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16 Dicembre 2013

Design litico

Emmanuel Babled, design contemporaneo in marmo e vetro


Seduta della collezione Osmosi, 2013

Il designer protagonista
Osservare l’utilizzo della pietra analizzando l’approccio del designer e non quello del mondo aziendale può stimolare nuove e diverse riflessioni sulla scelta dei materiali, sulla loro lavorazione, sul progetto che vi sta alla base e su tecnologie e aziende scelte per la sua migliore realizzazione.
È interessante osservare come il materiale litico faccia tutt’oggi parte del repertorio di alcuni artisti contemporanei, in un’epoca dove il design si avvale in gran parte dei materiali più innovativi dando spesso precedenza a materie sintetiche poste in chiara antitesi con i materiali e le tecniche di lavorazione tradizionali.
Se i laboratori dove si lavora la pietra e le aziende che spesse volte ne sono a capo si avvalgono in maniera sempre più frequente, come spesso si è avuto modo di osservare, della collaborazione della figura del designer, è tuttavia pratica utilizzata anche dal progettista quella di scegliere determinate aziende e laboratori per realizzare i propri progetti. L’approccio che qui vogliamo analizzare è quindi inverso rispetto a quello dell’azienda che cerca il designer, è quello invece del progettista che liberamente sviluppa il proprio atto creativo avvalendosi del sapere degli artigiani o delle realtà produttive a questo più affini.

Emmanuel Babled: polimatericità e fluidità delle forme
Riconosciamo in questa figura di “designer indipendente” un artista di origine francese che, attualmente attivo in Olanda, sta intessendo con alcune realtà artigianali italiane stimolanti e proficui rapporti produttivi. Si chiama Emmanuel Babled e fa parte di quella parte del mondo del design contemporaneo in cui la pietra ha un ruolo primario. Lui è l’artefice dei suoi progetti, lui ne segue la realizzazione, lui sceglie i materiali e le professionalità che possono portare a compimento le sue opere nel modo migliore.


Il designer Emmanuel Babled

Nato in Francia ma formatosi in Italia, allo IED di Milano, nel 1992 Babled fonda il proprio studio, oggi con sede ad Amsterdam, oltre ad insegnare presso la Design Academy Eindhoven, anch’essa in Olanda.
Sebbene lavori, nel corso degli anni, nella progettazione di prodotti industriali, mobili ed elementi illuminanti per numerose aziende come Magis, Felice Rossi, Vistosi, Kundalini, Viceversa, Frida Giannini, DuPont Nemours, Crea diffusion, Oluce, Gedy, Surmoi, Perspectives Zelco, I + I, Covo, Idée Co. Ltd, e Laurent Perrier, Babled mantiene costante la propria attività di artista indipendente nella creazione dei propri oggetti di design, solitamente realizzati in serie limitate o in esemplari unici.
La polimatericità caratterizza le sue opere in una scelta tuttavia precisa e mirata di materiali che si riconoscono essenzialmente nel vetro di Murano e nel marmo, di Carrara o di altre cave, che Babled sa far dialogare negli stessi oggetti attraverso inedite composizioni di forme e colori. Se alcune opere sono pensate per case prestigiose come Baccarat, Rosenthal o Venini, molte sono vere e proprie opere d’arte d’autore realizzate attraverso l’utilizzo dei metodi tradizionali rivisitati al fine di ottenere risultati nuovi, opere composte dalla compenetrazione di forme fluide realizzate essenzialmente in marmo e vetro, due materiali dalle caratteristiche diverse che, insieme, fanno dialogare leggerezza e trasparenza del vetro con massività e pesantezza della pietra.

Da Candelabra a Sunshare: giochi di combinazioni e forme
Marmo e vetro sono i materiali scelti da Babled per la maggior parte dei pezzi appartenenti alle sue ultime collezioni, in loro riconosciamo ancora una volta il primato dei materiali provenienti dal territorio italiano e la capacità dei suoi artigiani di lavorarli al meglio.
Convinto che alla base di un buon progetto vi sia la partecipazione diretta del progettista alla realizzazione dell’opera, Babled partecipa alle fasi di produzione che si sviluppano in laboratori scelti, entrando in relazione sia con gli artigiani che con le tecniche da loro utilizzate, talvolta accompagnate dall’utilizzo di macchine all’avanguardia guidate da sofisticati programmi informatici. È attraverso questa modalità che collezioni come Candelabra, Simbiosi, Black Sheep, Quark Marble, Pasodoble e Sunshare e Osmosi hanno preso forma.


Emmanuel Babled in un laboratorio muranense per la collezione Osmosi

Con il gruppo svizzero Stonetouch Babled realizza siX Candelabra, una lampada ad olio in forma di candelabro in marmo bianco proveniente dalle cave di Graubünden, in Svizzera, che richiama l’immagine iconografica del legno da ardere. Sei elementi cilindrici si compongono in un fascio dinamico che evoca al contempo l’origine naturale della forma e la modernità della tecnologia utilizzata per la sua modellazione, in linea con la riflessione di Babled sulla commistione tra naturalità, tradizione e innovazione in chiave contemporanea del linguaggio del design.
Simbiosi è un progetto concepito per Venini nel 2012; il vetro di Murano soffiato in una molteplicità di colori si assembla con il marmo bianco di Carrara o con il marmo belga nero attraverso un processo di lavorazione computerizzato. La pietra si presenta squadrata in forme parallelepipede dalle quali sembrano sbocciare in maniera contrastante fiori di vetro dai petali frastagliati e dalle cromie cangianti che si offrono alla funzione di vaso per contenere a loro volta nuove forme floreali.


Trittico di vasi della collezione Simbiosi, 2012

Ma dall’oggetto Babled vira anche verso veri e propri complementi d’arredo. L’originalità di collezioni come Black Sheep e Quark Marble è il frutto di una sapiente messa in relazione tra vecchio e nuovo: il marmo scelto in cava e sbozzato da sapienti mani artigiane viene modellato attraverso tecniche di lavorazione avanguardistiche capaci di trasformare il blocco massivo in forme avvolgenti e fluide che ne dissimulano le caratteristiche materiche.
Per Black Sheep il marmo nero Marquinia lavorato in laboratori carraresi forma due versioni di tavolo compatto che sembrano il risultato dell’assemblaggio di cilindri disposti secondo direzioni diversificate e tagliati in “fette” orizzontali. La morbidezza formale delle pareti laterali del tavolo, che svelano i piani curvi dei cilindri, si contrappone alla caratteristica durezza del marmo.
I tavoli Quark Marble sono il risultato dell’addizione di ovuli assemblati in composizioni sinuose. Da tre a diciannove moduli dalla forma tridimensionale di un ovulo tagliato orizzontalmente a metà creano variabili apparentemente lontane dalla materia di cui sono composte simulando dimensioni futuribili che, se a differenza dei vasi Simbiosi, non propongono il contrasto materico tra vetro e pietra, cercano lo stesso stridore nella modellazione del pezzo. Lo stesso avviene per la seduta in marmo Sunshare in cui la lastra diventa forma avvolgente del fruitore, e per Pasodoble, un tavolo caratterizzato dalla forma organica delle gambe che lo sostengono.


Seduta Sunshare

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Osmosi: oggetti e complementi d’arredo in marmo e vetro
A metà tra l’oggetto e il complemento d’arredo si trova Osmosi, una collezione di vasi e lampade, ma anche di tavoli e sedute, accomunati dalla fluidità delle forme scultoree e dalla scelta dei materiali, ancora marmo e vetro che, a differenza di Simbiosi, qui viene utilizzato in maniera monocromatica per ciascun elemento.
Funzionalità ed estetica si coniugano in una virtuale fusione dei due materiali: il marmo di Carrara, Statuario o Marquinia accoglie il vetro di Murano attraverso un’operazione di sottrazione di porzioni materiche; il vetro, soffiato, si modella in vasi colorati che vi si adagiano perfettamente. L’uno è niente senza l’altro.


Seduta della collezione Osmosi, 2013

[photogallery]babled_album2[/photogallery]

È secondo questa logica che Babled concepisce nel 2013 vasi, lampade, tavoli e sedute della serie Osmosi, realizzati in pezzi unici da laboratori scelti tra Murano (fornace Venini) e Verona (azienda Testi). Quest’ultima, insieme alle tecniche tradizionali dell’artigianato lapideo utilizza sofisticati sistemi informatici capaci di fare combaciare perfettamente il vuoto del marmo e il pieno del vetro.
Il controllo dell’uomo nel taglio della pietra si accompagna a una sorta di casualità nel soffiaggio del vetro, che Babled ama chiamare entropia, qualcosa che non è frutto di un suo disegno ma risultato naturale del processo di lavorazione.
Osmosi è stata protagonista di un’esposizione tenutasi nel veneziano Palazzo Franchetti tra giugno e ottobre 2013, parallelamente alla 55a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Il pubblico ha così avuto modo di apprezzare la straordinaria creatività che ha fatto sì che il vetro soffiato a mano e il marmo lavorato con tecnologie avanguardistiche si combinassero in forme morbide e armoniche capaci di guardare al futuro del design d’autore.

Sara Benzi

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