16 Luglio 2014
Design litico
Il design della trasversalità
Centro Ebraico di Ulm dei KSG Architekten.
Il tema litico, affrontato per la seconda volta da questo laboratorio nell’Anno Accademico 2013-14, è forse il più trasversale tra i molti che sono oggetto di studio ed esercizio nell’ambito delle discipline insegnate nel corso in Design del prodotto industriale presso l’Università di Ferrara.
Ma all’interno del macro-tema individuato dalla tipologia del materiale, i docenti Raffaello Galiotto, Vincenzo Pavan e Claudio Alessandri hanno voluto scegliere per questo laboratorio di progettazione un orientamento che ha fatto dell’esperienza didattica un manifesto di trasversalità:
ben oltre il concetto di interdisciplinarietà, che peraltro ha fortemente connotato le attività del corso, le “verticalità litiche” sulle quali gli studenti sono stati chiamati a concentrare i propri sforzi di progettisti in fieri, sono contemporaneamente un micro- e un macro-cosmo che racchiude l’intera storia del rapporto tra l’uomo e il costruito. L’azione stessa, primigenia e a-progettuale, dell’orizzontamento di un concio di pietra è la manifestazione della volontà dell’uomo di costruire.
Ancora prima di concepire l’archetipo architettonico del trilite, ovvero il portale e quindi il testimone di un passaggio, l’uomo erigeva monoliti e poi muri.
La sfida progettuale, che tanto sembra improba per degli allievi al secondo anno di studi se ci si sofferma a pensare alle molte migliaia di anni che hanno avuto a disposizione i nostri antenati per misurarsi su questo medesimo tema, va però considerata in relazione alle condizioni peculiari della contemporaneità, all’interno della quale e a servizio della quale il progetto nasce e vive.
Fondamentale è stata una disamina delle tecnologie messe a disposizione dagli interlocutori di questo laboratorio, le aziende partner, ma altrettanto lo è stata la riflessione sulle condizioni al contorno del progetto.
Se si pensa all’uomo del paleolitico, alla classicità, alla codifica della stereotomia nel XVII secolo, al modernismo, ci si troverà a ragionare di modelli economici, sociali e produttivi diversi tra loro e ancora di più diversi da quelli contemporanei.
Eppure, per quanto le macchine a controllo numerico abbiano rivoluzionato i tempi di produzione ed espanso le possibilità realizzative, per quanto i costi della manodopera e della logistica impongano ingegnerizzazioni sempre più efficienti sul piano dei costi e i linguaggi estetici si siano evoluti, restano immutate le leggi della statica e dell’ergonomia, ragione dell’importanza degli apporti del professor Alessandri in qualità di docente di scienza delle costruzioni e morfologia dei materiali e del professor Pavan sotto la cui egida è stato svolto uno studio tipologico sugli usi contemporanei della pietra in architettura.
Una piccola selezione di progetti architettonici studiati all’interno del laboratorio di LPD 1.
Un efetto di tessitura generante una ripetizione di stelle di David sulla facciata delCentro Ebraico di Ulm dei KSG Architekten.
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La valenza più importante dei risultati di questo corso è dunque il criterio della verosimiglianza. I progetti presenti in questo catalogo sono stati oggetto di revisioni finalizzate alla concezione di nuovi prodotti e non di mero styling. Al di là della qualità estetica è stata perseguita anche una effettiva fattibilità (trasversale appunto) che tenga conto degli aspetti realizzativi, economici e logistici, dal metodo di produzione alla messa in posa, nonché di una potenziale vendibilità.
La pietra come prodotto, piuttosto che come manufatto o come materiale da costruzione contiene in nuce anche altri microcosmi e macrocosmi. I prodotti industriali, come si insegna in questo Dipartimento, hanno requisiti funzionali e prestazionali, hanno caratteristiche da progettarsi sulla base di analisi di utenti complessi (l’azienda, l’utente operatore, l’utente finale). E in un prodotto industriale – un concio – monomaterico e generalmente costituito da un solo pezzo, a rispondere ai requisiti è la materia stessa.
Lo studio degli aspetti microscopici della pietra è stato affrontato dalla geologa Carmela Vaccaro che ha tenuto lezioni sulla formazione delle rocce e le caratteristiche in esse riscontrabili sulla base della loro genesi.
La riflessione sui tempi di formazione delle rocce impone lo sforzo di un ulteriore salto di scala, dalle migliaia ai milioni di anni. La sfida progettuale chiama pertanto a un secondo confronto, quello con un materiale che preesisteva tanto a noi quanto ai nostri illustrissimi antenati di cui sopra, che una volta riconsegnato ad una morfologia nuova, decisa dal suo progettista, gli sopravvivrà per molto, moltissimo tempo.
Ciò che colpisce, ripercorrendo mentalmente l’esperienza del corso, è che l’idea di costruire per l’eternità è qualcosa che la generazione di progettisti architettonici cui appartiene chi scrive tende generalmente a ritenere inopportuna, quando non del tutto immorale. Sicuramente questo tipo di approccio ha coinciso nel corso della storia con i più sperticati personalismi: la pietra ha incarnato la vanità dei faraoni, la tensione verso l’immortalità di molti dittatori, oppure, nella migliore delle ipotesi, la memoria dei defunti.
Ma il product design non è architettura, non è strumento di celebrazione ed autocompiacimento, né per progettisti né per committenti. È il mercato, inteso come insieme di potenziali acquirenti dotati di coscienza critica, frutto delle congiunture socio-economico e culturali nonché della loro mutevolezza, a richiedere prodotti durevoli e sostenibili , aprendo dunque in questi anni una nicchia per questo nuovo tipo di design, il design litico, che in questo senso può arrogarsi il merito di aver restituito la pietra all’architettura, dopo averla mondata da incrostazioni secolari di retorica.
I progetti di questo catalogo, credo non sia un azzardo dirlo, hanno tutti per target audience la categoria dei prescrittori, ovvero quegli architetti che proporranno ai propri committenti (il mercato) rivestimenti, pareti divisorie, pareti strutturali e tamponamenti come quelli di seguito presentati. Prodotti pensati per un ingresso nel progetto architettonico a partire dalle sue prime fasi e solo in pochissimi casi immaginabili come qualcosa che si possa scegliere a modo di finitura a progetto già realizzato.
Un ulteriore aspetto ideologico non trascurabile per quanto concerne questo tema di progetto è legato al ruolo politico del designer nel senso più nobile del termine. La visione appena proposta di un design a servizio del mercato potrebbe risultare improponibile in ambito accademico se mal argomentata, ma i lavori nati all’interno di questo corso interpretano la proposta commerciale come strumento per la promozione e la diffusione di una cultura di progetto tramite l’uso di un materiale lavorato (e quasi sempre anche cavato) sul territorio nazionale, concepito per l’esaltazione delle sue qualità intrinseche e di quelle tecniche delle aziende che lo trasformano.
Che il panorama del design stia attraversando una fase di mutamento è inopinabile. Con l’affaccio di nuovi attori sul mercato globale cambiano le regole e il senso stesso della progettazione per l’industria. Le cosiddette eccellenze legate al territorio, che con abbreviazione mediatica chiamiamo Made in Italy, oggi vanno ripensate per diventare visibili, ma soprattutto “appetibili” su una scala mondiale, esaltando le qualità legate all’origine del prodotto e il milieu culturale in seno al quale esso è nato, aggiornandosi continuamente nel linguaggio e imparando a conoscere i propri interlocutori, ma senza mai piegarsi all’accondiscendenza sul piano del gusto.
Anche in questo senso il pensiero che genera il progetto della pietra credo debba essere trasversale, e vada affrontato con l’ambizione, tutt’altro che utopica, di comporre con un alfabeto arcaico le parole di un linguaggio nuovo, etimologicamente locale, ma comprensibile universalmente.
Per l’ultima galleria di immagini sono stati scelti alcuni rendering realizzati dagli studenti per la presentazione finale dei propri lavori. Giunti alla conclusione del corso la verosimiglianza non è più misurabile solo dall’esperienza di un docente, ma tanto manifesta che questi fotoinserimenti potrebbero essere facilmente confusi con le pagine di un catalogo commerciale.
Wave Kit Wall delle studentesse Elena Luigia Fusto e Anna Mastellari
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di Gianluca Gimini