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8 Giugno 2015

Opere di Architettura

Alberto Campo Baeza
Sede del Consiglio di Castiglia e Léon
Zamora, Spagna, 2007/2012

Gli antichi Greci dicevano che “un muro è il punto di incontro tra interno ed esterno”. L’edificio che ospita la nuova sede per il Consejo Consultivo di Castilla y León, realizzato da Alberto Campo Baeza a Zamora, ha reso possibile questo concetto. Qui l’esterno è costituito dal nucleo storico della città, dominato dalla mole della cattedrale romanica e dalla pietra locale dal caratteristico colore giallo. L’interno invece è composto dal vuoto della corte e dal volume assolutamente trasparente che ospita gli uffici del Consejo, dove anche la struttura diventa una trama quasi impercettibile.


Veduta aerea di Zamora: in primo piano la Cattedrale, a sinistra la Sede del Consiglio

L’intero progetto continua quella ricerca progettuale iniziata più di dieci anni fa con il BiT Center di Mallorca.
Anche in questo caso il dialogo è basato sull’accostamento tra l’estrema leggerezza del vetro e la maestosa gravità della pietra, dove le suggestioni di Mies van der Rohe vengono rilette e trasformate attraverso la luce della Spagna. Se tuttavia nell’edificio di Mallorca il recinto di pietra serviva a chiudersi verso un esterno di scarso pregio, a Zamora invece il muro serve ad instaurare un dialogo con la città. Questo viene stabilito con una differente modulazione del margine tra interno ed esterno. L’assoluta purezza geometrica del triangolo, esibita nel progetto di Mallorca, viene ora sostituita da una forma irregolare del muro che segue in questo modo l’andamento del lotto e consente di fare spazio al volume di vetro. Quest’ultimo, a dimostrare la sua alterità rispetto al recinto, è modulato attraverso una rigorosa maglia geometrica, con la quale sono ordinati gli ambienti e diversi elementi strutturali. Allo stesso tempo il muro non risulta ermeticamente chiuso verso l’esterno, ma sono state lasciate alcune aperture, delle viste verso la cattedrale e il castello, attraverso cui è possibile anche osservare l’edificio del Consejo.


Veduta a volo d’uccello

Il progetto è molto semplice: nel corpo principale, che risulta regolare ma contemporaneamente capace di adattarsi al sito, sono ospitati gli uffici, le sale riunioni ed i servizi. L’accesso avviene dove il volume di vetro si accosta maggiormente al muro e dove avviene l’incontro tra l’edificio e il tessuto urbano storico. Questo comporta che l’atrio di ingresso, a doppia altezza, è collocato nella parte più irregolare. Tale irregolarità è riportata all’ordine attraverso nove piccoli lucernari che ritmano con le loro colonne luminose lo spazio interno, variando l’inclinazione durante il giorno, come in una sorta di Pantheon contemporaneo. L’utilizzo della luce come materia architettonica, che illumina la pietra, il vetro e il vuoto, consente di esaltare il confronto tra leggerezza e gravità dei materiali impiegati. Il risultato è un ambiente magicamente sospeso tra i due estremi, come ricorda il sonetto del poeta castigliano Garcilaso de la Vega: «Hermosas ninfas que en el río metidas / contentas habitáis en las moradas / de relucientes piedras fabricadas / y en columnas de vidrio sostenidas».


Spazio di passaggio tra la parete di pietra e la parete di cristallo

Il riferimento all’hortus conclusus, sottolinea ancora una volta il lavoro di Campo Baeza sul tema del vuoto e dello spazio interno, in questo caso aperto verso l’alto, nel quale possono manifestarsi gli elementi principali della sua architettura, come lui stesso ha espresso nell’Elogio della Luce: “Una bellezza nuda, intelligente, essenziale, in grado di catturare la testa e il cuore. […] Ed è questa idea, la luce e la gravità sono i tre principali componenti di quella architettura che io chiamo essenziale. Idea, luce e gravità. Niente di più, niente di meno”.
Il vuoto viene reso visibile attraverso la definizione dei suoi limiti. Per questo motivo è stato dedicato molto impegno alla definizione formale, materiale e tecnica del possente muro in pietra che cinge l’etereo volume del Consejo. Il muro viene invece trattato come un archetipo, un elemento arcaico, ma che nelle sue forme non vuole ripetere la varietà e il virtuosismo decorativo del romanico di Zamora, ma guarda piuttosto all’essenzialità e all’ordine delle possenti mura della città e del castello, poco distante dall’edificio del Consejo e recentemente restaurato. Il muro diventa anche il suolo all’interno della corte e dell’edificio, sottolineando ancora di più il contrasto tra il contenitore lapideo e il contenuto vitreo.

Angelo Bertolazzi


Dialogo tra interno ed esterno


L’architetto in visita all’edificio

Scheda tecnica
Titolo dell’opera: Sede del Consiglio di Castiglia e Léon
Indirizzo: Obispo Manso, 1. Zamora, Spagna
Data di progettazione: 2004-2007
Data di realizzazione: 2008-2012
Committente: Comunità autonoma di Castilla y León, Spagna
Architetti: Alberto Campo Baeza, Pablo Fernández Lorenzo, Pablo Redondo,Francisco Blanco, Alfonso González Gaisán
Collaboratori: Ignacio Aguirre, Miguel Ciria, Juan José Bueno, Úrculo Ingenieros (Ingegneri meccanici)
Direzione lavori: Juan José Bueno Crespo
Strutture: Eduardo Díez-Ideee, Alicante, Spagna
Impresa di costruzione: UTE Edificio Consejo Consultivo: Dragados-San Gregorio, Spagna
Materiale lapideo utilizzato: Arenaria Arenisca Reina
Fornitura della pietra: Arenisca, Burgos, Spagna
Facciate in vetro: Proinller, Spagna

Per una documentazione completa dell’opera Download PDF

Rieditazione tratta da Re-Load Stone, a cura di Vincenzo Pavan pubblicato da Marmomacc

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