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Intervista a Guido Poccianti


Guido Poccianti Amministratore unico Sannini Project

Lo scorso 2 marzo, a Firenze, in occasione del convegno “Verso un Nuovo Rinascimento”, la redazione di architetturapietra2.sviluppo.lunet.it, ha incontrato alcuni partecipanti all’evento per una conversazione a più voci sui temi principali al centro del dibattito della giornata. L’editazione di questi dialoghi continua con l’intervista a Guido Poccianti.

Davide Turrini: la Sannini Project che lei rappresenta da molto tempo è impegnata in un processo di rinnovamento del cotto. Può riassumere le tappe del percorso che vi ha portato ad essere oggi una delle realtà d’avanguardia nell’innovazione tecnologica del questo prodotto, forse il più emblematico della tradizione costruttiva italiana?
Guido Poccianti: in questi anni abbiamo prima di tutto fatto ricerca, ci siamo aggiornati, senza rinunciare alla nostra identità, abbiamo rivisitato il nostro materiale “reinventandolo” per renderlo accessibile all’architettura contemporanea.
Lo sforzo più grande che abbiamo fatto è stato quello di cambiare mentalità per non rivolgerci solo al mondo del recupero e del restauro ma per offrire prodotti realmente innovativi al progetto contemporaneo, sia a scala architettonica che a scala urbana.
Ci siamo confrontati con campi applicativi molto difficili e la prima cosa che abbiamo capito è che essendo il cotto un materiale estruso che si produce in genere in consistenti quantità di elementi, allora potevamo facilmente ammortizzare la forma della filiera e potevamo dire ad ogni progettista “progettiamo insieme, disegna il tuo mattone”.
Ecco allora che gli architetti hanno cominciato ad arrivare in azienda per studiare con noi le forme e i colori dei loro nuovi mattoni e hanno lentamente cominciato a riconoscersi nella loro architettura, fatta di un cotto che attraverso il disegno della loro matita diventava sempre più contemporaneo. Si è trattato di un grande passo avanti. Mario Botta che oggi presenta il bel progetto del museo di Seul ha trovato in Sannini una organizzazione completa, che lo ha accolto e che ha piegato il materiale laterizio alle sue esigenze estetiche e costruttive: insieme abbiamo raggiunto risultati importanti.
Oltre a lavorare gomito a gomito con gli architetti abbiamo stabilito joint venture con altre aziende in un metodo di lavoro collaborativi che oggi è ormai alla base di tutto il nostro operare e di cui registriamo gli effetti benefici in termini di qualità del prodotto e di riverberazione reciproca di visibilità.
In proposito le cito alcuni esempi. Con la Stone Italiana abbiamo realizzato una lastra di cotto ricomposto delle dimensioni di 3 metri x 3.2 metri con numero limitato di agganci metallici. La tecnologia dei ricomposti ha permesso di ottenere elementi di grandi dimensioni, aumentando la versatilità dei pezzi utilizzabili per pavimenti galleggianti come per pareti ventilate, e riducendo i punti di ancoraggio con un notevole abbassamento dei costi di montaggio. Con la Metra, una delle più importanti aziende italiane di profilati metallici, abbiamo poi tentato di risolvere il problema dell’esclusione degli infissi in alluminio dai centri storici italiani. Rivestendo il loro materiale metallico con il cotto, abbiamo ottenuto una finestra con tutti i vantaggi dell’alluminio ed un’estetica esterna assolutamente inedita che le soprintendenze cominciano a guardare con interesse.


Alfonso Acocella, Involucri in cotto (5 ed., 2005, con Guido Bondielli Sannini Project)

D.T.: vorrei ritornare in chiusura al tema centrale del convegno di oggi. Quali sono i vostri obiettivi e le strategie future per portare questo importante progetto del “Nuovo Rinascimento” ad una reale presa sulla cultura italiana?
G.P.: questo progetto nasce da un sogno, da un forte desiderio che accomuna progettisti e realtà aziendali che credono negli stessi valori e “parlano la stessa lingua”. È vero che il Rinascimento del passato è stato un fenomeno unico e irripetibile, ma anche quella “rinascenza” nasceva da una comunità d’intenti, da un comune desiderio di un piccolo gruppo di protagonisti che, sapendo miscelare le loro singole specificità intellettuali e operative su un progetto comune, hanno dato vita ad un movimento culturale dalla carica dirompente.
Ecco allora che si impone una prima riflessione, e per farla voglio partire dalla mia esperienza personale. Dirigendo l’azienda Sannini entro quotidianamente in contatto con il mondo dell’architettura e mi rendo conto che l’architettura contemporanea italiana è in una situazione complessiva peggiore di quella del resto dell’Europa, per disponibilità di risorse e livello qualitativo generale.
In paesi come l’Inghilterra, la Germania, la Francia e la Spagna da molto tempo attraverso le architetture contemporanee si ridefinisce di continuo l’identità delle città. Pensando all’immagine di Parigi, oltre ai monumenti del passato, oltre a Notre Dame, ci passano davanti agli occhi la Tour Eiffel, il Centre Pompidou, la piramide vitrea del Louvre, in una concatenazione di “eventi architettonici” contemporanei che di volta in volta hanno marcato in modo indelebile, al pari e forse più delle grandi architetture antiche, l’immagine urbana e più in generale quella nazionale. Se pensiamo alla Germania ricordiamo Potsdamer Platz che ogni anno raggiunge quasi lo stesso numero di visitatori di Piazza del Campo a Siena; l’immagine della Spagna contemporanea è inscindibilmente legata al Guggenheim Museum di Bilbao le cui collezioni non eguagliano certo quelle degli Uffizi o dei Musei Vaticani, ma in soli 10 anni di vita, il museo di Gehry ha consolidato un numero di visitatori annuali in grado di competere con le realtà italiane che hanno centinaia d’anni di storia alle spalle.


I nuovi formati della Sannini. Da Involucri in cotto (5 ed. 2005)

Il nostro rischio è che la “prima industria” nazionale, cioè il turismo, entri in crisi, perdendo larghe fette di introiti soprattutto legati a quel turismo di qualità che si informa, che è colto e curioso, e che cerca nuovi itinerari di offerta culturale. E’ giunto il momento che anche in Italia l’architettura contemporanea diventi un polo di attrazione per il turismo, una molla per il suo rilancio. Per troppo tempo ci siamo adagiati sugli allori, oggi con il “Nuovo Rinascimento” vogliamo inaugurare una nuova stagione di dinamica progettualità culturale ed imprenditoriale.
Lo scopo principale del convegno di oggi è quello di far capire alla gente che si può tornare a credere in una architettura italiana di qualità, in una architettura che si può inserire a pieno titolo nella contemporaneità pur non rinunciando all’identità dei suoi materiali: il marmo, la pietra e il cotto. Avere il coraggio di riscoprire le nostre radici e riproporle in chiave contemporanea non vuol dire essere retrò, essere nostalgici, ma significa ritornare ad essere competitivi.
I progetti che vengono presentati oggi dimostrano che questa architettura in Italia esiste ed è realizzata da maestri come Mario Botta, Boris Podrecca, e da giovani progettisti come Marco Casamonti, che nella cantina Antinori di Bargino ha siglato, in un certo senso, il manifesto costruito di questo “Nuovo Rinascimento”, quindi l’utilizzo dei materiali della tradizione come il cotto, la pietra ed il marmo in chiave contemporanea.


Edificio a Milano di Maurice Kanah. Da Involucri in cotto (5 ed. 2005)

(Vai al sito SANNINI)

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