre più alla realizzazione di elementi di fabbrica e conglomerati fortemente innovativi per opere tese alla più qualificata progettazione sia di particolari costruttivi che di miscele alla luce di un costruito del XX secolo che mostra una crisi di durabilità con conseguenze sulla manutenzione programmata.Tali considerazioni implicano, necessariamente, anche riflessioni sulle metodologie da adottare in funzione della disponibilità di nuovi materiali e di tecniche diagnostiche sia per il recupero edilizio che per il restauro, con particolare riguardo per i siti archeologici.
Il congresso si svilupperà secondo le seguenti sessioni:
LA TECNOLOGIA
Storia della scienza e della tecnica costruttiva nell’ingegneria edile e nell’ingegneria civile. Particolari costruttivi. Connessioni ed interazioni con materiali diversi. Mix-design. Calcestruzzi speciali ed innovativi. La resistenza al fuoco. Opere.
LA PRODUZIONE EDILIZIA
Manutenzione programmata. Tecniche di cantiere.
LA STRUTTURA
Evoluzione dei metodi e delle teorie di calcolo. Sismica. Particolari costruttivi in zona sismica.
IL MATERIALE ED IL RECUPERO
Tecnologia e chimica applicata. Diagnostica. Tecniche di intervento per la conservazione. Interventi.
IL MATERIALE E LE TECNICHE NELL’ARCHEOLOGIA
Testimonianze di uso del conglomerato nella storia antica, Il materiale e le tecniche per il restauro in archeologia, Interventi.
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Per informazioni www.concrete2009.it
Contatti concrete2009@unimol.it
11 Settembre 2008
Principale
THE COOL HOUSE
THE COOL HOUSE
Maurizio Duranti
The cool house is for cool people. Dice già tutto.
Quasi tutto. Specificare: cool people, si nasce o si diventa?
Risposta: si nasce e si diventa. Alla fine si è.
Si nasce, con una pulsante esigenza di esserci. Si diventa, con un sottile programma di farsi riconoscere. L’uno e l’altro. Obbligatorio. Obbligatorio come il successo.
Con il successo si è. Il successo ci rappresenta. Il successo si rappresenta.
Il successo: causa ed effetto, sintomo e sindrome di esserci e di farsi riconoscere. Ciclo brevissimo, istantaneo. Ossessione da mimetizzare, intenzione da cavalcare.
Nessuna radice nel passato, nessuna proiezione nel futuro. Qui e ora, subito, adesso.
The cool house: ecosistema saturo di segnali, micro e macro. Terreno di riconoscimento di sè, del successo, dell’esserci.
The cool house: comportamento in sè e arena di comportamenti. Condiziona e suggerisce comportamenti cool, addestra, seleziona, orienta.
Niente domotica informatica robotica. Solo segnali segnali segnali. Di sè, per sè, a sè.
Istantanei, puntiformi, sommessi e fulminanti. Attuali, attualissimi. Cool.
Mobili oggetti ambienti funzioni decorazioni atmosfere dettagli luci, tutto nato materializzato annesso inglobato metabolizzato e fluttuante nell’oggi. Un oggi cool.
Citazioni e autocitazioni, in un sistema autoriferito e straniato, glamorous come la moda, ingenuo come il gioco, intrigante come un’allusione, effimero come un flirt.
Cangiante instabile crudele. O sei dentro o sei fuori. Chi c’è è, chi non c’è non è.
Unica regola e unico obbligo: essere presente nel presente.
Ogni giorno daccapo. Leggeri e determinati. Lucidi e creativi. Cool e cool.
Senza perdere un colpo.
Be cool. Live today in your cool house.
11 Settembre 2008
Appunti di viaggio
Islanda
Affioramento della dorsale medio oceanica a Ðinguellir.
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Ogni tanto risento ancora quella risata. Sì, li avevo fatti ridere. E molto! Perchè? Boh, che fosse perchè mi sono stesa per terra ed ho baciato le rocce? Può essere… È che loro non sono geologi e quindi non possono capire…non possono immaginare cosa voglia dire trovarsi sull’unico affioramento terrestre della Dorsale Medio Oceanica. Forza pura. Violenza sopita nell’attesa di risvegliarsi chissà come e chissà quando che un geologo, durante il suo corso di laurea, comincia inizialmente a cercare di capire, per finirne poi completamente soggiogato ed affascinato.E l’Islanda è forza della natura pura! Ogni sua località diventa, per un motivo o per l’altro celebrazione di questa inimmaginabile potenza che si mescola e fonde con la storia dei primi islandesi che, chissà perchè, anche l’immaginario collettivo vede come esseri giganteschi, pure loro dalla forza smodata in sintonia con la loro terra. Ed ecco allora che a Ðinguellir, dove emerge con tutta la sua meravigliosa potenza la dorsale medio-oceanica si trova anche il più importante sito storico della nazione in quanto dal 930 d.C. vi si riuniva il Parlamento Islandese. Bastano pochi chilometri ed ecco subito altri incontri geologici. Strokkur, ad esempio, il geyser attivo che proietta un incredibile getto d’acqua a 30 metri d’altezza ogni pochi minuti; o Gullfoss “la” cascata forse più imponente d’Islanda con i suoi soli 32 metri di altezza, ma con una quantità d’acqua tale ed un frastuono così elevato che quasi quasi ti prende lo stomaco mentre le gambe diventano “mollicce” di fronte a tanta potenza. O ancora la cascata Hengifoss dove l’acqua cade con violenza in una stretta e scura gola basaltica dopo un salto di 120 metri, e che genera un rumore paragonabile a quello di un boeing 747 in fase di decollo. Chiare fresche e dolci acque? Ma quando mai! Ma anche a Hólahólar, quando risalito il vulcano ormai inattivo ci si abbandona letteralmente controvento, anche quello è così forte da sorreggerti anche a corpo morto senza lasciarti cadere a terra. Sembra quasi che le forze naturali a cui noi siamo solitamente abituati cambino parametri aumentandoli parossisticamente. E diventa quasi un gioco scoprire laghi caldi (Bláia Lónið, Gunnuhver), fumarole, campi termali, ma anche vulcani come l’imponente Snæfellsjökull da dove Jules Verne ha fatto partire e scendere i suoi interpreti per farli giungere al centro della terra. O le imponenti colate laviche del Krafla che dopo aver generato nel 1724 il cratere Viti (Inferno)-nomen omen-, a Leirhnjukur tra il 1977 e il 1984 ha doto luogo a colare laviche dai colori incredibili che ancor oggi fumano e che nelle giornate di pioggia (…via, diciamo pure durante la maggior parte dei giorni dell’anno) assumono un aspetto così tetro e spettrale.
La cascata Goðafoss, nella zona di Akureyri.
L’Islanda, con la grandezza dei suoi ghiacciai (il Vatnajökull è il più grande d’Europa) le sue giornate senza fine (quanto è strano leggere in tenda alle 3 di notte senza pila!… e per un folle momento sorridi pensando a quante cose in più si potrebbero fare con un giorno di 24 ore senza notte…), sembra proprio aprire uno spiraglio per farci dare un occhio laggiù, dentro il cuore pulsante della terra dove noi siamo così piccoli e risibili con tutti i nostri problemi di troppa fretta, di lavoro, di successo…
8 Settembre 2008
Videointerviste
Michele De Lucchi, un architetto per l’industria
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“Seppure coinvolto in diverse discipline, io in realtà faccio un lavoro solo, che è quello di interfacciare l’industria in tutti i suoi problemi legati alla comunicazione, ma soprattutto alla sua identità e al suo carattere. In tutti questi anni ho imparato a capire l’industria riuscendo a collegare in modo giusto le sue funzioni aziendali nei loro molteplici aspetti, dando carattere e personalità alle varie manifestazioni nelle quali l’azienda si esprime. Indipendentemente se queste siano prodotti o showroom, manifesti o edifici, uffici o altro”1.
Michele De Lucchi, un architetto che all’industria ha dedicato gran parte della propria carriera professionale, presenta con queste parole il ruolo che lui stesso ha assunto nel corso degli anni all’interno delle aziende con le quali ha collaborato. Un ruolo che identifica il designer industriale nel trait d’union fra industria, consumatore, cultura e ricerca, nel creatore di un valore aggiunto per l’impresa, ormai indispensabile al percorso evolutivo della sfera produttiva contemporanea.
In questa ottica Michele De Lucchi opera oggi collaborando con Pibamarmi, che in occasione della 42° edizione di Marmomacc, tenutasi nel 2007, ha partecipato all’iniziativa “Marmomacc incontra il Design”. L’evento ha offerto l’opportunità a dieci aziende specializzate nella lavorazione della pietra di confrontarsi con designer di fama internazionale in un percorso di ricerca e sperimentazione incentrato sul prodotto dell’industria lapidea.
Pibamarmi ha scelto di collaborare con Michele De Lucchi per l’importante e singolare carriera professionale dell’artista. Questa nuova esperienza si è dimostrata capace di rispondere alle esigenze dell’impresa, apportando stimolanti contributi creativi alla sua produzione, pronti a nuovi, futuri sviluppi.
Profilo d’Autore
Le tappe principali della carriera di Michele De Lucchi si sviluppano attraverso esperienze all’apparenza disomogenee, caratterizzate da mutevoli approcci formali. Uno sguardo più attento rivela tuttavia un percorso segnato da un filo di congiunzione senza soluzione di continuità che, oltre ad accompagnarci nella scoperta dell’attività di un grande designer della nostra epoca, ci aiuta a comprendere la nuova esperienza avviata insieme a Pibamarmi.
Michele De Lucchi nasce a Ferrara nel 1951 e si laurea in Architettura a Firenze nel 1975 in seguito alla fondazione, avvenuta due anni prima, del gruppo sperimentale Cavart (arte delle cave), che si forma a Padova come promotore di dibattiti, laboratori seminariali, performance.
Con Cavart De Lucchi organizza seminari e partecipa a concorsi come “Progettarsi addosso”, “Architetture culturalmente impossibili” e “Homo Trahens”, incentrati sulla sperimentazione e la contestazione, che vedono esperienze apparentemente ludiche legate essenzialmente al mondo dell’abitazione trasformarsi in azioni di protesta rivolte al risveglio di una coscienza critica rispetto alla società consumistica.
Le prime esperienze professionali di De Lucchi ci introducono all’interno dell’affascinante clima di rinnovamento dell’architettura radicale, che caratterizza parte del panorama architettonico italiano degli anni Settanta del Novecento. La sua carriera inizia all’insegna della contestazione di una “maniera” di fare architettura e design ormai obsoleta e lontana dalle esigenze dell’uomo contemporaneo; nell’ambito dell’arte concettuale, che vuole essenzialmente “comunicare messaggi”. La sfera nella quale De Lucchi opera negli anni dei suoi esordi è quella della teoria e della comunicazione, come ci testimonia la performance realizzata nel 1973 in occasione della XV Triennale di Milano: indossando una divisa da ufficiale napoleonico, lui stesso si proclama “Designer in Generale” e sottolinea la responsabilità etica del designer, progettista di oggetti che influenzano il comportamento di chi li utilizza.
A partire dal 1977 De Lucchi si unisce a nuovi gruppi, studi di progettazione e riviste operanti in ambito milanese che vanno da Alchymia al Centrokappa alla rivista Modo, grazie ai quali i progetti utopici dei primi anni cominciano gradualmente a trasformarsi in manufatti tangibili e funzionali.
Il passaggio dalla teoria alla pratica avviene gradualmente attraverso la progettazione di una serie di oggetti, definiti “gentili”, che De Lucchi disegna nel contesto di Alchymia. Caratterizzati dal colore e dalle forme sinuose e leggiadre, questi oggetti di uso quotidiano – essenzialmente lampade come la “Sinerpica” e la “Sinvola”, progettate rispettivamente nel 1978 e nel 1979 – si accostano allo spazio domestico come piccole storie dal carattere giocoso che si contrappongano all'”aggressività” degli strumenti tecnologici dell’abitazione moderna.
Nella stessa ottica, fra il 1979 e il 1981, De Lucchi si avvicina al mondo degli elettrodomestici disegnando per Girmi articoli come l’aspirapolvere, il bollitore, il tostapane e il ferro da stiro, concepiti in forma di personaggi animati formati dalla composizione di solidi geometrici puri colorati con tinte dai toni pastello.
Contemporaneamente, all’interno di Alchymia De Lucchi conosce Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Ettore Sottsass; con quest’ultimo, nel 1980 decide di staccarsi dal gruppo per fondare, l’anno successivo, Memphis2.
Oggetti di design progettati da Michele De Lucchi.
“Kristall”, tavolino in laminato plastico, legno e metallo, Memphis, 1981; tostapane, Girmi, 1979, modello esposto nella sezione “La casa decorata” della XVI Triennale di Milano, 1980; lampada “Tolomeo”, Artemide, 1986.
Memphis apre la strada al nuovo design
Esperienza centrale dell’avanguardia italiana degli anni Ottanta, Memphis è l’appellativo di un gruppo di architetti e designer provenienti da tutto il mondo che, durante sette anni di collaborazione, pone criticamente l'”oggetto” al centro della propria ricerca intellettuale. I progetti si sviluppano all’insegna del colore, del decoro, della flessibilità e della sperimentazione formale; creano prodotti emozionali e artistici più che beni meramente funzionali da commercializzare. Gli oggetti che Memphis presenta sono perlopiù polivalenti e trasformabili e i loro colori, forme e decori diventano gli strumenti per una ricerca sulla natura dei materiali e delle superfici, che caratterizzerà tutta la carriera professionale di De Lucchi.
Attraverso Memphis, l’esperienza forse più duratura e basilare della sua carriera, De Lucchi sviluppa la propria ricerca verso un design anticonvenzionale indirizzato a rappresentare i sentimenti dell’uomo.
Nel 1979, chiamato da Ettore Sottsass, allora responsabile del product design e dell’office forniture della Olivetti, De Lucchi avvia anche una collaborazione con l’industria piemontese3. Inizialmente si occupa dello sviluppo dei prodotti per Olivetti Synthesis, dedicati essenzialmente all’archiviazione, negli anni successivi (e fino al 2002) progetta elementi d’arredo per l’ufficio come quelli delle linee Icarus e Delphos, create con Sottsass, e oggetti tecnologici come personal computer, telefoni, fotocopiatrici e stampanti.
Pur se apparentemente diversi in forma e stile rispetto ai primi oggetti progettati, i prodotti di Olivetti, dalle forme ergonomiche e dall’aspetto fortemente visivo ed emozionale, si inseriscono perfettamente nel suo percorso di ricerca verso forme delicate e confortevoli dell’oggetto tecnologico.
Dal 1980, De Lucchi progetta anche per Artemide. Ernesto Gismondi, fondatore dell’azienda, lo contatta in seguito all’esposizione degli oggetti disegnati per Girmi alla XVI Triennale di Milano. La proposta di disegnare lampade viene accolta da De Lucchi con entusiasmo. I numerosi progetti iniziali sfociano, nel 1982, nella produzione della lampada Cyclos, il primo prodotto di successo; ma è nel 1986, con la serie Tolomeo, che le lampade di De Lucchi divengono un simbolo del design nel campo dell’illuminazione. La Tolomeo si evolve in svariati modelli ma il progetto originario, una lampada da tavolo con bracci mobili, diventa l’oggetto Artemide più diffuso degli ultimi vent’anni. La collaborazione con Artemide, tutt’oggi in corso, in avvio del terzo Millennio si evolve verso oggetti dall’accentuata emotività, rappresentata da forme scultoree e organiche connesse con moderne tecnologie digitali come quella dei led.
A partire dagli anni Novanta, l’attività nel campo del design si integra sempre più intensamente a quella architettonica.
Se nel 1990 De Lucchi crea “Produzione Privata”, una organizzazione di lavoro indirizzata alla fabbricazione di oggetti concepiti senza una committenza precisa e realizzati da botteghe artigiane con materiali e tecniche tradizionali, negli stessi anni avvia progetti legati alla composizione di lastre zigrinate o lisce, in materiali differenziati, con le quali sviluppa prodotti che vanno dagli accessori per ufficio della Kartell, agli arredamenti per i negozi di Mandarina Duck, ad edifici per uffici o abitazioni come l’American Village di Osaka. La lastra è il modulo base della composizione architettonica, è elemento compositivo e strutturale al tempo stesso.
Dal 1997 De Lucchi inizia a collaborare con grandi realtà del mondo economico quali Enel, Poste Italiane, Deutsche Bank. Per loro elabora progetti su scala diversa che vanno dall’oggetto di design (come il contatore della luce), al traliccio dell’alta tensione, agli allestimenti d’interni (come quelli per le filiali di Deutsche Bank e per gli uffici postali), a manufatti architettonici di grandi dimensioni come le centrali elettriche di Enel.
Fra il 1998 e il 2003, per Poste Italiane porta a termine un vero e proprio progetto globale: ridisegna l’intera immagine istituzionale dell’azienda, dagli interni delle agenzie, agli uffici direzionali, alle strutture temporanee e commerciali, agli arredi, agli accessori, alla grafica, alle forme di comunicazione.
Oltre a questi progetti, ad alcune collaborazioni con Compaq Computers, Philips, Siemens e Vitra, a progetti di abitazioni private ed esercizi commerciali, l’attività architettonica di De Lucchi si sviluppa nell’ambito degli allestimenti museali. Fra il 2000 e il 2002 è incaricato dell’allestimento delle mostre che si tengono alle Scuderie del Quirinale di Roma, all’interno degli ambienti progettati da Gae Aulenti. Nel 2002 cura la riqualificazione degli spazi interni e del giardino della Triennale di Milano per poi occuparsi, a partire dal 2003, della progettazione del Museo Diocesano di Ivrea e del Museo della Città di Bologna4.
L’esperienza con Pibamarmi
Michele De Lucchi oggi, affermato e noto architetto-designer, continua ad operare all’interno di quella molteplicità di contesti ed interessi che ne ha caratterizzato la ricca e poliedrica vicenda professionale ed intellettuale. Il rapporto con le aziende si dimostra ancora una costante cui De Lucchi non vuole rinunciare5.
Particolare rilievo assume la collaborazione con Pibamarmi, nella quale De Lucchi libera l’aspetto prettamente ludico del proprio operare ritornando a processi progettuali a lui cari fin dalle sue prime esperienze. La pura espressività dell’oggetto di design, l’emozionalità del prodotto realizzato con materiali naturali attraverso tecniche manuali diventano occasione per mostrare al pubblico il valore dell’industria italiana, del lavoro artigiano che opera per l’industria mostrando la qualità di materiali pregiati come il marmo.
L’artigianato, una risorsa che l’Italia è riuscita a salvaguardare, permette oggi di riscoprire il concetto di “materialità”, restituendo valore ad alcuni materiali talvolta ritenuti obsoleti come il legno e il marmo.
Una sensibilità verso i materiali naturali che si manifesta in un progetto come quello che De Lucchi sviluppa per “Marmomacc incontra il Design” 2007, incentrato sul tema “La leggerezza del marmo”. Il progetto prevede una serie di piccole casette inizialmente costruite in legno e successivamente in marmo, dei piccoli oggetti d’arte sviluppati “in riduzione” a partire da manufatti di grandi dimensioni, quasi a rappresentare un gioco che permette al progettista di riprodurre il luogo per eccellenza della vita dell’uomo dalla semplice lavorazione di blocchi di marmo.
Quest’anno l’edizione della fiera veronese, che si terrà fra il 2 e il 5 ottobre, offre una seconda occasione per mostrare l’attività di ricerca e le qualità produttivo-realizzative delle aziende presenti. “Marmomacc incontra il Design” propone il tema “Pelle, Skin, Texture”, in perfetta continuazione con l’argomento della precedente edizione. Un tema che si relaziona alla pietra, materiale massivo per eccellenza, in maniera fortemente innovativa e all’avanguardia, cercando di estrapolarne ulteriormente i caratteri di leggerezza già indagati. Le imprese hanno la possibilità di fare interagire la creatività propria dei designer partecipanti con la professionalità delle applicazioni artigiane e delle moderne tecnologie industriali utili alla lavorazione della pietra.
Anche quest’anno De Lucchi si affianca a Pibamarmi, rinnovando la propria proposta in veste di tramite ideale fra il mondo della creatività e quello dell’impresa.
di Sara Benzi
(vai al sito di Michele De Lucchi)
(vai al sito di Pibamarmi)
Note
1 Da Modo, 2003, cit. in Fiorella Bulegato, Sergio Polano, Michele De Lucchi: comincia qui e finisce là, Milano, Electa, 2004, p. 204.
2 Nel 1980 De Lucchi apre il proprio studio a Milano, in via Borgonuovo, vicino a Sottsass Associati. Nel 1984 lo studio si trasferisce in via Vittoria Colonna.
3 Dal 1992, De Lucchi è responsabile del Design Olivetti.
4 Per un approfondimento sulla ristrutturazione del palazzo della Triennale di Milano si veda Elena del Drago, La Triennale di Milano. Design, territorio, impresa, Roma, Luca Sossella, 2004; Silvana Annachiarico, a cura di, Michele De Lucchi. Il Museo del Design e la nuova Triennale, Miano, Electa, 2008.
5 La carriera di De Lucchi è accompagnata da numerosi riconoscimenti internazionali e dalla nomina come professore ordinario presso la Facoltà di Design e Arti dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, avvenuta nel 2001.
Bibliografia essenziale
– Annachiarico S., a cura di, Michele De Lucchi. Il Museo del Design e la nuova Triennale, Miano, Electa, 2008.
– Bulegato F., Polano S., Michele De Lucchi: comincia qui e finisce là, Milano, Electa, 2004.
– Del Drago E., La Triennale di Milano. Design, territorio, impresa, Roma, Luca Sossella, 2004.
– Kicherer S., Silvio San Pietro, a cura di, Michele De Lucchi, Milano, L’Archivolto, 1992.
– Suardi S., Michele De Lucchi: Dopotolomeo, Ginevra, Milano, Skira, 2002.
6 Settembre 2008
Eventi
Per un’arte di marmo
La XIII Biennale internazionale di Carrara
Louise Bourgeois, Eye Benches, 1996-1997
Carrara, il marmo, la scultura: un legame indissolubile che affonda le sue radici in tempi remoti, protraendosi, senza soluzione di continuità, fino ai nostri giorni. Ed è proprio al fine di ribadire e mantenere sempre attivo e stimolante questo legame tra città e produzione artistica che nel 1957 è nata l’idea di una Biennale di scultura a Carrara.
“Nient’altro che scultura/Nothing but sculpture” è il titolo di questa tredicesima edizione, aperta al pubblico dal 27 luglio al 28 settembre. Un titolo semplice ma efficace dunque, per evidenziare – come afferma il curatore della rassegna Francesco Poli – “il carattere specifico di questa manifestazione rispetto alle ormai numerosissime biennali grandi e piccole che fioriscono in ogni parte del mondo”1.
La XIII Biennale di Carrara diviene così, nell’intenzione del suo curatore, un’importante occasione per riflettere su un universo – quello della scultura contemporanea – complesso e variegato tanto nelle forme plastiche quanto nei materiali impiegati.
Sol LeWitt, Curved Wall, 2002
Quattro i luoghi prescelti per ospitare gli “omaggi speciali” dedicati ad alcuni indiscussi maestri dell’arte di oggi. Nel Parco della Padula – dove già si trovano opere site-specific di artisti di fama internazionale quali Sol LeWitt, Mario Merz, Robert Morris, Claudio Parmiggiani ed altri ancora – sono collocate due coppie di sculture in granito nero dell’artista Louise Bourgeois: panchine a forma di grandi occhi che se da un lato offrono un piacevole momento di riposo ai visitatori del parco, dall’altro inquietano per la loro presenza ambigua e indagatrice. Sotto la cupola della Chiesa del Suffragio si inscrive invece scenograficamente il grande igloo dalle superfici vetrate di Mario Merz, archetipo abitativo centrale nella riflessione dell’artista italiano il cui esordio è legato al movimento dell’Arte Povera. I restanti omaggi dedicati a Giulio Paolini e Pietro Cascella trovano invece collocazione nelle suggestive sale dell’Accademia di Belle Arti, tra calchi di sculture classiche e pareti rivestite da lastre di marmo.
Oltre agli omaggi, tre sono le mostre a tema allestite nella sede espositiva più ampia della Biennale qual è il Centro Internazionale di Arti plastiche (ex convento di San Francesco): La forza attuale del marmo, Le nuove statue e La scultura come corpo vivente. Se nelle ultime due sezioni – dedicate al recupero della figurazione (Le nuove statue) e alla messa in scena diretta del corpo umano (La scultura come corpo vivente) – viene fatto ampio uso di medium estranei alla scultura tradizionale (fiberglass, silicone, catrame, resina… sino ad inserti audiovisivi), in quella più estesa, La forza attuale del marmo, diviene protagonista il materiale classico per eccellenza.
Questa sezione, oltre ad omaggiare quel carbonato di calcio purissimo di cui Carrara è tra i maggiori centri al mondo di produzione, trasformazione ed esportazione, rappresenta, secondo Poli, “una verifica di come oggi il marmo sia considerato da molti artisti come un medium scultoreo con peculiari caratteristiche espressive anche nell’ambito delle ricerche più innovative”2.
A testimoniare la “forza attuale” di questo materiale sopraggiungono opere di artisti di riconosciuta importanza come Tony Cragg, Richard Long, Hidetoshi Nagasawa, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto ed altri ancora, affiancate ad artefatti plastici di giovani emergenti.
Giuseppe Penone, Pelle di marmo, 2004
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Tra i lavori più significativi segnaliamo quello di Giuseppe Penone: undici lastre di marmo bianco venato che riconfigurano spazialmente una stanza vuota, in cui il visitatore è libero di muoversi. L’opera, dal titolo Pelle di marmo, possiede un livello di significato aggiuntivo rispetto a quello di mera installazione ambientale. Attraverso un accurato intervento di scavo, l’artista torinese vuole sottolineare l’aspetto superficiale del materiale lapideo, facendo emergere – come in una sorta di bassorilievo – le sue venature. La superficie marmorea si rivela, così, come una presenza vitale, pulsante, non dissimile alla pelle di una mano dalla quale affiorano lievemente le vene.
Una riflessione, dunque, sulla vitalità insita nella pietra, che affiora e riaffiora in numerose opere realizzate da Penone a partire dai primi anni Novanta, come nella recente installazione presentata alla Biennale di Venezia del 2007: un pavimento di marmo bianco venato al cui centro appare un’impronta a forma di cervello. “Una traccia scavata – spiega lo stesso l’artista – dove la pietra con le sue vene si associa alla materia interna del cervello, al pensiero, all’intelligenza. Il marmo racchiuso nel monte è come un pensiero, una suggestione che prende vita a seconda della sensibilità”3.
Ai visitatori interessati ad approfondire la storia del materiale che ha fatto di Carrara la “città della scultura”, la Biennale offre ulteriori e stimolanti percorsi espositivi, da affiancare a quello proposto nel Centro di Arti Plastiche.
Una tappa d’obbligo è costituita dal Museo del Marmo, nato nel 1982 al fine di conservare, documentare e valorizzare testimonianze storiche della cultura carrarese del marmo, che per l’occasione si arricchisce di una sala multimediale progettata dallo Studio Azzurro.
Nell’itinerario della manifestazione scultorea sono stati inoltre inseriti i numerosi laboratori artistici situati nella provincia carrarese, per offrire ai visitatori la possibilità di scoprire i luoghi in cui vengono abilmente scolpiti i blocchi marmorei.
A conclusione della Biennale di Scultura del 2008, si terrà il primo incontro nel quale architetti e designer discuteranno su l’interessante progetto di creare una Biennale del Marmo nell’Architettura e nel Design, proposto dall’Assessore alla Cultura del Comune di Carrara Giovanna Bernardini.
Scopo del progetto sarà quello di affiancare alla già esistente manifestazione scultorea un appuntamento in grado di promuovere la ricerca, l’innovazione, la creatività nell’uso del marmo e della pietra sia nell’universo costruttivo sia in quello dell’arte industriale4.
di Alessandra Acocella
Per informazioni:
tel. 0585 641394
infocultura@comune.carrara.ms.it
www.labiennaledicarrara.it
Note
1 Francesco Poli, “Nient’altro che scultura”, p. 20 in Francesco Poli (a cura di), Nient’altro che scultura-Nothing but Sculpture (catalogo dell’esposizione, Carrara, sedi varie, 27 luglio-28 settembre 2008), Torino, SilvanaEditoriale, 2008, pp. 279
2 Francesco Poli, “Nient’altro che scultura”, p. 26 in Francesco Poli (a cura di), Nient’altro che scultura-Nothing but Sculpture (catalogo dell’esposizione, Carrara, sedi varie, 27 luglio-28 settembre 2008), Torino, SilvanaEditoriale, 2008, pp. 279
3 La citazione di Penone è stata tratta da Ida Giannelli (a cura di), Giuseppe Penone. Sculture di linfa, (catalogo dell’esposizione, Venezia, Padiglione Italiano, 10 giugno-21 novembre 2007), Milano, Electa, 2007, pp. 232
4 Per maggiori approfondimenti su tale progetto cfr. Corrado Lattanzi, “Per un progetto di Biennale del Marmo dell’architettura a del Design”, pp. 278-279 in in Francesco Poli (a cura di), Nient’altro che scultura-Nothing but Sculpture (catalogo dell’esposizione, Carrara, sedi varie, 27 luglio-28 settembre 2008), Torino, SilvanaEditoriale, 2008, pp. 279
5 Settembre 2008
Principale
CHECK-IN ARCHITECTURE approda a Venezia
CHECK-IN ARCHITECTURE APPRODA A VENEZIA CON UN LIBRO E UNA MOSTRA TRA ARTE E ARCHITETTURA
IMMAGINI, TESTIMONIANZE, SUONI E VIDEO-INSTALLAZIONI A RAPPRESENTARE UNA SINTESI – UNA LETTURA – UN’ELABORAZIONE
DELLA RICERCA CHE HA INDAGATO GLI UNIVERSI URBANI EUROPEI
MOSTRA CHECK-IN ARCHITECTURE
Evento collaterale della 11. Mostra Internazionale di Architettura
organizzata dalla Biennale di Venezia
14 settembre – 23 novembre 2008
Arsenale – Tesa 94 (fermata Bacini)
Direzione Artistica: Mario Flavio Benini (Metalab)
Comitato scientifico: Luca Martinazzoli, Luca Molinari e Andrea dissoni.
Opere di: Inverno Muto, Claudio Sinatti – Ecosistema Urbano (Madrid), Cherubino Gambardella (Napoli), Ma0 (Roma), Metrogramma (Milano), NL Architets (Rotterdam).
Title partner: MINI
Check-In Architecture va in mostra a Venezia tra gli eventi collaterali della 11. Mostra Internazionale di Architettura (14 Settembre – 23 Novembre) nello spazio scenografico dell’Arsenale Nord (Tesa 94) con un percorso espositivo che fa il punto sulla ricerca dedicata agli universi urbani europei. Immagini, testimonianze, suoni e video-installazioni a rappresentare l’immaginario, gli sguardi, gli spazi, le persone e le forme di interazione che sono alla base delle nuove generazioni urbane e che Check in Architecture ha indagato attraverso 300 domande e altrettanti viaggi, 100 a bordo della Mini Clubman, dedicati alla realizzazione di videodocumentari nei luoghi che stanno segnando l’Europa Contemporanea.
Check-In Architecture a Venezia presenta una mostra tra arte e architettura che – come spiega Andrea Lissoni – “è un tentativo di dare corpo all’intero progetto. Lo fa attraverso le opere di due autori di punta nel panorama europeo dell’audiovisivo sperimentale e del live media, Invernomuto e Claudio Sinatti, che sono vere e proprie rielaborazioni del materiale prodotto da Check-in Architecture. Le installazioni condividono non solo lo spazio ma anche, sperimentando una forma espositiva inedita, la colonna sonora e musicale realizzata da Invernomuto con il prezioso contributo di Bose e del sound designer Fulvio Pallotto”.
Il progetto espositivo è completato dall’auterovole testimonianza di cinque degli studi di architettura più all’avanguardia del panorama nazionale e internazionale, chiamati a raccolta da Luca Molinari.
“Ecosistema Urbano (Madrid), Cherubino Gambardella (Napoli), Ma0 (Roma), Metrogramma (Milano), NL Architets (Rotterdam) rappresentano, interpretano, riflettono – attraverso una formula originale, fruibile come una trasmissione radiofonica – ciascuno su uno dei quesiti chiave di Check-in Architecture”, spiega Molinari.
“Check-in Architecture in pochi mesi ha dato vita a un vero e proprio viaggio crossmediale e concettuale che ha attraversato tutti i canali e i linguaggi della comunicazione da Internet alla stampa, dagli eventi ai luoghi, dai mezzi di trasporto all’etere, dagli spoke person alle aziende: a partire da MINI e Google con Youtube. Obiettivo: provare a interpretare nuovi modelli di mobilità e di consumo degli spazi, così come verificare la presenza di nuove personalità o di nuove comunità generazionali che stanno macinando forzando, ma forse anche ridisegnando, le geografie degli immaginari in Europa”, commenta Mario Flavio Benini, che continua “A Venezia per fare il punto su questa esperienza oltre alla mostra presentiamo CHECK IN ARCHITECTURE BOOK, libro-catalogo che completa il lavoro di sintesi ed elaborazione della ricerca”.
Il libro-catalogo in due volumi (edito da Check in Architecture. Autori: Mario Flavio Benini, Luca Molinari, Luca Martinazzoli, Andrea Lissoni) spiega Luca Martinazzoli, “raccoglie l’esperienza sul campo di Check-in Architecture ma restituisce al lettore anche una costellazione di riferimenti teorici cruciali per inquadrare l’esperienza di ricerca. Il libro vuole essere un oggetto prezioso per tutti quelli che provano a interpretare le città europee oggi, cosi come una guida pratica e concettuale ai luoghi che stanno segnando l’Europa. Lo fa attraverso una selezione di testi che rispondono alle molte domande su cui si fonda il progetto (primo volume) e attraverso una raccolta critica delle missioni (secondo volume). L’apparato iconografico del libro è composto da materiale originale raccolto durante il lavoro di ricerca, vi sono inoltre le mappe disegnate da Canedicoda che rappresentano una sintesi del materiale analitico e concettuale rielaborato dal gruppo di ricerca. Il libro diventa dunque una guida all’immaginario che forse sta all’orizzonte della generazione low cost nel 2008”.
Check-in Architecture è un progetto unico, autorevole, un network la cui direzione creativa è affidata a Mario Flavio Benini con la collaborazione di un comitato scientifico composto da Andrea Lissoni, Luca Martinazzoli e Luca Molinari, e che si avvale del sostegno di partner istituzionali come La Biennale di Venezia, UIA-International Union Of Architects, WORLD DESIGN CAPITAL Torino 2008, XXIII WORLD CONGRESS OF ARCHITECTURE TORINO 2008, il Comune di Milano.
Check-in Architecture è online su www.checkinarchitecture.com, su YouTube, su Picasa Web Albums, sul blog checkinarchitecture.blogspot.com, su www.minispace.it
4 Settembre 2008
Design litico
Il design in pietra riparte da Palladio
Rivestimento in pietra naturale realizzato in occasione della mostra Palladio e il Design Litico. Designer Raffaello Galiotto.
Il Consorzio Marmisti Chiampo, nato nel 2005 grazie alla cooperazione di 25 aziende del settore lapideo attive nella vallata del torrente Chiampo, promuove da alcuni anni progetti formativi ed eventi culturali per valorizzare e sostenere su scala internazionale il comparto di estrazione e lavorazione della pietra situato a ovest di Vicenza, tra i rilievi calcarei della Lessinia orientale.
In occasione della celebrazione dei cinquecento anni dalla nascita del Palladio, sotto la guida del designer Raffaello Galiotto e con il prezioso contributo del Centro Internazionale Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA), il Consorzio ha realizzato una mostra di oggetti litici intitolata “Palladio e il design litico” e dedicata al grande architetto nato a Padova nel 1508 e attivo a Vicenza sin da giovane come abile lapicida.
L’idea di un evento espositivo articolato su pezzi di design che distillassero in chiave tutta contemporanea le forme di alcune realizzazioni palladiane del XVI secolo si è potuto concretizzare grazie all’incontro di quattro componenti fondamentali: ricerca filologica sull’opera del Palladio curata dal CISA; rielaborazione creativa del designer Galiotto; profonda conoscenza dei materiali lapidei e innovative tecnologie di lavorazione messe in campo dal Consorzio Marmisti Chiampo.
Dopo aver individuato ed analizzato alcune opere palladiane di arredi fissi o micro-architetture in pietra quali i lavamani del convento di San Giorgio Maggiore a Venezia, il camino di palazzo Barbaran da Porto a Vicenza, il lavabo di Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, la vera da pozzo del Castello di Tiene, Galiotto ha proceduto ad una rielaborazione originale della loro geometria pervenendo, con il contributo delle aziende del Consorzio, alla realizzazione di 25 prototipi di pavimentazioni e rivestimenti, lavabi e vasche da bagno, complementi per l’interior design ed elementi per l’arredo urbano.
Le membrature architettoniche, le modanature e i modellati scultorei del Palladio rivivono così in elementi di design attuali – realizzati in marmo, pietra o granito – ottenuti grazie alle più avanzate metodologie di lavorazione dei lapidei e immediatamente instradabili verso una produzione diffusa per i mercati internazionali.
Anche l’allestimento della mostra sarà curato da Raffaello Galiotto e si svilupperà a partire da una sezione introduttiva costituita da un corpus di disegni autografi del Palladio per approdare alle opere di design accompagnate da specifiche schede illustrative riguardanti le fasi progettuali ed esecutive.
Doccia in pietra naturale realizzata in occasione della mostra Palladio e il Design Litico. Designer Raffaello Galiotto.
La mostra, patrocinata dalla Regione Veneto, dalla Provincia e dal Comune di Vicenza, dal Centro Internazionale Studi di Architettura Andrea Palladio, dal Comitato Nazionale per il V centenario della nascita di Andrea Palladio e da Villa Pisani Bonetti, è stata concepita per essere itinerante e sarà riallestita nei prossimi mesi in base al calendario riportato di seguito:
– Abitare il Tempo, Fiera di Verona, settembre 2008;
– 43° Marmomacc, Fiera di Verona, ottobre 2008;
– Loggia del Capitanato, Vicenza, novembre 2008;
– Fiera “The big 5”, Dubai, novembre 2008;
– Chiampo, dicembre 2008;
– Villa Pisani Bonetti, Bagnolo di Lonigo, febbraio/marzo 2009;
di Davide Turrini
Vai a: Consorzio dei Marmisti della Valle del Chiampo
Vai a: Raffaello Galiotto Design