24 Aprile 2010
Opere di Architettura
Restauro e trasformazione di Villa Graziani a Marano di Valpolicella
Studio di Architettura Rocchi Mengalli Nicolis
Il fronte principale della Villa ed una maschera ornamentale oggetto di restauro.
Il recupero di Villa Graziani non solo rappresenta un’ opera di restauro di uno splendido edificio di fine ‘800, ma riporta anche a nuova vita un’architettura, ridonandole i colori, la matericità, e facendo riaffiorare l’imponenza tipica della pietra utilizzata, nelle apparenze esteriori, in senso massivo.
La Villa a Marano di Valpolicella risale al 1826, su progetto dell’architetto Giuseppe Barbieri, che per incarico della famiglia Graziani costruì questa residenza per il soggiorno in campagna. L’edificio di tre piani dal volume compatto e simmetrico si presenta come un tipico villino borghese dell’epoca che si erge su un piccolo colle nella zona est di Valgatara. La veste esterna riprende la tripartizione delle facciate palladiane e seppur in maniera meno sontuosa ne ripropone il linguaggio formale semplice e armonico: è così ad esempio nelle finestre del piano nobile che alternano timpani circolari a quelli triangolari, mentre al piano terra un bugnato avvolge l’elegante serliana che introduce all’atrio antistante l’ingresso principale. La bidimensionalità del fronte è interrotta dal solo avanzamento del corpo centrale, che assieme al portico crea un lieve effetto chiaroscurale e suggerisce la centralità della distribuzione interna.
La pietra di Vicenza è il principale materiale lapideo utilizzato dagli architetti Rocchi Mengalli Nicolis nel progetto di Villa Graziani. L’uso della Pietra tenera di Vicenza, qui fornita dall’azienda Grassi1880, è caratteristica nel decoro delle ville venete. Questa pietra sedimentaria che si estrae da cave dei Colli Berici, ha un tipico colore chiaro i cui sedimenti e detriti calcarei, talvolta ben visibili nel materiale, ne aumentano il senso materico ed il pregio.
I rivestimenti esterni della Villa, tutti originali, sono stati sapientemente restaurati così come gli elementi decorativi, il mascherone dell’ingresso, i mensoloni ed il cornicione che corona l’edificio, riportando alla luce la tonalità viva del materiale lapideo, accostato alle tinte degli intonaci del fronte.
Gli ampi spazi verdi che incorniciano il fabbricato principale assieme agli annessi rustici, anch’essi oggetto di restauro a partire dal 2003, sono delimitati da una recinzione in blocchi di sasso su cui si innestano la grande scalinata, che termina nella cancellata sul lato est, ed il vialetto che accompagna al portale sul lato nord; la pietra ancora una volta, con la sua semplicità di linguaggio, è qui chiamata ad un dialogo quanto mai riuscito con l’antico e le preesistenze.
La scala in pietra di Vicenza alle spalle del nuovo ascensore.
All’interno, la pietra di Vicenza tagliata in grandi lastre destinate alla pavimentazione di ingresso, si plasma ed assume ancor maggiore matericità nei gradini che costituiscono lo scala d’adduzione ai piani superiori.
L’ampia scalinata con i suoi bordi lavorati a toro, con la ringhiera in ferro forgiata secondo un disegno classico, sale abbracciando un ascensore in vetro e acciaio, a rimarcare la contemporaneità di questo intervento dove la cura del dettaglio si integra bene agli elementi tecnologici.
Il grande camino come elemento tipico degli ambienti tradizionali viene reinterpretato. La pietra forma una cornice attorno all’ampio focolare e appare come un elemento monolitico dalle linee semplici, riproposto con scanalature essenziali, che gli donano tuttavia la giusta monumentalità e sontuosità.
Negli interni una grande attenzione è dedicata agli accostamenti tra i materiali, ed è proprio nell’unione tra gli elementi lapidei ed i materiali tipici dell’architettura più attuale che si hanno le scelte più riuscite. Gli spazi offrono un susseguirsi continuo di elementi tra loro in contrasto per natura e caratteristiche: il vetro, l’acciaio, la ceramica posta accanto agli stucchi e al legno ad intarsio delle pavimentazioni, il tutto in una successione mai banale o scontata. I bagni accostano pareti in porfido a rivestimenti in mosaici ceramici, integrati con arredi dalle linee essenziali e contemporanee.
Dettaglio di un camino interno e di alcuni originari gradini esterni.
Pur conservando la sontuosità in certi ambienti ed alcuni elementi decorativi tipici di un edificio storico, l’intervento di restauro ha trasformato l’edificio in uno spazio vivibile, arricchendolo con tutte le comodità di un’abitazione d’oggi.
In una moltitudine di materiali e sovrapposizioni leggibili, l’intervento è in grado di mantenere una coerenza compositiva che vede nella ricerca dell’essenziale, della semplicità e dell’ordine il suo punto di forza; al di là dei decori resta infatti l’essenza degli stili che qui si stratificano dando un esempio di riuscito eclettismo. Allora anche un edificio datato, dall’aspetto sontuoso, può diventare luogo privilegiato per l’abitare contemporaneo.
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di Debora Giacomelli
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