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12 Giugno 2005

Recensioni

La recensione di d-Architettura

“L’Architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costruttivi”

Giulia Pellegrini. Una complessa architettura riunisce e compatta un tema molto vasto, diffuso, ma già trattato in maniera consistente. Qual è l’apporto che questo libro più degli altri ci offre?
Alfonso Acocella. Ritengo che l’apporto più originale de “L’architettura di pietra” – o quanto meno l’aspetto che più ha interessato il suo autore – riguardi la modalità di avvicinamento e di restituzione del tema disciplinare, oggetto, prima, di analisi e, poi, di racconto, di narrazione.
Cercare di penetrare l’essenza dell’architettura per coglierne, soppesarne, godere – anche, alla fine – il fascino della materia, la magia dell’opera, è stato l’obiettivo di fondo e il campo di azione della lenta preparazione de “L’architettura di pietra”; specchio, in sostanza, del percorso intellettuale che ha alimentato l’opera a stampa di cui ora ne discutiamo i risultati.
Andare incontro frontalmente all’architettura o immergersi nel suo modellato cavo fatto di spazialità, di luci, di ombre esprime la volontà di essere partecipi dell’opera, di intercettarne le aspettative del suo creatore, del costruttore e – allo stesso tempo – trasmetterne, comunicarne i caratteri, il valore in qualche modo, a chi giunge in quell’intrigante crocevia del libro interpretabile come medium in cui convergono l’opera, l’autore/i, lettore/i.
Ripristinare i “ponti concettuali” fra architettura contemporanea ed architettura antica – quella delle origini, fondativa e incancellabile per la cultura di progetto – rappresenta il tentativo, simmetrico, di conferire evidenza ad una temporalizzazione circolare del tema discioìplinare dove “inizi” e “presente” si trovano non separati e distanti, ma vicini e dialoganti.

G. P. “L’Architettura in pietra” potrebbe appartenere indifferentemente a vari generi: si può interpretare come un manuale, un trattato, un repertorio, ma anche come una monografia. Qual è la corretta chiave di lettura? Oppure l’intento era proprio quello di raggiungere questa pluralità?
A. A. Opera a stampa di natura polifonica mi piace definire “L’architettura di pietra”. Genere trans_disciplinare, trans_temporale di libro d’architettura. La chiave di fruizione proposta dall’autore ai lettori suggerisce uno spostarsi, un muoversi fra le pagine del libro con partecipazione, curiosità, disponibilità alla suggestione sia delle grandi narrazioni dell’architettura di pietra ma anche alla scoperta dei dettagli, dei piccoli gioielli litici quali rovine, lacerti, frammenti di un mondo che fu ma che ancora può parlarci.

G. P. L’impostazione grafica, elegante e accurata, riflette l’impianto rigoroso di tutto il lavoro. Come si legano i contenuti presentati alle scelte di carattere grafico?
A. A. La convergenza di contenuti di diversa natura e provenienza (fondamenti teorici, regole e prassi costruttive, trattazioni critiche di opere di architettura ecc.) all’interno de “L’architettura di pietra” non ha voluto perseguire la soppressione delle diverse valenze e dei caratteri d’origine. La ricerca di un progetto grafico unitario nel suo insieme ma articolato e differenziato nelle singole parti ha costituito, sin dall’avvio della nostra ricerca, un obiettivo centrale per la comunicazione dei suoi contenuti.
Assi centrali di pagina, capaci di alimentare sia in simmetria (offrendo una sorta di omaggio alla composizione “architettonica”, ma anche “tipografica”, tradizionale) che in asimmetria (in analogia con il linguaggio e la tendenza “maggioritaria” della ricerca artistica contemporanea), individuano le linee ordinatrici – invisibili, ma estremamente efficaci – delle lunghe fasi e sequenze impaginative del libro.
Da cinquemila scansioni di partenza sono state selezionate circa duemila immagini. Intorno ad esse e ad un denso, serrato, concatenato tessuto di testi – ma anche intorno agli spazi bianchi accuratamente “dimensionati” e “dislocati” fra immagini e testi – ruota il senso della elaborata costruzione editoriale del volume. Precisione, rigorosità, sequenzialità logica – ma anche “colpi di scena” impaginativi – scandiscono ritmicamente, dall’interno, il racconto de “L’architettura di pietra”.
L’impegno per pervenire ad una “buona scrittura” speriamo ben valga il tempo prezioso dei lettori là dove la forza delle immagini, spesso, da sola, sembra esprimere con immediatezza più di mille parole l’ineguagliato Statuto dell’architettura di pietra.

G. P. La struttura del lavoro è definita e riconoscibile. Ognuna delle otto sezioni, che prendono il nome dai vari elementi costruttivi, è conclusa da una serie di progetti che esemplificano il contenuto della sezione. Quale il criterio per la scelta delle opere?
A. A. Il criterio adottato per la scelta delle opere di architettura, selezionate e proposte al lettore, potrebbe recitare: qualità, intensità, rappresentatività – in termini di “continuità” o di “innovazione” rispetto al tema costruttivo di riferimento (Muri, Colonne, Architravi, Archi, Superfici, Coperture, Suolo) – delle opere. Le opere d’architettura a cui si è dedicato spazio significativo e approfondimento autonomo sono declinate “temporalmente” al presente, per scelta deliberata al fine di sottolineare il valore della pietra quale risorsa viva per il progetto contemporaneo. Scorgiamo alla fine del nostro lavoro selettivo, qualche eccezione, qualche “edificio” che cerca di apparire “architettura” fra le molte opere autentiche di architettura, testimonianza dei rapporti di colleganza, o se si vuole delle azioni inevitabilmente imperfette degli individui, anche quando questi cercano di essere Autori imparziali.

“d’Architettura” 26, 2005
(Vai a d’Architettura)

Laboratorio di prove sui materiali dello I.A.U.V. a Mestre
Laboratorio di prove sui materiali dello I.A.U.V. a Mestre di Francesco Venezia (foto di Davide Turrini)

Giulia Pellegrini. The book’s complex structure gathers and condenses a vast, wide-ranging subject that has already been well covered. What contribution does this book make beyond what others have given us?
Alfonso Acocella. I think that the original contribution of “L’Architettura di Pietra” – or at any rate, the aspect that most interested its author – has to do with its methods for exploring and reformulating a disciplinary theme, subject first to analysis and then to story, to narration.
Its fundamental objective was to penetrate the essence of architecture, to grasp it, weigh it, and ultimately enjoy the fascination of the material, the magic of the work. This was the scope of action of the long preparation of “L’Architettura di Pietra”. It essentially mirrors the intellectual path that informed this published work of which we are discussing the results.
Facing architecture head-on or immersing ourselves in its fashioned hollow, made of space, light and shadow, expresses the desire to participate in the work, to tap into the expectations of the creator, the builder, while somehow conveying it, communicating its characters, its value, to those who come to the fascinating intersection of the book, which we can understand as a medium in which the work, the author (s) and the reader (s) converge.
Repairing the “conceptual bridges” between contemporary and historic architecture – the original architecture, fundamental and indelible for the history of architectural planning – is a symmetrical attempt to draw attention to a circular temporalization of the disciplinary issue in which “origins” and “present” are not separate and apart, but close and dialoguing.

G. P. “L’Architettura in Pietra” could easily belong to various genres. It could be seen as a manual, a treatise, a catalogue, or it could be a monograph. Which is the correct interpretative key? Or was the intent to achieve this plurality?
A. A. I like to call “L’Architettura di Pietra” a polyphonic printed work. A cross-disciplinary, cross-temporal type of architecture book. The author’s usage suggestions to the readers involves a movement, a traveling among the book’s pages with participation, curiosity, and openness to its impressions, both of the great narrations of the stone architecture and the discovery of details, small lithic jewels such as ruins, fragments, pieces of a world that once was and can still speak to us.

G. P. Its precise, elegant graphic layout reflects the meticulous organization of the entire work. How are the presented contents connected to the graphic choices?
A. A. The convergence of contents of varying type and origins (e.g., theoretical foundations, construction rules and practices, critical reviews of architecture works) in “L’Architettura di Pietra” tried to avoid smothering the diverse values and base characteristics. Graphic design that was unified as a whole, yet articulated and differentiated in the individual parts, was a primary objective from the start for conveying its contents.
There are central page axes, which can be taken both symmetrically (a sort of homage to “architectural” composition as well as traditional typography) and asymmetrically (fitting with the language and “majority” trend of contemporary artistic pursuits) identifying the organizing lines – invisible, but highly effective – of the book’s long layout phases and sequences.
About two thousand images were chosen from about five thousand original scans. The sense of the book’s elaborate editorial construction revolves around these images and a dense, linked fabric of texts and around carefully sized and “spread out” white spaces between the images and texts. Precision, rigor, logical sequencing – plus dramatic layout effects – rhythmically and internally pace the story of “L’Architettura di Pietra”.
We hope the effort to create “good writing” makes it worth the readers’ valuable time when the force of images on their own often seems to express the incomparable stature of stone architecture with more immediacy than a thousand words .

G. P. The work’s structure is definite and recognizable. Each of the eight sections, named after the different construction elements, ends with a series of projects that exemplify the section’s contents. What were the criteria for choosing the projects?
A. A. The criteria used for choosing the architecture projects to select and present to readers could be summed up as: the works’ quality, intensity and representativeness – in terms of “continuity” or “innovation” of the construction theme (Walls, Columns, Architraves, Arches, Surfaces, Roofs, Floors). The architecture projects to which we gave significant space and independent discussion are “temporally” in the present, as a deliberate choice to emphasize the value of the stone as a living resource for contemporary design. At the end of our selection, we saw some exceptions, some “buildings” that try to appear like “architecture” among the many genuine works of architecture, evidence of close relationships, or, if you will, of the inevitably imperfect actions of individuals, even when they seek to be impartial authors.

“d’Architettura” 26, 2005
(Vai a d’Architettura)

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