4 Luglio 2007
Paesaggi di Pietra
L’Ostello per la “Via della Pietra” a Lodrino
Il complesso dell’ostello e del centro di sperimentazione sulla pietra naturale a Lodrino (disegno: Stefano Zerbi)
In questo sesto, e conclusivo, intervento legato al progetto “Via della Pietra”, intendo sintetizzare i principi che hanno portato all’elaborazione del progetto per un ostello ed un centro di sperimentazione per la pietra naturale nel comune di Lodrino, e che è stato da me presentato quale progetto di Master in architettura al Politecnico Federale di Losanna nel maggio 2006i. Questo progetto è stato inoltre incluso nel programma del progetto “Via della Pietra” presentato ai comuni ed alla regione delle Tre Valli nel mese di gennaio 2007.
Un esempio di architettura contemporanea in pietra naturale.
Il progetto per un ostello ed un centro di sperimentazione per la pietra naturale nasce dalla volontà di dimostrare l’attualità di un edificio in pietra massiccia, realizzato attraverso un sistema costruttivo contemporaneo.
Sono stati considerati i principali parametri che oggigiorno determinano la possibilità di costruire un edificio, soprattutto il problema del consumo energetico e quello della sicurezza antisismica, e le qualità abitative attualmente richieste.
I principi architettonici e la scelta di un sistema modulare si basano essenzialmente sull’esperienza professionale dell’architetto francese, e professore, Gilles Perraudin, che con delle tecniche simili ha realizzato diversi edifici nel sud della Francia.
Elevazione del complesso vista da sud (disegno: Stefano Zerbi)
Principi architettonici.
L’architettura dell’ostello e dell’annessa officina per la lavorazione della pietra naturale si fonda essenzialmente sull’atto più semplice del costruire, ossia sull’impilare degli elementi modulari in pietra, i quali possono essere messi in posizione verticale od orizzontale. Quest’atto primordiale permette di realizzare sia elementi murari continui, secondo un’apparecchiatura classica degli elementi, oppure delle teorie di pilastri trabeati, secondo lo schema del trilite.
Le dimensioni del modulo, nel caso specifico di 220x110x55cm, sono state determinate da un lato dalle dimensioni della costruzione (misura minima per realizzare delle aperture) e dall’altro discutendo in cava sulle dimensioni degli elementi di produzione corrente. Si è potuto così individuare un modulo che corrisponde a quello utilizzato da Gilles Perraudin e che ha già dimostrato le sue qualità sia architettoniche che funzionali. Questi moduli sono messi in opera con un’autogrù ed assemblati tramite malta di calce: i tempi di realizzazione sono così ridotti al minimo e la reversibilità della costruzione è garantita. Per poter trarre il massimo vantaggio da questo metodo costruttivo si è deciso di non utilizzare alcun tipo di manto isolante per le pareti (l’unico strato isolante è quello utilizzato per il tetto vegetale).
Per quel che riguarda le pareti interne ed i solai si è deciso di utilizzare delle soluzioni in sintonia con la prefabbricazione degli elementi lapidei: pareti intelaiate in legno e solai in tavole inchiodate in legno massiccio.
Pianta del piano terreno con le diverse sistemazioni degli spazi esterni (disegno: Stefano Zerbi)
La riduzione degli elementi della composizione e delle possibilità di messa in opera fanno sì che le architetture che ne risultano assumano naturalmente un carattere sobrio ed austero, tipico delle costruzioni tradizionali di queste vallate, senza ridursi a semplici copie nostalgiche.
Il complesso di due edifici tenta, attraverso la sua organizzazione spaziale, di produrre degli spazi le cui dimensioni e qualità si avvicinano a quelle conosciute in queste regioni: il frutteto, la pergola a cielo aperto, la vigna sopraelevata e la piazzetta cinta da muri in pietra. È questo un modo di riallacciarsi alla tradizione locale e di riproporre sensazioni e qualità di vita che l’architettura contemporanea spesso ha cercato di evacuare.
La pietra ritorna quindi ad essere elemento qualificante dell’architettura non solo nel rapporto con l’uomo, ma anche con il territorio che la accoglie e la circonda.
L’edificio dell’ostello è articolato su due livelli: al piano terreno si trovano tutti i locali comuni e a quello superiore otto stanze, che possono contenere da 16 a 32 letti. La pianta di ciascun livello si organizza secondo tre bande funzionali: spazi maggiori, circolazioni, locali di servizio. Un ulteriore piano di stanze potrebbe essere aggiunto.
La facciata sud dell’ostello realizzata con blocchi di gneiss tipo Iragna (disegni: Stefano Zerbi)
Principi energetici.
Il problema dei consumi energetici sta vieppiù diventando un nodo centrale nel settore della costruzione e le risposte sono oggi le più diverse.
Nel caso presente di un edificio in pietra massiccia non isolato, che si basa sul principio della massima semplicità costruttiva e dello sviluppo sostenibile, si è scelto di trarre il massimo guadagno dagli apporti energetici della radiazione solare. Ciò permette di sfruttare completamente l’inerzia termica della pietra messa in opera, di utilizzare una fonte energetica gratuita e di ridurre considerevolmente gli impianti tecnici dell’edificio. Al contrario, esso necessita un investimento in fase di progettazione più importante di altre soluzioni tecnicamente più complesse e la possibilità di avvalersi del supporto di specialisti nel campo della fisica della costruzione. Per l’ostello per la “Via della Pietra” si è fatto capo all’aiuto del Laboratorio di Energia solare e Fisica della costruzione presso l’Ecole d’Ingènieur du Canton de Vaud a Yverdon-Les-Bainsii, il quale ha realizzato dei modelli informatici che permettono il calcolo degli scambi dinamici del calore attraverso l’involucro dell’edificio, dividendoli in perdite e guadagni solari passivi.
L’impianto dell’edificio prevede di dividere chiaramente la fascia di servizi, a nord, da quella dei locali comuni e delle stanze, a sud, così da poter variare le temperature interne.
Il risultato finale è incoraggiante e prevede un guadagno nei mesi invernali di almeno 10°C rispetto alla temperatura esterna riducendo dunque i consumi per il riscaldamento che sono stati stimati attorno ai 55 kWh/m2, ciò che corrisponde, a livello europeo, ad un edificio a basso consumo energetico.
La facciata nord dell’ostello realizzata con blocchi di gneiss tipo Iragna (disegni: Stefano Zerbi)
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Principi antisismici.
La sicurezza in caso di fenomeni sismici è ormai un punto importante nella progettazione degli edifici anche in regioni, come il Cantone Ticino, considerate a basso rischio. Anche per questo aspetto, come per il precedente legato ai consumi energetici, si è cercata la soluzione più semplice. Essa si è tradotta in un involucro perimetrale in pietra instabile che trasmette le sollecitazioni dovute al sisma attraverso i solai in legno a dei diaframmi interni disposti lungo le due direzioni principali: quelli longitudinali sono realizzati in pietra e quelli trasversali con dei pannelli intelaiati in legno, con un particolare sistema di chiodatura. Entrambe le soluzioni sono molto rare nel panorama europeo; i diaframmi in legno sono utilizzati correntemente in Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Per la verifica di queste soluzioni si è fatto ricorso alla collaborazione del Laboratorio di Informatica e Meccanica della Costruzione del Politecnico Federale di Losannaiii. I risultati numerici hanno permesso di confermare la resistenza dell’edificio e di prevedere la possibile aggiunta di un ulteriore piano.
Conclusione.
I risultati ottenuti, sia da un punto di vista architettonico che tecnico, mi confortano nell’idea che la costruzione in pietra possa e debba ritrovare uno suo spazio nel mercato edilizio contemporaneo. Il complesso dell’ostello potrebbe diventare un primo passo in questa direzione e servire quale base per la progettazione di nuovi edifici. Sarebbe auspicabile che un tale edificio venisse realizzato nel quadro del progetto della “Via della Pietra” poichè non solo ne costituisce un elemento fondamentale per accogliere i visitatori, ma riveste inoltre la funzione di “attrazione” essendo le soluzioni costruttive proposte uniche nel loro genere sul territorio cantonale e svizzero.
Stefano Zerbi
5 Luglio 2007, 00:54
damiano.s
la Svizzera che si pensava fatta di banche ed orologi, di industrie farmaceutiche e di cioccolato, ora, grazie alle “vie della pietra” di Stefano Zerbi, ci appare più vera, più vicina, fatta di uomini e di fatica, di acqua e roccia.
Non è quindi un caso che da Borromini in poi sia stata ed è fucina di grandi architetti.
I miei complimenti e ringraziamenti quindi per il lavoro svolto.
Damiano