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2 Maggio 2007

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Il colore nella produzione di architettura

manifesto

Il Dipartimento di Progettazione Architettonica della Università Iuav di Venezia è lieto di invitare gli studiosi delle Università italiane al convegno:

“Il colore nella produzione di architettura”

I partecipanti avranno l’opportunità di scambiarsi le conoscenze, le opinioni e i punti di vista relativi a studi e ricerche sulle tematiche previste dal programma.

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Ogni architettura è sempre stata pensata e realizzata tenendo in debita considerazione l’aspetto cromatico: una presenza ineludibile all’interno della vita di ognuno. L’uso del colore è storicamente avvenuto secondo due assunti fondamentali, e interagenti in diversa misura:
– il colore come intenzionalità espressiva,
– il colore come portato dei materiali per l’architettura.
Da entrambi, e dalle interazioni così esercitate, sono emersi paesaggi e sedimentazioni antropiche ancor oggi spesso connotabili come armonicità percettive. Ciò è stato possibile finchè si è compiuta una rottura, un passaggio che ha dato la stura a una logica che considera il colore solo come superfi cie di sacrifi cio, dotata di scarsa importanza, che può essere cambiata a piacere, sulla base del mutevole gusto personale o di mode passeggere.
Causata da molteplici fattori, primo fra tutti il lungo ciclo di vita delle costruzioni che rende diffi coltosa e obsoleta la comprensione del messaggio originario, sono venute a mancare le necessità e capacità di interpretare ciò che la colorazione delle pareti degli edifi ci realizzati in epoche passate voleva trasmettere.
In seguito qualcuno si è reso conto che forse era il caso di preservare una certa immagine derivante dalle logiche progettuali del passato. Così, non solo nel contesto nazionale, si è pensato di regolamentare le scelte cromatiche all’esterno degli edifi ci attraverso strumenti genericamente indicati come piani del colore
(centri storici, ambiti regionali, ecc.). Sembrerebbe oggi interessante, ancorchè necessaria, una valutazione dal punto di vista della qualità ambientale che ne è conseguita. Altrettanto necessaria, e urgente, appare una presa di posizione culturale sulle scelte che riguardano l’occupazione degli spazi pubblici di maggior
pregio, mediante apposizioni sui cantieri di manutenzione, restauro, ecc., di pannelli pubblicitari solitamente di materiale tessile, spesso fortemente illuminati nelle ore notturne. La pubblicità (e il marketing) a scala urbana, attraverso l’uso di colori spesso estranei ai contesti, sconvolgendo la lettura dei luoghi, non paghi
dei mezzi tradizionali, hanno individuato questo nuovo modo di palesarsi. La rendita pubblicitaria sta inoltre condizionando la presenza e la durata di questi cantieri: anche in questo caso non si renderebbero superfl ue analisi circa le motivazioni e i processi che stanno a monte e a valle di tali scelte. Eppure, l’applicazione di rivestimenti tessili potrebbe essere un nuovo modo di completare
le chiusure degli edifi ci, soluzione peraltro già attuata in vari interventi, anche nazionali, con notevoli economie e con risultati non trascurabili in termini di protezioni solari le quali, invece, hanno una lunghissima tradizione e costituiscono un argomento di sicuro interesse.
Così come nel restauro di particolari manufatti il dibattito sulle scelte cromatiche determina spesso l’attenzione del pubblico sull’argomento, ciò non sembra accadere con analogo interesse in tutti gli altri casi, dal recupero, alla manutenzione, alla nuova edifi cazione. Nelle nuove costruzioni, per esempio, non
sembrano essere individuabili, allo stato delle cose, norme e indirizzi effettivamente capaci di regolamentare il colore degli edifi ci. Pare che ci si adegui a regole non scritte, legate fondamentalmente a mode locali (la prevalenza del giallo e del beige in molta edilizia dello sprawl, per esempio, scelta assai diversa rispetto alle città bianche citate da J. Roth) o al gusto personale della committenza, del costruttore, ecc., ma anche del progettista, i quali spesso basano la loro autorevolezza sulle mazzette di colore o su aspetti non proprio derivanti da specifica competenza in materia. Ciò dipende sovente dalla latitanza delle strutture didattiche nell’insegnamento del colore, e in particolare delle Facoltà di Architettura nazionali: tranne rarissimi casi appare sporadico e scarsamente approfondito, per quanto sarebbe necessario.
Da parte della produzione, l’immissione sul mercato di prodotti sempre più perfezionati dal punto di vista del comportamento in opera, della facilità di applicazione, della uniformità del risultato, della specifi cità dei prodotti in base al supporto e così via (aspetti legati soprattutto a una continua ricerca sul miglioramento delle prestazioni puntuali), comporta un atteggiamento del progettista che dovrebbe aggiornarsi di continuo: aggiornamento o neghittosamente inesistente o quasi sempre delegato agli interessi delle aziende produttrici.
La nascita di alcune strutture di color design per l’architettura, sovente sull’ onda della individuazione di un nuovo mercato, restituisce prassi spesso orientate alla defi nizione cromatica degli oggetti di design che vengono semplicemente traslate agli ambiti del manufatto edilizio (richiedenti invece approcci assai diversi). Le violenze delle saturazioni e dei toni, derivanti da una cultura contemporanea dei mezzi di comunicazione di massa come la televisione, il cinema e gli schermi dei computer, comportano parallelamente una deformazione nei modi di percepire il colore che si traduce in architetture dal forte, e immotivato, impatto visivo.
Emblematici sono certi centri commerciali o taluni ambiti di fruizione di massa (città balneari, i luoghi per vacanze, ecc.), ma anche alcune realizzazioni di edilizia residenziale che vogliono distinguersi dal contesto in cui insistono: è altresì nota la
nascita di una nuova tipologia di edifi ci come il media building, che inizia ad affermarsi anche in Italia.
Il tema del colore nella realizzazione dell’architettura diviene dunque sempre più importante e sempre più urgente, e necessita di essere seriamente e sistematicamente affrontato. Il convegno si pone come momento privilegiato di dibattito sui temi testè presentati, e sintetizzati nelle tematiche del convegno.

Informazioni
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Arch. Katia Gasparini
Arch. Alessandro Premier

Università iuav di Venezia
Dipartimento di Progettazione Architettonica
Cotonifi cio Veneziano – Dorsoduro 2196
30123 Venezia
Tel. +39 340 4774372
Fax +39 041 5246296
@mail: colore2007@iuav.it
web: www.iuav.it/dpa

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