11 Ottobre 2010
News
UNA GIORNATA AL MARMOMACC:
La grande architettura incontra la materia
Trafori marmorei. Design di Patricia Urquiola per Bubri
Il 29 settembre si è aperta a Verona la grande Mostra internazionale del marmo e della tecnologia, giunta alla sua quarantacinquesima edizione. Fino al 2 ottobre negli spazi di Verona Fiera i materiali più pregiati tra marmi e pietre si sono incontrati con le tecniche e il design più d’avanguardia, rappresentato da progettisti – architetti e designers – di grande rilievo internazionale.
All’interno della manifestazione infatti, la presenza dei marmi impreziositi dalle eccezionali lavorazioni, è stata arricchita dall’opera progettuale di nomi quali Manuel Aires Mateus, Riccardo Blumer, Patricia Urquiola, Thomas Sandell, Philippe Nigro e molti altri ancora, che hanno collaborato in armonia con alcune grandi aziende produttrici per la realizzazione dei padiglioni espositivi. Un binomio sinergico – quello azienda-design – ormai consolidato dalle precedenti edizioni della fiera e a cui dà voce la sezione “Marmomacc Meets Design”, ma che quest’anno si è aperto alla scala urbana e regionale, con la partecipazione dell’Accademia di Architettura di Mendrisio che, insieme a Riccardo Blumer, ha studiato un progetto di arredo urbano in botticino per la città di Varese, coinvolgendo direttamente il Consorzio Marmisti Bresciani.
E ancora, Patricia Urquiola per Budri, che ha conseguito il riconoscimento “Donna del Marmo”, o Thomas Sandell per Marsotto, Luca Scacchetti per Finstone, hanno sancito e rilanciato la sfida che le aziende possano in qualche maniera essere il vero motore propulsore dell’innovazione e fare da volano per soluzioni di sempre maggiore qualità tecnica e artistica.
È in questo contesto di idee e di professionalità condivise che si inserisce il “Forum del Marmo”, il luogo di Marmomacc deputato a discutere e approfondire contenuti teorici, opere e realizzazioni architettoniche insieme ad esperienze didattiche volte a sviluppare riflessioni sul mondo della pietra e sulle sue applicazioni. Un’articolata serie di attività scientifiche e culturali all’interno di un ampio padiglione dedicato al design e all’architettura, luogo d’incontro di diversi saperi e discipline, occasione di dibattito tra il mondo universitario e quello delle aziende, della produzione e della professione. Giovedì 30 settembre si sono avvicendati al Forum numerosi esponenti delle più diverse realtà del mondo del design e della ricerca sui materiali, con il coordinamento di Davide Turrini.
Ingresso al Forum del Marmo 2010
Nella mattinata Alfonso Acocella ha presentato il volume “Travertino di Siena”, da lui curato con il contributo di studiosi ed esponenti del mondo della ricerca. L’architetto Paolo Di Nardo ed Enzo Giganti, assieme a Vincenzo Pavan (responsabile delle iniziative culturali della rassegna), hanno dunque messo in luce da un lato l’importanza di un materiale “ceruleo e poroso”, dalle mille sfumature cromatiche e tattili, che tanta parte ha avuto nell’identificazione del paesaggio e della città storica costruita (pensiamo a Siena, a Roma), dall’altro la necessità di rilanciarlo in comunione con le aziende e i progettisti, al fine di mettere in evidenza il valore di una precisa identità territoriale lontana dalla progressiva omogeneizzazione indotta dalla cultura contemporanea.
Il volume, primo della collana del Laboratorio di ricerca MD_MaterialDesign ed edito da Alinea, si pone in un taglio narrativo e trasversale rispetto all’argomento, coniugando tematiche artistiche, paesaggistiche, insediative e produttive, con aspetti disciplinari apparentemente distanti, come quello geologico, ma che invece fanno parte di un metodo più completo e scientifico.
Acocella, Di Nardo, Pavan e Giganti durante della presentazione del volume “Travertino di Siena”
Proprio la necessità di un approccio interdisciplinare e l’interrogativo sulla figura dell’architetto e del designer hanno mosso la riflessione di Riccardo Blumer, intervenuto al Forum nella sessione pomeridiana presentando l’interessante lavoro di ricerca ed esperienza costruttiva compiuto dal suo team di studenti di Mendrisio; l’importanza di confrontarsi con la realizzazione in prima persona, di sperimentare i tempi e i metodi dell’architettura (“l’architetto deve saper fare il formaggio”, asserisce Blumer, intendendo provocatoriamente che deve misurarsi con un prodotto – l’architettura – che ha i suoi tempi di nascita, realizzazione, vita, e che forse mai può dirsi veramente conclusa) è la filosofia che anima i progetti dell’Accademia, dove gli studenti si cimentano con modelli e realizzazioni anche in scala 1:1.
Un momento dell’intervento di Riccardo Blumer
La presenza di Manuel Aires Mateus si è manifestata al Marmomacc sia come progettista per l’allestimento fieristico di Pibamarmi, con la realizzazione dello stand, quasi un ‘tempio in pietra per gli dei di pietra’, un recinto sacro dove trovano posto gli oggetti legati alla cura del corpo, sia nell’intervento al Forum del Marmo. Qui l’architetto portoghese ha illustrato il suo recentissimo progetto “Laguna Furnas” nelle Azzorre, progetto che comprende elementi di arredo urbano in pietra vulcanica tipica del luogo, e che sintetizza magistralmente la sua formazione culturale, sviluppatasi con maestri del calibro di Siza, Souto de Moura, Tavora. L’attenzione al valore plastico della costruzione e alla sua spazialità interna, insieme al profondo rispetto del luogo ove essa si inserisce, caratterizzano l’intervento di Aires Mateus cui il materiale/pietra conferisce la piena attualizzazione formale.
Manuel Aires Mateus illustra il suo progetto nelle Azzorre
A conclusione dell’intensa giornata di lavori, Theo Zaffagnini ha presentato il volume “Alberto Campo Baeza – Pietra, Luce, Tempo”, a cura di Davide Turrini per la collana Lithos di Librìa e dedicato al padiglione “La Idea Construida” firmato nel 2009 dall’architetto per il brand Pibamarmi.
Davide Turrini e Vincenzo Pavan durante la presentazione di “Alberto Campo Baeza – Pietra, Luce, Tempo”
Ampie superfici tettoniche in pietra, solidi stereotomici e ancora una volta l’elemento tempo, dunque, come parametro per una profonda comprensione dell’architettura: una quarta dimensione che dà la giusta prospettiva per inquadrare di volta in volta le opere e il pensiero che vi si cela; per citare lo stesso architetto spagnolo, l’architettura infatti “è idea costruita. (…) Le forme si distruggono col tempo; le idee invece permangono e sono eterne”.
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