18 Luglio 2007
Eventi
Forum Nazionale del marmo, 22 giugno 2007
La pietra italiana sulla strada d’Oriente
Il progetto dello Studio Gregotti Associati International per la città di Puijang
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Il dragone e l’elefante scuotono l’Occidente, interrogano i nostri sistemi, mettono in discussione la nostra capacità dialogica invitandoci al confronto ed alla scoperta reciproca. Così Cina e India, mentre sommuovono i più vasti sistemi economici, interrogano anche il settore dei lapidei.
Il Forum Nazionale del Marmo che, come di consueto, precede l’edizione di Marmomacc (4-7 ottobre 2007), si fa opportunità per le aziende ed i professionisti del settore di studio e analisi dei fenomeni del presente, fornendo strumenti conoscitivi per guardare con più coscienza all’Oriente che avanza.
Dopo l’introduzione del Presidente di Verona Fiere Luigi Castelletti, l’incontro svoltosi nel suggestivo scenario di Villa Quaranta di Pescantina, si apre con il saluto di Andrea Segattini, Gran Maestro dell’Antica Libera Corporazione dei Maestri della Pietra.
Il Direttore Generale di Veronafiere Giovanni Mantovani segue presentando l’edizione di Marmomacc 2007 illustrandone i dati di settore, le opportunità, i punti di forza e le mancanze in esso insite. È poi Vincenzo Pavan a introdurre i relatori protagonisti dell’incontro.
Si susseguono con incessante intensità i tre interventi – forte lo spessore, penetranti le narrazioni – volti ad osservare società, architettura e mercati delle potenze asiatiche con particolare attenzione verso la realtà cinese. Tre punti di vista d’eccezione, tra loro dissimili ed insieme affini, ad inquadrare e tradurre ai nostri occhi, nel breve tempo di un pomeriggio, multiformi aspetti del continente futuro protagonista del Terzo millennio.
Gli Ospiti relatori. Da sinistra Renata Pisu, Augusto Cagnardi, Giancarlo Radice
Per prima è Renata Pisu, sinologa ma anche scrittrice, traduttrice, giornalista, interprete, dotta “culturologa” d’Oriente. Il ritratto della Cina che dipinge con l’eleganza descrittiva che la contraddistingue, avviene attraverso chiari esempi tratti dalla lunga esperienza consumata sul campo. Difficile tracciare per sommi capi il profilo di un paese composto di mille volti e culture diverse. Ascoltare la Pisu sorprende come potrebbe esser stato verso il racconto dei viaggiatori dell’epoca delle esplorazioni; tuttavia le riflessioni lasciano pensosi, lo slancio ed entusiasmo verso l’esotico sono calmierati infatti dall’affronto di temi difficili e fortemente problematici relativi alla realtà sociale del paese.
La Cina, osservando come sia stata attraversata da rivoluzioni e sconvolgimenti in tempi quanto mai accelerati che ne hanno stravolto società, cultura ed ingegni, pare avere l’attitudine al cambiamento radicale. Ciò che di più rilevante è emerso dalla narrazione della Pisu è infatti la capacità e forza di rinnovamento continuo ed “auto-rivoluzionamento” che distingue il “drago rampante”, alla ricerca oggi nuovamente di una identità.
Per comprenderne le grandi trasformazioni economiche e urbanistiche la Pisu insegna a considerare la spinta all’innovazione come motivata dallo slancio a cercare benessere ed efficienza attraverso lo “sviluppo”. Ma l’analisi della sinologa è lucida e disincantata quando descrive quel solido Impero come un “gigante anacronistico dai piedi d’argilla – un colosso che si muove, ma non tutto”. La compattezza per antichità e dimensioni che si percepisce a distanza è artefatta, costruita dal regime odierno per rafforzarne l’influenza sul mercato internazionale; in realtà è un paese diverso al suo interno come un bacino marino, “composto da 800 milioni di persone ancora del tutto fuori dalla marcia del capitalismo, tuttora senza tutele e protezioni. Un immenso giacimento di mano d’opera a basso prezzo che l’egoismo crescente verso le classi più deboli sfrutta alla ricerca di guadagno veloce e immediato”.
Così anche la minaccia che si avverte è tale “solo se ne intromettiamo l’immagine come minacciosa, ed il paese si pone allora come il nostro specchio. La Cina è un mammuth pesante e enorme che può costituire per sua natura una potenza ma anche una zavorra”.
Dall’appassionato intervento della Pisu emerge un quadro sintetico della complessità del tema cinese, non privo di un accorato accento di pessimismo-dispiacere proprio di chi ha vissuto di quella cultura con l’attenzione partecipata della sociologa.
Più positiva la ricognizione di Augusto Cagnardi. Il progettista amministratore delegato dello Studio Gregotti Associati International, coglie l’attenzione del pubblico con la sua dialettica avveduta e incantatrice, per raccontare della sua personale avventura trascorsa nell’ultimo quinquennio a stretto contatto con la realtà del mondo delle costruzioni cinese; strada avviata a 65 anni con l’entusiasmo fresco e curioso dell’architetto mai stanco di conoscere e mettersi alla prova. L’Oriente per Cagnardi è sottoporsi ad uno shock attivo per risvegliare la propria mente, una sfida.
A Sud di Shangai sorgerà una città di fondazione progettata dallo studio Gregotti e realizzata in “Italian Style”. Il progetto, esito della vittoria ad un concorso internazionale ed inscritto nell’ancor più vasto programma di “One City and Nine Towns”, è stato sviluppato nel tempo record di un mese e mezzo, mettendo alla prova tenacia, conoscenze e capacità di tutta la squadra di progettisti italiani. Il fervore della Cina è evidente proprio in questi tempi procedurali ed esecutivi da primato.
La Cina chiede oggi che le si proponga il meglio di cui si è capaci mentre muove passi straordinari nello sforzo di conoscere le culture d’Occidente – la vocazione del paese può dirsi infatti quella dell’imparare. Gli italiani sono stati invitati a insegnare il loro modo di operare attraverso le forme della città ed i materiali dell’architettura. La città “italiana” a Shangai, Pujiang, non sarà tale nel senso della mimica di stilemi del nostro passato, rispondendo invece al concetto di città classica attraverso la rilettura dei tipi – piazze, canali, parchi e palazzi – ed adattando questi modelli alle necessità della società cinese.
In più sarà interamente realizzata in granito bianco, scelta in Europa improponibile. Il litotipo italiano, deciso in concertazione con l’amministrazione locale, raggiungerà al grezzo la Cina dove sarà invece lavorato e trattato dalle maestranze locali. Dopo la fase dell’apprendimento e dell’imitazione delle tecniche altrui, i cinesi cominciano ad applicarsi escogitando soluzioni originali, aggiungendo l’ingegno alla straordinaria quantità di manodopera a disposizione. I professionisti cinesi sono giovani e preparati, lavorano a ritmi incalzanti affrontando gli ostacoli con le risorse a loro disposizione; anche il governo a capo esercita il suo ruolo “misurando e contromisurando” – dalle parole di Cagnardi – “e se le cose non funzionano viene spedito a casa”.
Chiude il pomeriggio Giancarlo Radice, giornalista ed economista inviato del Corriere della Sera, mettendo a confronto la Cina alle altre economie d’Oriente delle quali ha diretta conoscenza e delineando per il pubblico attento il terzo punto di vista sul mondo d’Oriente, quello della “scienza triste” che è l’economia e che con la sua esposizione traduce in chiare e brillanti notazioni comprendibili ai più.
Delinea in brevi ed efficaci parole, i diversi modelli di sviluppo di Cina ed India, ne osserva le differenze rispetto alle contemporanee scelte di espansione, verso l’industria e le tecnologie.
Entrambe lavorano e investono, la crescita è inarrestabile. Radice non teme a precisare, con lucido disincanto, che per alcuni settori della nostra economia occidentale, “la partita è persa in partenza”. Non è tuttavia attraverso il protezionismo o sperando in un rallentamento delle economie orientali o bloccandone la crescita, che possiamo tutelare le nostre ricchezze, in quanto è l’economia stessa cinese ormai a mantenere vive quelle dei paesi occidentali attraverso uno scambio reciproco. L’affermazione di Radice è seria, impegnativa e senza rammarico: una parte della Cina si è già proposta di cominciare ad affrontare i problemi come quello ecologico e forse troverà soluzioni al di fuori del modello occidentale.
Alla consueta domanda se Cindia rappresenti rischio od opportunità per l’Occidente, Radice risponde indicando all’Europa, ed all’Italia in particolare, una prospettiva di riuscita, positiva ma che necessita di impegno ed attenzione: invita a recuperare un atteggiamento di conoscenza e considerazione delle realtà d’Oriente, “senza pregiudizi nè sensi di inferiorità, aggiungendo genio, umiltà e partecipazione; e soprattutto focalizzando energie su quel concetto impalpabile cui solo l’Italia è in grado di dar vita, quello di marchio, di lusso, di preziosimo”.
Scienza, ricerca e apertura mentale e culturale e livello sempre più alto di specializzazione. Questa la sola prescrizione possibile per il nostro avvenire.
Avveniristici scenari progettati per le città d’Oriente
Sempre nello scenario di Villaquaranta, in conclusione all’evento del Forum si è svolta la cerimonia di premiazione dei “Maestri della pietra” diretta a tre protagonisti dell’imprenditoria e delle istituzioni. Sonia Dal Corso, imprenditrice della Valpatena, Luigi Oriano Bocchese, imprenditore vicentino e Fabio Bortolazzi, presidente della Comera di Commercio, Industria, Artigianato ed agricoltura di Verona, sono stati insigniti del riconoscimento che L’Antica Libera Corporazione dell’Arte della Pietra conferisce ogni anno a categorie produttive che con il loro impegno abbiano contribuito a valorizzare e promuovere il settore.
di Veronica Dal Buono
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