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30 Aprile 2012

Opere di Architettura

Villa a Lugano, Svizzera Architettura,
arch. Marco Sangiorgio
Interiors, arch. Angelo Pozzoli


Le direttrici della nuova residenza indicano le montagne sullo sfondo.

L’avvento dei cementi armati ha scalzato in Svizzera la tradizione secolare dei muri in forte spessore eseguiti in pietra, materia prima abbondante e disponibile in questo territorio pressoché completamente montuoso a nord delle Alpi italiane. Conseguentemente le modalità espressive dei conglomerati, alla ricerca di un minimalismo talvolta esasperato, hanno in buona parte azzittito la ricca gamma di soluzioni tecniche ed estetiche offerte ad esempio dall’assemblaggio dei conci lapidei, e dalle concatenazioni fra essi possibili nel sormontarsi dei corsi orizzontali.
Nelle zone montuose, come pure in generale in tutte quelle a vario titolo caratterizzate da una presenza paesaggistica significativa, le architetture spesso si dividono secondo due strategie: alcune cercano la mimesi sino a perdersi nel paesaggio, altre al contrario s’inseriscono senza nascondimenti, e nella loro evidenza volumetrica si caricano della mission di aiutare a leggere e comprendere il paesaggio. Tra gli aforismi di Luigi Snozzi è infatti anche: Il progetto, più ancora che uno strumento di trasformazione, è uno strumento di conoscenza.
Due progetti dolomitici degli scorsi anni ’90, ad una scala dimensionale differente, di fatto maggiore, pongono premesse importanti a questo progetto residenziale.
Il primo dei due è assai noto: si tratta dei bagni termali a Vals di Peter Zumthor, degli anni 1994-1996, in cui l’estesa applicazione di facciata in pietra è sormontata da un coronamento cementizio. Dichiara apertamente lo stesso Zumthor riguardo l’intento non mimetico del proprio progetto: La nuova costruzione è un grande volume in pietra, coperto di erba, incastrato nella montagna con cui forma un tutt’uno; un oggetto solitario che si oppone all’integrazione con le strutture esistenti, per lasciare emergere ciò che, in relazione al tema, appariva più importante: esprimere un intenso rapporto con l’energia primigenia e la geologia del paesaggio montuoso, con la sua imponente topografia.
Di pochi anni successiva, la casa delle guide alpine in Valmasino di Gianmatteo e Roberto Romegialli, completata fra 1997 e 1999, ancora si distingue per personalità nella ricerca di equilibri con l’intorno. Scrivono i progettisti in proposito nella relazione di progetto: (…) un segno preciso, estraneo a mimesi storicistico-vernacolari, capace di dichiararsi e delineare (…) due ambiti di appartenenza, un “prima” e un “dopo”, vallo ideale di demarcazione tra diverse condizioni naturali e insediative.


L’inquadratura del paesaggio sul lago.

In questo progetto residenziale, dalle dimensioni assai più contenute rispetto ai due precedenti, le componenti in legno naturale punteggianti gli affacci mancano del tutto; subentrano i metalli per le finestre e gli oscuramenti. Eppure quest’abitazione dalle fattezze squadrate, con vista sul lago di Lugano, a firma dell’architetto Marco Sangiorgio, riabilita la pietra all’esterno dei volumi, celando così con materiale naturale una struttura comunque cementizia, a cui si demanda la sola funzione strutturale che le è propria, dispensandola da quella estetico-formale.
La pelle lapidea esterna è scelta come a fronteggiare le montagne circostanti con il medesimo materiale di cui sono costituite. La finitura scabra accentua l’idea di ripristinata naturalità perseguita dal progettista. Più ancora di questo, i due precedenti maggiori insegnano come l’adozione dell’opera muraria rustica esprima forte radicamento al luogo in senso materiale e culturale, con riferimento al sapere costruttivo tradizionale. Si tratta in altre parole di una strategia di progetto per ridurre le distanze fra la nuova architettura e la comunità.
All’intorno l’abitazione si dota di una quantità di spazi aperti attrezzati, ora coperti, ora scoperti e più privati, ora invece scoperti comuni. Sempre in esterno le lastre lapidee sono pure applicate sul piano di calpestio, a riproporre sulle terrazze la geometria di doghe lignee, ma posate secondo un disegno assai controllato ed ortogonale rispetto a quanto avviene al chiuso. Si impiega la Decking Stone di Il Casone in spessore 4 cm, dimensione caratteristica 14,8×219,8 cm e finitura bottonata. Sui calpestii interni il progettista Angelo Pozzoli decide di posare lastre lapidee a casellario in spessore di 2 cm e finitura broccata.
Parallelamente a questo tentativo di proporsi con continuità in doghe all’interno ed all’esterno, alcuni conci di Pietra Forte Fiorentina cingono al coperto una piscina privata, pure risalendo le pareti dell’ambiente che la comprende, in lastre dalla forma squadrata, questa volta rese continue dal giunto cementizio tradizionale in luogo della fuga aperta. Completa la declinazione delle arenarie nel progetto, la realizzazione di alcuni regolari elementi d’arredo su disegno, per l’ampio spazio esterno riservato al giardino.


La finitura tradizionale a spacco dei conci sugli affacci.

[photogallery]pozzoli_album[/photogallery]

di Alberto Ferraresi

Vai al post sui bagni termali a Vals
Vai al post sulla casa delle guide alpine in Valmasino
Vai al sito Casone
Vai al sito di Angelo Pozzoli

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