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13 Giugno 2013

Citazioni

I vasi Paros di Enzo Mari


Vasi della serie Paros di Enzo Mari per Danese, 1964

«Guardiamo questi oggetti di Enzo Mari. Non vogliamo dire che la loro forma sia determinata dalla materia; ma certo con una materia diversa dal marmo, la loro forma non sarebbe stata quella che ora vediamo. La fantasia di Mari si è messa in moto partendo da una premessa: usare il marmo; cui hanno fatto seguito alcune più circostanziate domande: come lavorarlo?, prevedendo in pratica dei pezzi unici, o non piuttosto serie sia pure modeste? Come limitare al massimo l’intervento artigianale, una volta scelta la seconda ipotesi? Quali i tipi di marmo da scegliere? E come sceglierli: per la loro intrinseca qualità, o in rapporto alle varie forme? Mantenersi in un ordine puramente sperimentale, oppure prendere ogni decisione valutando anche i costi di produzione? E i dilemmi sono stati anche altri.


Enzo Mari, disegno esecutivo di un vaso della serie Paros per Danese, 1964

C’era un’interessante anticipazione: un portacarte realizzato alcuni anni or sono sfruttando il diverso spessore delle lame della sega per creare fenditure di varia misura su una forma cilindrica. Intervento, elaborazione manuale, quasi nulla; massima semplicità di forma; tuttavia assai cattivante; e qualche possibilità di ulteriore sviluppo e articolazione. Mari infatti non ha dimenticato quel suo portacarte: ed anzi diremmo che lo ha tenuto ben presente, al momento di dare risposta a quelle molte domande.
[…] Di ogni limitazione o difficoltà o esigenza esterna, sembra che Mari si sia addirittura valso come stimolo corroborante per individuare la franchezza di una forma dai fondamenti semplici, di razionale congegno geometrico, che finisce poi quasi magicamente per risultare di complessa strutturazione, allontanando ogni sospetto di meccanicità.
È perché alla base di tutto ci sono intuizioni formali precise, se pure in un certo modo condizionate, che finiscono per rendere inedita la regola più scontata.


Portacarte e portapenne in marmo di Enzo Mari per Danese, 1960

Ed è così che l’oggetto si proporziona, si dimensiona, prende peso e consistenza particolari, e speciale fisionomia, pur originandosi da un semplice cilindro cavo, troncato a un certo punto, poi successivamente decurtato di porzioni (si vorrebbe dire di fette) asportate in orizzontale, in diagonale, in verticale. Ogni sagoma, anche la più inattesa, risulta dalla intersezione di questi tagli, per via di un “levare” rigorosamente predeterminato, di linea “semplice” e quindi di elementare traduzione esecutiva».

Pier Carlo Santini, Nuove proposte di Enzo Mari per la lavorazione del marmo e del vetro, pieghevole della mostra allestita a Milano, Milano, Danese, 1964, s. pp. (anche in Marmo, n. 3, 1964, pp. 130-131).

a cura di Davide Turrini

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