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28 Maggio 2012

Design litico

Up & Up

Aggiornata la Lithospedia Interior Design con
le schede dei prodotti Up & Up


Michele De Lucchi, vaso Sholapur per Up & Up.

Le prime esperienze produttive di Up & Up iniziano alla fine degli anni ’60 del secolo scorso con l’apertura di uno showroom a Massa. Dal 1974 l’azienda viene iscritta alla Camera di Commercio ed inizia ad operare sistematicamente nella produzione di oggetti di design in pietra e in marmo grazie all’incontro tra Egidio Di Rosa e Pier Alessandro Giusti, due architetti di Massa che assumono la direzione artistica del marchio; con Di Rosa e Giusti lavora il tecnico Voltero Tonlorenzi, che trasferisce alla lavorazione dei materiali lapidei tecnologie e applicazioni avanzate mutuate dall’industria meccanica.
Rapidamente il numero dei progettisti che disegnano per Up & Up cresce, come anche le categorie oggettuali e le tipologie di arredi che l’azienda inizia ad esportare dapprima nei mercati europei (Belgio, Francia, Germania, Olanda) poi in quelli asiatici e americani. All’inizio degli anni ’80 le frequenti inserzioni pubblicitarie di Up & Up sulle riviste di design – tra cui spiccano quelle sulle pagine di Ottagono – mostrano vasi, orologi, specchiere, tavoli, consolles, sedute, scaffalature e vetrine firmati da designer quali Mario Bellini, Andrea Branzi, Achille Castiglioni, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Aldo Rossi, Ettore Sottsass jr. a cui si aggiungono Sergio Asti, Giulio Lazzotti, Luca Scacchetti, Matteo Thun, Marco Zanini.


Ettore Sottsass jr., vaso Gaya per Up & Up.

Dal 1984 la direzione artistica dell’azienda passa ad Adolfo Natalini che per Up & Up firma nuovi arredi in marmo tra cui si ricordano i tavoli Sole & Luna, Apparata, Astra e i tavolini Curvangolo, Re, Regina e Anseatico.
Importanti sono le collaborazioni con i designer stranieri: Martin Bedin disegna per il marchio di Massa il vaso Piotr in Statuario Venato e Verde Alpi; Klaus Hacke i tavoli Hacke O e Hacke S; Kosey Shirotani i vasi e i portaoggetti Yudai e Masa.


Vasi, portaoggetti, orologi e specchiere della produzione Up & Up.
Clicca sull’immagine per ingrandirla

Nel corso degli anni ’80 la produzione si amplia recuperando e reinterpretando forme tradizionali dell’arredamento in pietra come fontane e camini: la Bocca della Verità di Castiglioni è la prima fontana ad essere realizzata ed è ben presto seguita dalla fontanella Martina di Branzi, dalla Colleoni di Thun e dall’Ondina di Ugo La Pietra; i camini sono di Asti, Natalini e Scacchetti.
Oggi la produzione di Up & Up è confluita nell’attività di Up Group e si è arricchita di nuove collezioni per l’ambiente bagno firmate da Marco Romanelli e Marta Laudani, Danilo Silvestrin, Marco Piva, Philippe Starck.


Mario Bellini, tavolo Colonnato per Up & Up.

L’esperienza di Up & Up è la più fertile ed eclatante in un panorama di ricerche sull’oggetto e l’arredo in pietra che si concentrano nell’area apuo-versiliese dalla fine degli anni ’60 per raggiungere la massima vitalità all’inizio degli anni ’80. In questo periodo, accanto al marchio guidato prima da Di Rosa e Giusti, poi da Natalini, operano infatti alcune altre realtà produttive che dopo una fase pioneristica e sperimentale iniziale si strutturano dal punto di vista progettuale e industriale per commercializzare marchi e cataloghi di oggetti litici sui mercati mondiali. Si tratta di Fucina (1973) di Nilo Pasini con pezzi firmati principalmente da Angelo Mangiarotti e Renato Polidori; di Ultima Edizione (1986) per cui disegnano Di Rosa e Giusti, Sottsass, Gregotti Associati, Aldo Cibic; di Primapietra (1989) per cui Aldo Pisani studia arredi e complementi ottenuti con varie configurazioni e assemblaggi di lastre di marmo.


Giulio Lazzotti, tavolo Grata per Up & Up.

Nel contesto che si consolida tra Carrara, Massa e Pietrasanta per tutti gli anni ’80 il design litico si arricchisce in modo sistematico e diffuso degli apporti creativi di progettisti di rilievo nazionale e internazionale, divenendo anche protagonista di sperimentazioni svincolate da mere finalità funzionali. I risultati di tali processi – imprescindibili per gli sviluppi contemporanei dell’oggetto in pietra – sono notevoli in termini di rinnovamento tipologico e formale declinato in un’ampia scelta di pietre e marmi policromi e ottenuto applicando tecnologie di taglio, tornitura, intarsio e assemblaggio fino a questo momento inedite nel settore della lavorazione industriale dei lapidei.

di Davide Turrini

Su Up & Up si rimanda a:
Carlo Giumelli, “Up & Up”, pp. 95-96, scheda in Il marmo. Laboratori e presenze artistiche nel territorio apuo versiliese dal 1920 al 1990, a cura di Giovanna Uzzani, Montespertoli, Maschietto & Musolino, 1995, pp. 254;
Carlo Giumelli, “Up & Up e il rinnovamento tecnologico nella produzione del marmo”, pp. 402-405, scheda in Il primato della scultura. Il Novecento a Carrara e dintorni, a cura di Anna Vittoria Laghi, catalogo della X Biennale Internazionale Città di Carrara, Carrara 29 luglio – 29 settembre 2000, Montespertoli, Maschietto & Musolino, 2000, pp. 423.

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