1 Luglio 2010
Pietre d`Italia
Giallo Siena
Il fronte di estrazione del Giallo Siena nella cava Marronetone.
“Dalla Montagnola giungono inoltre pregevoli marmi bianchi e colorati; le masse marmoree di maggiore importanza sono quella di Montarrenti […] e quella di Marmoraia. In questo luogo, ed altrove […], sono numerose cave, tanto di marmo bianco, quanto del rinomato giallo di Siena […]”.
Francesco Rodolico, Le pietre delle città d’Italia, Firenze, Le Monnier, 1953
Uno nessuno e centomila
Luigi Pirandello, 1926
Chissà perché tutte le volte che si pensa al Giallo Siena torna alla mente il titolo di pirandelliana memoria. Uno, nessuno e centomila … e come Vitangelo Moscarda, il personaggio del romanzo, il Giallo Siena si trova imprigionato in un nome che ha un peso ponderale ed una storicità enorme. Nato commercialmente in sordina per affiancare il Marmor Numidicum, esso è “nessuno e centomila”. Ma quante sono le tipologie di Giallo Siena? Tante; tra queste ricordiamo il Giallo Broccatello, il Nuvolato Etrusco, il Giallo Ocra, il Giallo Venato, il Rosato e il Giallo Avorio, solo per citare le più importanti e famose, e tutte con il filo conduttore del colore del sole e dell’oro. Più o meno intenso, più o meno diffuso. E si sa, troppe identità rischiano di offuscare la realtà, con il rischio di ingenerare confusione. Ma se la realtà è così eccezionale, comunque le sue centomila sfaccettature riconducono sempre lì, a quel “e pluribus unum”: il Giallo Siena.
Descrizione macroscopica1
Litotipo metamorfico di colore di insieme giallo ocra molto intenso, di aspetto eterogeneo per la presenza di venature a granulometria variabile o per locali mutazioni cromatiche dal giallo al bianco avorio al grigio perla fino al rossastro. La grana è fine, tale da non consentire il riconoscimento macroscopico dei minerali costituenti, anche se sono presenti plaghe costituite da individui a grana più grossolana solitamente associate a tonalità cromatica più chiara.
La sua accentuata struttura anisotropa per la disposizione sub parallela di micro venature – probabili giunti stilolitici deformati – di colore scuro e di rare venature di colore rossastro, sono le tracce evidenti di una condizione compressiva subita. Sono inoltre presenti una serie di fratture e di microfratture localmente evidenziate da locali concentrazioni di minerali opachi ad andamento perpendicolare all’anisotropia del materiale, talora beanti. La roccia non presenta traccia di alterazione.
Microscopio a luce polarizzata, nicol paralleli, 2 ingrandimenti. In alcuni punti della roccia i cristalli presentano un andamento particolarmente convoluto.
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Descrizione microscopica2
Litotipo a struttura anisotropa lineata con microstruttura eteroblastica che di fatto individua domini differenti ad andamento variabile, xenoblastica per la netta prevalenza delle forme irregolari dei costituenti. La roccia mostra una evidente lineazione strutturale con andamento sub parallelo di lamine costituite da individui di dimensioni differenti, passando da lamine con cristalli di dimensioni di circa 30 – 50 µm, alternati a lineazioni di blasti di circa 300 – 500 µm. L’allineamento di tali individui è regolare, anche se sono osservabili venature dall’andamento convoluto.
I cristalli allungati presentano generalmente un andamento sub parallelo alle lamine. Sono presenti più o meno esili venature con dimensioni solitamente minori di 100 µm costituite da lamelle muscovitiche spesso deformate ed associate a minerali opachi costituiti da ossidi di ferro di tipo limonitico e, come da bibliografia, da goethite di colore rossastro quando massivo, grigiastro in luce riflessa, e in subordine con raro rutilo. Tali associazioni mineralogiche possono localmente generare degli aggregati nodulari.
Dispersi nella sezione, ma specialmente in coincidenza di venature e lamine dovute a variazioni dimensionali dei costituenti (ad esempio in quelle con i costituenti di dimensioni maggiori, pari a 700 ÷ 800 µm), si nota la presenza di individui cristallini costituiti da quarzo limpido, anche se talora con inclusi bollosi, e feldspati. Entrambi presentano forme euedrali o in subordine subedrali e tendono ad orientarsi parallelamente alle foliazioni. In tutta la sezione, sia tra i blasti sia nel loro interno quali inclusi, possiamo avere una diffusa microgranulazione di minerali opachi. I bordi dei cristalli possono essere rettilinei in coincidenza dei blasti dimensionalmente maggiori, oppure si presentano generalmente a gradini. Nella sezione sono presenti tracce di roccia premetamorfica e probabili bioclasti non definibili a causa della eccessiva deformazione subita. La roccia si presenta sana.
Definizione Petrografica (secondo EN 12407 e EN 12670): MARMO
Microscopio a luce polarizzata, nicol paralleli, 2 ingrandimenti. All’interno del materiale sono evidenti domini con locali concentrazioni di macrocristalli calcitici.
Giallo Siena. Geologia
L’attività estrattiva del Giallo Siena viene sviluppata sul versante sud occidentale della Mantagnola Senese, area collinare di modesti rilievi con quote massime pari a 671 metri s.l.m. (Monte Maggio), che si trova a Nord della gola della Resia, ed è delimitata ad ovest dall’Alta Val d’Elsa e ad est dalle antiche piane lacustri di Pian del Lago. La Montagnola Senese, propaggine settentrionale della “Dorsale Monticiano – Roccastrada” , è di fatto il maggior affioramento del “Complesso Metamorfico Toscano” di cui essa costituisce uno dei nuclei metamorfici che, allineati all’arco appenninico, affiorano a partire dalla zona di La Spezia, giù in Toscana fino all’area senese grossetana.
La Montagnola Senese è costituita da rocce metamorfiche polideformate che fanno parte della Unità geologica denominata di “Monticiano-Roccastrada”, a sua volta costituita dalle Sottounità di Montepescali–Monte Quoio-Iano che affiorano nel settore più occidentale e che sono localmente in sovrascorrimento sulla Sottounità di Monte Leoni-Montagnola Senese, affioranti più ad oriente. Localmente sono anche presenti alcune aree di sovrascorrimento alle unità del Complesso Metamorfico, costituite da klippen di Calcare Cavernoso: “cappelli” di Calcare Cavernoso di età più antica sovrapposti sulle unità più recenti che appaiono però posizionate più in basso nella successione, testimoni di immani sconvolgimenti che hanno mescolato le “carte geologiche” di una partita ancora tutta da giocare.
Tutte le rocce del Dominio Toscano hanno una origine sedimentaria poiché si sono formate per deposizione nel mare della Tetide, durante un primo evento distensivo avvenuto dal Trias medio/superiore fino al Lias inferiore, che ha provocato la frattura del vecchio continente ercinico ed il suo disgregarsi in alti e bassi strutturali con una conseguente diversificazione del materiale sedimentario depostosi e del suo spessore. Tutto il materiale sedimentario, quindi, fin dall’inizio presenta una condizione di variabilità spiccata anche per le facies in eteropia, cioè sedimentatesi nello stesso momento geologico anche se in bacini sedimentari con caratteristiche differenti.
Carta Geologica d’Italia, foglio 120, Siena.
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Tra il Lias e l’Oligocene la zona, pur nel rispetto delle condizioni di alto e basso strutturale, e addirittura con qualche sporadica emersione, si trova in ambiente marino profondo, con condizioni di sedimentazione maggiore, ma a partire dall’Oligocene superiore fino alla parte bassa del Micene durante la fase compressiva che ha portato alla impostazione dell’orogenesi alpino-appenninica, tutto il dominio Toscano ne risulta sconvolto e quando poi l’evento compressivo si sposta verso l’avampaese, cioè in coincidenza del Dominio Umbro-Marchigiano, esso subisce l’impostazione di una tettonica isostatica e distensiva con conseguente sollevamento e fratturazione dell’area. Durante l’evoluzione di tutto questo periodo geologico, si ha l’impostazione di un evento metamorfico in facies di scisti verdi (cioè con temperature comprese tra 350 e 450°C e pressioni variabili tra 0.35 GPa e 0.6GPa) e la continua sovrapposizione di strutture duttili, pieghe che possono avere dimensioni estremamente variabili (metri; ettometri…) fino a chilometriche e sistemi di fatturazioni e faglie sempre molto intense e che si manifestano, come accade nel caso dei marmi toscani, secondo tre direzioni preferenziali. Questa intensa variabilità tettonica definisce ed imposta la complessità strutturale degli affioramenti locali, ed in special modo del Giallo Siena, per il quale è la causa prima della produzione di grandi quantità di scarti, spesso utilizzati come inerti.
La Sottounità di Monte Leoni-Montagnola Senese è quella che in realtà interessa maggiormente dal punto di vista estrattivo, poiché è da questa sottounità che provengono i marmi cavati nella Montagnola. Essa è caratterizzata, a partire dal basso, dal Verrucano s.s. (Trias medio?-superiore) costituito prevalentemente da quarziti. Sopra questo i Grezzoni (Trias superiore), costituiti da dolomie e calcari dolomitici a cui sono sovrapposti i Marmi (databili al Lias inferiore) costituiti da marmi da bianchi, grigi più o meno scuri, massicci, ancorché fratturati, fino a marmi con toni giallo ocracei tipici del così detto Giallo Siena, con struttura più marcatamente stratificata. Sopra i Marmi, una serie di litotipi differenti, anche essi metamorfosati e genericamente definiti “gruppo delle formazioni metamorfiche sopra i marmi”.
Le cave
Il Giallo Siena è senz’altro, e a ragione, tra i più bei materiali lapidei italiani. Tanto bello e tanto difficile da estrarre a causa di una genesi metamorfica con vergenze analoghe a quelle apuane che, se da un lato hanno consentito la trasformazione di materiale sedimentario in pregevole marmo dai toni caldi per l’infiltrazione di goethite ed ossidi limonitici, dall’altro hanno determinato una non semplice situazione giacimentologica. L’estrazione del Giallo Siena ha una tradizione storica che si perde nella notte dei tempi. Addirittura, secondo Bruno e Lazzarini (1995), i materiali di questa area erano già estratti in età romana imperiale, anche se è durante il Medioevo che esso viene estratto non più e non solo con la finalità di un utilizzo locale, ma esplicitamente per la sua conclamata bellezza, e con finalità mirate all’uso in edifici religiosi. Ovviamente però, l’approccio estrattivo è sempre stato molto limitato arealmente: tante piccole cave dalle quali è provenuto il materiale utilizzato a Siena, a Firenze, ad Orvieto.
E se nei primi cinquanta anni del ‘900, erano molte le cave aperte per estrarre questo stupendo materiale, negli anni ’70 inizia il declino, con un calo delle maestranze occupate che passano da 263 a 61. Negli anni ’80 le cave attive erano solo 4–5, per arrivare ai nostri giorni con un numero di 7 cave attive. Sei di queste (Cavone di Pelli, Pescina, Marronetone, Cancello del Prete, Pian delle Croci e S. Michele) sono ubicate nella zona centrale dell’agro Marmifero della Montagnola, mentre la cava di Pagaccino è posizionata più a Sud, nei pressi del Castello di Montarrenti.
L’attività estrattiva è localizzata in un ambito di elevato valore ambientale, individuata dalla Regione Toscana come Sito d’Interesse Regionale n°89 Montagnola Senese, oltreché pSIC (Sito di Interesse Comunitario). Il giacimento, generalmente massiccio tranne al tetto della formazione dove si presenta particolarmente stratificato, è caratterizzato da una intensa fratturazione che comporta l’estrazione di blocchi sia informi e sia di dimensioni ridotte, compreso una alta quantità di sfrido. Ad ogni buon conto, una attività estrattiva innovativa e green, attualmente in fase di sperimentazione nella zona, sta aprendo uno spiraglio a nuove aspettative di produzione.
Analisi diffrattometrica a raggi X
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L’analisi diffrattometrica del Giallo Siena è stata gentilmente eseguita da PANalytical
Composizione chimica (% in peso)
Tratto e liberamente elaborato da M. Pieri, I Marmi d’Italia, 1964.
I dati tecnici riportati sono di bibliografia. Essi rispecchiano la tipologia di un marmo impuro, inteso secondo la Raccomandazione data da IUGS Subcommission on the Systematics of Metamorphic Rocks.
Si ricorda che sono appunto le impurezze, intese come minerali opachi di tipo limonitico e di goethite, la causa prima delle caratteristiche cromatiche del materiale e quindi del suo pregio.
Caratteristiche fisico-meccaniche
Valori tratti dal catalogo The Tuscan Stone Identities (2010)
Litotipo di caratteristiche fisico meccaniche in linea con quelle di materiali di composizione carbonatica analoga. La deviazione standard dei vari dati tecnici evidenziano, come d’altronde si osserva macroscopicamente, che il materiale è particolarmente variabile. Anche i dati quindi, risentono e rispecchiano tale variabilità.
Marmo Giallo Siena, levigato e lucidato.
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I campioni di Giallo Siena, Avorio, Broccatello e Nuvolato Etrusco presentati nella photogallery sono stati gentilmente forniti GRANITAL SIENA s.r.l.
Usi e trattamenti del materiale
Materiale lapideo dal colore unico, giustamente considerato tra i più belli d’Italia, è impiegato per rivestimenti e pavimenti interni, intarsi e mosaici, statuaria, restauri architettonici e artistici.
Tracce del suo utilizzo sono presenti nelle pievi di Pieve a Scola, di Pernina e Marmoraia, nel Duomo di Siena, nelle Logge del Papa, nelle Logge della Mercanzia, sempre a Siena. Ma anche a Firenze (Santa Maria del Fiore) e ad Orvieto (Duomo); e se le varietà più bianche venivano un tempo usate come ornamenti per esterni e pietre da costruzione come conci, quelle più gialle erano utilizzate per realizzare motivi ornamentali, come si può ammirare nei mosaici pavimentali del duomo di Siena.
La composizione carbonatica del Giallo Siena rende il marmo particolarmente adatto ad un utilizzo in ambienti interni o, per esterni, in ambienti temperati. Sempre ricordando che, come accade per tutti i materiali costituiti da carbonato di calcio, soffre il contatto con prodotti alimentari o di composizione acida (aceto, limone, acido cloridrico, prodotti anticalcare), allo stesso modo può macchiarsi se posto a contatto con prodotti quali vino, tè, inchiostro, sostanze grasse. Per la pulizia è ottimale l’uso di buon sapone di Marsiglia neutro evitando, se possibile, anche l’uso di prodotti a base di candeggina non purificata che potrebbe macchiare. Esiste comunque, ed è sempre più perfezionata e mirata, la possibilità di trattare superficialmente i litotipi carbonatici in modo che acquisiscano una elevata tenacità e capacità di resistenza alle macchie senza che ingialliscano.
I campioni di Giallo Siena utilizzati per l’analisi petrografica sono stati gentilmente forniti da MACCARI MARMI s.n.c.
Note
* Numero accettazione campioni 438.
1 Metodo d’analisi: EN 12407:2007 Natural stone test methods – Petrographic examination. Strumento: Stereo microscopio Olympus SZX-FOF 4J02049). Analisi effettuata su lastrine differenti di materiale tal quale. Operatore: Dr. Anna Maria Ferrari.
2 Metodo d’analisi: EN 12407:2007 Natural stone test methods – Petrographic examination. Strumento. Microscopio a luce polarizzata Olympus BX51TRF 4M23804. Analisi effettuata su 2 sezioni sottili di dimensione standard. Operatore: Dr. Anna Maria Ferrari.
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