10 Giugno 2010
Opere di Architettura
Tre piazze a Trieste
Bernard Huet, Ceschia e Mentil architetti associati, Boris Podrecca
Tre scatti fotografici panoramici della piazza monumentale.
Piazza Unità d’Italia
Tra le caratteristiche più proprie della piazza storica europea, quella d’essere spazio pubblico volumetricamente racchiuso e contestualmente scoperto, trova in Piazza Unità d’Italia a Trieste caso esemplare. Il parallelepipedo proteso in direzione del mare è definito per tre lati dall’architettura monumentale, per il quarto dall’orizzonte increspato da bora, quinto e superiore è il cielo, sesto e conclusivo il tappeto pavimentale. Bernard Huet con Ceschia e Mentil architetti associati, intesse infatti colombino e pietra aurisina entro un disegno chiaro e controllato, replicando nell’immagine complessiva del calpestio l’omogeneità planare e cromatica dell’affaccio superiore al cielo. Gli oltre quindicimila mq di posa si affidano ad elementi di dimensione e lavorazione tradizionale, cercando la riuscita dell’intervento nell’integrazione austera e priva di cadute di tono.
La pietra arenaria de Il Casone, a tutela del pedone in caso di gelo o d’eventi atmosferici eccezionali, presenta qui finitura lavorata, fiammata e spuntata. Alcune lastre riservano una costa liscia sul bordo a facilitare la raccolta delle acque metoriche. La pietra aurisina, solitamente bocciardata, è invece utilizzata principalmente per dare corpo alle sedute d’arredo urbano; anche caratterizza gli inserti pavimentali in cui sono alloggiati vari punti luminosi. Questi partecipano con punte di colore blu al quadro visuale che si compone dal crepuscolo in avanti. Anche partecipano con regola certa al disegno pavimentale complessivo, ottenendo ruolo chiave nel definire ritmo preciso all’acquisizione dello spazio. Appunto venendo al disegno pavimentale d’insieme, esso si suddivide in due campi principali entro l’unica pianta trapezia, a restringere il fuoco visivo verso mare: il primo e principale è a sua volta suddiviso da direttrici geometriche centrali, a partire dalla fontana monumentale ed indirizzandosi alla mezzeria dei piloni verso mare; il secondo più a ridosso dell’acqua, enfatizza i due ingressi dei palazzi d’angolo sul golfo.
Sui due lati lunghi dello spazio aperto, in virtù della riduzione d’ampiezza fra le quinte che si fronteggiano, è prevista al bordo specifica soluzione pavimentale con coppia di lastre d’uguale dimensione di volta in volta da ridefinire.
Uno scorcio di piazza Verdi.
Piazza Verdi
In continuità con la piazza fronte mare si applicano lastre di colombino fiammato ed aurisina bocciardata in spessore 8 cm. L’allettamento è su sabbia per 5 cm, su cls per ulteriori 20 in profondità, infine inerti e detriti di cava per poco meno di 30 cm.
Piazza Verdi riquadra una sorta di scacchiera, le cui direttrici principali sono appunto in aurisina, le campiture risultano in colombino bulinato posato a correre con sormonto in mezzeria. Viene enfatizzata la campitura centrale di piazza con triplice segno in aurisina al bordo. Ai lati sopraggiungono percorsi, particolarmente la via del Teatro, in arenaria fiammata. Arrivando in Piazza della Borsa, le riquadrature a calpestio assumono significati ulteriori, traendo origine geometrica nel centro della presenza monumentale antistante la Borsa, mentre giacitura secondo assi cardinali. Poco distante sul lato sud-est dello spazio pubblico s’innesta un breve tratto di geometria pressoché trapezia, alloggiante alternativamente panchine d’arredo ed essenze arboree con inghisaggi squadrati.
Un lavoro minuzioso di scavo della lastra aurisina permette di generare specifici conci deputati alla raccolta delle acque meteoriche, con caditoie a lama alle estremità. La loro collocazione all’interno delle piazze e particolarmente a segnare con linea retta la direzione dei percorsi, aiuta nettamente l’orientamento e la lettura dello spazio.
Una fotografia generale ed una di dettaglio di Piazza Vittorio Veneto.
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Piazza Vittorio Veneto
E’ sufficiente lo scarto contenuto di 3 cm nella posa dei conci, anche quale fondale all’acqua, per incontrare una sensibilità progettuale sottile, capace con gesti lievi di risultati fortemente emozionali. Boris Podrecca firma a Trieste un progetto di personalità. Il dimensionamento specifico prescritto al taglio delle arenarie impiegate è segno della connessione stretta fra idea e preesistenze, come pure del materiale che si declina secondo le tensioni del luogo e del progetto, a suggellare la vocazione d’ogni opera d’architettura e d’ogni spazio, ad essere unico e irripetibile. Fiammatura, presenza d’acqua, scelte cromatiche e minima intromissione di vena lapidea introducono valori di percezione di superficie: esaltano il gioco di riflessi all’irraggiamento naturale ed ai tagli artificiali radenti. L’autorimessa sotterranea è solo marginalmente percepita nelle occasioni di risalita limitate ai vertici del rettangolo di base.
Il disegno complessivo riconosce la dimensione prevalente della geometria di partenza, contenuta fra le vie Milano e Galitti; cadenza il ritmo d’acquisizione del centro con linee regolari ortogonali larghe 36 cm circa, ad inquadrare lastricati posati a correre; esalta gerarchicamente il fulcro monumentale sia mediante la dimensione crescente dei conci, sia innalzando in grado il ruolo del giunto fra di essi. Le fughe infatti si materializzano divenendo tessere litiche del casellario di base larghe 15 cm (approssimando al numero intero per semplicità), mentre gli elementi monolitici di 54 x 75 cm sono ingigantiti entro campiture omogenee, ottenute per accostamento di quattro lastre identiche fino alla dimensione complessiva di 85 x 185 cm. Aggiunge tensione nervosa la scelta chiaroscurale bicroma, sempre crescente a ridosso della vasca monumentale. Il progetto pavimentale stende infine il tappeto lapideo fra i due ingressi signorili dei palazzi prospettanti su piazza per tutta la dimensione del suo lato maggiore, tappeto su cui la presenza scultorea centrale è idealmente poggiata.
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