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26 Giugno 2014

Design litico

Verticalità litiche L’unità, nella pietra, di architettura e design


Gli studenti del corso in visita a una cava di pietra di Vicenza

La presenza della pietra nell’architettura contemporanea, con crescente frequenza negli ultimi due decenni, si connette principalmente alla rappresentazione dei sistemi costruttivi tradizionali ove si sono utilizzati i materiali lapidei, sia nell’opera aulica che nel vernacolo. Cura particolare è stata dedicata nelle architetture di maggiore qualità, per ottenere paramenti murari aventi effetti di leggerezza o gravità, di ruvidezza o delicatezza, comunque evocativi delle qualità offerte nel passato dalle opere litiche. Tutto ciò attingendo dallo scarno ed essenziale vocabolario delle apparecchiature murarie della tradizione costruttiva: sia che ci si riferisse ad opere in pietra squadrata e regolare, sia che si volesse esibire l’imperfezione della murature rustiche. In entrambi i casi, salvo rare eccezioni, si è trattato di rivestimenti murari più o meno leggeri sostenuti da apparati metallici sempre più evoluti, o di pareti sottili autoportanti, anch’esse stabilizzate da staffe di collegamento con le strutture portanti. Il tratto comune tra la costruzione litica massiva strutturale del passato e il rivestimento sottile applicato come una pelle agli edifici, è che la composizione dell’apparecchiatura risulta sempre formalmente costretta da elementi modulari assai semplici, pur con misure diverse, che generano pochissime categorie di tessitura muraria, quasi tutte mutuate dall’eredità costruttiva romana.


Visita in una delle molte aziende che si occupano della trasformazione della pietra.

Una regola questa che fino a oggi non risulta mai messa in discussione, essendo l’architettura di pietra ritenuta depositaria delle tecniche della solidità, gravità ecc., ma soprattutto della forma immagine del buon costruire antico.
Il design al contrario, occupandosi del mutevole, ossia di ciò che, pur assolvendo a una propria specifica utilità continuativa nel tempo, può frequentemente cambiare forma, non si è mai occupato veramente dell’architettura, neppure degli aspetti che avrebbero potuto riguardarlo. Ci riferiamo qui ad alcune prerogative del design del prodotto industriale, come la serialità riproduttiva, la precisione costruttiva, la efficienza dei mezzi meccanici di modellazione ecc., le quali, mentre hanno trovato ampia applicazione per prodotti ottenibili con materiali più malleabili quali metalli e plastiche, assai scarsamente sono state utilizzate per esplorare le potenzialità della pietra.
Così oggi scontiamo un ritardo storico nello sviluppo della nuova figura dello “scalpellino informatico” che, con le sue potenzialità tecniche e di ricerca formale, potrebbe invece rappresentare una nuova rivoluzione nel design, e aprire la strada a una vera, ed economicamente sostenibile, serialità dei prodotti litici per l’architettura.


La realizzazione dei prototipi di studio nel laboratorio modelli del Dipartimento.

Da questo punto di vista già i primi segnali sono visibili nella progettazione e produzione di elementi di complemento all’architettura, come lastre e superfici in marmo modellate da macchine a controllo numerico per rivestimenti di interni o esterni.
Un passo ulteriore verso una integrazione tra design e architettura consiste nella identificazione di elementi di base della costruzione lapidea, come i conci di apparecchiatura dell’opera muraria, formalmente liberati dai vincoli imposti dalle costose e spesso insostenibili lavorazioni o finiture artigianali e finalmente riproducibili in serie grazie al solo lavoro delle macchine, guidato da una nuova intelligenza. Tramite l’apporto di queste macchine potrebbe schiudersi un’epoca di creatività progettuale che unisce il design all’architettura attraverso un materiale come la pietra capace di rivelare qualità insospettate capaci di ispirare nuovi linguaggi.


L’esperienza del workshop Territori di Pietra , già raccontata in questo articolo

Da queste riflessioni muove il Corso di Laurea in Design del Prodotto Industriale del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara per l’A.A. 2013-2014.
I contenuti basilari dell’offerta formativa, quali l’identificazione e l’interpretazione dei linguaggi dell’architettura contemporanea, la conoscenza delle categorie geologiche, petrografiche e merceologiche dei materiali litici, la rispondenza del materiale agli scopi e finalità a cui è destinato il prodotto di design, le tecniche di disegno e rappresentazione con programmi avanzati 3D, sono stati calati nel laboratorio progettuale dal titolo “Verticalità Litiche”.


I docenti del corso Galiotto e Pavan in una foto del giorno dell’inaugurazione della mostra conclusiva del corso.

Il tema è incentrato nello studio e nel progetto tecnico-formale di elementi di design in pietra assemblabili, pensati per comporre parti integrate con il progetto architettonico, finalizzate a creare nuove forme per elementi come pareti strutturali e divisorie o per rivestire costruzioni e spazi architettonici.
Si tratta di interpretare le potenzialità dei diversi materiali lapidei per la progettazione e realizzazione di prodotti modulari rispondenti a necessità strutturali o decorative di progetti architettonici di diversa
complessità e arricchiti da lavorazioni, modellazioni e trattamenti rispondenti a concetti formali capaci di fornire valore aggiunto all’architettura in cui andrebbero impiegati.

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Le foto della gallery sono state scattate dallo studente Lorenzo Marinozzi il giorno dell’inaugurazione della mostra.

Sulla base dei litotipi individuati per la ricerca, dopo averne studiato le proprietà fisico-meccaniche e le potenzialità espressive, sono state individuate le tipologie di prodotto più consone alle caratteristiche
dei materiali stessi (parete portante, divisoria, collaborante, di rivestimento, traslucente ecc.), su cui è stata avviata l’attività progettuale. Altro aspetto basilare nella fase propedeutica è stato il contatto degli
studenti con aziende del settore lapideo attraverso la visita in cava e in laboratorio per acquisire conoscenze dirette dei processi lavorativi, all’estrazione del materiale al prodotto finito. Il contatto con le aziende è ripreso nella fase finale del corso mirata alla prototipazione al vero di una selezione di prodotti progettati dagli studenti. La selezione è avvenuta attraverso una verifica dei lavori svolti e uno scambio tra docenti e produttori particolarmente disponibili a sperimentare nuove potenzialità offerte dai materiali e dalle macchine dei loro laboratori.
L’esito del percorso didattico è comunicato attraverso due momenti distinti: una mostra allestita a Palazzo Tassoni all’interno del Dipartimento in cui saranno esposti i progetti degli studenti corredati di disegni, modelli e video. Alla fine di settembre presso Veronafiere, negli spazi del Padiglione n. 1 della 49° Marmomacc, dove saranno esposti i prototipi realizzati dalle aziende partner.
Con questa nuova esperienza il Corso di Design del Prodotto Industriale ha inteso esplorare un passaggio nuovo e originale del design verso l’integrazione con l’architettura, che ci si augura sia l’inizio di nuovi approfondimenti.

Raffaello Galiotto
Vincenzo Pavan

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