24 Aprile 2017
Paesaggi di Pietra
Itinerario: Stalle con arco in Lessinia
Frutto di una sapiente cultura costruttiva montanara, gli archi strutturali delle stalla-fienile della Lessinia costituiscono un aspetto assai poco conosciuto ma di grande originalità dell’architettura vernacolare alpina.
Nel testo introduttivo al presente itinerario si è cercato di delineare i tratti principali di tale vicenda, sfiorandone gli aspetti funzionali e tecnici pur senza entrare nel contesto socio-economico che li ha prodotti.
Dalla ricognizione, non esaustiva, sul territorio si definisce una caratterizzazione topografica delle tipologie ad arco strutturale, estesa intorno a quota 1000-1300 m per una fascia di territorio che va dal Vajo dei Falconi, che separa i comuni di Sant’Anna d’Alfaedo e Erbezzo, all’alta valle di Illasi in comune di Velo Veronese, configurando un percorso trasversale della Lessinia centro-orientale, che corrisponde per buona parte all’arteria stradale trans-lessinica. Su questo tracciato si riscontra una prevalenza delle tipologie suddette nei comuni di Roverè e Velo Veronese, ossia nella parte orientale dell’area di interesse.
In una seconda fascia a quota più alta, tra i 1400 e i 1600 metri, si colloca la variante tipologica degli stalloni di malga con arco strutturale, lungo un percorso di elevata qualità paesaggistica che riserva sorprendenti soluzioni tecnico-costruttive.
1. Stalla – fienile di SELVAVECCHIA (Sant’Anna d’Alfaedo)
Inserito nella schiera della contrada omonima lo “stallone” presenta uno dei rari casi di arco strutturale a sesto acuto fino ad ora classificati della area lessinica occidentale. Analogo a quelli delle limitrofe aree orientali lo stallone è probabilmente a questi coevo, si distingue però per la parte a terra adibita a stalla. Si tratta infatti di due stalle gemelle che usufruiscono dello stesso fienile, coperte entrambe con volta a botte, secondo una soluzione tipica delle stalle di contrada della Lessinia occidentale.
Recenti interventi di recupero edilizio nella contrada hanno alterato lo “stallone”, trasformandolo per metà in abitazione estiva.
2. Stalla – fienile di MAINI (Erbezzo)
Piccola contrada, oggi abbandonata, Maini è caratterizzata dalla grande stalla – fienile, parzialmente crollata, con arco a tutto sesto, costruita probabilmente nel tardo Ottocento. Il solaio ligneo della stalla è retto da una trave “maestra” appoggiata su due colonne che dividono lo spazio delle due poste.
3. Stalla – fienile di Malga CAMPEDEL (Erbezzo)
Di difficile ricostruzione per le modifiche intervenute tra XVIII e XIX secolo, il complesso di Campedel è oggi classificato come malga. Differisce tuttavia da questo tipo di insediamenti perché in passato era abitato permanentemente, come testimonia la presenza di una grande stalla dotata di ampio fienile oltre che di qualche annesso abitativo. Una data, 1757, all’ingresso della stalla, ne documenta la parte originaria, ma assai probabilmente la forma attuale è frutto di ampliamenti ottocenteschi.
La struttura interna a triplice arco a sesto lievemente acuto richiama la stalla di Roste, anche se in questo caso la struttura si ripete raddoppiata, creando uno spazio interno a tre navate, percepibile solo al livello del fienile.
L’unicità dell’edificio lo rende assai interessante e richiederebbe approfondimenti di ricerca sia sul campo che in archivio.
4. Stalla – fienile BRUTTI (Bosco Chiesanuova)
Separato dagli altri edifici della schiera, lo “stallone” di contrada Brutti è orientato assialmente nel senso della pendenza del terreno per ottenere l’accesso del fienile dalla quota dell’aia, dove è possibile leggere incisa su pietra la data di costruzione, 1835.
La linea rompitratta della stalla e la corda dell’arco hanno assialità incrociate. Nella stalla tre pilastri sono allineati in senso longitudinale e l’arco è disposto trasversalmente. Questa costruzione però sembrerebbe staticamente non riuscita perché, per evitare il cedimento e un possibile crollo dell’arco, è stato necessario sostenerlo con un pilastro che partendo dalla stalla giunge fin quasi alla chiave di volta sostenuta da una trave “a cristo”.
La ragione di questo fallimento va probabilmente ricercata nella forma dell’arco troppo vicina al “tutto sesto”, con conseguente spinta sui contrafforti maggiore del previsto, o forse in un cedimento del terreno.
5. Corte GROSSULI (San Francesco di Roverè Veronese)
Facilmente confondibile con una moderna abitazione, a causa degli interventi subiti nel corso del ‘900, l’edificio, datato 1830, rappresenta in realtà uno dei casi più “estremi” di costruzione ad arco della Lessinia.
Posto al margine della contrada l’ex “stallone” chiude a meridione l’antica Corte Grossuli. La sua pianta di m 18×11 farebbe pensare ad una disposizione dell’arco strutturale interno in senso ortogonale al lato lungo. Invece stranamente è stato costruito parallelo a questo con una luce di ben 16 metri, costituendo l’arco più grande della Lessinia. La sua forma a sesto acuto risulta molto ribassata e richiede una ricostruzione intuitiva. Infatti la vista di questo grandioso manufatto ci è impedita dalle modificazioni interne, essendo stato l’edificio trasformato in tre unità abitative. Ciò nonostante l’arco è ancora settorialmente rintracciabile all’interno degli appartamenti. Anche la facciata orientale è assai alterata ma lascia percepire i sei “barcaroi” di sfiato dell’originario fienile.
© ph. Tosi
6. Stalla – fienile FALZ (Roverè Veronese)
Inserito nella schiera di stalle e abitazioni della piccola contrada di alta quota di Falz, lo “stallone” è datato 1850.
Oltre che per la dimensione, si caratterizza per la qualità costruttiva e per la conformazione strutturale. Al livello della stalla lo spazio è ripartito dall’allineamento di tre colonne di pietra modellate con leggera entasi, le quali anziché reggere un’unica trave rompitratta portano tre distinte travi in senso ortogonale che si appoggiano su delle mensole alle pareti laterali. Sullo stesso asse delle colonne si sviluppa al piano superiore il grande arco strutturale ogivale impostato con un’apertura insolitamente acuta per questo tipo di edifici. La sequenza dei conci in Rosso Ammonitico è molto accurata e rivela una particolare perizia costruttiva ed esecutiva delle maestranze che hanno realizzato l’edificio.
© ph. Sauro
7. Stalla – fienile di ROSTE (Roverè Veronese)
Inserito in una delle contrade più alte della Lessinia (1302 m.), con una datazione del XVI secolo su uno degli edifici abitativi, lo “stallone” di Roste ripropone la tipologia analoga a quella di Corte Grossuli di S. Francesco, ossia la struttura ad arco disposta sul lato lungo dell’edificio, una soluzione che da luogo ad una grande estensione del tetto interamente coperto di laste. La sua datazione, in base alle cartografie catastali, andrebbe collocata nella seconda metà dell’Ottocento.
Diversamente però da Corte Grossuli, la parete mediana di 15 metri della stalla è stata svuotata con un triplice arco di cui quello centrale è più grande dei due laterali. Tutti gli archi, a sesto acuto, sono molto aperti e si avvicinano al “tutto sesto”. A rendere più monumentale l’interno della stalla sono i grandi e tozzi pilastri a base circolare che reggevano, oltre all’arco, anche il solaio ligneo del fienile, oggi completamente scomparso.
8. Stalla-fienile LA BA (Velo Veronese)
Lo “stallone”, di base m. 12.30 x 9.30, è incorporato negli edifici della piccola contrada La Ba, poco lontana da Camposilvano di Velo.
La data dipinta sulla parete settentrionale, 1814, la attesta come una delle più antiche della Lessinia dotata di arco strutturale. Il solaio che divide la stalla dal fienile, “teda”, è retto da una antica trave rompitratta posta sull’asse longitudinale e sostenuta da tre “colonne” in pietra che ripartiscono le due poste.
Il capiente fienile è chiuso da un tetto a due falde coperto di laste di calcare Rosso Ammonitico. La fitta sequenza lignea delle travi che lo reggono è sostenuta da un grande arco a sesto acuto disposto sulla mezzeria della scatola muraria, con conci di pietra apparecchiati a mattoni. L’edificio è stato restaurato in modo eccellente negli anni ’70 del Novecento, quando la contrada fu oggetto di un intervento di recupero da parte dell’editore Giorgio Zusi, con l’ausilio di maestranze del luogo che utilizzarono tecniche costruttive tradizionali.
9. Stalla – fienile di VAL SGUERZA (Velo Veronese)
Nata come aggregazione in schiera di tre stalle-fienile di piccole dimensioni, Val Sguerza è diventata contrada nel ‘900 in seguito all’accorpamento di un complesso abitativo privo di caratteristiche locali.
La struttura ad arco a sesto acuto consente in questo caso di riunire in un unico spazio due fienili aperti sul lato a valle e coperti con manto vegetale, testimoniando il prevalente scopo di svuotamento della parete di spina degli edifici aggregati e la funzione sostitutiva della capriata lignea.
10. Stalla – fienile FOI (Azzarino, Velo Veronese)
Inserita in una schiera mista di abitazioni e rustici la “teda” di Foi, datata 1861, ha un arco con luce di quasi 15 metri. La recente suddivisione interna sia della stalla sia del fienile ne ha parzialmente compromesso la visione unitaria. In particolare i cinque pilastri che reggevano la trave rompitratta della stalla sono oggi incorporati nel muro che divide lo spazio in due proprietà.
Ma l’aspetto interessante è che quest’opera tecnicamente e dimensionalmente considerevole, non era destinata a reggere il pesante tetto di lastre, ma a creare un unico grande spazio per il fienile, come ci indica la doppia pendenza della copertura in cui è ampiamente prevalente il manto vegetale, oggi coperto di lamiera metallica.
11. Stalla – fienile COMERLATI (Velo Veronese)
L’edificio, accorpato a una schiera di rustici della contrada Comerlati, è datato 1852. In questo caso l’arco a sesto acuto, di raffinata fattura, non sostiene le strutture di un tetto interamente di lastre ma regge le falde a doppia pendenza prevalentemente coperte in paglia.
I molti rimaneggiamenti hanno alterato la struttura interna originaria e rendono un po’difficile la comprensione dell’edificio. In particolare la facciata rivolta a valle è caratterizzata da due grandi archi a portico, in seguito parzialmente tamponati per ricavare i due livelli di stalla e fienile.
12. Stalla – fienile di BEBISTI (S. Mauro di Saline)
Accorpato nella schiera della piccola contrada di Bebisti, lo “stallone” è stato ristrutturato al piano terreno, trasformandone la grande stalla in deposito, con sostituzione dell’originale solaio ligneo con latero-cemento. Perfettamente conservato è il tetto del fienile con grande arco a sesto acuto particolarmente aperto. Analogamente a quella di Comerlati questa stalla ha il tetto a doppia pendenza con la parte cuspidale coperta di paglia, ancora conservata sotto il rivestimento di lamiera. L’edificio sembra ottenuto dal rimaneggiamento di un preesistente rustico porticato con due archi, successivamente tamponati.
© ph. Savorelli
13. Stallone di malga di ROCCOPIANO (Erbezzo)
Edificio particolarmente enigmatico, la cui originaria funzione è di difficile classificazione per le evidenti modificazioni costruttive. È probabile comunque che la sua odierna funzione di “stallone” di malga fosse anche quella originale, nonostante sembri sia stato anche adattato a baito e forse a casara.
Particolarmente interessante la sequenza dei quattro archi ogivali realizzati con conci lunghi di pietra tagliati a settore di arco, caratteristici delle casare di malga sei-settecenteschi. La sua costruzione sembrerebbe collocabile, dalle cartografie storiche, alla metà dell’Ottocento.
© ph. Savorelli
14. Stallone di malga di CAMPORETRATTO (Erbezzo)
Probabilmente uno dei primi “stalloni” di malga della Lessinia databile, secondo la cartografia, agli anni ’30 o ’40 dell’Ottocento. La sua caratteristica, come quella degli altri edifici di questo tipo costruiti sull’altipiano settentrionale, è di essere una stalla occasionale per riparare il bestiame in periodo di alpeggio, durante episodi eccezionali di maltempo.
Essendo gli animali tenuti al pascolo anche di notte, la stalla non necessitava di fienile e pertanto lo spazio interno si presenta ad un solo livello aperto fino al soffitto.
Lo “stallone” di Camporetratto rappresenta un esempio di grande qualità costruttiva e architettonica, concepito come sistema di coppie di archi a sesto acuto forniti di contrafforti esterni poggianti sui muri e forniti di base e capitello. La loro sequenza di sei coppie disposte lungo l’asse longitudinale dell’edificio trasforma l’interno a doppia navata in un suggestivo spazio basilicale.
© ph. Bazzanella Debiasi
15. Stallone di MALGA LESSINIA (Bosco Chiesanuova)
Costruita verso la fine degli anni ’40 del Novecento, insieme allo Stallone di Scortigara di Cima, di cui ripete l’impianto e lo schema costruttivo, la grande stalla di malga Lessinia rappresenta un adeguamento ai modelli proposti dai manuali di edilizia rurale dell’epoca, ossia una costruzione a doppia navata con due poste ciascuna, capaci quindi di ospitare per la mungitura un numero doppio di animali rispetto alle stalle tradizionali.
Sorprendente, rispetto ai modelli con capriate in ferro e in calcestruzzo armato offerte dal mercato dell’epoca, è l’uso del duplice arco in pietra, in questo caso a tutto sesto con centro leggermente più basso del livello del pavimento. Un’opera di particolare perizia tecnica e progettuale, motivata in quegli anni probabilmente da una convenienza di costi delle tecnologie e dei materiali tradizionali rispetto a quelli moderni.
16. Stallone di malga CORNESEL (Bosco Chiesanuova)
Composto da un unico grande vano longitudinale coperto a lastre, rappresenta una tipologia diffusa nelle malghe lessiniche nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Tuttavia, rispetto alla maggioranza dei casi, in cui sono state adottate grandi capriate lignee, quello di Cornesel è scandito da una sequenza di 5 archi a sesto leggermente acuto. Probabilmente, proprio a causa di un imperfetto tracciamento delle curve che li compongono, gli archi hanno rivelato segni di instabilità e sono stati rinforzati da una fasciatura in calcestruzzo armato.
© ph. Bazzanella Debiasi
17. Stallone di malga SCORTIGARA DI CIMA (Ala di Trento)
Costruito poco lontano da quello di malga Lessinia, lo Stallone di Malga Scortigara di Cima, come è topograficamente denominato, è stato costruito nel 1950.
Anch’esso a doppia navata è coperto da un grande tetto a lastre retto da una sequenza di 5 archi a tutto sesto con una lavorazione a ‘bugnato’ che denota una ricerca di voluta rusticità. Anche in questa costruzione il centro degli archi si trova sotto la quota del pavimento; ciò determina un suggestiva percezione di un ambiente sotterraneo formato da archi ribassati come sostruzioni di una costruzione soprastante.
di Vincenzo Pavan
Ove non diversamente specificato © ph. Vincenzo Pavan