19 Febbraio 2016
Opere di Architettura
Tetra Pak innovation center
1+1=1 Claudio Silvestrin | Giuliana Salmaso
Il progetto interpreta l’approccio internazionale della Committenza, sempre attenta alla ricerca e all’innovazione. Trasparenza e flessibilità diventano i principi guida e lo strumento espressivo della progettazione a firma dello Studio 1+1=1 con Trombini Studio.
L’elemento lapideo è leggero e si integra con le ampie vetrate, seguendo il disegno curvilineo generale. La pavimentazione, in lastre in Giallo etrusco con lavorazione a seta, dialoga senza soluzione di continuità con la pavimentazione esterna che percorre il giardino. La scala monolitica di collegamento tra il piano terra e il primo piano, in giallo etrusco con lavorazione a massello, è esempio della fluidità degli ambienti che caratterizza l’intero intervento.
È raggiunto l’intento di progettare, citando lo stesso Silvestrin, “luoghi intrisi di spirito e materia” per “ritrovare la pace e uscirne mentalmente più forti”.
Tetra Pak innovation center interpreta appieno l’approccio internazionale della Committenza, attenta in questa sede alla ricerca e all’innovazione. Situato sulle tracce di un precedente edificio, il progetto ne richiama simbolicamente l’impronta, ma ne reinterpreta forma e materiali a favore della nuova destinazione. Trasparenza e flessibilità diventano i nuovi principi guida della progettazione; la linea curva, già altre volte protagonista nei progetti di Silvestrin, ne diviene efficace strumento espressivo. Come è accaduto già altre volte per le piccole architetture (collezione i Fiumi per Boffi) così come per le più grandi (ad esempio lo stand espositivo de Il Casone a Marmomacc) l’elemento lapideo cede via via la sua natura massiva e si alleggerisce, integrandosi armoniosamente con le ampie vetrate e smussandosi, seguendo il disegno curvilineo generale.
Accade per la pavimentazione in lastre in giallo etrusco rifinito con lavorazione a seta, dialoganti senza soluzione di continuità con la pavimentazione esterna che, sinuosamente, percorre il giardino. L’elemento lapideo, privo di venature e compatto, proprio per l’assenza di disomogeneità cromatiche si rapporta ai controsoffitti monolitici interni, parte integrante del progetto, anch’essi apparentemente privi di discontinuità. Il recinto esterno parla, come la pavimentazione, con l’architettura interna, nel continuo scambio di riflessi giocato sui cristalli perimetrali. La fluidità degli ambienti e la sintesi del linguaggio caratterizzano tutte le soluzioni architettoniche.
Ne sono esempio la scala monolitica, eppure eterea, che collega il piano terra al primo, in giallo etrusco con lavorazione a massello, e le finiture dei bagni, dove la posa a casellario li trasforma e qualitativamente li eleva. Laddove la pietra decide di relazionarsi con altri elementi, sceglie sempre materiali naturali come interlocutori, creando uno stacco cromatico visibile negli arredi e negli infissi, ma mai rinnegando la sua origine naturale. É raggiunto l’intento di progettare, citando lo stesso Silvestrin, “luoghi intrisi di spirito e materia” per “ritrovare la pace e uscirne mentalmente più forti”.
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