6 Ottobre 2010
Opere di Architettura
Il recupero del Sepolcreto della cittadella vescovile nella città di Sora
Un’immagine storica della cittadella vescovile. In particolare a destra dopo la torre aragonese restano visibili il magazzino e il volume con la Cappella del Purgatorio.
Il progetto riguarda il recupero di un ambiente seminterrato posto al di sotto della Cappella del Purgatorio nel complesso monumentale della Cattedrale di S. Maria Assunta di Sora.
Posta in prossimità del monte San Casto, la cittadella vescovile che comprende oltre alla Cattedrale anche il Vescovado e il Seminario, con un’estensione di circa 4000 mq, subisce nei suoi circa 900 anni di storia vicissitudini legate alle vicende della città ed un lungo e complesso processo di trasformazione che finisce per alterare, anche in modo radicale per alcune parti, i caratteri originari dell’impianto architettonico e la sua immagine complessiva.
In questo lungo processo trasformativo, alla fine della prima metà del ‘600 gli spazi della chiesa vengono ridefiniti sulla base del nuovo codice architettonico: la navata centrale viene riproporzionata e ridefinita con l’inserimento di un controsoffitto a cassettoni, appesantita dalla rincocciatura dei pilastri e degli archi ogivali e mutata nel suo invaso luminoso mediante l’apertura di finestra laterali.
Agli inizi del ‘700 il processo prosegue riguardando il suo impianto morfologico ed i suoi spazi esterni. Si aggiunge un avancorpo esterno sul fronte principale per la realizzazione del “Coro d’Inverno” e del Battistero e si costruisce la cappella del Purgatorio in posizione opposta alla torre aragonese. Ulteriori accrescimenti volumetrici, come la più tardiva costruzione di un magazzino interposto tra la torre e la cappella, trasfigurano completamente il fianco laterale della cattedrale. Il muro, esemplare per tecnica costruttiva, in “opus quadratum” a metà tra il tipo romano arcaico e quello greco, con blocchi in pietra porosa disposti in alternanza di diatoni e ortostati , per una lunghezza complessiva di 36 m resta quasi completamente intercluso.
L’ingresso esterno al sepolcreto
Anche la storia dei restauri di tutto il complesso della cittadella, dopo l’ultimo incendio avvenuto nel 1913, risulta altrettanto lunga a partire dal 1916 fino al 1960. E’ ad un’ultima fase dei lavori di restauro e ad una sistemazione degli spazi esterni con la previsione, dopo la demolizione del magazzino, di un vero e proprio itinerario archeologico, dalla torre aragonese al cortile vescovile, che può essere ricondotto l’intervento di recupero dell’ambiente sottostante la Cappella del Purgatorio, destinata in origine alle sepolture comuni.
La Cappella del Purgatorio che ha un impianto quadrato di forma regolare all’esterno, ha nella sua sezione muraria elementi di singolarità che individuano uno spazio interno quadrilatero, non eccentrico, costruito sul forte equilibrio degli elementi architettonici dell’alzato e sulla geometria circolare della soluzione voltata. Ad esso si affianca un vano murario stretto che segna il passaggio verso l’esterno e che appare completamente celato. Tutto l’invaso di luce è regolato dalla grande finestra laterale e dall’effetto superficiale dell’elemento di sacrificio che come una pelle sottile calza il ritmo degli angoli acuti e ottusi delle pareti. La dimensione spaziale e luminosa della cappella settecentesca è interrotta con efficace “brutalità” dall’irrompere visibile della tettonica della parete di contiguità con la chiesa, mostrando la natura originaria dell’antico edificio.
Nella parte inferiore parzialmente interrata, liberata dalle superfetazioni e destinata ad accogliere la Cappella Sepolcrale Vescovile, l’ambiente muta completamente nella sua geometria spaziale e qualità architettonica. Tornato ad essere eccentrico rispetto alla sezione planimetrica lo spazio interno è generato da due volte a botte a giacitura parallela che, impostate sugli spessi muri perimetrali, annullano la loro spinta sul grande arco centrale, che per fattura e dimensioni rievoca la superficie muraria della parete scoperta dell’ambiente superiore, segnando un elemento di continuità dell’immagine costruttiva.
La componente superficiale della pietra costruisce la dimensione prospettica dello spazio interno
Il progetto di recupero evoca a sé proprio questa diversa proporzionalità dello spazio interno e ne fa la premessa generativa della rotazione dell’asse della cappella sepolcrale, ridefinito secondo una giacitura parallela a quello della cattedrale, con la creazione ex novo di una quinta fondale dietro cui collocare l’unico elemento funzionale inserito che la collega con lo spazio superiore.
Lo spazio si rimodula su un’idea di sé fortemente scenografica che senza toccare il contenitore ne muti significativamente il contenuto. Tutto viene quindi dato secondo una regola geometrica nuova ed autonoma, dettata dalla dimensione d’ingombro dei sepolcri, 80×240 cm, collocati sulle porzioni laterali della cappella; ciò che sfugge alla nuova regola è trattato come elemento di margine, eccezione, necessaria compensazione tra la logica propria dello spazio originario e logica indotta dal progetto.
Le diverse logiche si relazionano in termini oppositivi nella spazialità interna, la regola dell’ortogonalità del nuovo contrasta e sottolinea la diversa linearità di quello originario le cui qualità sono espresse da un sistema resistente fortemente singolare. Al registro del contrasto sono affidate quindi, le scelte formali del progetto, che al contrario ricerca in quello dell’analogia le sue scelte tecnico-materiche; il materiale lapideo, lastre di travertino di falda, è assunto come componente unico e polivalente.
L’evidenza dei distacchi nella soluzione proposta per i sepolcri
Mediante un uso accorto e ricercato della pietra il progetto definisce due diverse dimensioni percettive dell’interno. Quella prospettica è affidata alla componente superficiale della pietra che definisce percorsi, quinte e fondali e che, sottolineandone tagli e linee di sovrapposizione, sconnette ogni elemento di continuità di volume e d’invaso.
Quella volumetrica è invece costruita attraverso l’inserimento dei quattro blocchi lapidei delle tombe, per le quali alla componente massiva è affidata la ricerca di un controllato rapporto con gli elementi resistenti originari rivendicando insieme ad essi, con un valore simbolico aggiunto, la condizione originaria e fondativa con la terra.
Questa doppia dimensione esperienziale del progetto di recupero viene riconfermato dal lighting design giocato sui diversi registri tonali della luce naturale e artificiale. La prima filtrata in modo misurato attraverso la porta d’ingresso, definisce nell’alternanza chiaroscurale, i rapporti di forza tra gli elementi volumetrici; la seconda integrata nelle linee di sconnessione delle diverse componenti lapidee superficiali segna sia la loro distanza dalle antiche pareti, sia il loro distacco da terra, suggerendo un’idea di leggerezza.
Il collegamento interno tra la cappella settecentesca e il sepolcreto
Una diversa scelta tecnico-materica viene fatta per il collegamento verticale inserito dietro la quinta del piccolo altare. Questo elemento funzionale, pur se dimensionalmente ridotto, è posto nella condizione unica di confliggere con le componenti fisiche dello spazio originario e si impone quindi, come contro regola. All’acciaio corten è affidata la capacità di tradurre questa intenzionalità progettuale in una dissonanza cromatica e plastica, in cui, sottile e duttile, ridisegna i punti di contatto, come le leggere sottrazioni, riproponendo sulle sue superfici il dinamismo volumetrico dell’elemento tecnico-funzionale.
di Alessandra Tosone
La componente volumetrica dei blocchi lapidei definisce un rapporto controllato con gli elementi resistenti originari
CREDITI
Progetto
Renato Morganti MCM
(Mario Morganti-Gianfranco Cautilli- Renato Morganti)
con Laura Scrimieri
Direzione lavori
Mario Morganti (MCM) con Laura Scrimieri
Consulenti
ing. Marco Moscarella (lighting design)
Materiali
travertino – acciaio cor-ten
Committente
Parrocchia di S. Maria Assunta – Cattedrale di Sora
Impresa
Casinelli Giuliano srl – Arpino(Fr)
CRONOLOGIA
Progetto
2005-2006
Costruzione
2007
Dati dimensionali
Superficie: 68 mq
Volume: 300 mc
Foto
Renato Morganti e Franco Valente