29 Agosto 2017
Appunti di viaggio
Vacanze in Irlanda
Killarney National Park con i suoi paesaggi mai monotoni.
And bending down beside the glowing bars,
Murmur, a little sadly, how Love fled
And paced upon the mountains overhead
id his face amid a crowd of stars.
When you are old (W.B.Yealds)
Antefatto
Verona. 39 gradi. Non si respira. La testa, o quel che ne rimane è pesante e l’unica cosa positiva è che in tre giorni sono calata di 3 kg. Anche preparare un minimo di bagaglio è difficile. Quasi improponibile. E infilarci poi maglie di lana, pile, giacche a vento e impermeabili…. il tutto entro i 10 kg (ah questi voli low cost…)…Devo lasciare a casa anche la mia macchina fotografica professionale ….ahhhhhhhh, dolore…..
Kenmare, il centro della cittadina.
Irlanda
Sono le 11,30 di sera di un giorno di inizio agosto e l’uscita dall’aereo ha dell’incredibile! Pioviggina e se ci sono 16 gradi è tanto. Mi guardo attorno ed invece di vedere persone seccate da questa situazione meteorologica osservo persone che sorridono a braccia aperte, si abbracciano ed esclamano “che bello c’è quasi freddo, che meraviglia piove!!!”
Parlare del tempo in Irlanda è in realtà un falso luogo comune che tendono a farsi i non irlandesi. Oserei dire che gli irlandesi addirittura non guardano il meteo per due semplici motivi: 1°)per loro vale sostanzialmente l’estote parati: sei in Irlanda, diamine, se piove è normale, se non piove godi del fatto che non ha piovuto! 2°) perché in Irlanda se guardi il tempo non farai mai nulla, e francamente la vita non è poi così lunga da potersi permettere di sprecarla perché condizionati da quattro gocce! Comunque dopo qualche giorno di permanenza si arriva a capire che in realtà il tempo irlandese può essere di due tipi differenti. Il primo si ha quando piove da un cielo grigio pesante e plumbeo. Ed è proprio quello che noi continentali intendiamo per pioggia.
Sotto una pioggia implacabile ed impietosa la gara internazionale a Kenmare di “Caccia alla Traccia”. I cani, esclusivamente Beagle, dovevano rincorrere una traccia olfattiva per 10 miglia. Tempo del primo arrivato: 43 minuti.
L’acqua in questo caso arriva ovunque e bagna fino alle ossa. Non c’è modo di proteggersi se non con stivali impermeabili ed ombrelli e in ogni caso inutilmente. Molti irlandesi pare non facciano caso a questi diluvi e continuano imperterriti nel loro lavoro. Certo, il sorriso è un po’ più tirato ma c’è sempre, e quattro chiacchiere rimangono comunque prioritarie anche se piove, mentre per un continentale il consiglio è: se possibile in questi giorni stattene al coperto. Tutti gli altri giorni sono una collezione di eventi meteorologici: cielo da azzurro a blu, sole incredibile più o meno coperto da nuvole di ogni forma immaginabile bianche, rosa, grigie, che talvolta possono spruzzare un po’ d’acqua così breve, sottile, che molto spesso, quando si è impegnati in qualche attività neanche ci si accorge. Il tutto nell’arco anche di poche ore!
Il mare nella zona di Lamb’s Head.
L’Irlanda è fatta di colazioni incredibili ed imperdibili. Burro salato. Una montagna, su tutto, sul pane caldo, sugli scones assieme a panna e marmellata, sui crostini col salmone. The con il latte, e Guinness scura corposa e cremosa che fin dal primo sorso mette buon umore. Di strade incredibilmente strette con limiti di velocità improponibilmente alti (i 100km/h quando difficilmente si potrebbero mantenere per più di 5 minuti i 50!!!!), ma soprattutto è fatta di verde, di acqua e di pietre.
Il verde ha quel colore brillante che difficilmente noi riusciamo ad immaginare specialmente all’ombra delle temperature di questa torrida estate 2017. Verdi i prati, i boschi di betulle e querce con morbidi cuscini di muschio, proprio quello splendido che spereremmo di trovare sotto Natale per un presepe perfetto. E torbiere, torbiere ovunque perfino sui lati delle montagne. Le strade, in questo periodo estivo, sono delimitate da muri fioriti di piante arancioni di Montbietia, fucsia rosa, ginestre gialle e more. Il passaggio da un ambiente all’altro è fluente in continuità armonica con colori in continuo cambiamento visto che il cielo passa da azzurro assolato a punteggiato da nuvole bianche a plumbeo nel giro di veramente poco tempo, regalando però degli intervalli spettacolari: arcobaleni di tutte le fogge: semplici, interi, doppi, ad anello nel cielo.
Baltimore, nella parte più meridionale dell’Irlanda con il suo atipico faro
L’acqua poi si presenta come elemento integrante di questi splendidi paesaggi. Tanta! (In Irlanda non si pagano le bollette dell’acqua!). Acqua di sorgente, torrenti, splendide cascate – la splendida Torc Waterfall del Killarney National Park raggiunge i 60 metri di altezza! – acqua nelle torbiere ed attorno uno splendido mare che protegge questa preziosa realtà naturale.
Va da sé che quello che maggiormente riempie il cuore ad un geologo sono i sassi. I sassi e gli affioramenti.
Nelle acque attorno Cape Clear, l’isola più meridionale dell’Irlanda, si rinnova l’incontro con i padroni del mare: delfini, balenottere e foche.
La maggior parte delle spiagge irlandesi sono rocciose: alte e pericolose falesie sul punto di franare con, spesso, ampi cavernoni alla loro base.
Facendo un breve cenno agli affioramenti possiamo dire che pur essendo l’Irlanda dimensionalmente quasi un quinto dell’Italia, essa mostra una quantità di ambienti geologici incredibili con rocce magmatiche – pensiamo alla mitica Giant’s Causeway (il Selciato del Gigante) nel Nord – metamorfiche e sedimentarie che vanno dal Cambriano, circa 550 milioni di anni fa (Booley Bay Formation) al Quaternario, ma tutto è compresso, ripiegato, visto e rivisto da una regia esteticamente perfetta che ti lascia a bocca aperta e ti costringe a fermare per l’ennesima foto, quando sai già che fra venti metri sarai già lì che urli “Fermati, qui è bellissimo!!!” mentre Kate, irlandese di origine, ridendo mi dice: “non dire bellissimo….si capisce che sei italiana!!!”
Inch. Una delle rare dune sabbiose con una spiaggia di oltre 5 km, meta preferita di surfisti. Nella seconda immagine vista dalla duna di Inch.
Al di fuori delle grandi città l’Irlanda è intrisa di natura che la fa da padrona. Irriverenti pecore che si impossessano tranquillamente delle strade (con i limiti dei 100 km/h!!!) al di fuori dei centri abitati, rade casupole quasi sempre in pietra ad un piano o due al massimo, paesini coloratissimi e generalmente più piccoli dei loro nomi. Un aspetto idilliaco a dir poco, quasi magico per noi abituati ad accozzaglie di cose colori e rumori, il che fa sì che l’Irlanda appaia impregnata da miti e leggende radicate più nell’ambiente che ne è trasudante, che non nelle persone.
Parco Nazionale di Killarney. Il torrente scende impetuoso e corre a formare la Torc Waterfall, cascata di 60 m, tra le mete turistiche più amate dell’Irlanda orientale.
Per carità ci sono le fiere legate a storie mitologiche come a Killorgling dove ogni anno si incorona un caprone selvatico nominato: King Puck. Questo caprone viene catturato sui monti circostanti e messo in una piccola gabbia per tre giorni, in concomitanza appunto della King Puck Fear dopo che è stato incoronato dalla Regina cioè da una bella ragazzina della zona. Viene poi liberato perché possa far ritorno sui suoi monti. Pare che tutto ciò venga ripetuto in virtù di una antica leggenda risalente al 17° secolo, quando, si narra, un antenato di questo animale selvatico abbandonò il suo branco e, giunto in paese, con il suo comportamento anomalo mise in allarme gli abitanti della cittadina per l’arrivo delle armate inglesi durante la conquista dell’Irlanda. Quindi grazie a King Puck tutti i cittadini si salvarono, e sempre si salveranno, perché da allora, reiteratamente negli anni, ci sarà sempre un King Puck pronto a lottare per la sua nazione, come la storia irlandese ci tramanda a partire dai secoli passati.
Splendido ripiegamento di strati arenacei che formano in questa piccola baia una meravigliosa sinclinale.
Devo però confessare che la cosa più emozionante sono le Sacre Pietre. Standing Stones, Dolmen, Menhir, Pietre di Adorazione, Altari, Circoli di Pietra che possono essere costituiti da poche pietre o arrivare fino a 70. Il censimento di queste “Sacred Stones” è stato redatto per la prima volta nel settimo secolo ed effettuato nuovamente nel dodicesimo, anche se abbastanza poco si sa della loro realtà storica. Si fanno risalire ad epoche preistoriche e sicuramente quando i monasteri della Chiesa Celtica iniziarono a trascrivere le tradizioni orali focalizzarono, e quindi tramandarono, la venerazione di queste Pietre Sacre.
Una Standing Stone lungo il sentiero verso Lamb’s Head. Nella seconda immagine l’emozionante Uragh Stone Cyrcle
Diversi cicli mitologici che affondavano le loro radici in popoli differenti che in tempi successivi avevano colonizzato l’Irlanda, ne diffusero il mito ed i racconti pare rinforzandoli nei secoli. Ce ne sono molte centinaia in tutta l’Irlanda disposte prevalentemente lungo assi preferenziali (assi energetici?), più o meno studiate, più o meno segnalate, ma tutte, anche se coperte da una vegetazione quasi irrispettosa, muovono una emozione profonda. Ad alcune sono associate leggende, ad alcune divinità, ad alcune rituali religiosi, sociali o spirituali. E rimangono lì tutte, anche quando anonime o apparentemente abbandonate, profondamente rispettate, quasi come un credo ancestrale riconosciuto e salvaguardato da tutti. Su nessuna scritte, disegni, tracce di irriverenza. Incutono rispetto, anche perché attorniate da scenari unici Da chi sono state realizzate? Perché? Come? Poi ci si guarda attorno e si vede la perfezione dell’ambiente. Ed il fermarsi al loro cospetto riempie di pace e speranza.
Parco Nazionale di Killarney. Parte dei Lennon in cima al Monte Torc (590 m)