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18 Gennaio 2007

Progetti

Monumento ai caduti di Nassiriya*
di Frederic Barogi e Claudio Ballestracci

Giardino dei 19 Mandorli
Veduta notturna del “Giardino dei 19 Mandorli”

Il concorso in due fasi – promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Cultura, dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma – aveva per oggetto l’ideazione e la realizzazione di un monumento dedicato alle vittime dell’attentato di Nassiriya del 12 Novembre 2003 in cui persero la vita 19 nostri connazionali. Il monumento, frutto del lavoro congiunto di un artista e di un architetto, doveva collocarsi a Roma all’interno del parco Schuster ( sulla via Ostiense e nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le Mura ) e rispondere a requisiti simbolici e di dimensione ambientale tali da attivare forti processi di riconfigurazione dell’identità urbana di quell’area.
Il nostro progetto si fondava sul presupposto che il futuro monumento dovesse avere un “cuore” che risiedesse nell’alveo umano e nell’aspetto civile di convivenza al di sopra di ogni religione, arma, estrazione politica e sociale.
Questo doveva trarre origine da un sentimento d’intimità e di coscienza che tracciasse 19 linee di congiunzione fra noi e le persone scomparse nella strage attraverso un delicato percorso cognitivo fatto da una serie di incontri con i famigliari delle vittime. Il prezioso frutto di questi incontri-viaggio doveva essere il racconto, la testimonianza, l’avvicinamento, che si finalizzava con la donazione di un effetto appartenuto ad ognuna delle vittime che avrebbe fatto parte integrante del monumento che diventava, così, l’involucro, il vaso, il contenitore dinamico di memorie ed, al contempo, un orto botanico da accudire.
Dall’efferata volontà di annientamento poteva nascere, viceversa, un sentimento forte di vita, di instancabile naturale ricostruzione-riconciliazione, attraverso la realizzazione di un giardino composto da 19 mandorli piantati sulla sommità di un terrapieno di forma ellittica ( 18 x 30m con un piano di calpestio in bianchi ciottoli di fiume e leggermente inclinato ) delimitato da un muro a scarpa in conci di travertino romano.
Ogni mandorlo, segno della rinascita in quanto il primo albero a fiorire in Primavera ( nella tradizione islamica il mandorlo è considerato un albero sacro ) veniva chiamato per nome attraverso un’iscrizione retroilluminata posta ai piedi del suo fusto a ricordo di una leggenda giudaica secondo la quale, attraverso la base di un mandorlo, era possibile accedere alla città immortale di Luz. Il disegno planimetrico del giardino era la rappresentazione della mandorla stessa ( simbolo dell’essenziale nascosto da ciò che è accessorio, oggetto della contemplazione, segreto dell’illuminazione interiore che vive nell’ombra e che occorre scoprire per nutrirsene ) ed il muro del terrapieno il suo guscio: un guscio da cui era, però, possibile accedere.

Giardino dei 19 mandorli
Veduta frontale

Allo stesso tempo il “Giardino dei Mandorli” diveniva anche, il cratere, il fulcro di un esploso che disseminava a raggiera tanti frammenti lapidei che custodivano al loro interno delle scatole di ardesia nera che a loro volta contenevano il prezioso effetto personale appartenuto ad ognuna delle singole vittime. Questi frammenti, metafora dei resti di un edificio scomparso, erano costituiti da cinquanta prismi tronco-piramidali irregolari e di altezza crescente man mano che ci si allontanava dall’epicentro dell’esplosione, erano realizzati in lastre di travertino romano. La faccia superiore di ogni frantume, in vetro a protezione e visibilità delle scatole d’ardesia affioranti da sabbie mediorientali, veniva rischiarata da una piccola lampada alloggiata al suo interno che disegnava, durante le ore notturne, la geografia della sua disposizione sul prato del parco.

Giardino dei 19 mandorli
Veduta dalla Basilica di San Paolo Fuori le Mura

nassiria_album

*Concorso per l’ideazione e la realizzazione di un “Monumento ai caduti di Nassiriya”. Progetto finalista
Progettisti: Frederic Barogi – Claudio Ballestracci
Strutture: Studio Costa
Consulente del verde: Pierangelo Botteghi
Collaboratori: Stefania Bassi, Angela Gorini, Federico Orsini, Filippo Nanni, Gianmaria Socci

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