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2 Ottobre 2014

Pietre d`Italia

Ceppo di Grè


Blocco di Ceppo di Grè bocciardato

Origine geologica e caratteristiche petrografiche
Considerato tra le pietre che hanno contribuito alla grandezza di Milano, il Ceppo di Grè, che si ricavava in origine dalle ripide gole dell’Adda e in parte lungo l’argine del Brembo, vicino Bergamo, affiora oggi con discontinuità lungo la costa occidentale del Lago d’Iseo, da Costa Volpino sino a sud di Castro, e allo sbocco della Val Borlezza. Denominato scientificamente “Puddinga”, se presenta cavernosità molto evidenti assume il nome di “Crespone”. Questo litotipo è classificabile in tre distinti tipi, “gentile” (a grana fine e quasi privo di ciottoli), “mezzano” e “rustico” (a struttura grossolana e con ciottoli di diverso colore); nella cartografia geologica è detto “Unità del Ceppo di Greno” e appartiene al complesso di Poltragno, a sua volta parte dell’unità postglaciale del bacino dell’Oglio. La sua età è recente, risale infatti al Pleistocene Inferiore o Medio.
La sua origine geologica è dovuta all’accumulo di abbondanti depositi di versante (detriti di falda) distaccati dalla parete del Monte Clemo e accumulati in un’area concava (che ora costituisce il giacimento), ed alla circolazione di acque meteoriche che ha saldato tra loro i singoli detriti, favorendo la cementazione del ghiaione e la sua trasformazione in roccia tenace.
Analizzandone le caratteristiche petrografiche, possiamo affermare che il Ceppo di Grè è una ‘breccia’, ossia una roccia costituita dall’accumulo di detriti in gran parte spigolosi, detti ‘clasti’. Il suo colore è grigio/azzurro variabile da toni chiari a molto scuri.
Nonostante l’aspetto irregolare, la composizione chimica del Ceppo è molto omogenea e risulta costituita quasi esclusivamente da carbonati di calcio e magnesio/dolomite. Sono talora presenti argille secondarie, di composizione prevalentemente illitica.

La roccia mostra una tessitura molto variabile, con assetto caotico e privo di stratificazione, per effetto della granulometria e dell’eterogenea distribuzione dei clasti. Le dimensioni dei singoli elementi variano da qualche centimetro fino a qualche decimetro e conferiscono alla roccia il tipico aspetto “mosso”. La granulometria, infine, è molto variabile da qualche centimetro fino a 1,5 m e la distribuzione dei clasti a diversa pezzatura (classazione) è regolare.


Cava di Ceppo di Grè

La buona lavorabilità del materiale, unita al suo aspetto gradevole, ne hanno favorito da tempo l’utilizzo come materiale da rivestimento, prevalentemente in esterno. Per questo tipo di impiego le caratteristiche più importanti da tenere in considerazione e per le quali il Ceppo di Gré mostra buoni valori sono:
– Massa volumica
– Coefficiente di imbibizione (rapporto tra l’aumento di massa subito da un provino per immersione in acqua fino alla saturazione e la sua massa allo stato asciutto)
– Resistenza a compressione e flessione
– Resistenza al gelo
– Resistenza all’usura
– Variazione lineare termica (dilatazione indotta dal riscaldamento).
In particolare sono significativi i valori di coefficiente di imbibizione, apparentemente molto elevato. In realtà, la spiccata tendenza del materiale ad assorbire acqua, va attribuita alla porosità macroscopica non deleteria per la roccia, in quanto evita la permanenza d’acqua nei pori a cui conseguono pressioni elevate in caso di formazione di ghiaccio. I valori di resistenza a flessione e di variazione lineare termica indicano l’impiego ideale del materiale, per rivestimento, tanto in esterno quanto in interno.


Lastre per rivestimenti in Ceppo di Grè rinforzate e provviste di agganci metallici

Siti e tecniche di estrazione
Se fino ai primi decenni del XX secolo le aree di estrazione dei “ceppi” erano numerose e ubicate nell’alta pianura lombarda e lungo i fiumi Adda e Brembo, dove attraverso i Navigli raggiungevano la città di Milano, attualmente esiste una sola cava in attività, quella ubicata sulla sponda nord-occidentale del Lago d’Iseo, presso Grè (comune di Castro).

Quando, nel 1896, si intraprese lo sfruttamento degli affioramenti del Ceppo lungo la riva del Lago d’Iseo, la coltivazione avveniva a cielo aperto, mediante l’utilizzo di esplosivo; ivi si trovava un Ceppo di colore grigio, diverso dalla pietra di colore bruno dell’Adda e del Brembo. Successivamente si passò alla coltivazione a gradoni con filo elicoidale per poi approdare, all’inizio degli anni Novanta, alla coltivazione in sotterraneo.
L’estrazione avviene oggi mediante il taglio diretto dei blocchi in galleria, con tagliatrice a catena diamantata; tale sistema, che ha abbattuto notevolmente l’impatto ambientale connesso con l’attività estrattiva, prevede la selezione dei blocchi sul piazzale di cava e il loro successivo invio alla lavorazione finale.


Milano, Chiesa di Sant’Ambrogio. Dettaglio di un pilastro in Ceppo di Grè

Processi di lavorazione e applicazioni in architettura
L’omogeneità mineralogica del Ceppo di Grè permette una sua ottima lavorabilità. L’ampia gamma di lavorazioni possibili su questa pietra riguardano soprattutto la rifinitura superficiale delle lastre, che possono essere levigate, bocciardate, sabbiate, spuntate e spazzolate.
La sua applicazione, particolarmente estesa per quanto riguarda il campo architettonico e quasi inesistente in quello del design, è facilitata dalla non gelività del materiale, che a differenza di altre pietre non si sfalda, ma si consolida con il passare del tempo. La sua porosità può essere mantenuta per quanto riguarda i rivestimenti verticali, oppure stuccata a cemento o resinata per pavimentazioni e interni. Lo spessore minimo segato è 2 cm, ma per soddisfare le nuove esigenze del mercato si possono raggiungere spessori inferiori a 1 cm, adottando materiali e tecnologie moderne.

Gli impieghi sono vari: rivestimenti esterni e interni, pavimentazioni, scale, contro-soffitti, soglie e davanzali. Si possono anche eseguire elementi architettonici a massello caratterizzati o meno da sagomature e dedicati sia a spazi interni che ad arredo urbano: da forme e volumi squadrati, rettilinei, sobri e dai contorni netti, a volumi giocati sui pieni e i vuoti. In entrambi i casi con il Ceppo di Grè è possibile raggiungere la perfetta mimesi con altri materiali come vetro e metallo.
Le lastre per rivestimento possono essere incollate e assicurate mediante zanche metalliche, oppure posate a parete ventilata, con ancoraggio meccanico. Le pavimentazioni, anche se levigate, mantengono la caratteristica di non essere scivolose, anche sotto la pioggia, e hanno una buona resistenza al calpestio e all’abrasione.

Fin dall’antichità il Ceppo di Grè è stato sfruttato come materiale da costruzione: gran parte dei manufatti che ci restano della Milano romana sono infatti realizzati in Ceppo, che vanta quindi un impiego almeno bimillenario negli edifici del capoluogo lombardo.
In era comunale risulta impiegato nelle murature e nei pilastri di Sant’Ambrogio, in San Simpliciano e in Sant’Eustorgio; ma è solo in età viscontea che si trovano ampie testimonianze di cavamenti e di trasporti di blocchi di Ceppo. Non solo la difficoltà di cavare le pietre e di trasportarle a Milano per via d’acqua col Naviglio della Martesana, o di terra, ma anche la moda ebbe grande importanza nel determinare l’impiego maggiore o minore del Ceppo.


Galeazzo Alessi, Cortile di Palazzo Marino a Milano

Durante il dominio spagnolo il Ceppo arrivò a primeggiare sugli altri materiali. L’Alessi lo impiegò nella facciata esterna e nel cortile di Palazzo Marino, l’attuale municipio di Milano; il Seregni lo impiegò nel Palazzo dei Giureconsulti, il Leoni nel Palazzo degli “Omenoni” dalle possenti cariatidi e il Richini nel portale del Seminario. Nei secoli successivi questa pietra fu meno impiegata o almeno in maniera meno vistosa.
Restando sempre a Milano, il suo impiego divenne costante nel cimitero monumentale e fu incrementato nel Novecento nei rivestimenti di facciata. Accanto al Ceppo cavato dalle rive dei fiumi, in questo periodo cominciava ad apparire quello del Lago d’Iseo, che veniva impiegato nelle provincie vicine.

Nel ventennio tra le due grandi guerre questo materiale ebbe il periodo di maggiore impiego, specialmente a Milano e a Bergamo, dove soddisfaceva pienamente le aspettative degli architetti e si inseriva perfettamente nello Stile Liberty e nello stile Piacentini.
In epoca contemporanea esso viene utilizzato per opere di tipologie diverse, come metropolitane (ingresso metropolitana di Monaco) e grattacieli, centri commerciali e centri congressi (rivestimento centro congressi Hamburg), musei (Museum Zentrum, Essen) ed hotels (rivestimento Hotel Plaza).

Di notevole rilievo risulta il suo impiego nella nuova sede dell’Università milanese Luigi Bocconi, progettata dai Grafton Architects e premiata al festival Mondiale dell’Architettura di Barcellona 2008 come edificio dell’anno. Si tratta di un’architettura piena di innovazioni strutturali a partire dall’ assenza di colonne portanti in cemento armato che sono sostituite da tiranti che distribuiscono i pesi. Nell’edificio si nota una netta distinzione tra esterno e interno, le facciate risultano leggere, e la superficie esterna, interamente rivestita in Ceppo di Grè, ha l’antico e misterioso aspetto del monolite. La pietra trova un suo utilizzo anche all’interno dell’edificio: l’aula magna, definita dalle progettiste «una grande pietra incastonata», è stata interamente rivestita di Ceppo utilizzando un sistema di pareti ventilate studiato appositamente per lo scopo.


Grafton Architects, Ampliamento dell’università Bocconi a Milano

Nell’aeroporto Internazionale di Incheon, situato a 70 km da Seoul e principale scalo della Corea del Sud, questo materiale è stato utilizzato nel 2011 per rivestire alcune pareti della sala business della compagnia Korean Air.
Il Ceppo di Grè risulta ampiamente utilizzato come materiale da rivestimento anche presso il museo belga Gallo-Romeins Museum, a Tongeren, progettato dallo studio De Gregorio & Partners, e nell’ex Opificio Cantoni di Legnano, recentemente adibito a nuovo centro direzionale e commerciale oltre che a superstore dall’architetto Ermanno Ranzani.

a cura di Sara Benzi

Questo post è frutto del lavoro di ricerca svolto dagli studenti C. Cerchier, L. Donati, G. Negrelli, S. Saponaro, nell’ambito del Laboratorio di Product Design I del Corso di Laurea in Design del Prodotto Industriale di Ferrara, A.A. 2012-2013

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