28 Marzo 2012
Marmi Antichi
La litoteca del Cardinale Riminaldi a Ferrara
La litoteca del Cardinale Riminaldi, XVIII secolo. Ferrara, Musei Civici di Arte Antica.
La litoteca della collezione lapidea del Cardinale Giovanni Maria Riminaldi, donata nel 1763 al Museo Cittadino di Ferrara (oggi Musei Civici di Arte Antica del Comune di Ferrara), fa parte del più ampio progetto settecentesco di istituire, presso i centri culturali di maggiore vivacità, laboratori sperimentali per studi naturalistici in cui matura un nuovo approccio scientifico.
Essa rappresenta una delle eccellenze che hanno contribuito a far considerare le rocce ornamentali non semplici elementi decorativi ma materiali di interesse scientifico; si tratta dell’approdo di un processo culturale che diventa evidente sotto il Pontificato di Clemente XI Albani con la stampa nel 1717 della Metallotheca Vaticana, opera di Michele Mercanti a cura di Giovanni Maria Lancisi, e che dà vita alla nascita di campionari di rocce ornamentali disposte secondo criteri classificativi ed estetici.
La litoteca Riminaldi rappresenta la sperimentazione di un nuovo modo di considerare i minerali e le rocce; essa costituisce infatti un prototipo di laboratorio didattico moderno in cui la rigorosa classificazione scientifica pone le basi all’approccio naturalistico delle Scienze della Terra (coerentemente con i contributi che a Ferrara il Cardinale Riminaldi fornisce allo sviluppo di altre discipline e alla nascita di una biblioteca scientifica, dell’orto botanico, e della ricostruzione del teatro anatomico). Il suo utilizzo d’elezione era infatti a supporto delle attività formative dei membri dell’accademia del disegno che partecipavano ai corsi di pittura ed architettura. Si tratta insomma di una vero e proprio capolavoro del collezionismo di marmi colorati provenienti da reperti antichi che caratterizza la cultura settecentesca ed è dotata anche di inediti caratteri didattici, scientifici e classificativi.
Tessere lapidee della litoteca Riminaldi: a sinistra, Alabastro a Pecorella; a destra, Pietra Stellaria.
La litoteca, con le sue 131 diverse tipologie di marmi e graniti rigorosamente catalogati e classificati, è rappresentativa dell’intero scenario di rocce ornamentali presenti a Roma, il cui approvvigionamento avveniva non solo dalle aree estrattive dell’epoca, ma anche da una massiccia attività di riutilizzo di marmi antichi, alcuni dei quali prelevati in cave ormai estinte, provenienti dai numerosi scavi realizzati durante tutto il XVIII secolo. Nonostante le ridotte dimensioni delle tessere lapidee, i materiali esposti mostrano in modo esaustivo i motivi cromatici e gli elementi strutturali e tessiturali che hanno influenzato il loro utilizzo e le relative attribuzioni simboliche ed iconografiche. Un eventuale artista riesce quindi a cogliere la preziosità dei motivi ornamentali, e ad ipotizzare i possibili utilizzi dei vari marmi nelle arti e nell’architettura. Stimoli culturali che favoriscono lo sviluppo non solo di competenze nell’uso di rocce ornamentali, ma anche di capacità specifiche nella riproduzione di materiali lapidei antichi nelle opere pittoriche.
Tessere lapidee della litoteca Riminaldi: a sinistra, Alabastro Cotognino a Occhio; a destra, Bianco e Nero Antico.
Scarica la descrizione completa della litoteca
La litoteca, realizzata dalla Bottega Romana nel sec. XVIII, è un mobile in stile Luigi XV, costituito da due valve lignee di raffinata ed elaborata fattura. Il coperchio del mobile è decorato “a finto marmo”, con la riproduzione di una lastra di Porfido Rosso d’Egitto circoscritta da una cornice che simula il Verde Antico “oficalcite” e da un’ulteriore cornicetta di legno in oro zecchino. Tale motivo decorativo, di elevato valore simbolico, è ulteriormente impreziosito dal decoro in oro dello stemma Cardinalizio e dall’iscrizione dedicatoria: “Lithotecam – Picture et Architecturae – Commodo et incremento – Joannes Maria Riminaldus Ferrariensis – Sal. Palatii St. Litubus Iudicandis XII Vir – Museo Patrio – DD Anno Domini DCCLXIII”.
All’interno della teca, su due livelli, è realizzata attraverso intarsi di materiali lapidei, una mostra di marmi antichi classificati con rigorosità scientifica. Il mobile poggia su basi leonine in bronzo dorato, e l’apertura è regolata da cerniere in metallo che accordano le sagome a “commode”. La valva superiore presenta la produzione lapidea romana, la valva inferiore è impreziosita dai reperti di scavo e da pietre dure, (Borgini, 1992), rocce destinate ad un uso limitato per la rarità degli affioramenti o difficoltà di rinvenire giacimenti di estensione sufficiente alle realizzazione di manufatti lapidei.
di Carmela Vaccaro e Elena Marocchino
Le autrici desiderano ringraziare i Musei Civici di Arte Antica del Comune di Ferrara e in particolare la Dott.ssa Teresa Gulinelli e la Dott.ssa Elena Monatti per la preziosa e continuativa collaborazione.
28 Marzo 2012, 22:13
Alfonso Acocella
Con grande piacere questo post di carmela vaccaro ed elena marocchino ci riportano ai marmi antichi che lungamente abbiamo ammirato nei lacerti romani superstiti o nella loro nuova vita che i secoli successivi ci ha consegnato.
Il network di architetturadipietra.it si arricchisce di nuovi membri che ci auguriamo al futuro consegnino ancora nuove narrazioni e disvelamenti litici.