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4 Giugno 2010

Pietre d`Italia

L’ARCHITETTURA RINASCIMENTALE IN PIETRA SERENA A FIRENZE
Filippo Brunelleschi e l’innovazione dei materiali


Base di lesena in pietra serena. Cappella Pazzi, Firenze, piazza Santa Croce

Abbiamo già avuto modo di soffermare la nostra attenzione sul legame formatosi nel corso dei secoli tra l’utilizzo della pietra serena, gli scenari del paesaggio toscano – inteso sia come ambiente naturale che antropizzato – e i manufatti e simboli della sua storia e del suo capoluogo. Se infatti il rosso del mattone colora i vicoli di città di impianto medievale come Lucca e Siena, il grigio-azzurro della pietra serena movimenta le quinte rinascimentali delle strade di Firenze e ne arricchisce di sublime eleganza l’arredo urbano, i cortili e gli spazi interni.
Sappiamo che la pietra detta “serena” si distingue per le sue qualità fin dal VI secolo a.C.; Dante la ricorda nella Divina Commedia citando, “[ …] quello ingrato popolo maligno/che discese di Fiesole ab antico,/ e tiene ancor del monte e del Macigno”1, ma è nel corso del Rinascimento che, indubbiamente, il suo utilizzo subisce un massiccio incremento.
Dall’inizio del Quattrocento, la crescita esponenziale che, a Firenze, coinvolge investimenti pubblici e privati, se affiancata alla rivoluzione culturale in atto e al conseguente affermarsi dei nuovi principi dell’architettura, chiarisce le motivazioni dell’improvviso incremento della richiesta di pietra da costruzione.
Ma se le risorse naturali del territorio offrono all’architetto la scelta tra litotipi diversi, il primato della pietra serena sulla pietraforte, la più utilizzata in epoca medievale, si deve al genio rivoluzionario del Rinascimento, Filippo Brunelleschi. È lui che per primo riconosce nella pietra delle colline fiesolane e dei dintorni del masso della Gonfolina la materia capace di dare forma alla propria teoria architettonica e che, di conseguenza, ne promuove l’utilizzo incondizionato.

Ossature di pietra serena

Colore, consistenza e caratteristiche meccaniche la rendono, agli occhi del maestro, la materia perfetta per la reinterpretazione dei principi dell’architettura antica, proposta attraverso la costruzione di strutture portanti formate da elementi architettonici o simulate per mezzo di articolate composizioni decorative in pietra. L’ossatura grigia è il nuovo ordine architettonico; questa guida il disegno dell’opera grazie alla sua giustapposizione a campiture in intonaco bianco o, talvolta e meno frequentemente, in pietraforte.


Portico dell’Ospedale di Santa Maria degli Innocenti. Firenze (foto: Sara Benzi)

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Il colore della pietra risalta sul bianco creando una bicromia a impatto visivo e concettuale fino ad ora inedita. Elementi architettonici in pietra serena o in muratura dipinta di grigio a simularne la natura litica, campiture intonacate di bianco o formate da conci di pietraforte diventano quindi i componenti principali del linguaggio brunelleschiano, reiterato secondo chiavi di lettura diverse nel corso dei secoli successivi2.
Brunelleschi rende la pietra serena l’elemento caratterizzante della nuova architettura. Lo stesso Vasari scrive:

Quella ch’eglino chiamano pietra serena, è quella sorte che trae in azzurrino, ovvero tinta di bigio; della quale n’è ad Arezzo cave in più luoghi, a Cortona, a Volterra e per tutti gli Appennini; e nei monti di Fiesole è bellissima, per esservisi cavato saldezze grandissime di pietre, come veggiamo in tutti gli edificj che sono in Firenze fatti da Filippo di Ser Brunellesco, il quale fece cavare tutte le pietre di S. Lorenzo e di Santo Spirito, ed altre infinite che sono in ogni edificio per quella città. Questa sorta di pietra è bellissima da vedere.3

L’uniformità e compattezza della pietra serena riduce al minimo l’impatto della componente materica, contribuendo al perseguimento di quell’ideale umanistico volto all’approssimazione dell’opera d’arte al modello archetipo concepito secondo l’idealizzazione platonica.


Sacrestia Vecchia di San Lorenzo. Firenze, piazza San Lorenzo

La matericità dell’opera architettonica, protagonista della costruzione medievale in pietraforte, perde la propria posizione di preminenza con la pietra serena delle fabbriche rinascimentali che tende invece alla totale astrazione. Le possenti colonne monolitiche in pietra serena trasformano la forza tettonica della costruzione in eleganza e nettezza formale.
La pietra serena offre inoltre all’architetto e al costruttore di inizio Quattrocento la possibilità di riproporre la maestosità dell’architettura classica. Gli antichi monoliti in marmo o in granito vengono adesso tagliati e modellati in questa materia che, a differenza della pietraforte, consente la cavatura di pezzi di grandissime dimensioni grazie alla quale prendono vita colonne monolitiche alte fino a sette metri e mezzo.4


Chiesa di San Lorenzo. Firenze, piazza San Lorenzo

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Se le parti della costruzione eseguite in muratura intonacata permettono la riduzione dei costi di manodopera e materia prima, la lavorazione delle membrature litiche avviene attraverso un impegno economico considerevole.5 Brunelleschi ne segue lo sviluppo fino al minimo dettaglio, la scelta delle maestranze è accurata e rivolta ai cantieri fiorentini di fine Trecento dove la materia lapidea era spesso lavorata a straforo come nell’esempio più evidente e rimarchevole delle arcate di Orsanmichele.
Il linguaggio architettonico brunelleschiano guida la costruzione di quelli che diverranno i simboli dell’architettura del Rinascimento fiorentino. Pietra serena e intonaco bianco sono elementi primari in opere come la Sacrestia Vecchia e la chiesa di San Lorenzo, il loggiato dell’Ospedale degli Innocenti, la chiesa di Santo Spirito, la Cappella Pazzi e la stessa cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore.

Cave scelte
Solo una minima parte della pietra utilizzata in questi cantieri arriva, via fiume, dalle cave della Gonfolina e dei dintorni di Signa,6 ma i siti estrattivi scelti dal maestro sono quelli dei dintorni di Fiesole. Due, in particolare, sono le cave che vengono nominate nei documenti contabili dei cantieri brunelleschiani: Trassinaia e Vincigliata, di proprietà della famiglia Alessandri.7 Ma anche la “cava delle colonne”, situata nei pressi del fiume Mensola, offre a Brunelleschi e, successivamente, ad altri grandi artisti come Michelangelo, la possibilità di lavorare pietra di altissima qualità per le chiese di San Lorenzo e Santo Spirito.8
Il materiale scelto viene estratto e tagliato in cava in grandi blocchi che, nella maggior parte dei casi, vengono lavorati sul posto prima del trasporto in cantiere, dove vengono solo rifiniti e montati tramite macchinari e tecniche costruttive nuove che contribuiscono ad una vera e propria rivoluzione nel campo dell’edilizia.
Nel corso del Quattrocento, l’organizzazione del lavoro nelle cave di pietra subisce una tale evoluzione da divenire addirittura oggetto di rappresentazione in sfondi di opere d’arte a tema sia religioso che civile. All’interno dell’ampio repertorio di tele e affreschi realizzati da Andrea Mantegna, notiamo ad esempio come sullo sfondo della Madonna delle cave, del Cristo su un sarcofago e dell’Incontro di Lodovico Gonzaga e suo figlio siano raffigurati scalpellini in cava intenti a lavorare blocchi di pietra.


Madonna della cave, particolare. Andrea Mantegna, 1488-1490, Firenze, Galleria degli Uffizi

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È all’interno di questi siti estrattivi , oltre che nelle botteghe degli scalpellini, che prendono forma le cornici, gli archi, le colonne, i capitelli che, in una giustapposizione di geometrie perfette, articolano ritmicamente i nuovi spazi rinascimentali.

Inserti di pietra serena nella cupola di Santa Maria del Fiore
Se su alcuni degli edifici simbolo dell’opera brunelleschiana ci soffermeremo in seguito, è interessante notare la presenza di inserti in pietra serena anche nella cupola di Santa Maria del Fiore. Il ruolo primario assunto dal macigno di Fiesole nella composizione del disegno architettonico delle altre opere del maestro cede il posto, in questo caso, a una funzione prettamente statica. Oltre che per i pavimenti degli anelli di chiusura della cupola, la pietra serena è infatti inserita all’interno della muratura in pietra forte alla base della calotta e rinforzata con elementi in ferro, al fine di formare catene di contenimento degli sforzi di trazione che vi si formano.9


Elementi in pietra serena alla base della cupola di Santa Maria del Fiore. Firenze, piazza del Duomo (foto: Sara Benzi)

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Caratteristiche estetiche e meccaniche di questa pietra inducono quindi Filippo Brunelleschi, nel corso di tutta la sua carriera di architetto, a riservarle una posizione di preminenza. Non è quindi difficile affermare che, grazie all’opera del maestro del Rinascimento, questa risorsa territoriale comincia a essere valorizzata a tal punto da divenire uno dei materiali-simbolo del paesaggio toscano.

di Sara Benzi

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Note
1 Inferno, XV, 51-54.
2 Per un approfondimento sul tema si veda: Roberto Gargiani, Princìpi e costruzione nell’architettura italiana del Quattrocento, Laterza, Bari, 2003, pp. 23-47
3 Giorgio Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, Dalla Società Tipografica de’ Classici Italiani, Milano, 1807, vol. 1, p. 236.
4 Come è possibile constatare nella chiesa di San Lorenzo
5 La studiosa Giuseppina Carla Romby sostiene che il nuovo linguaggio architettonico utilizzato da Brunelleschi sia stato dettato da un’imminente necessità di riduzione dei costi; cfr.: Giuseppina Carla Romby, Per costruire ai tempi di Brunelleschi – modi, norme e consuetudini del quattrocento fiorentino, CLUSF, Firenze, 1979.
6 Parte delle colonne della Chiesa di San Lorenzo provengono da queste cave. Nel 1448 sei fusti monolitici vengono trasportati lungo il corso dell’Arno con una barca costruita appositamente.
7 Gli Alessandri, proprietari di vasti terreni delle colline fiesolane, affittavano frequentemente le loro cave a scalpellini o committenti che ne volessero fare uso. Chi possedeva le cave preferiva infatti affittarle o venderle in quanto, fino al Rinascimento inoltrato, queste non rappresentavano una risorsa fruttuosa, per l’abbondanza di materiale sul territorio toscano e la necessità di grande quantità di manodopera altamente specializzata. Al contrario, il committente preferiva acquistare o prendere in affitto la cava in maniera tale che questa divenisse una parte integrante del cantiere.
Nel corso della prima metà del Quattrocento il mercato della pietra serena subisce un notevole ed improvviso sviluppo attraverso un commercio molto variegato: venivano venduti conci di grandezza diversa, più o meno lavorati. Talvolta erano gli stessi scalpellini ad acquistare le cave riuscendo così a controllare l’intero processo produttivo, altre volte questi facevano da intermediari fra il cavatore e il cliente.
Per un approfondimento sul tema si veda: Richard A. Goldthwaite, “La pietra”, in La costruzione della Firenze Rinascimentale, Società editrice Il Mulino, Bologna, 1984, pp. 298-329.
8 Agli inizi del Novecento questa cava è stata trasformata in un piccolo lago facendovi affluire l’acqua del fiume Mensola. Per un approfondimento sul temasi veda: Lodovico Edlmann, “Sulla pietra del Fossato”, in Bollettino della Società Geologica Italiana, LXIX, 1950, pp. 89-93.
9 Il biografo di Brunelleschi, Antonio Manetti, scrive che nella Cupola “sonvi molte pietre e delle nascose negli angoli, che non appariscono a nessuna evidenza e in quelle che appariscono in parte di macigni lunghi, che quando e’ ne parlava agli scalpellini, a nessuno modo lo potevano intendere […]” (cfr. Roberto Corazzi, Giuseppe Conti, Stefania Marini, Cupola di Santa Maria del Fiore. Tra ipotesi e realtà: studi e ricerche per un’indagine avanzata, Pitagora, Bologna, 2005, pp. 6ss).
L’utilizzo di questa pietra nel cantiere della cupola è testimoniato dai documenti concernenti la sua costruzione -avvenuta tra il 1417 e il 1436 – che permettono di conoscere in maniera dettagliata il numero e le misure dei componenti lapidei dell’opera, oltre che la loro provenienza, corrispondente in maniera pressoché esclusiva con la cava di Trassinaia. Questi documenti, appartenenti agli archivi dell’Opera del Duomo, sono stati digitalizzati e resi disponibili in linea con il nome “Gli anni della Cupola”, al link: www.operaduomo.firenze.it/cupola.

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