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6 Dicembre 2010

Videointerviste

Intervista a Marco Piva

Videointerviste Marmomacc 2010 Umbrella
Crediti videointerviste Studiovisuale

Il linguaggio con cui Marco Piva, classe 1952, firma le proprie realizzazioni legate all’architettura, al product e all’interior design, si può definire emozionante, fluido, funzionale. In particolare, le assidue ricerche sulle strutture ricettive, sui caratteri formali e funzionali degli spazi, sulle tecnologie e sui materiali, sviluppate con grande attenzione per l’ambiente, sono gli elementi fondativi della filosofia progettuale dello Studio.
Marco Piva si laurea nel 1977 al Politecnico di Milano. Nel 1978 fonda lo Studiodada Associati la cui produzione diventa una delle più rappresentative del periodo del Radical Design. Nel 1984 apre lo Studio Marco Piva, la cui attività spazia dai grandi progetti architettonici per strutture turistiche alla progettazione d’interni, fino al disegno industriale. Dal 1987 al 1990 assume la carica di membro del Board di Presidenza dell’ADI. Nel 1987 fonda IDA, International Design Agency mentre dal 1988 al 1991 costituisce EDEA, European Design Expert Association. Al 2002 risale la creazione di Atelier Design, che nasce come un centro di ricerca e sviluppo per l’industrial design. Dal 1999 Piva affianca all’attività professionale un intenso impegno accademico.

Nell’ambito di Marmomacc 2010, Piva realizza per MGM Furnari uno stand fortemente suggestivo, all’insegna delle grandi possibilità di sperimentazione che nascono nell’ambito di felici collaborazioni tra realtà aziendale e designer. Nel caso della MGM Furnari si è instaurato con il designer un rapporto “a distanza”: l’una con sede in Sicilia, l’altro a Milano, entrambi i soggetti hanno fattivamente collaborato a una ricerca che, supportata dai tempi eccezionalmente rapidi della comunicazione informatica, ha voluto affermare il valore della gravità, della stabilità e della permanenza del manufatto in pietra.
Oggi i ritmi convulsi del mondo contemporaneo impongono sempre più la necessità di ritagliarsi spazi d’intimità, dalla casa, all’ albergo, al centro benessere. L’opera di Piva suggerisce la possibilità di re – inventare il marmo nell’ambito di un uso quotidiano. La parete in marmo viene movimentata da “intrusioni” costituite da disegni di conchiglie e forme organiche, resi evidenti ma mai enfatici, frutto di una lavorazione sistematica e seriale che determina una percezione vibrante della superficie lapidea.

di Chiara Testoni

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Studio Marco Piva
MGM Furnari

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