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19 Giugno 2007

Paesaggi di Pietra

La Via della Pietra

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La “porta” è una soglia che va oltrepassata (fotomontaggio: Stefano Zerbi)

Il progetto di un museo sul territorio delle Tre Valli.
La “Via della Pietra” vuole essere un nuovo strato da sovrapporre agli innumerevoli che già si sono depositati su questo territorio. Una rete di percorsi che sia in grado di rendere visibili le tracce della costruzione di questo territorio ed anche di metterle in relazione secondo una logica comune.
Questo museo sul territorio si caratterizza in quanto sistema aperto, capace d’assorbire un ampio ventaglio di problematiche e progetti esistenti e futuri. I percorsi diventano occasioni di riflessione, di meditazione, cammini iniziatici, ma nel contempo possibilità di scoprire le ricchezze naturali, geologiche, storiche, nuovi punti di vista: ognuno può concepire il proprio museo, la propria “Via della Pietra”.

Caratteristiche territoriali.
La descrizione fatta in precedenza del territorio delle Tre Valli è servita per identificare i contenuti della “Via della Pietra” oltre ad aver evidenziato alcune caratteristiche sulle quali il progetto d’architettura può agire.
Per prima cosa la dimensione prettamente longitudinale della Valle del Ticino. Il senso di scorrimento del fiume, logicamente, avviene in direzione nord-sud, uomini e merci si spostarono, e continuano a spostarsi, nella stessa direzione, i movimenti tettonici seguirono lo stesso asse. Questa direzione è stata raramente interrotta e nei pochi esempi si trattò sempre di sbarramenti. Tutto ciò ha come conseguenza che la divisione naturale data dal fiume è stata confermata da quella culturale, cosicchè all’ora attuale i due versanti della valle sono ancora “divisi.
Questa logica longitudinale si ritrova anche nella specializzazione territoriale che si organizza a bande parallele al corso del fiume Ticino: le cave si trovano lungo versanti, i pascoli sui terrazzi glaciali, i campi e le zone di attività ai lati del fiume insieme agli assi di transito ed i villaggi ai piedi delle valli trasversali. Percorrendo un’ipotetica linea nord-sud potremmo quindi muoverci sempre in paesaggi simili. Un percorso trasversale permette invece di attraversare funzioni diverse e mette in risalto la ricchezza del territorio stesso. Ecco perchè la “Via della Pietra” dovrà privilegiare questi ultimi percorsi al fine di collegare idealmente e fisicamente i due versanti della valle. La “Via della Pietra” rappresenta una possibilità reale di ritrovare l’unità, perlomeno culturale, di queste zone.
In secondo luogo, benchè la dimensione longitudinale sia attualmente preponderante, la centralità del fiume Ticino non è valorizzata. Il fiume occupa una posizione ambigua: elemento naturale ormai completamente regolarizzato, ma la cui appropriazione da parte delle comunità locali è rara. Ciò è accentuato dalla discontinuità delle sue rive, dove si alternano spazi naturali di grande interesse e spazi industriali abbandonati o di dubbia localizzazione. Bisognerebbe dunque agire al fine di ristabilire questa continuità ecologica per trasformare il fiume in elemento in cui le popolazioni locali possano riconoscersi. Da non dimenticare che esso rappresenta un elemento di collegamento tra il massiccio alpino e il mare Mediterraneo.

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Le Tre Valli nel contesto del Cantone Ticino (schema: Stefano Zerbi)
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Una vista trasversale della Valle del Ticino (fotografia: Stefano Zerbi)

Accessibilità e mezzi di trasporto.
L’organizzazione degli accessi ad un museo del territorio è un problema centrale, bisogna infatti garantirlo al più vasto pubblico possibile senza aggravare ulteriormente le attuali condizioni del traffico stradale. Ecco perchè il progetto dovrà sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla rete dei trasporti pubblici esistente e quello del futuro piano dei trasporti regionali che seguirà alla realizzazione del progetto AlpTransit. Un sistema di autobus garantirà l’accesso lungo i due versanti della valle partendo dalle stazioni ferroviarie regionali.
La rete di percorsi ciclabili esistente permetterà di scoprire il fondovalle e le aree naturali lungo il fiume Ticino.
Il modo di spostamento privilegiato sarà in ogni modo la marcia. Essa resta il mezzo ideale per scoprire il territorio in ogni suo minimo dettaglio grazie alla velocità ridotta ed inoltre favorisce il contatto e lo scambio. I percorsi pedonali dovranno dividersi in due tipi principali: quelli accessibili ad ogni tipo di persona e quelli per escursionisti più allenati. La maggior parte di questi sentieri è esistente ed andrà parzialmente riorganizzata provvedendo così alla manutenzione ed alla demarcazione unitaria.

Dimensione didattica.
“Dalla maniera con cui sono disposti in ogni blocco di marmo essi [i colori, n.d.A.] ci mostrano come questo marmo si è formato e i necessari mutamenti per cui è passato. Ed in tutte le sue vene e le sue macchie sono scritte innumerevoli leggende, tutte vere, sull’antica costituzione del regno delle montagne a cui il blocco appartiene, su tutte le debolezze e forze, convulsioni e consolidamenti dal principio del tempo.
E non sarebbe più possibile rimanere fermi davanti alla cornice di una porta senza ricordarsi o domandarsi qualche dettaglio degno di essere tenuto a mente, sulle montagne d’Italia o di Grecia, d’Africa o di Spagna, e così si andrebbe avanti di cognizione in cognizione, fino a che i muri delle nostre case diventerebbero per noi volumi così preziosi come i libri della nostra biblioteca.”1

La “Via della Pietra” deve aiutare a riflettere sul territorio, sulla sua evoluzione, sul suo avvenire, sulla fragilità dei suoi equilibri, ma anche essere elemento di identificazione per la popolazione. Inoltre, la presenza del settore estrattivo e della lavorazione della pietra naturale permette di colmare una lacuna della nostra società: la conoscenza dei processi produttivi. La “Via della Pietra” permette di ritrovare questo rapporto fisico con i prodotti della terra, con la loro trasformazione e con l’utilizzo che l’uomo ne ha fatto. Forse utopistica, l’ambizione della “Via della Pietra” è quella di permettere alla popolazione di dotarsi di una nuova coscienza dello “sviluppo sostenibile”.
Gli aspetti didattici, e le correlate occasioni di acquisire nuove conoscenze rispetto al territorio circostante, saranno distribuiti in punti specifici del percorso. La natura e la forma degli spazi sarà variabile e in rapporto al contenuto, così come la loro localizzazione. I momenti di apprendimento saranno indipendenti tra loro, e come la stessa “Via della Pietra”, non seguiranno un ordine di visita prestabilito.

Costruzione della “Via della Pietra”.

La nozione di “Porta”.
La volontà di realizzare un sistema aperto, senza un senso obbligato di percorso, ma che nel contempo possa assolvere anche l’importante missione didattica che gli è stata assegnata si concretizza in un sistema di “porte”. La “porta” è intesa nella sua più vasta accezione: porta d’entrata, come quella di una casa o di una città, porta come elemento simbolico che divide un interno da un esterno, soglia che va oltrepassata, passaggio obbligato. L’idea della “porta” è quindi quella di proporre un momento riflessivo attraverso il quale poter accedere alla “Via della Pietra” e dunque al territorio. Le “porte” permetteranno di acquisire delle conoscenze riguardo ad un aspetto particolare legato a queste “valli di pietra”. La loro ubicazione è in relazione ai diversi comuni interessati dal progetto ed a una particolarità dell’intero territorio che in quel dato luogo è più facilmente riconoscibile. La portata dei temi trattati oltrepassa il singolo comune politico e si rivolge al territorio intero ed anzi spesso travalica i confini posti a questo preciso progetto.

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Le 19 porte, ognuna con un tema preciso, e la loro ubicazione (schema: Stefano Zerbi)

L’architettura delle “porte”: un’architettura di pietra.
L’architettura delle “porte” sarà chiaramente un’architettura di pietra. L’aspetto delle “porte” dovrebbe essere il più possibile arcaico o meglio d’archetipo; una forma che interroghi l’osservatore quanto alla sua origine ed al suo scopo.
Per la costruzione delle “porte” si ricorrerà a semplici elementi modulari che ne permettano una realizzazione rapida e una possibile trasformazione o eliminazione. Laddove necessario le porte saranno completate da uno o più spazi per l’esposizione del materiale didattico, negli altri casi si ridurranno a segni della presenza di qualcosa da scoprire.
Gli elementi modulari saranno monolitici e apparteranno al tipo di roccia presente nella zona. Sarebbe interessante realizzare gli elementi anche con i tipi che oggigiorno non sono più estratti ricorrendo a piccole estrazioni puntuali: essi diverrebbero così testimonianze di questi materiali scomparsi.

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Una “porta” (disegni: Stefano Zerbi)

Organizzazione dei percorsi della “Via della Pietra”.
Le “porte” summenzionate sono gli strumenti che permettono al visitatore di entrare nella rete di percorsi della “Via della Pietra”. Si utilizza volontariamente il plurale “percorsi” poichè l’organizzazione degli stessi segue uno schema ad arborescenza partendo da un tracciato di base generale, che tocca tutti i comuni e le località che si trovano sul territorio interessato dal progetto. Questo tessuto di base può essere suddiviso secondo dei temi specifici che sono presenti solo in particolari località. Si possono così concepire delle visite tematiche del territorio oppure esplorarlo interamente.
Se il percorso di base è quello denominato “Via della Pietra” i sottoinsiemi tematici sono, ad esempio, il percorso dei grotti; quello della geologia; quello delle opere di fortificazione, oppure quello dell’architettura sacra romanica, ecc… Ogni sottoinsieme trova in una specifica “porta” l’ipotetico punto di inizio.

Stefano Zerbi

Note
1 Ruskin, John, Le pietre di Venezia, Milano, Rizzoli, 1987, p.360.

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