2 Aprile 2010
Opere di Architettura
Borgo San Rocco a Savignano sul Rubicone, Forlì-Cesena
Pasqualino Solomita e Filippo Lupo
Vista notturna della Chiesa di San Rocco e del suo intorno. (fotografia di Matteo Conti)
Valorizzare la porta ovest per dare impulso alla promozione dell’intera città era l’obiettivo che intendeva raggiungere il Comune di Savignano sul Rubicone (FC) con il progetto di riqualificazione di Borgo San Rocco. Era questo il luogo originario di accesso al ponte romano sul Rubicone e all’antico Castello, quindi adatto a diventare nel presente l’ingresso privilegiato al centro storico, perché ricco di rimandi storici e simbolici.
L’intervento di riqualificazione avrebbe interessato la parte del vecchio tracciato della via Emilia coincidente con via Matteotti, dall’accesso al Borgo presso lo svincolo sulla circonvallazione Emilia fino al ponte romano (circa 160 m), comprendendo il portico, il sagrato della Chiesa di San Rocco e la piazza, per una superficie complessiva di circa 3.000 mq.
Nel 2007 l’incarico è stato affidato agli architetti Pasqualino Solomita e Filippo Lupo, che hanno cercato di recuperare il valore storico del luogo e potenziarne la funzione evocativa attraverso la creazione di un ambiente ordinato e unitario, sia dal punto di vista materico che spaziale. Per ottenere questo risultato sono intervenuti principalmente su tre aspetti: la pavimentazione, l’illuminazione e l’arredo urbano.
Attraverso la riprogettazione e l’articolazione di questi componenti gli architetti hanno dato vita ad un ambiente fortemente caratteristico dove i diversi ambiti pertinenziali (carrabili e pedonali), sebbene in continuità spaziale, sono ben distinti tra loro; questo crea un’atmosfera ordinata che genera una piacevole impressione di equilibrio nel visitatore che si accinge a lasciare l’auto per entrare a piedi nel centro storico della città.
PAVIMENTAZIONE
Interamente in pietra naturale, che uniforma e valorizza gli spazi pubblici, è realizzata quasi esclusivamente con materiali locali; il più diffuso è il colombino, delle cave de Il Casone, introdotto per pavimentare i marciapiedi, il portico, la piazza, il sagrato e la porzione di strada che fronteggia la Chiesa di San Rocco. Il manto stradale risulta qui suddiviso in fasce traversali, ciascuna della quali è costituita da file parallele di lastre di pietra disposte a correre.
Nelle porzioni stradali più esterne dell’intervento, a partire dalla fine del portico da una parte e della chiesa dall’altro, sono stati ricollocati i cubetti squadrati di selce del Marecchia, rimossi dall’originaria posizione dei marciapiedi, con la funzione di segnalare l’accesso all’area.
Un terzo materiale, la pietra d’Istria, è stato scelto ed utilizzato in maniera molto misurata per segnalare gli stalli per la sosta degli autoveicoli, che con il progetto sono stati razionalizzati ed incrementati.
Pavimentazione del portico. (fotografia di Matteo Conti)
ILLUMINAZIONE
L’individuazione di ambiti caratteristici all’interno dell’area di intervento, che richiedevano di essere valorizzati in maniera differente, ha portato gli architetti e il progettista illuminotecnico Filippo Zani a scegliere quattro diverse forme di illuminazione.
Per la piazza e il sagrato l’illuminazione utilizzata è a carattere monumentale e con fonti di luce dall’alto evidenzia le facciata della Chiesa, di Palazzo Baronio, la statua e la pavimentazione; il portico è illuminato dall’interno con faretti a led inseriti nella pavimentazione; nel lato nord della sede stradale, invece, a partire dalla piazza fino al termine del portico, sono stati collocati dissuasori con apparecchio illuminante incorporato a led, allineati parallelamente al ciglio stradale; per il ponte romano, infine, si è deciso di illuminare il marciapiede nel lato nord con un elemento di luce continua, alloggiato in un incavo ottenuto con un taglio della pavimentazione e schermato a livello del calpestio con una griglia.
ARREDO URBANO
Distribuito lungo tutto il corso, è in corrispondenza del centro che l’arredo urbano contribuisce maggiormente a ordinare lo spazio e permette di identificare le pertinenze.
Sul lato nord una fila di dissuasori verticali in corten e 7 cubi in pietra naturale con funzione di seduta, disposti in maniera apparentemente casuale tra questi e il portico, circoscrivono l’ambito della piazza e del sagrato, distinguendo lo spazio pedonale da quello carrabile; l’uso di un unico materiale di pavimentazione preserva la continuità e favorisce una percezione unitaria dell’ambiente.
Lo stesso vale per il fronte strada sud, dove gli spazi pedonali sono identificati dalle medesime sedute e da alcuni alberi, allineati con il marciapiede che prosegue in via Matteotti su entrambi i lati.
Il corten è, insieme alla pietra, l’altro materiale principale del progetto, utilizzato per i portabiciclette, i cestini e le insegne (totem informativi) collocati in infilata prospettica lungo via Matteotti, progettati appositamente.
Le insegne, elementi verticali piani di grandi dimensioni, oltre a dissimulare le auto parcheggiate sul lato sud, rimandano alle insegne delle legioni romane in attesa di attraversare il Rubicone, evocando la condizione storica della città come confine tra due entità territoriali e culturali diverse e, contemporaneamente, anche luogo del superamento di questi stessi limiti.
Sedute e dissuasori che delimitano il sagrato e la piazza. (fotografia di Matteo Conti)
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di Gaia Govoni
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