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14 Gennaio 2005

PostScriptum

Alfonso Acocella Post Scriptum

La concezione grafica del libro

Ogni libro è un "mondo", un susseguirsi di idee, di immagini, di allusioni, di associazioni, di cose rappresentate che hanno bisogno di spazio – sia pur bidimensionale – nel quale far entrare il lettore, consentendogli di esplorare, di sostare, con minore o maggiore sorpresa e piacere.
Dobbiamo molto a Jost Hochuli, e a Sergio Polano che ce lo ha fatto conoscere sulle pagine di "Casabella" per averci consegnato il seme dell’idea da cui sono nati la "misura"e il "ritmo" dello "spazio" del nostro libro. La sua originale e ostinata ricerca di una "terza via" rispetto alla bipolarità espressa dalle tendenze principali nel progetto contemporaneo di libri ci ha fornito una ipotesi di lavoro del tutto coerente e funzionale con i contenuti de L’architettura di pietra sviluppata in chiave di progetto grafico da Massimo Pucci.
Alla rigida e antitetica opposizione fra composizione simmetrica (di matrice "classica") e composizione libera a griglia (di definizione contemporanea) Jost Hochuli si sottrae sviluppando una personale ricerca indirizzata a far coesistere il pensiero di tipo centrale ed assiale con quello più libero, articolato, di tipo asimmetrico.
Superare, all’interno dell’architettura del libro, l’antinomia espressa dalla coppia simmetria-asimmetria, accettando e valorizzando reciprocamente le due concezioni di impaginazione, ha consentito di interpretare con grande libertà i variegati contenuti testuali ed iconografici del volume articolati fra fondamenti teorici, sezioni a carattere manualistico e letture critiche di opere contemporane.
All’interno di questo quadro concettuale l’inedito progetto grafico di Massimo Pucci ha dischiuso un campo di composizione estremamente ricco di opportunità, di nessi additivi, di gerarchie interne, di "varietas" combiantoria.

Gli assi ordinatori
La struttura spaziale del libro elegge tre assi principali di composizione: due verticali, in posizione centrale rispetto ad ogni singola pagina, ed uno orizzontale che taglia in mezzeria le due pagine contigue.
Questi tre assi di natura simmetrica – opportunamente usati – consentono di ordinare, orientare e declinare in modo estremamente non convenzionale il racconto visivo dell’opera, "sottolineando", "mitigando" o "negando" simmetria e asimmetria.
L’affermazione della simmetria è affidata alle colonne del testo principale, posizionate nell’area baricentrica delle pagine, che ne ricevono ordine e chiara leggibilità.
L’asse mediano orizzontale è meno enfatizzato, sia pur sempre riconoscibile, con un ruolo prevalentemente funzionale all’interno della struttura spaziale del libro. Il suo compito è quello di raccogliere e ordinare i singoli elementi iconografici (o gruppi di elementi) lungo la linea che ‘taglia" (ma anche "riunifica") pagine contigue.

Il ritmo visivo del libro
I titoli sintetici in nero dei nove capitoli di cui è composto il volume – inizi, muri, colonne, architravi, archi, superifici, suolo, copertura, materia – emergono dal bianco avvolgente in cui sono calati. Queste pagine di suddivisione tematica segnano una cesura, una pausa visiva all’interno del ritmo narrativo fitto del libro.
Alla monograficità diafana di apertura di ogni capitolo segue l’incipit argomentativo unicamente testuale impaginato in colonna verticale centrale; nel proseguimento le pagine – ordinate sempre dal testo centrale – accolgono sperimentazioni compositive, soluzioni calibratissme di disegni e foto; il tutto è "arricchito" graficamente dalle "finezze tipografiche" dei font delle didascalie, dalle numerazioni delle illustrazioni, al fine di mitigare l’effetto statico che ne deriverebbe dalla ripetizione insistita di un’impostazione rigidamente simmetrica della colonna centrale di testo.
Rintracciare e distinguere, sulle superfici delle pagine del libro, zone centrali e periferiche, bordi e confini; stabilire continuità e discontinuità, ritmi e sequenze; associare o disgiungere; uniformare o gerarchizzare; occupare tutta la superficie o introdurre ampie campiture bianche, rappresentano le mosse, il "tocco", del "gioco" compositivo di Massimo Pucci.

Associazioni e fusioni
Uno degli schemi ricorrenti per "mettere in pagina" le illustrazioni sugli spazi bianchi del libro è quello che le associa, le avvicina e spesso le "salda" in adiacenza (secondo un peso visivo equivalente, o più frequentemente, gerarchizzandole dimensionalmente) assumendo come linee ordinatrici gli assi di simmetria fondamentali del progetto grafico.
Queste combinazioni multiple di foto, ma anche composizioni di foto e disegni, sono poste ad interrompere ed illustrare con precisione di rimandi le parti testuali, alimentando una struttura narrativa dinamica dei contenuti estesa a tutto lo sviluppo del volume; mai banale e scontata, sempre ricercata e faticosamente discussa fra autore del libro ed autore del progetto grafico. I tempi lunghi e lenti dell’impaginazione, quindi, come il "cantiere", lo spazio della "costruzione" dell’opera a stampa.
È compito del lettore focalizzare, seguire, cogliere i diversi ritmi di cui si compone la stuttura visiva, oltre che testuale, de "L’architettura di pietra".
L’esercizio richiesto al fruitore del libro è una sorta di ginnastica visiva, di adattamento alla visione, a volte ferma e puntuale altre volte dinamica e sequenziale, delle immagini impaginate per cogliere il messaggio delle associazioni proposte, o per focalizzare il "punctum" significativo del tema in analisi, prima di ricostruire mentalmente i tratti e il senso delle connessioni del racconto generale.


di Alfonso Acocella

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