11 Maggio 2012
Design litico
Gustavo Pulitzer Finali.
Interni litici di mare e di terra
Gustavo Pulitzer Finali, motonave Victoria, sala da fumo di I classe, 1931.
Camino in travertino e pareti in pergamena*.
Gustavo Pulitzer Finali nasce a Trieste nel 1887 da una facoltosa famiglia mercantile di origine ebraica; compie i primi studi nell’eterogeneo ambiente culturale triestino per iscriversi poi, nel 1908, alla facoltà di ingegneria del Politecnico di Monaco di Baviera.
Theodor Fischer, appartenente al gruppo dei fondatori del Deutscher Werkbund, sarà suo relatore di laurea. La formazione aperta e cosmopolita del giovane architetto si conclude con un viaggio compiuto a piedi e in bicicletta in Emilia, Umbria e Toscana, descrivendo, disegnando e fotografando le città e le architetture del romanico e del rinascimento italiano. Tra il 1914 e il 1918 Pulitzer viaggia ulteriormente in Grecia, Inghilterra e nelle Americhe, dove perfeziona una preparazione professionale di matrice mitteleuropea e di respiro internazionale.
All’inizio della sua carriera egli firma progetti di ville e appartamenti, partecipando anche a diverse esposizioni nazionali e internazionali con oggetti e mobili da lui disegnati e prodotti. Nel 1920, con l’architetto Ceas, fonda a Trieste lo studio Stuard, specializzato nell’arte decorativa per l’arredamento. Il gruppo di lavoro, che si amplierà e consoliderà negli anni accogliendo anche la moglie dell’architetto Ducia Kitter in qualità di consulente per i rivestimenti e le tappezzerie, diventa in breve tempo un riferimento tecnico e stilistico nel settore dell’allestimento navale moderno.
Gustavo Pulitzer Finali, transatlantico Conte di Savoia, scalone centrale di I classe, 1932.
Rivestimenti in travertino e pavimenti in linoleum ad intarsio*.
Nel 1925 Pulitzer riceve i primi incarichi dagli armatori Cosulich per la realizzazione di alcuni ambienti delle navi Saturnia e Vulcania; nel 1930 ottiene l’affidamento dell’intero allestimento della motonave Victoria che si configura come la prima unità moderna della marina civile italiana, capostipite di una serie di navi passeggeri che saranno costruite durante gli anni ’30 e che presenteranno caratteristiche strutturali e allestitive profondamente diverse rispetto alle imbarcazioni dei primi vent’anni del Novecento.
La Victoria, progettata come battello veloce di lusso per le linee del mediterraneo orientale, ha una linea filante e aerodinamica; al contrario delle unità precedenti, dove il colore chiaro delle soprastrutture contrastava con lo scafo nero, la nave è interamente dipinta di bianco per suscitare una sensazione di leggerezza e “nuova” eleganza. L’arredamento, prezioso nei materiali, è sobrio e funzionale nelle configurazioni; è caratterizzato da soluzioni congruenti con le strutture e i volumi interni della nave e abbandona in maniera programmatica le forme e i modi dell’allestimento scenografico posticcio. Ogni decorativismo di boiseries, soffitti cassettonati e finte trabeazioni è rimpiazzato da una nuova estetica delle superfici complanari, degli angoli stondati, delle fonti luminose diffuse, delle strutture spesso esibite nella loro nuda essenzialità. Gli impianti sono moderni, integrati in sistemi di rivestimento avanzati, e per la prima volta includono gli apparati di condizionamento dell’aria.
Le fratture insite nell’esuberante e calligrafico eclettismo stilistico della produzione cantieristica degli anni ’20 sono superate in favore di un disegno “continuo” e lineare, che riunifica in moduli geometrici razionali e slanciati una palette materica ricca e innovativa: legni esotici, ottoni, cuoi e pergamene si sposano con vetrate di Pietro Chiesa, ceramiche di Giò Ponti e sculture in bronzo di Libero Andreotti; rivestimenti sottili in onici e travertini sono accostati a stesure pavimentali in linoleum e a raffinati dettagli di rame e metallo cromato.
Gustavo Pulitzer Finali, transatlantico Conte di Savoia, sala da pranzo di I classe, 1932.
Sezione costruttiva del rivestimento in travertino*. Clicca sull’immagine per ingrandirla
Tra il 1931 e il 1932, con le commesse per gli allestimenti del transatlantico Conte di Savoia e delle unità Neptunia e Oceania, lo studio Stuard conferma un’ormai solida leadership nella progettazione di interni navali che si manterrà inalterata fino a tutti gli anni ’60. Anche in questi casi l’arredamento è concepito come opera unitaria che si integra in maniera organica con le possibilità costruttive, spaziali e tecniche dell’architettura dei bastimenti. Sempre più, nella poetica costruttiva di Gustavo Pulitzer Finali, gli interni non devono essere «architetture che si sovrappongano a quelle della nave, non finti palazzi, non strutture posticce. L’architettura deve cercare la sua armonia nella genialità del rivestimento, senza alterare gli spazi che le sono offerti dalle strutture della nave stessa. Innumerevoli squisiti effetti si possono ricavare in tutti i particolari, studiando le risorse più appropriate, e talvolta più intime e segrete, che ogni materiale offre all’espressione decorativa»i.
Gustavo Pulitzer Finali, Nuova Borsa di Trieste, sala delle contrattazioni, 1930.
Rivestimenti in travertino e pavimento in marmi del Carso*.
Oltre ad essere uno straordinario laboratorio di innovazione tecnica e formale per la vita di bordo, la nave è per Pulitzer un importante incubatore di sperimentazioni da applicare poi all’architettura di terra. Infatti, sempre a partire dagli anni ’30 del Novecento, l’architetto acquisisce anche incarichi per allestimenti interni di uffici, spazi commerciali e strutture alberghiere di categoria elevata; tra le principali realizzazioni si ricordano la Borsa di Trieste (1930); l’Albergo Duchi d’Aosta al Sestrieres (1932); il Groosvenor Hotel a Londra (1934); gli Uffici per le società di navigazione italiane a Londra (1934); il Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1936); quattro alberghi a Chicago, Boston, New Orleans e Palm Beach (1944-47); gli uffici e lo showroom Ideal Standard a Milano (1953-58).
Gustavo Pulitzer Finali, Uffici delle società di navigazione Italia-Cosulich-Lloyd Triestino in Regent Street a Londra, 1934. Rivestimenti in onice del Carso, pavimenti in marmo, tavolo in travertino*.
Anche nell’architettura dotata di fondamenta il cuore della ricerca progettuale di Pulitzer è lo spazio interno, che egli plasma nelle forme di un razionalismo variamente declinato: dai magniloquenti accenti “romani” dei travertini nella Borsa triestina, all’astrazione e agli echi miesiani dei piani in onice negli Uffici per le società di navigazione a Londra.
Tra mare e terra, nell’arco di una lunga e riconosciuta carriera professionale, l’architetto amplia e approfondisce una ricerca del tutto originale, incentrata sulla valorizzazione delle qualità tecniche ed espressive dei materiali, e sulla concezione organica di spazi, arredi e oggetti, tra alto artigianato e industrial design.
Tale ricerca rappresenta uno dei capisaldi della storia contemporanea dell’arredamento italiano, per l’indubbio valore di innovazione tecnologica e linguistica come anche per la sistematica incidenza in termini di organizzazione della produzione. Accanto alle doti creative, Pulitzer esprime infatti una straordinaria capacità di coordinamento e armonizzazione del lavoro di decine di unità di progettazione e di squadre di maestranze che si formano a Trieste, nei suoi cantieri, tra gli anni ’30 e gli anni ’60, e che si distingueranno per lungo tempo per la grande sensibilità nei confronti dei materiali e per l’elevata raffinatezza esecutiva.
Note
1 Gustavo Pulitzer Finali, in Il Piccolo, 25 giugno 1931, cit. in Donato Riccesi, Gustavo Pulitzer Finali. Il disegno della nave. Allestimenti interni 1925-1967, Venezia, Marsilio, 1985, p. 72;
* La foto della Sala da fumo della nave Victoria è tratta dal libro Mobili tipici moderni, a cura di Giancarlo Palanti, Milano, Domus, 1933, p. 13; le altre immagini sono contenute nel volume Gustavo Pulitzer Finali, Navi e case. Architetture interne 1930-1935, Milano, Hoepli, 1935.
9 Giugno 2012, 19:39
manlio brusati
scopro, non solo da questa puntuale indicazione che il vero padre del design degli interni italiano non è solo gio ponti ma forse gustavo pulitzer, sarebbe interessante isolare i vari prodotti per riprodurli: interesse eccezionale nella fase della fine del decostruttivismo.