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20 Marzo 2009

News

Costruzione in pietra massiccia in Svizzera

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«Non ci aspettiamo proprio niente da materiali in sé, ma soltanto dal loro uso corretto. Persino i nuovi materiali non ci garantiscono alcuna superiorità.
Ogni materiale ha solo il valore che da esso sappiamo trarre.»
1

Questa citazione di Mies van der Rohe, che risale al 1938, conserva ancora oggi il suo valore di incitamento per il lavoro del progettista, sia esso architetto o ingegnere, anche, e soprattutto, per chi si confronta con il materiale lapideo. In effetti, se le qualità di un materiale non possono essere legate a criteri di valutazione temporali, la pietra naturale è, potenzialmente, adatta all’impiego nella costruzione contemporanea. Penso che l’esistenza stessa di architetturadipietra.it e il numero dei contributi raccolti siano una dimostrazione delle possibilità d’applicazione contemporanee di questo materiale. Le nuove esigenze imposte alla costruzione, siano esse legate al risparmio energetico, allo sviluppo sostenibile o alla razionalità di messa in opera, costituiscono nuovi parametri per la verifica della correttezza nell’utilizzo dei materiali. La pietra naturale è da sempre il materiale edile per eccellenza e sembra quindi impossibile che non lo possa rimanere anche oggi. Il caso del suo utilizzo strutturale e in forma massiccia ne è un esempio, come recentemente illustrato dall’articolo di Davide Turrini “Architetture contemporanee in pietra strutturale” apparso il 2 marzo . Vorrei tornare sull’argomento e per presentare brevemente la ricerca “Costruzione in pietra massiccia in Svizzera” che svolgo attualmente come tesi di dottorato in architettura presso il Politecnico Federale di Losanna in Svizzera.
La ricerca è lo sviluppo del progetto di Master “La Via della Pietra” presentato presso il Politecnico di Losanna nel maggio 2006 (vedi posts nella categoria “Paesaggi di pietra“). Grazie al sostegno dei Professori Luca Ortelli, del Laboratoire de Construction et Conservation 2, e Aurèle Parriaux, del Laboratoire de Géologie de l’ingénieur et de l’Environnement, un progetto per lo studio di nuove soluzioni per l’applicazione della pietra naturale massiccia nella costruzione è stato elaborato nel 2006. L’anno successivo ha ricevuto il sostegno del Fondo Nazionale Svizzero della Ricerca Scientifica che ne sostiene lo sviluppo. L’importanza di questo riconoscimento, oltre che da un punto di vista finanziario, è importante poiché dimostra un’interesse a livello nazionale per la pietra naturale. Nel novembre 2007 è dunque iniziata la mia tesi di dottorato in architettura il cui relatore è il Prof. Luca Ortelli.
La struttura della ricerca si sviluppa a partire da due assunti. Il primo è che il ricorso a materiali locali per la costruzione sarà in futuro necessario non solo per delle ragioni di salvaguardia ambientale e di sviluppo sostenibile, ma anche per ritrovare un legame tra territorio ed edifici. Il secondo principio è la necessità di analizzare il materiale “pietra naturale” dalla risorsa alla demolizione dell’edificio, ovvero un’analisi completa del ciclo di vita, affinché i vincoli posti da ciascuna fase possano diventare elementi positivi della progettazione. Un principio simile a quello impiegato nelle opere in pietra di architetti quali Gilles Perraudin, Fernand Pouillon, Jorn Utzon oppure dagli anonimi costruttori del passato.
Lo scopo finale è di proporre delle soluzioni per permettere di reintrodurre la pietra naturale massiccia nel settore edilizio. Ciò attraverso soluzioni costruttive e principi che ne permettano un approvvigionamento duraturo e sostenibile da un punto di vista ambientale.
Visto il carattere interdisciplinare dei temi trattati diverse collaborazioni sono in atto sia in seno al Politecnico Federale di Losanna sia con altri istituti, associazioni e ricercatori, sia a livello nazionale sia europeo.
La ricerca si divide dunque in tre categorie principali. La prima concerne la risorsa, ovvero lo studio geologico, petrografico e meccanico delle pietre naturali svizzere ancora estratte. Ogni pietra possiede delle caratteristiche differenti, che, se conosciute, possono, determinarne l’ambito di impiego. Questa prima parte permette di individuare le pietre adatte all’utilizzo strutturale.
La seconda parte è dedicata allo studio dell’industria estrattiva svizzera contemporanea. La conoscenza diretta delle cave e delle tecniche utilizzate nell’estrazione e nella trasformazione permette di stabilire le dimensioni dei blocchi estratti. Da queste ultime si possono, in seguito, determinare le dimensioni degli elementi modulari. L’adattamento fra blocchi estratti e elementi costruttivi permette di ridurre gli scarti migliorando lo sfruttamento della risorsa. Le cave studiate sono quelle più rappresentative per dimensione e tecnologie applicate. Lo studio dell’industria ha permesso di tracciarne il profilo attuale di questo settore economico (gli ultimi studi a scala nazionale risalivano agli anni 90 del XX secolo). Il numero delle cave svizzere di pietra per la costruzione è diminuito del 90% in un secolo. In effetti, nel 1915 esistevano circa 700 cave contro le attuali 70.
In futuro si cercherà di proporre delle strategie per garantirne la sopravvivenza.
Una “biblioteca delle pietre svizzere” per applicazioni strutturali raccoglie, in forma di schede per ogni tipo di pietra estratta, i valori numerici risultanti dai punti sopraccitati.
Nella terza parte è trattato l’argomento specifico della costruzione in pietra massiccia. Non potendo affrontare tutti i tipi di costruzione, il caso dell’abitazione è stato scelto sia per la sua diffusione sia per i vincoli che esso impone al progettista, soprattutto in termini di confort, sicurezza e economia. Si è inoltre deciso di approfondire il tema della muratura in pietra, escludendo dunque il tema delle volte. Le normative vigenti servono come basi di verifica per le soluzioni elaborate. Le principali verifiche riguardano la resistenza sismica, il confort interno e il consumo energetico. Le soluzioni costruttive sono sviluppate partendo dalle caratteristiche di ogni tipo di pietra e affinate attraverso il confronto con le esigenze contemporanee in materia di abitazione e sviluppo sostenibile.
Per esempio, la verifica sismica è stata effettuata, in collaborazione con il Laboratoire d’Informatique et Mécanique Appliquées à la Construction del Politecnico Federale di Losanna, su delle murature non armate per degli edifici abitativi di altezza compresa tra i quattro e i sei piani (altezza media per questo tipo in Svizzera) utilizzando le normative vigenti. I risultati ottenuti convalidano la possibilità di utilizzare questo sistema costruttivo nella maggior parte del Paese. Il fatto di poter utilizzare murature non armate permette non solamente una riduzione dei costi, ma anche di evitare problemi di corrosione tra metallo e pietra oltre che a facilitare il riutilizzo dei conci dopo la demolizione dell’edificio. Soluzioni tecnicamente più complesse sono dunque necessarie solo in caso di un forte rischio sismico.
La ricerca è volta quindi, da un lato, all’elaborazione di un metodo di progettazione per la pietra naturale strutturale e, dall’altro, alla produzione di risultati numerici, laddove possibile, che ne permettano la convalida. Il desiderio è quello di trovare un giusto equilibrio tra dati derivanti da una precisa situazione temporale e geografica e princìpi di valore “universale”. Tutto ciò per contribuire ad un “utilizzo corretto” della pietra naturale.

Stefano Zerbi

Note
1 Ludwig Mies van der Rohe, “Discorso inaugurale in qualità di direttore del dipartimento di Architettura presso l’Armour Institute of Technology (AIT)” tenuto il 20 novembre 1938.
In: Fritz Neumeyer, Ludwig Mies van der Rohe. Le architetture, gli scritti, Milano, Skira editore, 1996, p. 307.

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18 Marzo 2009

Opere di Architettura

La Cinémathèque Française di Frank Gehry.
Un’opera in pietra nel quartiere parigino di Bercy

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Cinémathèque Française di Frank Gehry a Bercy

Parigi, è la prima volta che vi abito, ma non la prima che la percorro in lungo e in largo. La sensazione è sempre quella della continua scoperta di angoli e scorci inaspettati, di edifici che hanno fatto la storia di questa città, di costruzioni che ne rinnovano di anno in anno il volto.
Parigi è tanto piena di passato quanto aperta a continui cambiamenti e innovazioni. Parigi si apre al rinnovamento tecnologico, architettonico e urbano offrendo agli abitanti e ai visitatori interessanti occasioni di confronto con ciò che tali ambiti offrono nel contesto contemporaneo.
Una contemporaneità che affianca a materie e forme che hanno contribuito alla genesi di questa città materiali e tecnologie all’avanguardia che riescono a inserirsi nel tessuto tradizionale attraverso un perfetto equilibrio tra cesura e nuove dinamiche di coesione.
Vetro, metallo e superfici organiche sembrano ormai gli elementi primari di un’architettura inserita all’interno di una maglia urbana fatta di pietra, mattoni e intonaco. Tuttavia, il legame ancestrale con la materia litica talvolta si rinnova attraverso interessanti manufatti architettonici e soluzioni di rivestimento che riportano la pietra fra gli elementi primari di una città in continuo divenire.

Mi dirigo verso il dodicesimo arrondissement. Opera Bastille e Gare de Lyon sono sempre stati, per me, gli unici elementi identificativi di questo quartiere. Bercy, invece, offre anche altri spunti d’interesse.
Le torri della Bibliothèque Nationale de France François-Mitterrand fanno da sfondo a un “tassello” verde situato sulla riva destra della Senna, al quale si collegano tramite la passerella lignea “Simone de Beauvoir”, progettata dal gruppo Feichtinger Architectes e inaugurata nel 20061.

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Passerelle “Simone de Beauvoir”, quai de Bercy

Il parco di Bercy ospita al suo interno la Cinémathèque Française, un edificio nato fra il 1988 e il 1994 come American Center da un progetto dell’architetto Frank Gehry che nel 1996 è stato venduto alla stato francese per essere riaperto, nel 2003, in veste di “cinémathèque”2.
L’intento dell’architetto di modellare questo manufatto architettonico come opera scultorea composta dall’accostamento di volumi quadrangolari e di solidi dalle linee smussate, si è forzatamente confrontato con vincoli e limiti dimensionali che non ne hanno permesso il pieno sviluppo.
La metodologia progettuale di Gehry, legata alle potenzialità dei mezzi informatici, si è trovata costretta ad operare all’interno di un lotto edilizio rigidamente perimetrato su due fronti, affiancati da altrettanti spazi rivolti verso il parco, in corrispondenza dei quali l’edificio si apre in giochi di volumi e superfici che contribuiscono a trasformarlo in nuovo punto di attrazione urbana.

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Vista dal parco di Bercy

Il manufatto è il risultato della composizione di una serie di solidi dalle dimensioni e forme diverse che si affacciano verso l’esterno attraverso rigide finestrature sui fronti di rue de Pommard e rue Jean Renoir, quasi a voler proporre in una veste nuova le tipiche facciate parigine dettate da un’assoluta regolarità. La libertà dell’architettura tentacolare gehryana, solitamente libera da vincoli, ha invece modo di manifestarsi sui due lati verso il parco, in corrispondenza dell’ingresso, trasformando l’edificio in una sorta di ibrido dettato dall’accostamento di superfici regolari e volumi disomogenei.
Qui Gehry sembra sfidare le regole della statica invertendo e confondendo la tradizionale sovrapposizione tra i pieni e i vuoti della struttura, tra gli elementi portanti e quelli portati: un’enorme massa calcarea sembra poggiarsi sulla vetrata che introduce all’edificio.
I tre materiali che formano il volume sono quelli tradizionalmente utilizzati in questa città: vetro, zinco e pietra calcarea Saint-Maximin, la stessa che compone le pareti del Palais Royal e di molti stabili parigini. Attraverso il loro utilizzo Gehry cerca di proporre un nuovo equilibrio fra tradizione e innovazione, nel tentativo di creare un segno identificativo di questo quartiere.

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Composizione di volumi in corrispondenza dell’ingresso

La pietra, di colore rosato, riveste quasi l’intera superficie dello stabile attraverso la sovrapposizione di conci disposti in maniera sfalsata, a sottolineare la tettonicità propria a questa materia. Al suo fianco il vetro e lo zinco si compongono in elementi scultorei che aprono diaframmi di comunicazione visiva tra interno ed esterno e permettono al doppio volume dell’ingresso di riempirsi di luce naturale. La luce avvolge la zona dell’accueil e la scalinata che da questa conduce alla piazza interna, centrale, dalla quale si accede ai piani superiori delle sale espositive dedicate al museo del cinema. Non è chiaro il legame della piazza rialzata con il resto dell’edificio, si presenta come punto di ingresso alla libreria e come punto di osservazione del volume libero dell’ingresso, ma nasconde la possibilità di accesso ai livelli superiori, quasi nascosti e visualizzabili solo dalle facciate esterne.
L’interno, infatti, proprio grazie alla mancanza di chiari punti di riferimento, risulta coerente con la filosofia architettonica del progettista, volta a destabilizzare il fruitore che, introdotto dentro uno spazio privo di punti sui quali focalizzare l’attenzione, è avvolto da percezioni contrastanti che ne destabilizzano il senso dell’orientamento.

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Lo spazio centrale interno

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Pur se privo della forza avvolgente di altri progetti dell’architetto, prima fra tutti l’opera maestra di Bilbao, la Cinémathèque Française riesce, almeno in parte, a introdurre all’interno di un quartiere in fase di riqualificazione un elemento di novità urbana, architettonica e allo stesso tempo paesaggistica che, oltre a divenire un nuovo riferimento identificativo del luogo, risulta punto di attrazione culturale di non secondaria importanza e motivo di visita di una zona della città spesso esclusa dagli itinerari volti alla sua esplorazione.
Anche oggi, quindi, c’è stata una nuova scoperta; domani ancora? …ma non basteranno i giorni, la città non si ferma mai!

di Sara Benzi

Note
1 Precedente a questo progetto e ideata secondo simili principi compositivi è la passerella Léopold- Sédar-Senghor, denominata anche Pont de Solférin, che unisce il Musée d’Orsay con il jardin des Tuileries. Il ponte è stato costruito fra il 1997 e il 1999 sotto la direzione dell’ingegnere e architetto Marc Mimram.
2 Ques’area, divenuta da qualche anno una delle mete alternative della città, è una di quelle zone definite come ZAC, “Zone d’Aménagement Concerté” perché risanate grazie a investimenti pubblici.

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17 Marzo 2009

Eventi

Storie di architetture
Incontri con gli autori

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16 Marzo 2009

News

PREMIO INTERNAZIONALE:
“Aluminium/Innovation/Sustainability”

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Il Dipartimento di Scienza e tecnologie dell’ambiente costruito – Building Environment Science and Technology (BEST) – del Politecnico di Milano bandisce, per l’anno accademico 2008/2009, la seconda edizione del Premio:
“Aluminium/Innovation/Sustainability”
con la collaborazione di Novelis Italia S.p.A.

Possono partecipare gli studenti iscritti presso tutti gli Atenei dell’Unione Europea ai corsi di studio (triennali, magistrali) in Architettura, in Ingegneria Edile/Architettura, in Ingegneria Civile o nelle Scuole Tecniche e ai corsi di dottorato; presentando progetti didattici (sviluppati per corsi, tesi o di singola iniziativa) caratterizzati dagli impieghi innovativi dell’alluminio laminato. Le proposte progettuali possono riguardare sia interventi sull’esistente, che nuove realizzazioni e devono prevedere modalità innovative di utilizzo del materiale (sistemi costruttivi, opzioni tecnologiche, trattamenti e finiture).
I premi a disposizione checonsistono in: 1° premio da 2.000 euro; 2° premio da 1.000 euro; 3° premio da 500 euro saranno assegnati dalla giuria composta dal Prof. Cesare Stevan (Presidente), Prof. Emilio Pizzi (Direttore del Dipartimento BEST), Prof. Fabrizio Schiaffonati, Prof. Emilio Faroldi e Prof. Elena Mussinelli (Dipartimento BEST), Prof. Angelo Bugatti, Prof. Tiziano Cattaneo (Università degli Studi di Pavia); Ing. Emilio Braghi, Ing. Gianmatteo Martinelli (Novelis S.p.A.). La scadenza per l’invio della richiesta di partecipazione è fissata per il 16 ottobre 2009.
L’organizzazione e il coordinamento scientifico del premio sono a cura dell’arch. Cristina Marchegiani che è a disposizione per ulteriori informazioni scrivendo alla e.mail: best.premionovelis@polimi.it, oppure telefonando al numero (0039) 02 2399 2614.

Il Bando e il modulo di iscrizione sono a disposizione sul sito internet: www.polimi.it/borse_studio.

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12 Marzo 2009

Letture

Manuale di Progettazione Marmi e Pietre di Giorgio Blanco

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La pubblicazione indaga in modo completo e approfondito il mondo dei marmi e delle pietre.
Complessivamente sono oltre 1.400 i campioni presi in esame – ovvero le pietre ornamentali e da costruzione nelle loro applicazioni superficiali e decorative. Gli ambiti di tali applicazioni sono i manufatti che costituiscono l’architettura, l’edilizia, l’urbanistica e le infrastrutture. Da questo punto di vista sia la città, che il territorio extraurbano sono affrontati nella loro complessità alle varie scale d’intervento fino ad arrivare al dettaglio costruttivo.
Il volume si apre inquadrando lo stato attuale della recente produzione e lavorazione; vengono analizzati i processi produttivi e di trasformazione, il degrado, la protezione e i vari sistemi prendendo in esame gli elementi della costruzione: pavimentazioni, rivestimenti, coperture ecc.
Completa la trattazione un percorso tra i materiali e le tecnologie del passato e una casistica ampia di realizzazioni di architettura a vari livelli presentando piazze, chiese, residenze e altre tipologie dove la pietra assume valore fondante per la progettazione.
Ma il vero cuore del volume è costituito da un ampio e dettagliato repertorio di schede tecniche riferite a marmi, graniti, travertini e pietre, antichi e in commercio, strumento utilissimo per quei professionisti che si trovano a dover scegliere il materiale più adatto per una nuova progettazione o per un restauro.
In ogni scheda è preso in esame un campione e descritto attraverso dati che riguardano l’analisi fisico-meccanica, la dimensione dei blocchi, il costo, i trattamenti possibili, la lavorabilità, le principali applicazioni esterne e interne ecc.; inoltre di ogni singolo campione è presentata una fedele riproduzione fotografica. Il lettore ha quindi la possibilità di analizzare tutti gli aspetti che riguardano lo specifico prodotto e di farne una completa valutazione.
Ancora, per ogni sistema costruttivo sono descritti i criteri progettuali, le norme i requisiti di sistema, le diverse tipologie e i criteri di selezione dei prodotti lapidei. Numerosi sono gli esempi riportati con ampia iconografia e con specifiche descrizioni, integrati da voci di capitolato e analisi dei prezzi.
In generale una particolare attenzione è stata dedicata alla sostenibilità ambientale che è trasversalmente presente, sia dal punto di vista della produzione e trasformazione delle pietre e dei marmi, sia da quello delle modalità applicative, sia da quello del reimpiego degli scarti.
Estesa risulta la documentazione iconografica corredata anche di un’apposita appendice storica.
La bibliografia è trattata nella forma più ricca e completa, onde offrire anche al ricercatore e allo studioso un’importante base di ricerca.
L’acquisto di questo manuale concede al cliente la possibilità di visualizzarlo on line tramite il sito internet www.mancosueditore.it, potendo utilizzare i testi, le immagini e i disegni contenuti, sempre aggiornati in forma gratuita (l’aggiornamento scade nel momento in cui viene prodotta la nuova edizione, che mediamente avviene ogni cinque anni; all’uscita della nuova edizione il possessore dell’opera potrà esercitare il diritto della “rottamazione”).
La collana TecnoTipo si compone di molti altri titoli monografici realizzati e in fase di realizzazione.

Giorgio Blanco
Architetto, nato a Roma nel 1949; nella sua attività professionale è particolarmente presente il settore della pietra e del marmo sia a livello di progettazione architettonica che di promozione culturale. Il ruolo simbolico svolto dalla pietra nell’architettura, attraverso gli aspetti creativi e artistici, nonché tecnici e scientifici, costituisce l’argomento dei suoi numerosi contributi di ricerca applicata, iniziative culturali, esposizioni, pubblicazioni e della sua attività didattica. È professore Associato di Tecnologia dell’Architettura alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. È componente del Comitato Scientifico della Promorama, Editrice dell’Associazione Italiana Marmomacchine-Confindustria. Per le sue pubblicazioni ha lavorato, tra l’altro, con le Case Editrici: La Nuova Italia Scientifica, UTET, Carocci, Promorama, Mancosu.

Giorgio Blanco

Manuale di Progettazione Marmi e Pietre
Mancosu Editore
Pagg. 1140
Dim. 24,2 x 30,5 cm
Rileg. volume cartonato con sovracoperta
Stampa 4 colori
ISBN 978-87017-56-4
Anno 2008

Informazioni:
Mancosu Editore
Via Alfredo Fusco, 71/a
00136 Roma
Tel. 06351921 r. a.
Fax 0635192264
mabsrl@mancosueditore.it

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11 Marzo 2009

Principale

Storia della Progettazione Architettonica – Architettura Storia Progetto

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Prorogati i termini di iscrizione al

Master Architettura|Storia|Progetto

e al Corso di Perfezionamento

Storia della Progettazione Architettonica

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11 Marzo 2009

Interviste

Hikaru Mori

English version

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Davide Turrini: Hikaru Mori, giapponese, dopo la laurea e il dottorato di ricerca all’università di Tokio, si trasferisce in Italia dove, dal 1993, si occupa parallelamente di architettura e di design. Cosa rimane nei suoi progetti della cultura orientale a cui sono legate le sue origini e gli anni della sua formazione?
Hikaru Mori: Ho sempre cercato di trovare uno stile che fosse del tutto personale e originale, ma senza dubbio, nel mio modo di concepire l’architettura e il design il rigore della forma e l’attenzione per il dettaglio sono aspetti che vanno ricondotti alla mia cultura d’origine.
Un ulteriore tema della tradizione abitativa giapponese che mi è particolarmente caro è quello dell’integrazione della natura nel costruito: è per questo che nelle mie realizzazioni cerco sempre di stabilire un forte legame tra gli spazi interni e quelli esterni, attraverso la creazione di aperture, di rimandi visivi sul paesaggio circostante, di ambienti connettivi quali logge e patii che possano agire da filtro per un passaggio graduale tra una situazione e l’altra, e che possano portare almeno un frammento di natura nel cuore dell’architettura.

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Un’antichissima casa giapponese “a misura d’uomo”. Terracotta Haniwa, V secolo a.c.

D.T.: I modelli estetici e filosofici della cultura giapponese, e più in generale dell’Oriente, da alcuni anni hanno conquistato un grande spazio nel nostro gusto. Perché secondo lei l’Occidente sente l’esigenza di avvicinarsi al vostro modo di apprezzare i materiali, di pensare gli oggetti d’uso e di abitare gli spazi?
H.M.: Il fenomeno dell’apprezzamento della cultura orientale si è ripetuto ciclicamente nella storia dell’Occidente, basti pensare al gusto per le cineserie che si diffonde in Europa dalla metà del Settecento, o ai trionfi orientaleggianti che caratterizzano molte realizzazioni dell’Eclettismo ottocentesco. Oggi la gente si avvicina non solo all’estetica ma, soprattutto, allo stile di vita dell’Oriente, alla ricerca di un modello alternativo per affrontare la quotidianità, per trovare nuove pause, per scoprire gli spazi che le filosofie orientali lasciano alla meditazione, alla cura del corpo e della spiritualità, e tutto ciò passa anche attraverso il ripensamento di certi oggetti di uso comune, o degli ambienti della casa.
Anche il Giappone vive la frenesia della modernità eppure, anche in una metropoli come Tokio, che rappresenta forse uno degli scenari urbani più rappresentativi della società globale del terzo millennio, si possono trovare spazi fisici e temporali per un nuovo stile di vita, grazie al quale l’individuo si riappropria di una dimensione intima e riflessiva, basata su modelli esistenziali ed estetici che dal dopoguerra ad oggi la nostra antica cultura ha saputo mantenere e reinterpretare in senso contemporaneo.

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Un lavabo della collezione Stone Likes Water disegnato da Hikaru Mori per PIBA Marmi. (foto Peppe Maisto)

D.T.: Nel campo del design, dopo aver progettato Adam, un sistema multifunzionale di corpi illuminanti, è approdata all’ideazione di Stone Likes Water, collezione di elementi per il bagno in pietra naturale che ha firmato per PIBA Marmi. Può parlarci di questa esperienza?
H.M.: E’ ancora una volta la mia cultura d’origine a tornare in Stone Likes Water, una linea pensata per dare piacere al corpo nel contatto con la pietra e con l’acqua: tutto ciò è un omaggio alla cultura del termalismo giapponese, fatta di numerosissimi siti in cui l’attività vulcanica caratteristica delle isole dell’arcipelago fa scaturire acque calde e vapori naturali dalle proprietà benefiche. Sia vicino alle coste che nei paesaggi fluviali o di montagna del mio Paese si trovano quindi piccoli edifici termali, dove il rapporto con la natura è forte e pregnante; questi stabilimenti sono generalmente caratterizzati dalle forme dell’architettura tradizionale nipponica e sono realizzati in legno, con vasche di pietra – principalmente di granito locale – collocate negli interni e anche all’esterno.
È poi importante sottolineare che la collezione disegnata per PIBA Marmi si configura in modo del tutto innovativo come un sistema coordinato e articolato per risolvere tutto l’ambiente bagno, dalla realizzazione del rivestimento, alla scelta e alla collocazione delle unità tecniche di lavabi, vasche e piatti doccia, fino al posizionamento di accessori quali mensole e bocche in pietra per la fuoriuscita dell’acqua che possono essere integrate nei rivestimenti e nei sanitari. Penso sempre ad un design che non concepisca solo il singolo oggetto, o la famiglia di oggetti, ma che possa configurare l’interezza di uno spazio, definito dalle superfici che lo delimitano e dalle presenze tridimensionali che lo qualificano.

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Scorcio della cantina Bisceglia a Potenza di Hikaru Mori. (foto Peppe Maisto)

D.T.: Tra le sue principali realizzazioni di architettura ricordiamo la cantina Feudi di San Gregorio nei pressi di Avellino e la cantina Bisceglia a Potenza. Come si è accostata alla progettazione di questi edifici la cui tipologia ha conosciuto negli ultimi anni una mutazione sostanziale?
H.M.: A stimolarmi maggiormente nell’affrontare questi temi progettuali è stata proprio la trasformazione che in poco tempo ha portato le cantine a presentarsi come veri e propri complessi multifunzionali aperti, nei quali, accanto agli spazi per la produzione e lo stoccaggio del vino, si trovano ambienti dedicati alla comunicazione e alla commercializzazione del prodotto: dalle più semplici sale per accogliere i clienti e per le degustazioni, fino a spazi per conferenze, eventi culturali o a veri e propri ristoranti e foresterie.
Sempre più spesso oggi il potenziale cliente vuole poi visitare le catene produttive e stare seduto nella cantina, assaggiando il vino e vedendo il paesaggio dei vigneti circostanti: così, ancora una volta, ho concepito spazi messi in relazione da traguardi visivi, aprendo il più possibile l’architettura ad un rapporto diretto con l’esterno, creando insomma una struttura basata sull’integrazione e non sulla separazione; inutile dire che, anche in questo caso, la cultura delle mie origini ha rappresentato un riferimento fondamentale.

di Davide Turrini

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… d’acqua e ombra
Zito+Mori
PIBA Marmi

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10 Marzo 2009

English

Hikaru Mori

Versione italiana

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Davide Turrini: Hikaru Mori, born in Japan, after a degree and a PhD at Tokyo University, you moved to Italy where you have been working both on architecture and design since 1993. What do your Eastern culture, your origins and your education add to your projects?
Hikaru Mori: I’ve always tried to find a totally personal and original style, even if, in my own conception of architecture and design, the rigorous shapes and the attention for details are heritage of my native culture.
Another aspect of the Japanese architectural tradition that is very important to me is the integration of nature into buildings: that’s way in my creations I always try to establish a strong relationship between indoor and outdoor spaces, through the creation of open spaces, visual links to the surrounding environment, connective elements as loggias and patios that have the function of filters aimed to a gradual passage from a situation to another and to bring a small piece of nature into architectures.

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An ancient Japanese human-sized house. Haniwa terra cotta, V century B.C.

D.T.: Aesthetical and philosophical models of Japanese, and more generally Eastern culture, has been reaching in recent years a great attention in our tastes. Why, according to you, does the Western world feel the interest in approaching your way of thinking materials, objects and of living spaces?
H.M.: The interest in Eastern culture has been cyclically present in Western history, as the cineserie fashion in 18th-century Europe, or the Orient-like style in 19th-century ecclectism. Nowadays people are getting closer not only to the aesthetic but also to the way of living of the East, in the search for an alternative model of living every-day life, looking for the space that Oriental philosophies dedicate to meditation, mind and body care, and everything else linked to the re-thinking of common objects and house settings.
Japan as well lives the frenzy of modernity, but even in a big metropolis as Tokyo, probably the most representative urban scenery of third-millennium global society, we can find opportunities for a new lifestyle, thanks to which everyone can regain his own intimate and reflective dimension, based on existential and aesthetical models that our ancient culture has always maintained and re-interpreted in contemporary way since post-war period.

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A basin from Stone Likes Water collection designed by Hikaru Mori for PIBA Marmi.

D.T.: Talking about design, after having designed Adam, a multi-functional system of lightening objects, you created for Piba Marmi Stone Likes Water, a collection of elements in natural stone for the bathroom furnishing. What can you tell us about this experience?
H.M.: Once again my original culture is involved in Stone Likes Water, a line thought for giving pleasure to the body through the contact of stone and water: all this is a tribute to Japanese thermal culture, made of several sites where the volcanic activity typical of Japanese islands makes beneficial hot waters and natural vapours emerge. In my country, on the coasts, along rivers or on the mountains, there are lots of little thermal buildings, where the relationship with nature is strong and pregnant with meaning; these establishments are generally characterized by traditional Nippon architectures and made of wood, with stone baths – principally in local granite – set both indoor and outdoor.
It’s also important to stress the fact that the collection designed for PIBA Marmi is conceived in a totally original way as a coordinate system articulated for the bathroom, from the manufacturing of the coverings, to the choice and the collocation of basins, baths and shower plates, to the positioning of accessories as shelves or water flowing faucets that can be integrated to the furnishing. I always think at designing as a conception not only of the single element, or group of elements, but of the entire space, defined by surfaces that delimitate it or by three-dimensional presences that characterize it.

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Views of Bisceglia cellar in Potenza by Hikaru Mori.

D.T.: Among your main architectural realizations, we can remember the cellars in Feudi di San Gregorio near Avellino and in Bisceglia, Potenza. How did you approach the projects of these buildings, the typology of which has radically changed in recent years?
H.M.: The transformation of the cellar into real multi-functional open estates, in which next to the spaces for wine production and storage there are others dedicated to communication and commercialization of the product, gave me the idea to approach this project themes: from the simple rooms for customer reception and for degustation, to halls for conferences, cultural events and even restaurants and guest rooms.
Nowadays the potential customer often wants to visit the production line, to sit in the cellar, to taste the wine visiting the environment of the surrounding vineyards: so, once again, I conceived spaces linked one to the other by visual limits, opening the architecture more as possible to a direct relationship with the outdoor, creating a structure based on integration instead of separation; there’s no need to say that, in this case as well, the culture of my origins represented a fundamental reference.

by Davide Turrini

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Wabi-Sabi Stones
…of water and shadow
Zito+Mori
PIBA Marmi

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9 Marzo 2009

News

SAIE Selection 09

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BolognaFiere e Archi-Europe organizzano il concorso “SAIE Selection 09” allo scopo di selezionare 24 progetti e/o idee (12 per la categoria Giovani Progettisti e 12 per la categoria Studenti) sul tema “Soluzioni abitative sostenibili a basso costo e a basso consumo energetico”.
La totalità dei 24 progetti e/o concetti selezionati verrà presentata nell’ambito Cuore Mostra Saie 2009, durante il SAIE Salone Internazionale dell’edilizia, dal 28 al 31 ottobre 2009.
SAIE Selection è aperto ai giovani progettisti (architetti ed ingegneri under 45) e studenti delle Facoltà di architettura e ingegneria.
Per la categoria progettisti tutte le proposte dovranno essere sottomesse da parte di architetti e/o ingegneri laureati e in attività.
Per la categoria studenti in architettura e in ingegneria i candidati dovranno avere la qualifica di studente al momento
dell’iscrizione al concorso.
(Vai a Archi-Europe)

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7 Marzo 2009

News

Richard Rogers
Tradizione e Modernità

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Clikka sull’immagine per scaricare l’invito

RICHARD ROGERS
TRADIZIONE E MODERNITA’
Cities and Buildings

CONFERENZA
FIRENZE – PALAZZO VECCHIO,
SALONE DEI CINQUECENTO
venerdì 13 marzo 2009 h 18.00

18.00 Registrazione invitati
18.30 Saluti:
LEONARDO DOMENICI Sindaco di Firenze
SIMONE GHERI Sindaco di Scandicci
STEFANO GIORGETTI Provincia di Firenze – Assessore all’Edilizia e al Patrimonio
RICCARDO CONTI Regione Toscana – Assessore al Territorio e alle Infrastrutture
VINCENZO DI NARDO Ance – Presidente comitato Grandi Infrastrutture
DOMENICO LAPENTA Ance Firenze – Sezione Edile di Confidustria Firenze
PAOLO DI NARDO Direttore della rivista AND

CONFERENZA DELL’ ARCHITETTO RICHARD ROGERS

Con il patrocinio di
Comune di Firenze
Comune di Scandicci
Provincia di Firenze
Regione Toscana
Università di Architettura
Università di Ingegneria
ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili
Ordine degli Architetti di Firenze
Ordine degli Ingegneri di Firenze
Rotary Club Firenze

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