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10 Ottobre 2011

Paesaggi di Pietra

Costruzione in pietra massiccia in Svizzera


Blocchi in gneiss. Arvigo, Cantone dei Grigioni, 2008

«Pour moi, construire une aérogare en pierre serait une imbécillité, pour ne pas dire une folie. Mais s’imposer des structures dynamiques pour installer des trois pièces-cuisine dans des immeubles de trois à dix étages, n’est pas moins aberrant.»1

Provocazione di un architetto reazionario oppure lucida analisi del settore della costruzione dell’epoca, quest’affermazione di Fernand Pouillon conserva, a quarant’anni di distanza, il suo valore di riflessione sull’utilizzo della pietra naturale. In effetti, a seguito della rivoluzione industriale e dell’introduzione di nuovi materiali per la costruzione, come il calcestruzzo armato e l’acciaio, la pietra naturale è stata progressivamente relegata nella sfera dei materiali nobili per il rivestimento. La situazione fino al XIX secolo era però completamente diversa, sia per l’utilizzo del materiale sia per il suo status sociale. La pietra naturale era, e lo è ancora oggi grazie alla sua grande durevolezza, il principale elemento costitutivo dell’ambiente costruito: gli edifici pubblici, quelli rurali, le opere di genio civile, i termini catastali e di proprietà, erano tutti realizzati in pietra naturale, poiché era un materiale localmente disponibile e la cui estrazione necessitava di poca energia.
La conoscenza empirica delle caratteristiche delle rocce locali permetteva ai costruttori di facilitare l’estrazione, sfruttandone le fratture e le “debolezze” naturali, e la scelta in fase di messa in opera. La pietra naturale lavorata poteva essere riutilizzata grazie alla grande resistenza agli agenti atmosferici, aumentata dagli importanti spessori utilizzati. L’investimento in lavoro e in energia era così distribuito su diverse generazioni.
Un adeguamento fra risorsa, estrazione e tecniche costruttive si produceva naturalmente. Una lenta evoluzione portò la pietra naturale sino all’industrializzazione dei processi estrattivi e di taglio che permisero in Francia, durante gli anni seguenti la fine della seconda guerra mondiale, la ricostruzione di alloggi per gli sfollati utilizzando la pietra “pretagliata” con formati normalizzati (si veda il post “La pietra pretagliata e la ricostruzione in Francia dopo la Seconda Guerra Mondiale”). Finita quest’avventura, l’utilizzo in forma massiccia della pietra naturale scomparve lentamente, per riapparire, negli anni novanta del XX secolo, quando l’architetto Gilles Perraudin iniziò a costruire edifici con dei blocchi grezzi di pietra naturale (si vedano, ad esempio, i post “Cantina per il Monastero di Solan”, e “Regola e Sostenibilità”).
Questa ricerca dottorale si ispira direttamente all’esperienza di Pouillon. In effetti, nell’epoca dello sviluppo sostenibile e delle agende energetiche, l’utilizzo della pietra naturale dovrebbe essere rinnovato. In quest’ottica è analizzato, nella tesi, il caso della costruzione in pietra naturale massiccia in Svizzera.
Seguendo il percorso che porta la roccia dal giacimento all’edificio, si è cercato di definire un metodo per l’utilizzo della pietra naturale nella costruzione corrente, rispettando le attuali esigenze in materia di sostenibilità, di sicurezza antisismica e di riduzione del consumo energetico. Si è dunque tentato di dimostrare che la pietra naturale può essere ancora considerata come un materiale edile a tutti gli effetti, e ciò grazie al ricorso alla verifica scientifica, inedita in questa forma, di pratiche ben consolidate nel tempo.


Le schede delle pietre naturali svizzere per la costruzione massiccia

Il territorio svizzero, ben circoscritto geograficamente, possiede praticamente tutte le principali famiglie di rocce. Le distanze ridotte permettono di prevedere un utilizzo del materiale su scala regionale, sino a nazionale. Il costruttore è obbligato a conoscere le caratteristiche geologiche, petrografiche e tecniche delle diverse rocce per poterle selezionare, perché le proprietà del materiale influiscono sul suo comportamento in opera sia a livello statico sia della durevolezza, e determinano inoltre le tecniche estrattive e di lavorazione. In effetti, prima di poter essere utilizzata, la roccia deve diventare pietra da costruzione: la coltivazione della cava, le sue tecniche contemporanee così come le diverse possibilità di lavorazione devono essere conosciute e analizzate. Questi processi non influenzano esclusivamente le dimensioni dell’elemento lapideo, ma anche i suoi costi sia energetici sia economici. Nel secondo capitolo della ricerca, sono perciò analizzate la coltivazione della cava e l’estrazione della pietra naturale. Le conoscenze empiriche acquisite durante le visite sul terreno così come i dati scientifici prodotti grazie alle prove in laboratorio, dei quali oggi quasi tutti i produttori dispongono, ci hanno permesso di determinare quali rocce svizzere siano utilizzabili per la costruzione massiccia e di raggrupparle in una serie di schede sintetiche.


Cava di calcare. Giura svizzero, Cantone di Neuchâtel, 2008

La disponibilità di pietra naturale è la condizione essenziale per progettarne un utilizzo maggiore nella costruzione. Si è dunque trattato anche della gestione della cava e del suo recupero alla fine della coltivazione, sia a livello ambientale sia di sviluppo del territorio.
Le conoscenze acquisite sulle pietre naturali, le loro caratteristiche e l’estrazione servono al costruttore per definire le soluzioni di messa in opera. Queste ultime non derivano solo da criteri costruttivi o statici, ma, soprattutto oggi, da esigenze antisismiche, di comfort termico, di aumento della durata di vita e di sostenibilità. L’utilizzo della pietra naturale in forma massiccia è proposto dunque per tre tipi di costruzioni: strutture portanti per edifici di abitazione; rivestimenti auto-portanti per facciate, e strutture o rivestimenti per muri di sostegno. In tutti questi casi, si auspica che il progetto si realizzi attraverso un adeguamento fra la roccia, le tecniche estrattive e le esigenze costruttive attuali, al fine di dimostrare l’attualità di questo materiale ancestrale.

Stefano Zerbi

La tesi “Construction en pierre massive en Suisse”, redatta in lingua francese, è disponibile in formato elettronico presso la biblioteca del Politecnico Federale di Losanna.

Note
1 Pouillon, F. 1968: Mémoires d’un architecte, Paris, Editions du Seuil, p. 174. “Per me, costruire un’aerostazione in pietra sarebbe un’imbecillità, per non dire una follia. Ma imporsi [l’utilizzo, n.d.T.] di strutture dinamiche per collocarvi [degli appartamenti, n.d.T] di tre locali più cucina in edifici da tre a dieci piani, non è meno aberrante.” (traduzione dell’autore)

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